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COSTARICA 


COSTARICA, DIARIO DI BORDO - di Paolo Cadoli

- PARTE I -

Stiamo all'aereoporto di Roma FCO e il clima è rilassato, per tutti tranne che per me..... ancora non riesco a crederci... sto andando in COSTARICA. Il volo per Parigi, nostro primo scalo, è breve e confortevole, così come la sosta ( tre ore) all'aereporto CDG di Parigi. Ci imbarchiamo su un volo della Continental per Houston, seconda tappa del viaggio verso il paradiso..... l'aereo è grande e le hostess molto carine e simpatiche, ma il viaggio molto lungo (9 ore).... il gruppo è affiatato, siamo tre coppie (o meglio eravamo, visto che ne è sopravvissuta solo una...Sarà il vento caldo chiamato Santana?!?!): io, Monica, Giulio, Annamaria, Gianpio e Giuditta.... sull'aereo c'è chi dorme, chi mangia, chi legge...... Io non riesco a chiudere occhio e mi sono cibato "Shakspeare in love" e "Bug's life" in inglese, ma il mio pensiero è sempre per il nostro obbiettivo..... tu saresti riuscito a dormire?!?! Arrivati a Houston veniamo accolti dal puzzo di hamburger e patatine fritte, e dopo 9 ore di aereo senza fumare, la sospirata sigaretta ce la fanno consumare in un parcheggio multipiano, naturalmente fuori dall'aereporto....... Quindi capisco perchè gli USA non saranno mai il mio paese....ma ci siamo quasi, altre 4 ore di volo e saremo a San Josè. Ormai il viaggio ci sta segnando, siamo partiti con l'alba ed ora è quasi notte. Arriviamo a San Josè alle 10.00 circa e il caos che c'è fuori dal terminal è spaventoso: tutti che vogliono accompagnarti alla tua destinazione, taxisti più o meno abusivi e brutti ceffi con pseudo-auto inguardabili che ti promettono un passaggio a prezzi convenientissimi: noi tiriamo dritti verso la compagnia comunale di taxi (sono pulmini di colore rosso).A questo punto si aggrega a noi un ragazzo francese di nome Momo, con tavole al seguito... Ci farà compagnia per circa 15 giorni. Dopo una notte in albergo a San Josè, una doppia a 35 dollari è un furto, si può trovare di meglio e naturalmente il padrone era italiano, ci svegliamo e con il taxi raggiungiamo la stazione dei pulmann che si trova nel quartiere Cocacola, una specie di kasbah dove il meno delinquente gira ubriaco e con il coltello in tasca. Comunque, dopo aver comprato i biglietti del bus, ci imbarchiamo e alle 7.30 si parte, l'autobus è proprio come quelli che vedi nei documentari sul terzo mondo, con la gente che trasporta di tutto: galline, conigli, vino etc....L'autista è un pazzo e man mano che ci allontaniamo dalla capitale, la strada diventa stretta e tortuosa e veniamo inghiottiti dalla vegetazione rigogliosa, di un verde smeraldo che ti toglie il fiato. Dopo 2 ore e mezza circa di curve e strapiombi, arriviamo a Jacò, nostra prima tappa sul pacifico: è una cittadina piccola, con una strada principale che l'attraversa da nord a sud e....basta. Alla fermata del bus c'è un'agenzia del turismo - guardacaso - gestita da una coppia di italiani (cosa che capiterà spesso nel viaggio), che però si dimostrano cordiali e simpatici e ci trovano una sistemazione da Terry, un loro amico che affitta le stanze della sua villetta a sud del paese e, soprattutto, a 100 mt dalla spiaggia: 5 dollari al giorno per persona, comfort limitato ma stanze pulite, e credete quì non è una caratteristica di poco conto). A proposito, "Ma 'ndo sta er mare?!?!". Mentre raggiungiamo la casa di Terry con il taxi lo sguardo vola verso l'Oceano, dove la schiuma bianca gioca con il blu dell'acqua. Appena sistemati pensiamo subito a comprare le tavole: facciamo un giro per i vari surf shop