Agosto 2001

A SAN SEBASTIAN PER IL FERRAGOSTO: SEMANA GRANDE, TAVERNE E MARE

Scrive Cees Nooteboom, olandese innamorato della Spagna, nel 1979:
"San Sebastian sorge in mezzo al Golfo di Biscaglia e somiglia a una vecchia zitella seduta sul sofà con un trucco un po' sguaiato. Ha visto giorni migliori, mormorii nei palchi, pretendenti reali... tutto questo è passato, ma la tracce dell'antica gloria non sono ancora scomparse e per chi sa apprezzarla possiede ancora fascino. Il vantaggio è che i ricchi impoveriti conservano meglio i propri averi. Non hanno i soldi per comperarne altri, così le lampade, l'armadio e le stampe di allora sono ancora in uso. San Sebastian è una grande vetrina di art nouveau e Jugendstil, graziosi ponti con lampade che ormai non trovi più da nessuna parte, alberghi che a Bruxelles avrebbero già demolito da un pezzo, staccionate a cui un collezionista sarebbe anche disposto a farsi impiccare." (brano tratto da Verso Santiago)

Dopo una notte riposante trascorsa a bordo di un comodissimo treno partito in tarda serata da Marsiglia, giungiamo a Irun, il confine spagnolo, in tarda mattinata. Da lì in in 20 minuti si arriva a San Sebastian. Ciò che colpisce subito nei Paesi Baschi è la lingua: tutti i cartelli di segnalazione sono in doppia lingua, basco (l'euskera) e spagnolo. La lingua non è assimilabile a nessun'altra lingua conosciuta: non ha radici indoeuropee, non la parla e non la capisce nessuno se non loro, è un mistero che da sempre affascina gli studiosi. Se prima era osteggiata dal franchismo, ora è lingua ufficiale dei paesi baschi.
Mancano 2 giorni all'inizio della "Semana grande" (la grande festa estiva di agosto: una settimana all'insegna di corride, festeggiamenti popolari e sfilate carnavalesche quotidiane) e trovare da dormire si sta facendo complicato. Per fortuna l'amico Xavier, della pensione Agnorga, ci dirotta a casa di un "matrimonio" (una coppia di anziani), dove trascorriamo 3 notti, affacciati giusto sulla cattedrale del Buen Pastore.
Scrive Ernest Hemingway in Fiesta (1926):
"Persino in una giornata afosa San Sebastiano ha un'atmosfera da primo mattino. Gli alberi danno l'impressione che le loro foglie non siano mai dei tutto asciutte. Le strade paiono sempre appena annaffiate. In certe strade c'è sempre fresco e ombra anche nella giornata più torrida. Andai in un albergo dove ero già sceso altre volte e mi diedero una camera con un balcone che si apriva sui tetti della città. Oltre i tetti c'era il verde pendio di una montagna."
Appena sistemato tutto, è ora di pranzo, ci lanciamo nel mondo delle tapas (o Pinxos), che nei paesi baschi sono molto più varie ed elaborate: c'è una vera e propria competizione tra i vari locali per chi prepara le tapas più originali. Il nostro sport preferito in tarda serata sarà fare il giro dei locali a caccia di pinxos avanzati. La città vecchia è piena di locali pittoreschi che la sera si animano di giovani caciaroni, spassosi soprattutto quando si tratta di italiani, notoriamente imbranatissimi e ridicoli cucadores all'estero. Dopo una certa ora una buona parte di questi locali fitti fitti nelle stradine del centro, sparano la musica ad alto volume, abbassano le luci e si balla. E così entriamo in uno, balliamo un pezzo, usciamo, entriamo in un altro e così all'infinito, ogni tanto bevendo una sangria o una birra oppure cercando avanzi di Pinxos. Ci capita di ascoltare anche canzoni "politiche" che inneggiano all'indipendenza o trovare osterie votate interamente alla causa basca, tappezzate di fotografie di persone scomparse e scritte inquietanti...
A questo proposito scrive ancora Nooteboom:
