COSTARICA, DIARIO DI BORDO - di Paolo Cadoli
- PARTE II -
Il parco naturale di Manuel Antonio merita sicuramente
una visita per le innumerevoli bellezze, con una flora primordiale e una fauna che
impressiona: ci sono infatti coccodrilli, iguana, ragni e granchi di terra coloratissimi,
nonchè svariati tipi di uccelli dai colori accesi. l'umidità è molto vicina al 100% e
le zanzare un po cattivelle, quindi vi consiglio pantaloni lunghi e portatevi l'acqua.
All'interno del parco, che ovviamente è a pagamento, ci sono delle spiagge nascoste
che somigliano molto al mio ideale di EDEN.
La sabbia è di un colore irreale e l'acqua varia
dal turchese al verde smeraldo. finito il giro nel parco ci si riposa sulla
spiaggia di Manuel Antonio aspettando il tramonto, che qui ha un fascino particolare,
magari sorseggiando un coktail di frutta o mangiando un ananas, che in Costarica è
dolcissimo (assaggia st'ananas.... è 'no zzucchero). Il tramonto arriva in fretta e
una tempesta di colori colpisce i nostri occhi, veramente da rimanere a bocca aperta. Il
mattino seguente ripartiamo in direzione Jacò per riprendere le tavole e il resto della
roba, la nostra prossima tappa è Tamarindo, a nord del paese. Salutiamo Terry, con
la promessa di rivederci quanto prima e via, si parte.......
Dobbiamo attraversare quasi la metà del paese sulla A1,
che non è l'autostrada del sole, e nemmeno c'assomiglia, ma è la Panamericana,
l'autostrada (forse è meglio dire la strada) che taglia da sud a nord tutto il continente
americano e che percorse il CHE' nel suo viaggio in moto. Infatti mi sento un po'
rivoluzionario anch'io, forse perchè sto andando a 80 Km orari e non mi interessa di
andare più veloce.
Subito a nord di Jacò, prima di arrivare a Puntarenas,
un cartello indica "BOCA BARRANCA" e mi viene subito in mente quell'onda
sinistra che pela la spiaggia per quasi un chilometro, teatro del Rabbit Kekai Longboard
Classic, gara professionistica di longboard ad inviti (...non capisco perchè non m'hanno
chiamato....ahahahahah!) che si svolgerà tra due settimane ed io che lo sapevo (vedi
a leggere Longboard Magazine?!?!) ho convinto la truppa a fare una sosta qui proprio in
quel periodo.
Dopo circa 2 ore di strada arriviamo a Liberia, città
capitale della provincia del Guanacaste e lì, dopo aver chiesto a un benzinaio (ogni
mondo è paese) ci dirigiamo verso una strada secondaria in direzione Playa Tamarindo. La
strada diventa sempre più stretta e tortuosa e il buio ci fa ormai compagnia, dopo circa
un'ora arriviamo a Huacas, ad uno svincolo giriamo su una strada ancora più piccola,
tortuosa e disastrata, dove gli alberi che si incrociano sopra le nostre teste creano una
galleria naturale. Arriviamo in paese verso le sette di sera e comincia la ricerca di
un alloggio. Il pregio di andare in Costarica nella stagione delle piogge (da maggio
a novembre - bassa stagione) è che non c'è molto turismo, quindi si riescono a trovare
delle ottime sistemazioni a costi ridicoli. La ricerca ci porta in un residence, il Pozo
Azul (che visto poi di giorno ci è sembrato un campo di concentramento), gestito da un
ragazzo rasta molto gentile il quale ci dice che il costo delle stanze è di 2
dollari al giorno e, vedendoci interessati, ce le mostra: sono prefabbricati di circa 3 X
3 metri con il bagno (un lavandino e il wc) dietro la spalliera del letto... tenendoci
stretti lo stomaco per soffocare i conati (e meno male che non sono venute a vederlo le
ragazze) ringraziamo il tipo e ci rimettiamo in marcia pensando: "...vabbè
risparmiare, ma c'è un limite a tutto". Più avanti lungo la via principale del
paese proviamo in un altro residence, le cabinas Marielos, un posto molto fico,
