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Centro Storico

Modugno

Il centro storico


Modugno: Villa ComunaleModugno: il centro storico.Secondo la storiografia locale e la tradizione orale, in epoca altomedievale, Modugno era ancora poco più di un villaggio contadino, il "pagus medùgenus", coagulatosi attorno ad una chiesetta parrocchiale, forse fondata nell'VIII - IX sec., denominata S. Maria di Modugno o dell'Assunta, situata sempre lungo l'antico asse viario traianeo. Oggi quasi completamente diroccata con i suoi resti di affreschi a cielo aperto, all'interno di un complesso residenziale in Via Paradiso, in direzione Carbonara, a un km. a est del centro storico, è sede del locale Archeoclub.

Oggetto di scavi negli anni Ottanta ha restituito un sepolcreto, che proverebbe un utilizzo del territorio dal periodo tardo-antico al tardo medioevo. Nel X sec. una scorreria saracena che distrugge il villaggio e la chiesa, poi ricostruita e rimaneggiata almeno fino al 1700, costringe gli abitanti a rifugiarsi all'ombra protettiva di una torre longobarda o bizantina, sorta di presidio militare, ubicata nella zona più elevata del centro storico, chiamata comunemente Motta, esistente almeno dal VII sec. Probabilmente scompare anch'essa in seguito alle incursioni magrebine del X sec.. I documenti tacciono fino all'XI sec. quando sulla Motta è attestato il vero e proprio nucleo abitativo del paese, infatti si parla di Medunium come di un castrum (castello) bizantino e poi normanno, che raccoglie attorno a sè le piccole comunità sparse nei borghi rurali.
L'etimologia di "Medunium" più avvalorata degli studiosi, che la farebbero derivare da "in medio", sito a metà strada tra Bari e Bitonto, con evidente riferimento alla centuriazione romana, potrebbe essere affiancata dall'altrettanto credibile tesi di "mottùgenus", cioè luogo sorto sulla motta (altura). Modugno va soggetta nel corso dei secoli alle varie dominazioni che si sono avvicendate in Italia meridionale, ma già sotto gli Svevi e per un certo periodo sotto gli Angioini (XIII-XIV sec.), essendo feudo degli arcivescovi di Bari, gode di una condizione privilegiata, in quanto è esentata dal pagamento di contribuzioni regie. Nel 1349 l'arcivescovo Bartolomeo Carafa, per difendere il paese dagli assalti delle due frazioni che si contendono la successione al trono angioino, provvede alla costruzione di vere e proprie mura munite di torri e porte, successivamente ampliate nel XVI-XVII sec..
La chiesetta di S. Giovanni Battista, posta nei pressi della Motta, che prima dell'allargamento della cinta trecentesca si trovava immediatamente fuori la porta di Bitonto e fungeva quindi da chiesa ospitaliera, sebbene mostri qualche elemento più tardo goticheggiante, in realtà, conservando il sostanziale impianto greco, proverebbe la fase bizantina del paese.
Il borgo antico di forma quasi trapezoidale, delimitato dalle odierne C.so V. Emanuele, C.so Umberto, C.so Cavour e P.za Sedile, sviluppandosi attorno al castello tra XI e XVII sec., per successivi accrescimenti urbanistici, derivati dall'incremento demografico, si pensi ai profughi del casale di Balsignano, segue il perimetro della muraglia, che dal XVI ingloba un quartiere meridionale il suburbio.
Nel XVI sec. Modugno, sotto il ducato degli Sforza di Milano (1501-1557), retto dalla duchessa Isabella d'Aragona e poi dalla figlia Regina di Polonia, Bona Sforza, vive un cinquantennio felice di rigoglio economico e fervore architettonico, grazie alla presenza sul territorio di famiglie nobili e mercanti dell'Italia centro - settentrionale, venuti al seguito delle due donne. Questi, da una parte favoriscono l'arricchimento dei Modugnesi proprietari o conduttori di oliveti, dall'altra reimpiegano i capitali, gareggiando tra loro per rendere il paese più bello con l'edificazione di chiese e palazzi signorili.
