Francesco Zardo – I cuori infranti 

15.3.2002

 

Spaghetti, non chitarre  

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I cuori infranti

Prosegue il carteggio con Tina Spacey, l'amica piccadillyana, che si lamenta oggi di alcuni limiti della popolazione maschile londinese e mondiale.

Dear mr. Zardo,
la sua risposta è stata chiara e attenta come al solito, tanto da farmi decidere di approfittare, per un'ultima volta, della sua fresca sorgente di saggezza.

Se non posso giudicare un uomo dal fatto se si arrampica o meno su un albero, allora mi dica lei un buon metodo di giudizio:

  • vestiti, sono vestiti tutti uguali;
  • per strada, si voltano solo ed esclusivamente davanti a due grosse tette; (non che io abbia dei complessi sa, le mie seguono il principio della flute di champagne :)
  • reticenti alle novità, simpatici ma a volte di una noia mortale, mangiano sempre le stesse cose e non corrono mai, non corrono mai con passione verso una cosa che li incuriosisca, non corrono mai, almeno qui in Piccadilly;
  • camminano di fretta, questo si, ma è diverso.

Per cui, considerando la dilagante omologazione, mi sembra più che mai sano aggrapparsi a due, tre, quattrocento piccole metriche di giudizio personale. Sono sempre ben disposta a farle crollare come un castello di carta, ma al tempo stesso mi aiutano a tracciare il contorno delle persone con cui vengo a contatto.

D'altronde, può anche capitare che un uomo non si arrampichi sugli alberi e non ascolti Beck ma sia comunque una cara persona,

però:

se non si arrampica sugli alberi, non ascolta Beck e non ama neanche mangiare in compagnia in un paesello sperduto di montagna dove nella trattoria c'è la signora Maria che ha preparato gli spaghetti alla chitarra in casa, ebbene, io considero quest'uomo di scarsa rilevanza.

Trova che stia esagerando?

La sua perenne amica,
Tina Spacey
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Cara Tina,

molte ragazze dovrebbero seguire la tua regola delle tre o quattrocento piccole metriche, come le chiami. Fin troppe persone, infatti, si incamminano lungo un sentiero di infelicità per aver applicato un metro troppo rigoroso nel misurare e limitare la propria passione.

Per esempio io conoscevo una ragazza che, vittima di una febbrile e insana infatuazione adolescenziale per Bjorn Borg, che forse tu ricorderai plurivincitore del torneo di Wimbledon e di quello parigino dei Roland Garros, non era in grado di esentare nessuno fra le persone che la corteggiavano dal confronto col celebre tennista svedese. Un punto di vista talmente rigido porta inevitabilmente alla solitudine. Infatti una donna così potrebbe innamorarsi di qualcun altro, ma essere perennemente scontenta poiché questo qualcun altro "non ha mai vinto Wimbledon" o, se vincitore di Wimbledon, non ha vinto con una Donnay dall'impugnatura allungata, ecc.

Fai bene quindi a mettere gli spaghetti alla chitarra, fra i tuoi riferimenti. Dal canto mio, sarei veramente felice di trionfare a Wimbledon, una volta o l'altra, ma trovo l'idea degli spaghetti alla chitarra se non altro consolante del fatto che, anche quest'anno, vincerà Sampras, o Agassi, o Kuerten, ma comunque non io.

Gli uomini sono veramente così omologati, c'è però da chiedersi? Forse sì: ma c'è anche da chiedersi se c'è un perché, in questo caso. Io per esempio ho sempre una gran voglia di correre, ma più passa il tempo più ho paura che qualcuno mi faccia lo sgambetto, non so se mi spiego. E di cadere e spiaccicarmi al suolo. Il mondo dei sentimenti somiglia a quello di Wil E. Coyote, in cui il coyote si spiaccica in continuazione da 3.000 metri sul fondo di un canyon e tre minuti dopo è di nuovo là, con ostinazione, a ordire trappole contro il suo nemico struzzo. E chi corre corre corre continuerà sempre a correre, ignorando i precipizi e i razzi esplosivi dell'avverso destino. Però non fa mai bene spiaccicarsi al suolo, nemmeno in un mondo a volte troppo simile a quello dei cartoni animati.

A presto,

F.Z.