tranquillo e pulito che però ha disponibilità solo per 4 persone, perciò ci
dirigiamo altrove; il nervosismo comincia a serpeggiare, non siamo entrati ancora a pieno
nel piacere di vivere la vita costaricana, la stanchezza e soprattutto la fame si
fanno sentire. Lungo la strada principale, a circa 200 mt dal centro, troviamo un cartello
di affitto all'entrata di un giardino, entriamo e ci accoglie una signora molto
cortese che ci mostra i due appartamenti da quattro posti con entrata indipendente, che
sono il secondo piano della sua casa. Gli appartamenti hanno angolo cottura, aria
condizionata e acqua calda, sono molto puliti e sono ad una ventina di passi
(letteralmente) dalla spiaggia, la signora vorrebbe 40 $ ad appartamento, ma dopo una
breve trattativa li prendiamo per 35 $ quello da dove dormiremo in quattro e 30 $ quello
per gli altri due. Ora è tempo di sistemare gli zaini, scaricare le tavole (a
proposito, per me è una consuetudine, ma vi consiglio di portarvi sempre un porta tavole,
i classici salsiciotti, nei vostri surf-trip) e dopo aver deciso chi debba occupare la
casa in due, sorteggio vinto da Gianpio-Giuditta, ci dirigiamo in centro per la
cena. Il centro del paese è una rotonda alla fine della via principale pieno di locali
dove poter mangiare, dove la sera si radunano praticamente tutti i turisti del paese per
bere e ballare e gli artigiani vendono i loro manufatti sulle bancarelle. Ne scegliamo
uno, che guarda caso è di un italiano, per la precisione di un ragazzo rasta biondo
romano di cui però non ricordo il nome, simpaticissimo e cordiale, che ci prepara
tortellini panna e pancetta, nonchè bucatini all'amatriciana...... senza
parole.....In seguito verremo a cena quì molte altre volte, perchè si mangia benissimo.
Dopo cena un paio di birre accompagnano la chiaccherata
notturna con il proprietario del locale e la sua ragazza su costumi e usi del posto, sulle
spiaggie più belle e sugli spot per surfare. La stanchezza comincia a far breccia,
perciò ci congediamo dai nostri due nuovi amici e ce ne torniamo a casa. La mattina
seguente ci svegliamo all'alba, sono quasi le sei e tra un paio di ore l'alta marea
raggiungerà il picco massimo, sappiamo che è in arrivo una piccola swell, perciò
prendiamo le tavole e via di corsa verso la spiaggia: lo spettacolo è fantastico, la
spiaggia Tamarindo ha tre spot principali (Pico Pequeno - Pico Medio e Pico Grande) che
funzionano a seconda della direzione della mareggiata. Stavolta Pico Medio funziona che è
una meraviglia: delle barre liscie liscie arrivano dall'orizzonte e rompendosi formano
un'onda che a giudicare da terra sarà di 1 metro circa, ma con una lunghezza da sogno. In
acqua naturalmente nessuno, ma col passare delle ore lo spot sarà invaso da un'orda
festante e chiassosa di locals (oggi è sabato, perciò molti si trasferiscono dalla
capitale per il weekend) e da surfers di tutto il mondo. Abbiamo conosciuto americani (che
sono molti, hanno un sacco di soldi, sono un pò "spocchiosi" e sono anche
veramente bravi nell'arte dello scivolare sulle onde), due longboarders tedeschi veramente
simpatici e pazzi, canadesi, brasiliani, peruviani, tutti a surfare insieme con il sorriso
sulla bocca. Nel frattempo le onde sono cresciute ed ora raggiungono 1 metro e mezzo, ma
la cosa veramente incredibile è la lunghezza della corsa che queste barre liquide di
permettono, si passa un tempo infinito sulla tavola: si fa il take-off con una facilità
estrema, poi si ha il tempo di fare quello che si vuole, bottom turn e subito un
bell'incrocio per arrivare sul nose, dopo si torna indietro fino sul tail, un bel reentry
e si ricomincia, e questo per tre, quattro, cinque volte......... siamo proprio in
paradiso.