e alla fine mi compro un fantastico 9'2" Sharp Eye, tri-fin con pinna centrale fiorata di Takayama, per la modica cifra di 340 dollari. Si trovano molte ottime occasioni di tavole usate, soprattutto di americani che le rivendono prima di tornare a casa. E via verso l'oceano..... entriamo subito a Playa Jacò, beach break con destra e sinistra situato davanti al centro del paese, con onde sul metro e pauroso close-out...... naturalmente, presi dalla libidine surfiera, non abbiamo letto la tabella delle maree, quindi quando entriamo siamo in bassa marea e le onde fanno un pò schifo, comunque come primo approccio all'Oceano non c'è male, perchè le onde, anche se piccole e non proprio lisce, sono di una potenza incredibile e le poche onde belle che arrivano ti permettono corse veramente lunghe. Ma non avevamo visto niente, l'alta marea arriverà al tramonto e le onde divinteranno un pò più grandi (fino a 1 metro e mezzo) e, soprattutto, molto lunghe. La spiaggia è piena di palme da cocco e la vegetazione è asfissiante, sembra di stare in un video. Dopo aver passato ore in acqua a surfare e a guardarci intorno,ce ne torniamo a casa per una doccia, naturalmente all'aperto, e via per la cena: a Jacò ci sono numerosi ristoranti dove si può mangiare molto bene: per il pesce è da non perdere la Marisqueria al centro del paese, che fa delle grigliate di pesce fresco e crostacei da paura e che è stato teatro di numerose abbuffate e sbornie. Si, perchè qui si beve parecchio, soprattutto birra (Imperial), ma il fatto è che la vita scorre talmente lenta che tra l'ordinazione e l'arrivo del mangiare ti scoli almeno due birre. A dire la verità il primo giorno questa lentezza è esasperante, abituati ai nostri ritmi di vita. Ma, come è facile immaginare, basta poco ad abituarsi a questa "flemma", bisogna solo pensare a una cosa: "Ma che fretta c'hai?!? Ma 'ndo devi corre!?!", e allora ci si lascia trascinare nella mentalità del Costarica, dove si "lavora per vivere" e non si "vive per lavorare" come da noi. Dopo cena si va all'Hacienda, simpatico localino a nord del paese con musica "a palla" e video di surf, dove si conoscono surfisti di tutto il mondo e locals che tentano di venderti marijuana. Uno di questi, Victor, nero rasta, ci dice che per il giorno seguente è in arrivo una swell ed il picco dell'alta marea darà al top e ci consiglia di andare a Playa Hermosa. La mattina seguente raggiungiamo Playa Hermosa con un taxi che ha il portatavole sul tetto - una vera Figata! La corsa ci costa 2 dollari con la promessa dell'autista di tornare a prenderci dopo tre ore. Playa Hermosa è uno spot su sabbia situato ad un paio di chilometri a sud di Jacò. C'è una spiaggia lunghissima che arriva fino al fiume Tulin (attenzione ai coccodrilli) e appena scendiamo dall'auto ci rendiamo conto che la swell è arrivata e che è grossa: BARRE BLU ARRIVANO DALL'ORIZZONTE e vanno ad esplodere con una potenza ed un fragore che fanno tremare la spiaggia. C'è poca gente in acqua e ci sono vari picchi con molta corrente. Noi decidiamo di entrare a destra dell'albero che rappresenta il centro dello spot. Dopo una fatica enorme arriviamo sulla line-up. Passano le prime serie e l'onda si dimostra subito veramente grossa e veloce. Playa Hermosa è uno di quei posti che ti fanno capire che l'oceano è un'altra cosa...Ci mettiamo su un picco più piccolo (...comunque abbondantemente sopra il metro e mezzo) e l'onda è difficile da prendere per la sua velocità e la verticalità della partenza. Dopo un paio di tentativi andati a vuoto - hai presente quando ti tiri indietro all'ultimo? - riesco a prendere un paio di