"La terrazza sull'Atlantico" di Michela Coricelli

Dal gelido Mar Cantabrico alle scure valli del Duranguesado, basta un colpo d'occhio, appena un'ora di auto, per aprire una ferita che attraversa i Paesi Baschi in tutta la loro larghezza. Come la risacca di questo freddo tratto d'oceano da cui partirono i conquistadores spagnoli del Seicento, il viaggio ha un moto ondoso, costante, avanza verso la costa e si ritira nell'entroterra, tocca le estremità rocciose della regione e poi riaffonda nel cuore delle montagne. L'anima dei Paesi Baschi è divisa a metà tra acqua e terra, tra lo spirito di libertà dei marinai e l'ombrosa diffidenza dei pastori. Raccolti come i loro minuscoli villaggi, chiusi in se stessi come scrigni pieni di preghiere e tradizioni. Eppure proprio da questi paesini arroccati sui fianchi delle montagne abitate dagli abeti secolari, scesero i primi temerari a fondare i porti della costa vizcaìna. Costruirono case gialle e rosse, dipinsero i tetti di blu e le insegne delle osterie di verde, misero in acqua barche dai colori caraibici, riempendo i canali dei riflessi dell'arcobaleno. Non fu facile per i vecchi pastori convincersi della necessità di sfruttare il mare, il pesce e il coraggio dei giovani in cerca di avventure. Messa da parte la paura del nuovo e l'attaccamento ai campi, la costa si popolò di centinaia di minuscoli porticcioli.
Dalla punta più settentrionale dei Paesi Baschi, c'è ancora la stessa immagine infinita che si presentò, 400 anni fa, davanti ai gesuiti e agli esploratori al momento di salpare dalla penisola iberica. Le onde colpiscono Capo Matxitxaco, rompono gli scogli di Arizatzu, poi diventano docili nelle morbide spiagge d'oro della costa di Arana. Improvvisamente appare Bermeo, villaggio di pescatori e donne orgogliose. L'unico profumo nell'aria è quello del pesce appena pescato, del pesce pronto per essere congelato nei magazzini, del pesce arrostito sulle graticole per la strada. Da questo porto di origini duecentesche, un tempo roccaforte dei Re cattolici, partì la spedizione di Magellano. Come allora, qui comanda ancora chi porta la gonna: quando i pescherecci rientrano al tramonto, al momento della lonja, ad attenderli sulle banchine ci sono donne forti e muscolose, giovani col rossetto color fragola e il mascara pesante sulle ciglia, anziane che conoscono il Cantabrico come i marinai. Scaricano le casse di acciughe, ammassano il merluzzo da salare, trattano il prezzo del baccalà con i grossisti mentre gli uomini puliscono i ponti delle barche.
Nacque qui, raccontano, il matriarcato basco: un trucco sociale, ben riuscito, per mascherare la solitudine delle donne abbandonate e tradite per l'oceano sei lunghi mesi all'anno. Il Museo del Pescatore, nel centro di stile gotico di Bermeo, racconta anche la loro storia. I porti della costa vizcaìna sembrano costruiti per cogliere di sorpresa i viaggiatori. Fanno la loro comparsa d'improvviso, accucciati silenziosamente ai piedi della strada ricamata lungo la costa. Elantxobe è un quadro impressionista, un porto naturale alla base del monte Ogoño fondato da contadini-marinai. Stanchi di risalire la montagna al rientro dalla pesca, scesero per sempre e costruirono le loro case con un piede nell'acqua. A pochi chilometri c'è Ea, un molo di irreale bellezza imprigionato tra i monti, un paesino di poche centinaia di persone dove un bicchiere di vino txakolì rosato, nelle osterie sul porto, ha un prezzo politico di mille e 200 lire. Perché è un rito sociale e va consumato in compagnia.
