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LA PESCA A CAMOGLI Molti
e particolari sono i tipi di pesca praticati a Camogli. Il primo, più noto e più importante e, forse,
anche il più remunerativo, e quello della tonnara che, in questa zona, sarebbe
meglio chiamare tonnarella. Questo
impianto viene calato in mare ogni anno, fino dai tempi antichi, in Aprile e
viene tolto alla fine di Settembre. La
Cooperativa Pescatori Camogli
gestisce la tonnara dal 1982, dopo averla rilevato dai precedenti concessionari,
ormai divenuti troppo anziani per continuare un lavoro così faticoso.
Lorenzo Gelosi, detto Cen, era il Presidente della vecchia Cooperativa ed
anche il Rais della tonnara e ancora adesso, che è vicino ai 90 anni, rimane “il Rais”,
anche se prende parte solo alla calata delle reti dove porta i tesori della sua
esperienza. E’ lui a decidere il
modo migliore per calare la grande
rete a seconda delle correnti, aiutato in questo dai due attuali Capibarca, i
fratelli Antonio e Giovanni Revello i quali guidano una ciurma di dodici
pescatori, che si alternano settimanalmente in gruppi di sei
per le faticose tre “levate” quotidiane.
E’ uno spettacolo assistere ad una “levata”:
un uomo, su un piccolo barchino, guarda attraverso uno “specchio”,
una specie di imbuto con il fondo di vetro,
se i pesci sono entrati nella camera della morte e, ad un suo segnale,
gli uomini sulla barca grande iniziano faticosamente, a braccia, a sollevare la
rete. Nel sacco si vedono guizzare centinaia di palamiti,
boniti, lecce, e, nella buona stagione, anche qualche tonno rosso, che è la
cattura più ambita e che finirà, con gli altri pesci,
sui mercati di Camogli, Recco e Genova. Un’altro
tipo di pesca, praticato solo a Camogli, è quello con la mugginara.
Si tratta di una grande rete a sacco, con una sola imboccatura che viene
calata stagionalmente, da Aprile a Settembre, ogni giorno, da un terrazzino
posto a picco sul mare tra la zona di Porto Pidocchio e Punta Chiappa.
Questa rete deve essere calata in un punto dove l’acqua sia molto
profonda in modo che vada giù a picco ed un uomo sta di guardia su questo
terrazzino, mentre altri due si trovano in basso, su due barche.
Quando la vedetta si accorge che il sacco è pieno, dà una voce agli
uomini in barca e, tutti e tre insieme, sollevano la rete e poi si portano via
tutto, il pescato e l’attrezzatura che sarà riutilizzata nei giorni seguenti. Il
più grande vanto del pescatore Camogliese e quello di usare una diversa
attrezzatura a seconda del tipo di pesca che pratica. Ed allora ecco il palamito, una lunga lenza che può portare
anche 1.500 ami, ognuno innescato con l’esca giusta, e che serve per pescare
dalle occhiate fino ai pesci spada, a seconda che venga calato più o meno al
largo. Poi ci sono il tremaglio, la rete di posta e
la rete di profondità che viene calata
oltre gli 80 metri e con la quale si catturano anche le aragoste.
Gli altri due tipi di rete vengono usati indifferentemente vicino o
lontano dalla costa, a seconda delle condizioni del mare e delle correnti e
vengono posti in mare con un andamento ad esse
ed il loro scopo è quello di catturare il pesce di passaggio che rimane
“ammagliato” nella rete. Non
dimentichiamo la lampara, altro tipo di pesca antico per catturare soprattutto
le acciughe, che viene praticato non solo a Camogli, ma anche in tutta la
Liguria. Dopo
il tramonto
una barca da pesca esce lentamente dal porto portando a rimorchio una o più
barche più piccole che hanno a poppa una grossa lampada rivolta verso il basso ed
all’interno un piccolo generatore di corrente.
Ormai la tecnologia è arrivata anche qui e sulla barca più grande si
trovano un sonar ed un ecoscandaglio che il pescatore usa per localizzare i
banchi di pesce. Una volta trovato
il posto giusto, il pescatore ormeggia la sua lampara, cala la rete e accende la
luce che serve da richiamo per il pesce, poi si allontana di quel tanto che
basta e aspetta, ascoltando lo sciacquio del mare e, qualche volta, ricevendo la
visita dei giocherelloni delfini. La
lampara viene spostata diverse volte durante la notte a seconda degli
spostamenti dei banchi di pesce e, all’alba, il pescatore riprende a rimorchio
le sue barche e torna in porto con la sua preda che finirà subito sul banco
della pescheria. L’ultimo
grosso peschereccio di Camogli si chiama “Tecla”, è
vistosamente dipinto di
rosso e blu ed ha sul fianco la grossa immagine di un grifone per far capire
quali sono le preferenze sportive del suo proprietario.
Esce in mare tutto l’anno, con condizioni meteo favorevoli,
e si vede la sua inconfondibile sagoma alcune miglia
al largo, andare avanti e indietro per il golfo, trascinandosi dietro la
sua grossa rete. Questa barca
cattura preferibilmente pesci di fondo di diverse specie e quando la pesca è finita torna pigramente in porto, al suo
ormeggio, fino al giorno seguente. Tutti
questi sistemi di pesca sono comunque sempre compatibili con l’ambiente, per
il quale il pescatore di Camogli ha sempre avuto un grande rispetto, soprattutto
per il fatto che qui la pesca viene
praticata nell’Area Marina Protetta di Portofino. Oggi la flotta di barche da pesca arriva a trenta unità,
tutte riunite nella Cooperativa Pescatori Camogli che ha trenta Soci armatori e
dieci dipendenti a terra e che ha anche uno stabilimento per la lavorazione del
pesce, dove sono sono prodotte le prelibate acciughe salate, che vengono
lavorate freschissime, appena pescate, e rigorosamente a mano nel rispetto delle
più antiche tradizioni marinare locali.
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