onde: la corsa è velocissima e la parete diventa sempre più ripida fino a tubare, ma io sono già uscito dall'onda, anche perchè finire nell'inside vuol dire tornare sulla spiaggia. Arriva una serie molto grande e con Gianpio la vediamo formarsi da lontano, remiamo verso il largo velocemente e, quando sono arrivato sul punto giusto, giro la tavola ed inizio a remare verso riva, la massa d'acqua mi abbraccia e riesco ad anticipare la partenza - o almeno pensavo di essere in anticipo - ma dopo un paio di secondi in parete l'onda tuba con una furia assurda e vengo centrifugato per un tempo interminabile; ho veramente pensato di annegare, e quando finalmente riemergo punto la tavola verso riva ed esco di corsa, sono senza fiato e con la paura a novanta. Con l'oceano non si scherza. Appena uscito incontro Gianpio, a cui è toccata la stessa sorte, e Giulio, che appena entrato è stato rifiutato dal mare, che l'ha rispedito a prendere il sole sulla spiaggia. Rimaniamo sulla spiaggia ad osservare locals e americani che sfrecciano sulle onde e si intubano. La cosa che ricordo con più impressione di quelle onde era il rumore che facevano frangendo sul fondale. Al calar della marea calano anche le onde, perciò decidiamo di riprovare e la giornata si dimostra veramenrte eccezionale. Tornati a casa con il taxi ceniamo e dopo aver chiaccherato un pò con i vicini (un gruppo di americani) ce ne andiamo a dormire: quando penso a Playa Hermosa mi ritornano in mente le parole che mi disse Victor, il nostro amico locals: "Attento, perchè Hermosa i longboard se li mangia!". La mattina seguente andiamo a surfare a Playa Escondida, uno spot su roccia poco a nord di Jacò che si raggiunge solo con una plancia. La barca si può affittare sulla spiaggia, dove i barcaioli sanno quando è il momento giusto per la marea e ti aspettano accanto allo spot. L'onda è di tipo "A-frame", rompe sia a destra, più morbida, mentre a sinistra è veloce e tubante. Dopo circa un ora di ottimo surf Gianpio viene scaraventato sul fondale da on'onda un pò più grande: questo gli comporterà un taglio sulla tibia grande quanto un dito e una corsa al pronto soccorso di Jacò, dove gli verranno messi otto punti di sutura. Il tutto per la modica cifra di 60 dollari. Il pomerigigio surfiamo a Playa Jacò. Le onde, dopo aver visto Hermosa, non sembrano troppo belle, ma sono comunque divertenti e abbastanza lunghe. Nella zona ci sono altri spot: Roca Loca si trova a sud di Jacò, prima di arrivare ad Hermosa ed è forse lo spot più pericoloso che ho visto, con una destra che rompe su roccia e si srotola ripida per parecchi metri; Playa Tulin, alla foce del fiume omonimo, ha delle onde veramente grosse ma con partenze abbastanza facili, l'unico pericolo sono i coccodrilli che girano per il fiume e che durante le grandi pioggie si fanno dei giretti per il mare. Decidiamo di andare a sud e dopo aver affittato un Toyota Four Runner 7 posti (85 dollari al giorno più cinque milioni di lire di cauzione - affittare l'auto è l'unica cosa che costa tanto, ma veramente tanto!) ci dirigiamo verso Quepos e verso il Parco Nazionale di Manuel Antonio. Arriviamo nel primo pomeriggio e dopo aver trovato l'alloggio in un alberghetto molto economico ma confortevole, ce ne andiamo in spiaggia... Hai presente i film tipo "Laguna Blu" o "Paradise"? La sabbia bianchissima e l'acqua verde smeraldo, siamo circondati da palme da cocco, ci stendiamo e aspettando il tramonto mi abbandono ai miei pensieri...Sono in Costarica, dall'altra parte del mondo, e ancora non riesco a crederci...

- continua -

 

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