Trasformazioni geo-economiche nel Genovesato nord-occidentale”
CAPITOLO SECONDO
LE VICENDE SOCIO ECONOMICHE TRA GLI ANNI SETTANTA E GLI ANNI NOVANTA
 
 
 La struttura demografica
 

 Al 31 dicembre 1999 la provincia di Genova registra una popolazione residente di circa 907.583 individui, evidenziando così un notevole decremento rispetto ai decenni precedenti, che trova una parallelo andamento anche nell’area oggetto di studio (Tab. 2.1), i cui comuni, sulla base del rapporto “presenti/residenti”, mettono in luce una certa “debolezza” economica, dal momento che tale rapporto, nel ventennio 1971-91, sembra essersi stabilizzato su valori assai prossimi all’unità.


Una analisi più puntuale della dinamica demografica più recente, consente di evidenziare come la stasi ed il regresso demografico, manifestatosi nella provincia di Genova, anticipino le tendenze che si vanno diffondendo nell’intera Liguria ed in altre aree sviluppate del Paese.


Più in particolare, rivolgendo l’attenzione al solo Genovesato nord – occidentale nell’ultimo trentennio, ad eccezione del comune di Masone, gli altri quattro hanno subito un calo di popolazione, legato principalmente alla debole forza attrattiva esercitata dalle condizioni economiche di questa porzione della provincia di Genova. Infatti, dopo la definitiva chiusura dello stabilimento di Rossiglione del “Cotonificio Ligure S.p.A.”, avvenuta nel 1981, e l’arresto produttivo delle cartiere di Mele negli anni Sessanta, il decremento demografico si è progressivamente accentuato, rispetto agli anni precedenti, senza dare alcun segno di una possibile ripresa.
Del resto, nel decennio compreso tra il 1971 ed il 1981 l’incremento demografico di Masone può essere interpretato come un evento del tutto momentaneo, da mettere in stretta relazione con la costruzione dell’autostrada. che ha provocato il trasferimento in loco delle famiglie degli addetti alla sua realizzazione.


Di particolare risalto, seppure in termini negativi, è anche il caso offerto dal comune di Tiglieto, dove il forte calo demografico è da mettere in rapporto con il progressivo abbandono delle attività agricole locali, causato dalla forte attrazione esercitata dalle attività industriali. della Valle Stura.
Anche l’andamento del movimento anagrafico durante gli ultimi trent’anni (Tab.2.2.) non fa altro che confermare la sempre maggiore debolezza economica. del Genovesato nord-occidentale.: infatti, l’analisi dei dati per comune evidenzia che il saldo migratorio inizia ad assumere valori negativi particolarmente consistenti nel corso degli anni Settanta, per effetto dell’attrattività di forza lavoro esercitata da alcuni importanti insediamenti produttivi che si erano sviluppati nell’ambito della città capoluogo.
A partire dagli anni Settanta, la situazione si aggrava per l’eccedenza dei morti sui nati, e degli emigrati sugli immigrati.. Più in particolare, nel caso di Rossiglione, negli ultimi nove anni, la popolazione è scesa dell’8,8% con una perdita complessiva di 315 unità, mentre, nello stesso periodo, per Campo Ligure i dati risultano più confortanti in quanto, tenuto conto delle richieste di nuovo insediamento e di nuove attività produttive, nonché della facile accessibilità a Genova e alla Pianura, il comune tende a divenire poli baricentrico turistico e culturale della valle.


Infine, esaminando il caso di Mele possiamo notare il forte rapporto in entrata ed in uscita con il comune di Genova infatti, nel 1990 su 86 nuovi iscritti 75 provenivano dal capoluogo, mentre su 70 cancellati 48 risultavano iscritti all’anagrafe genovese; viene così evidenziato lo stretto rapporto tra Mele e Genova.
Dal punto di vista della presenza degli stranieri, registrata nel 1999, possiamo notare che il loro peso sul totale della popolazione residente è molto basso, infatti rappresentano lo 0,4% dei residenti in tutto il Genovesato (Tab. 2.3).