Abbandonata la costa per il sud, la strada rincorre un lungo tratto del fiume Oca e torna ad affondare nel ventre dei Paesi Baschi. Città della memoria, emblema della drammatica storia di questa regione, Guernika è un piccolo centro con un enorme peso sulle spalle: gli orrori dei bombardamenti a cui fu sottoposto durante la guerra civile da parte dei tedeschi. Distrutta per permettere all'aviazione del Terzo Reich di esercitarsi, l'anima di Guernika è esposta nel museo Reyna Sophia di Madrid, imprigionata sulla tela dalla drammatica sensibilità di Picasso. Nella città nuova, completamente ristrutturata, regnano pulizia e ordine impeccabili, quasi surreali. Oggi, al posto dei crateri lasciati dai mortai nazisti, ci sono le aiuole e i laghetti di gusto giapponese del Parco dei Popoli Europei, riserva naturale della biosfera. Dedicato alla pace. Sospese al centro del triangolo basco, le montagne del parco di Urkiola, della catena del Duranguesado, nascondono grotte e anfratti leggendari dove abitano streghe e madri millenarie come la mitica "dama Mari".
Da un tetto di rocce e pascoli alto quasi 1000 metri, l'occhio arriva a catturare l'orizzonte azzurro del Cantabrico. Il punto più alto del parco, il belvedere dell'eremita del Cristo, è un tuffo nei colori dei Paesi Baschi, confusi ma distinti come gli acquarelli di una tavolozza: dal grigio blu della nebbia autunnale al verde scuro dei boschi di pini, dall'arancio dei faggi fino all'oro della costa. Ai piedi di queste montagne vivono gli eredi dell'antico popolo basco, gente attaccata con l'anima e i denti all'Euskadi, alla sua lingua, alla fede cattolica e a quella indipendentista. È una regione di miniere, cave di marmo e pascoli abbondanti, un paradiso per le grasse pecore lacha dalle quali viene ricavato il latte salato per il formaggio idiazabal.
La rotta di viaggio, grazie alle brevi distanze che separano paesaggi tanto diversi, vira nuovamente verso il mare. La strada a strapiombo sul Cantabrico è interrotta da un singhiozzo di porti immobili nel tempo. Ondarroa, in equilibrio sul fiume Artibai, è un anfiteatro di case sull'acqua e vive tutto l'anno della pesca d'alto mare. Le tracce del passato, il ponte vecchio, le chiese gotiche e la trecentesca torre d'avvistamento, si alternano alle palazzine dalle facciate colorate, creando una piacevole atmosfera di vitalità e storia. È il secondo porto della Vizcaia, da qui parte il pesce fresco per Madrid e Barcellona: orgogliosi, gli abitanti dicono che si mangia qui il migliore besugo alla griglia dei Paesi Baschi. A cavallo tra le province di Vizcaia e Guipuzkoa, la storia delle vittime del mare, dei sacrifici dei pescatori e delle preghiere delle loro donne è racchiusa in un baldacchino dorato, nel minuscolo santuario di Itziar. A picco sul mare, nella chiesa si venera la Vergine di Itziar, la "Stella del mare", protettrice dei marinai contro le tempeste e la penuria di merluzzo: la sua forza benevola è tutta concentrata in quella figurina d'oro di fattezze bizantine, adorata per secoli nei Paesi Baschi, tanto da diffondere il nome di Itziar fra le bambine di tutta la regione e richiamare processioni di oltre 40 chilometri a piedi in suo onore.
Poi, improvvisamente, il quadro cambia colore, si cominciano a respirare gli odori e l'atmosfera della belle époque, i paesi di pescatori si trasformano in centri turistici tardo ottocenteschi, con i caffè bianchi e gli hotel in stile liberty. Da Zumaia a San Sebastian, le spiagge più belle dei Paesi Baschi furono amate da tutta l'aristocrazia europea del primo Novecento, elette a meta estiva per le vacanze di regnanti e consorti. La rinominarono infatti "costa delle regine", e anche dopo aver perso i favori della nobiltà a vantaggio della ricca borghesia basca, conserva ancora un fascino e