UNA FORMA ORIGINALE DI ANTIFASCISMO:

SILENZIO E RABBIA DELLE MASSE CONTADINE DI TERRA D' OTRANTO

Negli anni trenta, anni del consolidamento delle strutture del regime Fascista, perciò da alcuni definiti anni del "CONSENSO DI MASSA", i lavoratori di Terra d'Otranto, colpiti dalla fame e dal problema della disoccupazione facevano sentire il loro dissenso effettuando manifestazioni di protesta, spesso controllate e represse dai Tutori dell'Ordine.

Questa situazione colpiva centinaia di famiglie di lavoratori delle terre, ma i grossi proprietari terrieri, incuranti, continuavano a respingere i lavoratori arrivati dagli Uffici di Collocamento, che si vedevano perciò costretti ad occupare i terreni sui quali effettuavano lavori abusivi quasi mai, però, retribuiti.

Nella miseria vivevano anche le altre categorie di lavoratori; a Gallipoli, ad es., la popolazione viveva nell'assoluta indigenza, per cui le forze di polizia spesso dovevano intervenire per reprimere le esplosioni di rivolta, come testimonia un documento citato dal Coppola."...quest'ufficio provvederà a diffidare severamente le persone ritenute pericolose o sospette e, se opportuno, provvederà al loro fermo..."

Questa situazione viene denunciata  nei rapporti della questura e dei C.C,  nelle relazioni dei prefetti, documenti di natura segreta, viene invece abilmente taciuta nelle relazioni ufficiali, nelle comunicazioni dei sindacati ufficiali e dalla stampa. Nulla fecero i sindacati per migliorare questa precaria situazione, anzi, venne approvata la decisione di imporre un contributo sindacale che molto incise sulla già precaria condizione contadina. Per tenere a bada le manifestazioni di protesta, il regime istituì la pratica della distribuzione periodica di alimenti .(Clicca per vedere il filmato di un documento E.C.A. - Archivio di Stato Lecce.)

Nel 1930 e nel 1935 si verificarono delle altre manifestazioni nei confronti delle strutture fasciste. Questa situazione era seguita da Giuseppe di Vittorio sul giornale "Lo Stato Operaio".

Quando non era possibile scendere in piazza per protestare, si  ricorreva alle scritte murali, agli esposti anonimi e alle suppliche anonime indirizzate ai prefetti e persino allo stesso Mussolini. Nella notte tra il 2 e il 3 dicembre 1931 sui muri di Casarano erano state scritte le seguenti frasi : " Libertà e lavoro,  abbasso la fame , abbasso le tasse, viva il lavoro, viva la rivoluzione, viva lo sciopero, abbasso il podestà".

Altre   manifestazioni    in questo periodo si ebbero a Galatone , Morciano, Alessano , Corigliano  d' Otranto e a Novoli , dove  vennero bruciati in piazza tutti i documenti dell' esattoria.

Ad aggravare la situazione sopraggiunse la decisione dei concessionari di tabacco di introdurre nei magazzini macchinari e sistemi di lavorazione nuovi che avrebbero ridotto le giornate lavorative delle operaie che, di conseguenza, avrebbero avuto problemi a raggiungere il numero necessario per poter usufruire dell' indennità di disoccupazione. A Monteroni, per citare un solo esempio, nei magazzini di proprietà Francesco Lopez y Royo la manodopera venne ridotta da 480 unità a 241. Tra il 1934 e il 1938, pertanto si registrarono ad Alessano,  Arnesano, Carmiano, Campi Salentina (dove lo stesso podestà Guarino era un concessionario) Corsano, Maglie, Parabita, Salice Salentino, Uggiano la Chiesa , Gagliano del Capo, Lequile, Lizzanello ecc... manifestazioni contro i concessionari sia da parte delle operaie che dei piccoli coltivatori di tabacco. Questi ultimi protestavano perché al loro prodotto veniva offerto un prezzo irrisorio. Inoltre a Carpignano la protesta dei coltivatori si indirizzò contro gli ispettori di zona che, con estrema facilità ordinavano l'estirpazione delle piante non rispondenti alla qualità del seme distribuito, e ciò, spesso, dopo mesi di duro lavoro. A Corigliano d'Otranto si protestava, per la riduzione dell'etteraggio per la coltivazione del tabacco, per cui i concessionari respingevano molte domande di coltivazione. Nell'estate del 1936 infine, le operaie di Galatina occuparono la ditta Sacit perché quest' ultima voleva trasportare una parte del prodotto ad Ostuni dove si potevano usare nuovi macchinari .

Neppure in seguito alla guerra d' Etiopia e alla "conquista dell'impero ", afferma Coppola , le condizioni dei lavoratori delle terre miglioravano così che tra la fine del 1938 e i primi mesi del 39  si assistette al fenomeno di abbandono delle campagne da parte dei contadini che assunse proporzioni ragguardevoli, tali da destare preoccupazioni  a livello politico-sindacale. Aumentava di pari passo, infatti, il numero degli emigranti o di coloro i quali chiedevano di essere iscritti  negli elenchi dei braccianti, sperando di poter usufruire di qualche periodo di occupazione nei lavori pubblici .

Nel frattempo il 10 giugno 1940, l' Italia entrava in guerra a fianco alla  Germania e successivamente, nel settembre 1943, iniziava la guerra di liberazione .

Caduto il fascismo, da più parti si cominciava a sperare di poter affrontare in termini più costruttivi il problema lavoro.

                                                                                                                                           PPPppppppppppprerrone Alberto  

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