In generale si verifica una accentuata parabola discendente della popolazione residente rispetto ai decenni precedenti al 1971 (Fig. 2.1), accompagnata da un progressivo invecchiamento degli individui a cui contribuiscono la bassa natalità, l’allungamento della vita media, l’immigrazione di soggetti in età di pensionamento e l’emigrazione fra i venti ed i quarant’anni.; tale fenomeno non riguarda però soltanto la provincia di Genova o la nostra regione, ma interessa l’intero territorio nazionale., nonché tutti i Paesi maggiormente sviluppati, in quanto la diminuzione dei giovani , e soprattutto, l’incremento degli anziani, nell’area oggetto di studio, così come in tutta la Liguria, rappresentano la connotazione principale della distribuzione per fasce di età della popolazione residente.
Nel 1981 in provincia di Genova i residenti nella fascia di età compresa tra 0 e 14 anni rappresentavano il 15,4% del totale, contro il 18,2% del 1971, con un forte calo decennale (-19,2%). I membri in età da 60 anni in poi, al contrario sono saliti al 24,1%, con un sensibile incremento (+4,2%).. Nel 1991 i giovani rappresentavano il 10,4%, mentre gli anziani il 21,5% (Tab. 2.4). Più in particolare, per i comuni del Genovesato nord-occidentale, possiamo notare che mentre nel 1971 i giovani erano il 17,2% della popolazione, nel 1991 la percentuale si è ridotta passando al 10,9%; mentre gli anziani hanno avuto un incremento del 12%. Tendenza confermata anche per i singoli comuni, ove il numero delle persone anziane è quasi raddoppiato in questi ultimi trent’anni (Fig. 2.2).
Analizzando i dati riguardanti il 1999 possiamo notare come la situazione sia praticamente invariata rispetto al 1991 ( Tab. 2.5); l’unica eccezione si ha nella popolazione che rientra nella fascia di età dai 65 anni in poi, che ha registrato , nell’intero Genovesato nord – occidentale un incremento del 3%, mentre rispetto al 1971 l’aumento è stato dell’8% (Fig. 2.3) .
L’intera provincia è sempre stata caratterizzata da una forte incidenza di residenti in possesso di un elevato titolo di studio.. Non a caso, nel 1991 i laureati costituivano il 5,5% della popolazione a fronte di un livello medio nazionale del 3,8%. Anche i diplomati sono aumentati : il loro valore è triplicato rispetto al 1961. All’estremo opposto merita di essere segnalato il modesto tasso di analfabeti che nel 1991 rappresentavano lo 0,7% dei residenti della provincia.


La qualificazione mediamente elevata è una delle caratteristiche dei paesi del Genovesato nord-occidentale ( Tab. 2.6). Spingendo l’analisi al livello comunale (Fig. 2.4) possiamo notare quale dato rilevante la percentuale dei laureati di Campo Ligure.. All’opposto il comune con il minor numero di residenti in possesso del titolo di laurea è Masone ( Tab. 2.7) . La ragione di tale risultato è da ricercarsi nel fatto che la composizione delle famiglie era, ed è ancora oggi, caratterizzata da un numero elevato di componenti., e quindi, per necessità di tipo economico era opportuno che i giovani prendessero la via del lavoro anziché proseguire negli studi.
Passando all’analisi sui diplomati osserviamo il notevole incremento che hanno subito negli ultimi venti anni, grazie soprattutto alla creazione di istituti scolastici superiori più vicini alle realtà comunali.. Se nel 1971 i diplomati rappresentavano l’1,7% dei residenti, nel 1991 la percentuale è lievitata al 15% ( Tab. 2.8).