un'eleganza unici in tutta la regione. Un'aria un po' retrò e decadente ha ormai preso possesso delle facciate dei grandi palazzi sul lungo mare di San Sebastian, Donostia in lingua euskadi, una bella donna che non nasconde le rughe dell'età avanzata. Vestito rigorosamente di bianco, come un personaggio checoviano, il fantasma della città passeggia superbo per i vicoli del centro storico, il casco viejo, ricompare di fronte al luccicante grand-hotel Maria Cristina, si concede un vermouth in un caffè sul lungomare. Poi si toglie le scarpe e scende in spiaggia. Rigorosamente alla Concha, la più scenografica fra le tre di San Sebastian, protetta nella baia formata dall'isola di Santa Clara e dal monte Urgull. Maria Cristina d'Austria, Alfonso XIII e sua moglie, Vittoria Eugenia di Battenberg, l'imperatrice Eugenia insieme allo sposo Napoleone III, amavano passeggiare per i boulevard e le piazzette con le palme giapponesi e sorseggiare tè alla menta all'Hotel de Londres y Inglaterra. Fino alla fine della monarchia, nel 1930, quando la città fu paradossalmente scelta come scenario del patto repubblicano. Ma neanche il dittatore Franco seppe resistere al fascino di San Sebastian, e vi trascorse tutti i mesi d'agosto della sua vita.
All'estremità orientale della regione, dove i Paesi Baschi si confondono con la Navarra, l'ultimo gioiello della costa è Hondarribia. Frontiera con la Francia, colonia romana, fortezza quattrocentesca ai piedi della quale si consumarono centinaia di battaglie fino alla Guerra dei Trent'anni, resiste ancora dall'alto delle sue mura potenti volute da Carlo V nel '500. Nel castello dell'imperatore è stato ricavato un parador nazionale, formula spagnola per un turismo di lusso a favore del patrimonio artistico dello Stato. La città vecchia sembra piacevolmente soffocata dalle imponenti costruzioni di pietra, dalla cattedrale e dal portale di San Nicolàs, dai palazzi barocchi e dalle chiese gotiche. Più in basso, verso la spiaggia e il porto, le case diventano bianche e verdi, mentre le strade si allargano e si riempono di graziosi ristorantini e boutique gastronomiche, senza dubbio fra le migliori dei Paesi Baschi. Arriva fin qui l'influenza della vicina Navarra, che unisce al gusto basco per i piaceri della vita e della tavola anche un'attenzione particolare per i dettagli estetici con cui vengono presentati i piatti.
Lungo il confine con questa regione così simile e così diversa dai Paesi Baschi, la strada riconduce verso sud per un'ultima tappa nella fascia montuosa che divide l'entroterra dei Paesi Baschi dal mare. Passate Villabona e Tolosa, si arriva dritti nel centro della spiritualità basca. Ad Azpeitia, poi diventato Loyola, paesino d'origine di un uomo tanto severo e rigoroso come fu Sant'Ignazio, il santuario eretto in suo onore rispecchia perfettamente la disciplina e la fede incrollabile del padre degli esercizi spirituali. Ma forse non è qui che bisogna cercare l'anima dei baschi, più forte e ribelle di qualsiasi regola. È nei villaggi tutto intorno, sulle montagne strette fra la catena di Aralar a est e l'Aizkorri a sud, nei paesini nascosti dai boschi di abeti, sugli alti pascoli di Goiaz o nella piazza del minuscolo centro di Beizama, da cui sembra di vedere il mondo e invece si vedono solo pascoli e pecore e stalle. I Paesi Baschi sono quassù, fra questi monti di smeraldo, dove gli uomini ultranovantenni bevono vino rosso a merenda e le vecchie, sedute lungo il ciglio della strada, sorridono ai turisti. Ogni anno i forestieri si contano sulle dita di una mano rugosa, perché qui ci sono solo i baschi, e gli stranieri diventano argomento per un lungo e freddo inverno.