Dopo quattro ore (avete letto bene: 4 ore) la bassa
marea ci toglie il divertimento, le onde calano in fretta e si è fatta ora di mettere
qualcosa sotto i denti, perciò usciamo e mentre ci dirigiamo con le tavole sotto braccio
verso i bar del centro incontriamo le nostre girl con buste piene di conchiglie che hanno
raccolto durante la passeggiata mattiniera: dalla quantità sembra che abbiano devastato
l'ecosistema della spiaggia (naturalmente scherziamo, ci accorgeremo più avanti che di
conchiglie ce n'è in quantità industriali).
Naturalmente per pranzo si mangia il "casado"
che sarebbe riso, pollo o/e pesce, fagioli (mondiali, ma dai poteri di turbolenza e
aerofagia eccezionali) con una bella bevuta di Fresca, una specie di limonata
veramente buona e dissetante (e utile al risveglio dalle sbornie). Dopo pranzo il rito
dell'italianissima pennichella si svolge sul bagnasciuga della spiagga che, con la bassa
marea, è diventato lunghissimo, bisogna fare almeno 100 metri per raggiungere
l'acqua, ci riposiamo al sole mentre le girls cominciano a lavorare con le conchiglie
raccolte e con laccetti: riusciranno a formare braccialetti e collanine veramente
carine ed originali (per questo complimento c'ho un paio de colazioni
pagate........scherzo). Al risveglio mi ritrovo con l'acqua che mi bagna le punte dei
piedi e in stato fortemente confusionale (e non è solo colpa del
casado......ehehehehehe), facciamo appena in tempo a togliere i teli da mare e
portarli all'inizio della spiaggia, dove le girls ci guardano divertite e
soddisfatte per lo scherzo riuscito... ma con il ritorno dell'alta marea ritornano le
onde...e via, si parte per la session del tramonto, quella più bella dal punto di
vista del panorama, con il sole che cala in mare formando una tempesta di colori con
il cielo....... ma a noi interessano solo quelle barre che si infrangono al largo per
centinaia di metri; rispetto alla mattina sono un po calate, le serie migliori arrivano al
metro, ma la potenza e la lunghezza sono da sogno; Gianpio, tolti i punti, mi guarda
e ride, con un sorriso che sembra quello di un bambino quando scarta i regali di Natale,
e ogni volta dopo una corsa mi dice "a Pà, ma 'ndo stamo.......", Giulio
sembra che sappia surfare da una vita e anche lui, dopo ogni discesa, comincia a
strillare a squarciagola, più passa il tempo e più prende confidenza con il minimalibu
comprato qui a Tamarindo in un surf shop di un italiano (consiglio: evitate
l'Iguana surf shop, perchè sono scortesi e soprattutto i prezzi sono cari anche per
gli americani......anche se c'hanno certi longboard...... fate voi), un ragazzo di Milano
che affitta anche le moto da sabbia a quattro ruote con le quali vi accompagna in
avventurosi safari nella jungla. Purtroppo non ricordo il suo nome, ma lui si
ricorderà sicuramente di noi e soprattutto del gruppo che ci ha anticipato:
Gianfrancone, Nanni, Oliviero e Angiulett che gli hanno venduto le loro tavole e con
quelle ha iniziato l'attività. E' simpaticissimo e molto cordiale e ci racconta
che si è trasferito un paio di anni orsono perchè, perchè, perchè,
perchè...ce ne sarebbero troppi di perchè, e tutti da condividere, ma fate attenzione:
la sera diventa pericoloso........ beve e ti fa bere come una spugna, ma
soprattutto fuma e te fa fumà come 'na ciminiera.
Domani mattina andremo a surfare a Playa Langosta,
se resisteremo alla serata,...ma questa è un'altra storia e continuerà la prossima
volta.
- continua - |