"Le stradine della città vecchia sono lastricate con grandi pietre. Sono strette, è buio. La folla vociante e girovaga del sabato sera popola i caffè, il vino scorre nei bicchieri, i muri sono coperti di scritte basche. Regna un'atmosfera di insubordinazione, come in una piazzaforte o nelle capitali di provincia ai confini del regno, è spagnolo e non lo è, e sembra appartenere a un tempo diverso. Entro in una delle osterie. So leggere lo spagnolo, ma il menu è scritto in parte in una lingua segreta. Txangurro. Kokotxas. Ordino il secondo e mi portano una scodella di terracotta marrone contenente una strana massa grigiastra lucida che sa di pesce. M'informo e apprendo che si tratta di una pietanza che non esiste da nessun'altra parte: sono gole o colli, o loro parti, di eglefino. E' molto buono, ma mi sento proprio un pesce fuor d'acqua. Sono l'unico straniero del ristorante. (...)
Fuori ora c'è più gente. La folla cammina per le strade a gruppi. regna una certa agitazione, sento cantare canzoni incomprensibili, cammino lungo i muri come un'ombra e d'un tratto sono fuori, davanti a un grande edificio scuro, e sento il rumore del mare. Davanti a me c'è un piccolo parco spettrale con alberi orribilmente mutilati che fanno accapponare la pelle, un esercito di mostri in ordine di battaglia pronti all'attacco, lievemente piegati dal vento. Qua e là, come ufficiali, sono intervallate lampade sferiche antiche, di cui solo un paio funzionano. Dietro le siepi di ligustro potate sento frangesri le onde. Sotto di me dev'esserci la famosa spiaggia di san Sebastian, la Concha, la conchiglia, una mezzaluna tra gli ampi bracci della baia.
La mattina dopo vedo tutto meglio. L'edificio davanti al quale mi ero trovato è la Casa Consistorial. La pioggia rende ancora più scuro il triste color ocra delle pareti. Sulla panchina su cui mi ero seduto c'è scritto: No a la mili, sì al desarme, No all'esercito, sì al disarmo. E l'esercito di alberi neri e bagnati è ancora lì, platani spogli amputati in altezza, più piccoli degli uomini, nati dall'incubo di un nano. Tutti i muri sono pieni di libertà e amnistia, e davanti ai muri, a ogni angolo, un poliziotto in divisa grigia. Tengono le visiere di plastica sollevate e sono armati con fucili, carabine e pistole. Comincio a capire meglio l'atmosfera di ieri. Non c'è alcun luogo in cui non ci siano, e sono tesi. Sul paseo, nelle piazze, davanti alla libreria. Centinaia. Davanti alla porta del Gobierno Militar ci sono due soldati semplici, le carabine rivolte verso il suolo. Compero un paio di quotidiani ed entro nel caffè Barandiaràn, una casa cupa di formica, specchi e plastica.
"
Il giorno del nostro arrivo dunque, una volta rifocillati, visitiamo la zona di Urgull, un promontorio verde e collinoso, tutto salite e con in premio un bel panorama.
Il giorno seguente organizziamo la gita a Bilbao, che raggiungiamo in autobus, attraversando un piacevole paesaggio molto verde. Naturalmente la maggior parte della giornata è dedicata alla visita del Guggenheim Museum. La collezione permanente del Museo è formata da opere a firma dei più importanti artisti degli ultimi 40 anni di questo secolo, con esempi di Pop art, Minimalismo, arte Povera, arte Concettuale, Espressionismo astratto e gli sviluppi di ciascuna di queste correnti nelle generazioni successive. Si trovano così in esposizione Joseph Beuys, Gilbert & George, Yves Klein, Roy Lichtenstein, Mario Merz, Agnes Martin, Claes Oldenburg, Andy Warhol. Nel periodo in cui lo abbiamo visitato le esposizioni temporanee erano dedicate a Giorgio Armani (una serie infinita di abiti, molto suggestiva la sezione dedicata agli abiti disegnati per attori e personaggi dello spettacolo, con la proiezione di film i cui protagonisti indossavano creazioni Armani), a Naim Jume Paik e alla collezione Panza (Doug Wheever, Robert Morris, Richard Serra, Bruce Nauman). In seguito, girovagando per la città ci siamo imbattuti nella "sala de exposiciones Rekalde" dove c'era una mostra su Mies Van der Rohe e in particolare sulle architetture di Stoccarda, Barcellona e Brno. Un caffè in un bar dove gli avventori guardavano una partita di pelota alla tv, un gioco antichissimo che consiste nel lanciare una palla con una specie di uncino di vimini contro un muro e di riprenderla. Infine una passeggiata nelle calles.