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Bilbao
La nuova città della cultura

Nata per commerciare, nel Medio Evo Bilbao aveva già scelto la sua vocazione, continuata nei secoli un po' per conformazione naturale, un po' per tradizione storica. Facilitata nelle comunicazioni e nei trasporti dal fiume Rìa, nell'Ottocento cominciò a esportare quel tesoro di cui aveva fame tutta l'Europa industrializzata, in particolare l'Inghilterra: ferro non fosforico. Da quel momento fu una continua crescita, uno sviluppo frenetico dell'industria siderurgica e dei grandi quartieri dormitorio dove migliaia di immigrati, dalle regioni spagnole più povere, divennero manodopera a basso costo. La periferia fu soffocata da enormi edifici grigi, stretti tra le ciminiere e le grandi fabbriche, sovrastati da una perenne cappa di fumo e smog. Intanto la ricca Bilbao divenne un centro finanziario di riferimento per tutta la Spagna, anche grazie alle relazioni privilegiate mantenute con Londra. Poi, verso la fine degli anni '70, inizia la grande crisi di Bilbao. Gli altoforni cominciano a chiudere come pure i cantieri navali, le industrie chimiche licenziano centinaia di operai, la siderurgia non traina più l'economia basca. La disoccupazione tocca il fondo nei primi anni '80, con un tasso che si aggira intorno al 25 per cento della popolazione e che alimentò un malessere sociale facilmente strumentalizzabile da parte dell'Eta. L'alternativa è chiara: o una lenta morte, il degrado a città di provincia di seconda categoria, o il cambiamento. A partire dall'architettura urbana. La fenice ce l'ha fatta e si specchia vanitosa nell'acqua del Rìa come il più famoso e superbo dei suoi simboli, il museo Guggenheim: di notte il titanio illuminato dalle fiaccole si riflette nel fiume e sembra cambiare forma, proprio come Bilbao, da polo dell'industria pesante a centro culturale e finanziario d'avanguardia. Voluto dal governo basco in accordo con la fondazione Solomon Guggenheim, l'edificio dell'architetto Frank O. Gehry è stato solo l'inizio: il bianco e l'acciaio dei ponti, il vetro dei centri congressuali, l'eleganza dei negozi della Gran Vìa hanno ormai preso il posto delle grigia e vecchia Bilbao. A ricordare la storia rimangono le siete Calles, le sette vie rinascimentali del centro storico, e alcuni dei vecchi quartieri dormitorio. Uno di questi è Margen Izquierda, triste ammasso di edifici popolari in contrasto con le splendide ville della zona residenziale di Neguri. Dissonanza estetica, peccato urbanistico, ingiustizia sociale: non tutte le vecchie fabbriche sono state trasformate in loft o gallerie d'arte contemporanea. Dall'alto dell'ottocentesco Puente Colgante di Getxo, 40 metri di travi e cavi di ferro per 150 di lunghezza, Bilbao offre senza vergogna le sue mille meravigliose, paradossali, incomprensibili facce.
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Soria
Dalla lotta antifranchista al terrorismo

Sui muri di Ea, villaggio di poche centinaia di pescatori sulla costa vizcaìna, quegli occhi spalancati devono aver stregato la gente. Li considerano gli occhi della verità, dell'eroismo, del sacrificio per una patria che qui non si chiama Spagna, bensì Euskadi. Sono gli occhi dei presos, i detenuti per terrorismo, affissi sui volantini murali con cui il popolo basco dell'Euskal Herritarrok, nuovo braccio politico dell'Eta risorto dalle ceneri di Herri Batasuna, grida la sua rabbia: ridateci i nostri figli, i nostri fidanzati, i nostri fratelli. Un migliaio di prigionieri sparpagliati nelle carceri di tutta la Spagna tengono insieme quasi il 50 per cento della gente basca, quella che vota i partiti nazionalista e indipendentista. Gli "altri", definiti con disprezzo "spagnolisti", scendono in piazza con gli striscioni contro la violenza e il terrorismo, urlano in silenzio, partecipano ai funerali. Aumentati in maniera vertiginosa negli ultimi mesi. L'escalation comincia dopo la fine della tregua del 1998, poi dall'inizio del 2000 le vittime si moltiplicano in tutta la regione, tra i militari della Guardia Civil e i politici locali. Ma delle ragioni storiche e politiche che partorino l'Eta, nel 1959, non rimane più molto. L'idea romantica dei presos per la libertà dei baschi si è svuotata di senso, non c'è più la dittatura di Franco contro la quale combattere, non c'è più la repressione della lingua basca e nemmeno il centralismo burocratico della Spagna. Perché i Paesi Baschi godono di un'autonomia regionale che fa invidia ai laender tedeschi e la ribellione armata, oggi, sfrutta il disagio sociale, la mancanza di istruzione e la disoccupazione giovanile. Le nuove leve del terrorismo nate dopo la morte di Franco e messe al mondo da immigrati di altre regioni, spesso chiedono il pizzo agli industriali come la mafia e spesso colpiscono indifferentemente i colonnelli spagnoli e i giovani militari di Pamplona. La loro credibilità è in calo, le roccaforti restano i paesini di montagna e i porti più conservatori, mentre in città aumentano le associazioni pacifiste. La prima vittima dell'Eta, nel 1968, si chiamava Meliton Manzanas ed era il capo della polizia di San Sebastian. Lo avevano soprannominato "il macellaio" perché le sue pratiche di convincimento dei detenuti non erano propriamente ortodosse. Era l'odiato simbolo del franchismo, per un gruppo nato con l'intenzione di liberare i Paesi Baschi. Tra le ultime vittime dell'Eta degli utlimi due anni: un giornalista pacifista, un deputato socialista e un uomo della sua scorta, un consigliere comunale del Partito popolare, un industriale, due giovani ventenni della Guardia Civil. Per le strade dei Paesi Baschi non si avverte il pericolo. Bisogna fare attenzione ai particolari, alle scritte in lingua euskadi, alle fotografie e ai manifesti, per cogliere tensioni sotterranee. I turisti non corrono particolari rischi, anche se, come tutte le azioni terroristiche, anche quelle dell'Eta sono assolutamente e volutamente imprevedibili.
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La parola a Fernando Savater
La Mia Amatissima San Sebastian