Per quanto riguarda gli altri titoli di studio ( Tab. 2.9) possiamo confermare un incremento della popolazione alfabetizzata, infatti analizzando all’opposto la quantità di analfabeti ( Tab. 2.10) alle ultime scadenze censuarie, verifichiamo che la variazione , in tutto il Genovesato nord-occidentale, è stata in forte diminuzione ( circa il 17% ).


La comparazione delle dinamiche della evoluzione demografica della regione, e dell’Italia, mostra come i trends della provincia anticipino i fenomeni in via di diffusione a livello nazionale nel breve periodo. La flessione dei livelli di popolazione, caratterizzanti la nostra provincia, sembrano essere direttamente imputabili al minor dinamismo della sua struttura produttiva.

 
La struttura occupazionale e produttiva
 

Nell’arco temporale di riferimento la popolazione residente attiva ha subito consistenti modificazioni, soprattutto di carattere quantitativo. Infatti, se nella provincia di Genova, nel 1971, gli attivi erano 398.881, nel 1991 sono scesi di 6.662 unità. Più rilevante il fatto che gli individui in cerca di prima occupazione sono quasi raddoppiati negli ultimi trent’anni.


Sotto il profilo della distribuzione della popolazione occupata nei tre settori dell’economia ( Tab. 2.11) (, vediamo che, per l’intera provincia, si presenta una prevalenza della occupazione nel settore terziario già a partire dal 1971. Tale preponderanza viene confermata anche nei decenni successivi e, nel 1991, la popolazione occupata in tale settore rappresenta il 72,7% del totale ( Tab. 2.12).


Spostando l’analisi al livello comunale, troviamo che, anche in questo caso, il settore terziario è quello che raccoglie il maggior numero di occupati, ma, nel decennio compreso tra il 1981 ed il 1991, essi hanno subito un calo di 818 unità in tutto il Genovesato nord-occidentale; questo fatto è accompagnato da un calo generale della popolazione occupata totale.. Questa tendenza è stata causata soprattutto dal decremento che caratterizza l’occupazione manifatturiera nell’intero periodo di tempo considerato.
La ripartizione della popolazione residente occupata nei tre settori economici nel 1991, corrisponde a quella delle società “post-industriali” più avanzate, con la presenza di un considerevole numero di servizi resi alla persona ( turismo, commercio, attività indotte ), una progressiva de-industrializzazione che ha contribuito a sviluppare l’occupazione terziaria, e la scarsa consistenza della occupazione in agricoltura.


Per quanto riguarda i comuni oggetto di studio ( Fig. 2.5 ) possiamo notare come si sia ridotta notevolmente la percentuale di attivi occupati nel settore agricolo; ma, mentre l’attività agricola in senso stretto è piuttosto limitata e marginale, la zootecnia risulta più attiva in tutta la Valle Stura.


La realtà produttiva inserita nel settore agrozootecnico della trasformazione, che è di grande importanza per l’intera zona, è l’impianto per la lavorazione del latte facente capo al Consorzio delle Valli Genovesi.. Il caseificio, al quale viene conferito il latte raccolto in buona parte della provincia di Genova, è gestito dal Consorzio Cooperativo Valle Stura, che ha iniziato la sua attività nel 1990.


Analizzando le tipologie di utilizzazione della superficie territoriale agricola ( Tab. 2.13), possiamo notare, la presenza di vaste zone boschive ( Tab. 2.14). Il loro sfruttamento costituisce una delle maggiori attività svolte come impegno collaterale e stagionale al lavoro agricolo e zootecnico ( Fig. 2.6 ) . Le utilizzazioni boschive fanno principale riferimento al taglio del bosco ceduo di castagno.


Analizzando, più in particolare, le coltivazioni praticate in ogni singolo comune ( Tab. 2.15 ), possiamo notare come, nell’arco temporale oggetto di studio, l’attività agricola sia notevolmente diminuita; lo sfruttamento agricolo del terreno maggiormente praticato era la coltivazione ortiva ( Fig. 2.7).
La fortuna del settore agro-zootecnico lo deduciamo anche dal numero di aziende che si occupano di allevamento di bestiame, che, anche se in costante calo negli ultimi trent’anni ( Tab. 2.16) , costituiscono un importante punto di riferimento per la raccolta del latte utilizzato per l’attività del Consorzio Cooperativo Valli Genovesi.


