Le chiavi di lettura
Il nome delle note sul pentagramma
dipendono dalla chiave di lettura utilizzata. Esistono tre chiavi di lettura
il cui scopo è quello di stabilire sul pentagramma la posizione di una certa
nota e di conseguenza la posizione delle altre.
Le diverse posizioni in cui vengono usate queste chiavi
danno origine al setticlavio:
Lo scopo del setticlavio è quello di poter
contenere nel pentagramma le note di tutti gli strumenti. Gli strumenti (o
le voci) hanno infatti diverse estensioni ossia possono generare suoni più o
meno acuti: un basso produce note più gravi di un violino, se il basso
utilizzasse la chiave di violino per le sue partiture la lettura
risulterebbe più ostica dovendo far uso massiccio di tagli addizionali e,
conseguenza di ciò, sarebbe, inoltre, l'eccessivo spazio occupato nel foglio
di stampa della partitura: si osservi l'esempio seguente dove le stesse note
sono scritte su pentagramma usando chiavi differenti....
Risulta chiaro che, nell'esempio precedente, la chiave di
basso risulta più indicata a rappresentare le note prese in considerazione.
Una volta che tramite la chiave si è
stabilita la posizione della nota di riferimento, la posizione delle altre
risulterà di conseguenza salendo e scendendo secondo la naturale sequenza
delle note (DO RE MI FA SOL LA SI DO):
Come si può osservare dalla figura precedente, per poter scrivere note la
cui altezza non rientra nella normale estensione del pentagramma (5 linee e
4 spazi) vengono utilizzati i TAGLI ADDIZIONALI, che altro non sono che
frammenti di pentagramma e come tali seguono le stesse regole delle normali
linee e spazi del pentagramma.
|