Città d'èlite per le vacanze del primo '900, teatro di amori e incontri diplomatici internazionali, nell'immaginario collettivo europeo San Sebastian ha le sembianze di una regina, la regina dei "Paesi Baschi". "Piuttosto io la vedo come una delle grandi dive del cinema degli anni '30, bella ma stanca, con una vita sempre piena di mondanità, anche durante la vecchiaia. Ha ancora un fascino intramontabile, San Sebastian".
È innamorato della sua città, Fernando Savater.
La tradisco, l'abbandono per mille altri luoghi in giro per il mondo, ma poi ritorno sempre da lei, infedele e appassionato sorrido delle sue contraddizioni, delle sue esagerazioni e dei suoi provincialismi dal gusto un po' retrò. In giro per San Sebastian, Donostia come la chiamiamo noi baschi, si respira ancora un'atmosfera modernista. Certo, le cose cambiano, ma la gente ci tiene a conservare certe tradizioni. Come quella del Carnevale: ogni anno centinaia di persone indossano gli abiti degli anni '20 e la città sembra tornare indietro nel tempo. Le passeggiate in costume, il lungomare, le balaustre floreali di ferro, i palazzi del Festival del Cinema e l'eleganza dell'hotel Maria Cristina. Ma San Sebastian non è solo lo scintillio impolverato dei grandi palazzi liberty. Questa città è unica, da qualsiasi vicolo del centro storico all'orizzonte puoi vedere il verde delle montagne, la via di fuga nella natura. A San Sebastian i profumi si mescolano, l'odore del mare e quello dei monti si confondono. E poi qui non si assiste a una crescita urbana soffocata dal cemento.
Nelle sue passeggiate per la città, Savater ha spesso in mano una raccolta di racconti di Pio Baroja, che parlano di avventure, di marinai e contrabbandieri.
Il vento è sempre violento in questo punto, all'estremità occidentale del lungomare: i "Pettini del vento", scultura simbolo dei Paesi Baschi, accarezzano le onde ricciolute del mare. Sono affezionato a questo molo, a questo paesaggio. Da qui si vede tutta la baia della Concha, l'isola che sorge dal mare, le spiagge d'oro.
Ma la bellissima San Sebastian, la città natale di Savater, è segnata anche da durissime esperienze sociali e politiche legate al terrorismo dell'Eta
San Sebastian è sempre stata contraria all'indipendenza, per sua natura storica. Scelse spontaneamente di unirsi alla corona di Castiglia, 800 anni fa, pur di non cedere al Regno della Navarra. Liberista, anticarlista, poi socialista e popolare: qui i partiti nazionalisti non hanno mai trovato appoggio.
Paura, speranza, scetticismo: i sentimenti si mescolano nel cuore della città e del suo scrittore.
San Sebastian è sempre stata la prima città a mobilitarsi contro l'Eta, con le manifestazioni e le associazioni pacifiste. Ma gli attentati fanno paura. La violenza e il ricatto pesano fortemente sulla società civile.


