Provvedimenti per la soluzione dei problemi di reduci e tabacchine

Nei giorni 10, 11, 12  gennaio 1946 si tenne a Lecce il secondo Congresso Provinciale della C.G.I.L. e il mese successivo quello della Federterra; si discusse dei problemi delle operaie tabacchine e della difficile condizione dei reduci che spesso protestavano contro i proprietari terrieri restii a concedere ai coloni le terre incolte. Manifestazioni si ebbero nella primavera del '46 a Galatone, Melissano, Calimera, Campi Salentina, Corigliano, Casarano, Caprarica, San Pietro in Lama, Galatina, Gallipoli e Lecce . I lavoratori agricoli di Ugento, Gemini e Acquarica, nel mese di settembre occuparono 11 ettari di terreno paludoso.

Nel mese di novembre, le organizzazioni sindacali presero parte, in tutta la provincia, allo sciopero proclamato dalla FEDERTERRA per appoggiare la lotta delle operaie tabacchine, conclusasi con un fittizio successo: furono concessi leggeri aumenti salariali e la parificazione della misura degli assegni familiari.

Durante le manifestazioni non mancarono, purtroppo, incidenti, a volte anche gravi, scaturiti dallo scontro con la forza dell'ordine. E' il caso di Maglie, Poggiardo, Matino, Melpignano, Spongano, Copertino e Lizzanello.

Per quanto riguarda il problema dell'imponibile, il prefetto emanò due decreti per l'assunzione obbligatoria dei lavoratori agricoli disoccupati, demandati ad una commissione paritetica comunale. Già immediatamente, dopo la pubblicazione del primo ci fu una ferma resistenza dei terrieri, che oltretutto scatenarono un attacco contro le organizzazioni sindacali. Dopo qualche mese il prefetto, per raccogliere dati sull'effetto del decreto, invitò l'Associazione agricoltori e la FEDERTERRA a rispondere ad un questionario. Risposte opposte vennero date dalle parti in causa. Giuseppe Calamo, per conto della FEDERTERRA, denunciò che i proprietari non assumevano manodopera, trascuravano i lavori, non accettavano i disoccupati imposti dalla commissione e facevano poi questione di non poterli pagare.

L'avvocato Pietro Leone, presidente dell'associazione Agricoltori, dichiarava, al contrario, che il fenomeno della disoccupazione poteva ritenersi limitato ad alcuni periodi dell'anno; poteva considerarsi "un fenomeno artificioso e provocato " in quanto si trattava di gente che " non aveva voglia di lavorare ", aggiungeva inoltre, che nell'intera provincia di Lecce esistevano pochissime terre incolte.

Il 26 novembre veniva emanato un nuovo decreto prefettizio sull'imponibile: la sistemazione della manodopera maschile veniva disciplinata sulla base dell'estensione e della natura delle colture e comunque  ad ogni lavoratore di età compresa tra i 18 e i 60 anni si doveva assicurare un minimo di 200 giornate lavorative. Gli agrari cercarono in tutti i modi di rendere inapplicabile le disposizioni: non partecipavano alle riunioni delle commissioni paritetiche, respingevano le tabelle ettarocolturali, rifiutavano di pagare la giornata ai lavoratori mandati dalle commissioni, il che era causa di tensioni.

Ancora una volta contrastanti erano le versioni che di questi fatti venivano inviati al Ministero. Alcuni prefetti difendevano le posizioni dei proprietari, altri pubblici funzionari quella dei lavoratori.

I profondi cambiamenti, che si ebbero nel primo semestre del 1947 in campo nazionale con la rottura dei governi di coalizione e l'estromissione delle sinistre, avevano reso più difficile la vita dei contadini e avevano consentito alle associazioni padronali di rafforzare la loro posizione. Pertanto, anche se l'imponibile di manodopera divenne legge dello stato (n.929/47), in realtà la concreta politica attuata dai governi centristi ne vanificò la portata. Testimonianza delle non mutate condizioni di vita dei lavoratori furono le agitazioni che continuavano a travagliare la vita quotidiana dei paesi del Salento.

La C.G.I.L., nell'ottobre del 1947, a sostegno della vertenza delle operaie tabacchine in lotta per il rinnovo del contatto nazionale, proclamò lo sciopero di tutti i lavoratori agricoli a partire dal 12 novembre. L'adesione fù massiccia a livello provinciale. Lo sciopero andò avanti per circa dieci giorni, durante i quali si verificarono scontri con le forze dell'ordine che portarono all'arresto di lavoratori e dirigenti sindacali

Di particolare importanza fu l'eco che a livello interregionale ebbero i "fatti salentini". L'Esecutivo del Comitato Interregionale di Coordinamento delle Camere del Lavoro di Puglia e Lucania, in segno di solidarietà con i lavoratori in lotta, protestò contro la repressione e invitò il governo a favorire la soluzione dei problemi dei comuni e a garantire le libertà sindacali e i diritti dei lavoratori. Minacciò, inoltre, che sarebbe stato proclamato uno sciopero pugliese qualora tutti i lavoratori e i dirigenti sindacali "ingiustamente arrestati" non fossero stati liberati. Analoga posizione assunse la Federterra che oltretutto sottolineò la considerevole portata raggiunta dallo sciopero. Purtroppo il prezzo che i lavoratori dovettero pagare fu alto : a Campi Salentina due operai, Maci e Tramacere, furono uccisi. Anche la stampa nazionale diede ampio risalto a questi fatti.

Ad aggravare la situazione sopraggiunse il decreto prefettizio sull'imponibile emanato il 27/12/47, valido solo "in via transitoria" per l'annata 1948, che, tra tante restrizioni, aboliva l'obbligo per i proprietari, di garantire un minimo di tre giornate per ettaro, per i lavori di trasformazione fondiaria e di miglioria (il cosiddetto sovraimponibile rispetto alle tabelle ettarocolturali).

A ciò si aggiunse il mancato rispetto del contratto nazionale delle tabacchine sottoscritto dai concessionari, che aderivano all'A.N.P.T.I. ( Associazione Nazionale Produttori Tabacchi Italiani ).

Ferma la risposta del sindacato che nel primo Congresso Nazionale delle tabacchine, tenutosi a Lecce il 17 Marzo 1948, approvò un nuovo documento con questi obiettivi: aumento del contratto nazionale, assunzione numerica, divieto della disparità di trattamento salariale in base all'età, adeguamento del salario delle operaie dipendenti dalle concessioni private a quelle dipendenti statali, miglioramento delle prestazioni previdenziali, sussidio di disoccupazione.

In seguito non fu facile adoperare posizioni unitarie del movimento sindacale che subì un forte condizionamento dalla politica elettorale, anche se continuò a dar prova di combattività e di impegno.

Con la lotta per la concessione delle terre incolte, sviluppatasi tra la fine del 1948 e il 1951, la Federbraccianti pugliese mobilitò, infatti, i lavoratori dell'intera regione a partire dal 1949.                       

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