La domenica scorre tranquilla a San Sebastian. Prima in spiaggia: le spiaggie sono 3, di cui la Concha è la più grande e giovanile: è qui che ci sistemiamo. Le spiagge atlantiche sono emozionanti: è stupefacente la portata delle maree, per cui nel primo pomeriggio si crea dal nulla un'enorme fetta di spiaggia che la mattina era sommersa.
"Dopo mangiato, salii in camera mia, lessi un po' e mi addormentai. Mi svegliai alle quattro e mezza. Trovai il mio costume da bagno, lo avvolsi insieme con un pettine in un asciugamano, scesi e presi la strada che portava alla Concha. La marea si stava abbassando. La spiaggia era liscia e compatta e la sabbia gialla. Entrai in una cabina, mi spogliai, m'infilai il costume e mi avviai verso il mare sulla sabbia liscia. La sabbia era calda sotto i piedi nudi. C'era parecchia gente in acqua e sulla spiaggia. Più al largo, dove i promontori della Concha quasi s'incontravano per formare il porto, c'erano una striscia bianca di cavalloni e il mare aperto. Benché la marea si fosse quasi del tutto abbassata, c'erano ancora lente onde lunghe. (...) Mi spogliai in una delle cabine, attraversai la stretta striscia di spiaggia ed entrai in acqua. Nuotai al largo, cercando di incunearmi tra le onde lunghe, ma dovendo ogni tanto tuffarmi. (...) Mi voltai a guardare la baia, la città vecchia, il casinò, la fila degli alberi lungo la passeggiata e i grandi alberghi con le loro bianche verande e le insegne a lettere d'oro. Più lontano, sulla destra, quasi a chiudere il porto, c'era una collina verde con un castello. La zattera dondolava con il movimento dell'acqua. Dalla parte opposta, sulla stretta apertura che conduceva al mare aperto, c'era un altro alto promontorio. Pensai che mi sarebbe piaciuto attraversare la baia a nuoto, ma avevo paura dei crampi." (Ernest Hemingway, Fiesta)
Nel pomeriggio invece passeggiate e shopping in attesa della festa, che inizia alle 19 con cannonate, gente in costume tipico e cabezones (pupazzoni). Dopo la cerimonia ci riversiamo nelle calles del centro storico dove accade di tutto. Seguono in serata i fuochi d'artificio, concerti finto pop, bailables (gente di tutte le età che balla qualunque cosa gli si propini, dal tango alla bamba).
L'ultimo giorno oltre allo shopping (imperdibili le magliette di kukuxumusu), visitiamo il Kursaal, auditorium e polistruttura progettato da Rafael Moneo, la visita guidata in spagnolo la trovo molto comprensibile e particolarmente interessante. Infine si parte.
"leggo un giornale guardando le palme legate in alto per l'inverno e i marciapiedi vuoti della domenica mattina e vorrei che tutta la mia vita fosse una domenica mattina spagnola, e io stesso essere in perfetta sintonia con questa atmosfera." (Nooteboom, Verso Santiago)

 

 

 

 

SAN SEBASTIAN:

CLICCA QUI PER INGRANDIRE LA FOTO
La Concha

 

CLICCA QUI PER INGRANDIRE LA FOTO
Mercatino a San Sebastian

 

 

 

 

 

BILBAO:


Un'immagine del Guggenheim

 

LIBRI
La ragione basca di Luis Núñez Astrain

 

LETTURE
"La terrazza sull'Atlantico" di Michela Coricelli

"L'orgoglio dei baschi" di Paolo Vagheggi

"Terra e libertà. Euskadi. Tre incontri" di Mauro Covacich