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Le società gastronomiche
Nei sacri templi della buona cucina

I baschi, con il loro spiccato orgoglio, le definiscono gli ultimi templi sacri della buona cucina. Centinaia di società gastronomiche diffuse in tutta la regione, disseminate nei vicoli dei centri storici di San Sebastian e Bilbao, avvolte da un'aria romantica e misteriosa più appropriata a club rivoluzionari dell'Ottocento che a queste fumose cucine. Dove l'unica regola è il divieto d'accesso alle donne. Se è vero che nelle famiglie basche le decisioni più importanti sono sempre spettate al potere matriarcale, le società gastronomiche nacquero come refugium peccatorum del divertimento e dei vizi maschili. Alla gola e alle delizie del palato, infatti, si accompagnano una spiccata passione per il vino, per la musica popolare e il gioco d'azzardo del mus. Niente di illegale, però: le società gastronomiche sono una vera istituzione, rispettate e onorate da tutti, ambìte come i più esclusivi locali delle notti newyorkesi. Perché cuocere bene un chilo di bue alla griglia o preparare un perfetto baccalà al pil-pil, non è alla portata di tutti: bisogna saper comprare la migliore materia prima al mercato, tastare la pancia dura del pesce e riconoscere la verdura più fresca, dosare esattamente le proporzioni di olio, aglio e peperoncino e scegliere il vino doc adatto alle lumache e alle orecchie di maiale in umido. In tutta la penisola iberica cucinare è un'arte, nei Paesi Baschi mangiare è un culto. Non è facile farsi aprire le porte di una società gastonomica, bisogna essere presentati da uno dei suoi membri o essere invitati alle feste e ai banchetti meno ristretti. Ma non ci si deve aspettare un convivio di grandi cuochi: pochi gli uomini che sanno cucinare ad alto livello, gli altri collaborano alla spesa e alla scelta dei vini. Nei saloni di legno e pietra, con i trofei delle competizioni di cucina che oscillano dal soffitto e le pentole che bollano sul fuoco, l'unico obiettivo è l'assoluta riuscita della ricetta: non si guarda al prezzo delle kokotxas, le celebri e gelatinose ghiandole di merluzzo, mentre un buon chuleton di vitello, simile alla fiorentina, deve avere uno spessore di almeno 6 centimetri. Costi quel che costi. E poi c'è la bevida, il txakolì bianco o rosato, il rosso Rioja e il sidro, rigorosamente versato nel bicchiere da un metro d'altezza. Nelle società gastronomiche la cantina deve essere sempre fornitissima, come gli enormi frigoriferi che nascondono segreti e profumi tramandati per secoli. E con le tradizioni non si discute.