Anche sotto gli Spagnoli e i Borboni (XVI -XVIII) Modugno si avvale di certe prerogative in virtù del suo status di città regia, che la libera dalla soggezione feudale e le consente di godere di esenzioni fiscali e di una certa autonomia economica. Appartengono proprio a questo periodo la gran parte dei monumenti, ammirabili percorrendo le vie del centro storico, per lo più di tenore tardo - rinascimentale, con qualche esempio di sobrio barocco locale.
Piazza del Popolo, infatti, originario contenitore della vita sociale ed economica medievale dell'intera cittadinanza, vede ampliata ed abbellita la medievale Chiesa Matrice in uno stile tardo - rinascimentale, si arricchisce di un'altra chiesa, S. Maria della Croce, con annesso convento di benedettine olivetane (ora sede del Comune) e di case- palaziate aristocratiche, di cui il maestoso Pascale - Scarli, costituisce l'esemplare più antico e prestigioso, ma notevoli sono pure i palazzi Cornale, Piepoli e Maranta, questi ultimi settecenteschi.
Piazza Sedile, invece, d'originaria sistemazione seicentesca, è lo spazio rappresentativo della nobiltà modugnese che, forte della sua posizione economica privilegiata, mira a guidare la vita politica del paese attraverso la sua Assemblea dei Nobili, che si riunisce nel Palazzo del Sedile (odierna sede della Pro Loco), al rintocco della campana più piccola del suo svettante campanile e prega nella Chiesa di S. Maria del Suffragio, fatta erigere e tappezzare con quadri del pittore Carlo Rosa e della sua bottega, dalla nobile Confraternita del Purgatorio, ancor oggi operante.
Per completare questo rapido cenno delle testimonianze architettoniche più significative del centro storico ricordiamo che il castello della Motta, in questo periodo è trasformato anch'esso in palazzo signorile dalla ligure famiglia Cesena, assumendo il tipico aspetto rinascimentale con loggia bifora, terrazza balaustrata, fregi e mascheroni.
La Via Conte Rocco Stella che, partendo da P.zza Sedile conduceva al suburbio, orbitante attorno alla seicentesca chiesa di S. Giuseppe, denominato popolarmente Monacelle, per l'annesso convento, oggi abbattuto, completamente affrescata e ricoperta di quadri, (che attende un urgente restauro), ben rappresenta l'apporto nella città da parte della nobiltà e della borghesia facoltosa di un gusto artistico raffinato, con i suoi palazzi in stile rinascimentale e barocco.

Forti di questa condizione privilegiata i cittadini modugnesi nel tempo acquistano un certo spirito di fierezza e d'indipendenza, che si manifesta almeno in tre episodi, quando riescono a riscattare la loro terra venduta ad altri feudatari dai sovrani, lo spagnolo Filippo II (1582) e poi Carlo III di Borbone, e quando riescono ad opporre una strenua resistenza all'assedio dei Sanfedisti carbonaresi, che volevano espugnare il paese che aveva aderito alla Repubblica partenopea del 1799. Così riescono a conservare la loro libertà fino alla definitiva abolizione del feudalesimo, avvenuta con Napoleone.
È proprio per quest'ostinata smania di libertà che Modugno sceglie, sin dal 1538 (la più antica iscrizione trovata), come emblema del proprio stemma municipale, il cardo selvatico, pianta forte e resistente, capace di rispuntare anche dopo incendi e distruzioni dei campi e poco incline ad essere soffocata dalle altre piante.

Anna Gernone

Il testo è stralciato dalla pianta topografica Modugno Zona Industriale, pubblicata dalla Publidany s.r.l, ora Puntarancio s.rl. Prima Edizione dicembre 2002.

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