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MANGIARE

san sebastian
La città vecchia è piena di pittoreschi locali, che le sere estive, specie intorno ai banconi delle tapas, si animano di presenze giovani e rumorose. Le migliori tapas si trovano a calle Fermin Galbetón
Restaurante Akelarre
[Paseo de Padre Orcolaga 56 & 943-212052]
Uno tra i migliori ristoranti della città, gestito da uno dei due maestri della nuova cucina basca: Pedro Subijana. Situato nel Barrio Igeldo, gode di una bella vista sul mare. Prezzo alto
Restaurante Arzak
[Alto di Miracruz 21, Monte Ulia & 943-278465]
L'altro ristorante del binomio, di proprietà di Juan Maria Arzak, è un vero monumento della cucina basca. Prezzo alto
Warrechena
[calle Mayor]
Situato nel quartiere vecchio, serve cucina spagnola e costa di meno degli altri ristoranti della zona. È molto popolare sia tra la gente del posto che tra i turisti
Cafeteria Ubarrechenea
[San Martín 42]
Menù eccellenti a prezzi contenuti
bilbao
Zortziko
[Alameda de Mazarredo 17
& 944-239743]
Il locale è un po' pretenzioso, ma la cucina è per molti la migliore di Bilbao. Prezzi alti
El Perro Chico
[Aretxaga 2 & 944-150519]
Ristorante di moda, con un menù alla carta creativo, anche se non sempre pienamente riuscito. Prezzi medi
Café Iruña
[Colón de Larreategui y Berástegui & 944-237021]
Nella parte nuova della città, all'angolo dei Jardines de Albia. Un caffè storico in un bel posto della città nuova. Prezzi contenuti
Taberna Txomin Barullo
[ Barrencalle]
Ottimo caffè, specializzato nella nuova cucina basca più rivoluzionaria, a prezzi medi
tolosa
Casa Nicolás
[Avenida Zumalacarregui 6 & 943-654759]
Il paradiso della carne alla griglia, che viene servita con l'ottimo vino della casa. Prezzi medi
fuenterrabia
Bisogna andare nel quartiere dei pescatori, dove ci sono parecchi ristoranti pieni di fascino, per mangiare buon pesce. Uno vale l'altro, sia come qualità che come prezzo, con il pesce che è piuttosto caro
Hermandad de Pescadores
[Zuloaga Kalea 12 & 943-642738]
Un locale rustico e insieme elegante, con un bar aperto sulla sala da pranzo e, soprattutto, il migliore pesce della città. È consigliabile prenotare per assicurarsi il posto. Prezzi medi
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DORMIRE

La ricettività basca bada soprattutto alla funzionalità e l'efficienza del servizio e molto meno allo charme. In genere a parità di livello il nord costa di più rispetto al sud. Il prezzo medio di una camera doppia in un piccolo albergo si aggira intorno alle 60 mila lire a notte (30,98 euro), mentre in un bellissimo parador con servizio e mobilio impeccabili, la doppia con prima colazione costa sulle 240 mila lire (123,94 euro) nell'alta stagione. Le casas rurales corrispondono alle nostre aziende agrituristiche, che sono un'ottima soluzione per alloggiare. L'Ufficio Spagnolo di Turismo ha delle brochure su agriturismo e piccoli alberghi nelle aree rurali e costiere dei Paesi Baschi, che mette a disposizione degli interessati.
bilbao
Hotel Carlton
[Plaza Federico Moyua 2
& 0034-944-162200]
Costruito nel 1919 e rinnovato nel 1994, è stato dichiarato monumento storico architettonico. Un 5 stelle con 184 camere a 17.120/28.355 ptas (200/330 mila lire; 102,89/170,42 euro)
Melià Confort Arenal
[Los Fueros 2 & 0034-944-153100]
Un 3 stelle situato in centro storico, vicino alla stazione ferroviaria e al Museo Guggenheim. Ha 40 camere, alcune per i non fumatori, al prezzo di 23.000 ptas (267.700 lire; 138,26 euro)
Iturrienea Ostatua
[Santa Maria 14 & 0034-944-161500]
Vecchia casa restaurata con ingegno. Ogni camera è decorata in modo diverso e ha un tocco speciale. La doppia costa 8.400 ptas (97 mila lire/50,45 euro)
san sebastian
Hotel Londres y de Inglaterra
[Zubieta 2 & 0034-943-440770
www.paisvasco.com/hotel/Londres]
Elegante hotel che affaccia sulla spiaggia della Concha.
La camera doppia costa 22.300/24.500 ptas. (260/285 mila lire; 132,27/147,15 euro)
Hostal Bahia
[San Martin 54 Bis & 0034-943-469211]
Ben sistemato, da albergo 3 stelle,con alcune camere con balcone. La doppia con bagno privato costa 11.500 ptas (133 mila lire; 69euro)
Hostal Alemana
[San Martin 53 & 0034-943-462544]
Albergo familiare recentemente rimesso a nuovo in piacevoli toni pastello, con buona accoglienza e ottimo rapporto qualità-prezzo. La doppia con bagno privato costa 11.500 ptas (133 mila lire; 69 euro)
tolosa
Hotel Oria
[calle Oria 2 & 0034-943-654688]
Un albergo moderno nei pressi della Plaza Zezen, ovvero la plaza de toros e vicino alla città vecchia. Doppia a 9.500/10.600 ptas (110.500/123.500 mila lire; 57,06/63,66 euro)
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SHOPPING

L'artigianato basco utilizza da sempre gli stessi materiali: cuoio, legno,lino, cotone per costruire oggetti pratici di solida manifattura. Il cuoio è, forse, il materiale di più antica tradizione. Infatti la produzione di scarpe della zona era considerata fino a pochi anni fa tra le migliori della Spagna. Uno degli oggetti più rappresentativi è la borraccia (chahakoa)di cuoio impermeabilizzata all'interno con la pece, che, con un'aroma assai originale, mantiene il vino molto fresco. Un'altro oggetto emblematico è il bastone tradizionale basco, chiamato makila, che viene costruito in legno di nespolo selvatico e rifinito da impugnature argentate o in argento massiccio, con pomi a forma di poligono a sette lati, a rappresentare le provincie basche. I migliori artigiani della regione sono: Bergara a Larressore e Harizpuru a Ibarolle. E che dire del più che noto berretto, chiamato appunto basco? Nato come copricapo di montagna, deve essere realizzato con la migliore lana, ben ritorta, perchè possa tenere caldo d'inverno e fresco d'estate, ed essere completamente impermeabile alla pioggia. Anche le famose espadrilles nascono in questa regione. Realizzate con materiali poveri come il cotone o il lino e la corda di canapa, quelle autentiche sono molto comode e resistenti. Numerose sono le imitazioni, prodotte in Asia a minore costo e marcate "made in France" o "in Spain"; per evitarle, comperatele dagli artigiani più noti oppure nei mercati rurali, che sono più sicuri. In ultimo, ci sono belle e resistenti tovaglie e asciugamani fatti in lino e in cotone.
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INFO

clima
Oceanico, umido sulla costa e continentale all'interno, con precipitazioni frequenti soprattutto d'inverno. Le temperature sono piuttosto miti durante tutto l'anno, con minime invernali appena sotto lo zero e massime estive fino a 38

documenti
Per gli italiani occorre soltanto un documento che attesti la residenza in un paese dell'UE

lingua
Basco (euskara), che è una lingua di origini antichissime, ma anche spagnolo e francese

valuta
La moneta spagnola è la peseta (pta), che equivale a 11,63 lire circa

fuso orario
Non ci sono variazioni tra l'Italia e la Spagna

eventi
Le ricorrenze religiose sono molto sentite e celebrate con grandi feste. Tra le tante cerimonie locali della Festa del Corpus Domini, da non perdere sono quelle che si svolgono a Hélette e in Arberoue, in Francia.
L'ultima settimana di giugno a San Sebastian si svolge il Festival Jazz, a luglio c'è il Film Festival e l'ultima settimana di settembre, la grande Regata de la Concha.
La data più attesa da tutta la Navarra è quella del 7 luglio, quando a Pamplona si svolge la Festa di San Fermin, un'occasione che per una settimana travolge la città in una allegria sfrenata.
Nel weekend che segue ferragosto inizia la Semana Grande, una delle feste taurine più rinomate del Paese: una settimana all'insegna di corride, festeggiamenti popolari e sfilate carnavalesche quotidiane

mercati e
tradizioni
I mercati agricoli sono un'istituzione molto amata nella regione. Il migliore si svolge a Guernica l'ultimo lunedì di ottobre, ma è molto pittoresco anche quello che ogni sabato ha luogo a Tolosa e ogni mercoledì a Ordizia.
Esiste un gran numero di danze popolari. Oltre al più noto fandango, nelle grandi occasioni può capitare di vedere ballare l'auresku o salto d'onore, addirittura in chiesa, durante una messa: un giovane armato di due pugnali compie grandi salti davanti alla persona che si vuole ossequiare

consigli utili
Procurarsi il modulo E 111 nella propria ASL, consente di avere, in caso di bisogno, assistenza medica gratuita nei Paesi Baschi, sia spagnoli che francesi

numeri utili
Ufficio Spagnolo del Turismo
Milano - via Broletto 30
& 02-72004318
Roma - via del Mortaro 19
& 06-6783106
Chiamare in Spagna
& 0034
Chiamare in Italia
& 0039
Internet
www.paisvasco.com


(Da iViaggi del 10-05-2001)

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