Come già si registrava nel Censimento dell’Agricoltura del 1970, le aziende agricole del Genovesato nord-occidentale erano di piccole dimensioni ed utilizzavano solo manodopera familiare, infatti la loro forma di conduzione era unicamente quella del coltivatore ( Tab. 2.17). Nonostante la riduzione del numero delle aziende operanti nel settore primario, nel trentennio considerato ( Tab. 2.18) , la forma di conduzione prevalente è rimasta quella diretta da parte del coltivatore anche nel 1990 ( Fig. 2.8). L’analisi dei settori produttivi industriali conferma l’andamento negativo degli occupati nell’industria manifatturiera, che condiziona nettamente il trend occupazionale complessivo. Possiamo constatare come il fattore determinante risulta essere il crollo occupazionale avvenuto dopo la definitiva chiusura del “Cotonificio Ligure S.p.A.”., che rappresentava la maggiore realtà produttiva in tutto il Genovesato nord-occidentale. Notiamo , infatti, come sia calato il numero delle unità locali nel ramo sia industriale che terziario in tutta questa zona, ma in particolar modo a Rossiglione.. Più in particolare, nel decennio compreso tra il 1981 ed il 1991, molte attività locali che gravitavano intorno alla produzione tessile del Cotonificio sono state costrette a chiudere ( Tab. 2.19) .
Successivamente, nel 1996, viene registrato un incremento delle unità locali e degli addetti nel settore secondario, questo grazie alla presenza di piccole imprese industriali, con sede nella zona considerata, che hanno incrementato la loro produttività proprio in quegli anni. Nonostante ciò, l’attrattività dei comuni oggetto di studio, dal punto di vista delle opportunità lavorative, raggiunge valori poco significativi ( Tab. 2.20). La forza lavoro occupata nelle piccole aziende locali proviene spesso esclusivamente dallo stesso paese nel quale viene svolta l’attività.


Dai dati censiti nel 1996, osserviamo che, gli addetti sono occupati prevalentemente nel settore secondario; a conferma di ciò, verifichiamo che la maggior parte delle attività industriali del Genovesato nord-occidentale sono concentrate nel segmento della carpenteria meccanica, della trasformazione meccanica, della lavorazione di laminati in alluminio e acciaio, nonché anche in quello dello stampaggio di materie plastiche.

 
La mobilità della popolazione residente
 

Dall’analisi dei dati riguardanti la popolazione occupata nel Genovesato nord-occidentale e la disponibilità di posti di lavoro, emerge che l’area considerata registra una forza assai debole nell’attrarre occupati dalle zone limitrofe: anzi, essa dipende quasi esclusivamente da Genova, dal momento che la maggior parte della popolazione è occupata nel capoluogo ligure, nonostante la distanza non sempre agevole da coprire negli spostamenti per recarsi al luogo di lavoro ( Tab. 2.21).


Tale esigenza coinvolge anche gli studenti che frequentano le scuole superiori, in quanto, fino alla fine degli anni Ottanta, non vi erano istituti scolastici vicini alle realtà comunali esaminate.


Dal punto di vista del mezzo di trasporto utilizzato per gli spostamenti quotidiani per motivi di lavoro nel 1991 ( Tab. 2.22) , notiamo alcune particolarità : per i comuni della valle Stura il mezzo più utilizzato è il treno., per Mele e Tiglieto è l’automobile. Nel primo caso la ragione è dovuta alla presenza delle stazioni di Rossiglione e Campo Ligure – Masone.


Il tempo impiegato per lo spostamento è di cinquanta minuti, necessari per percorrere i quaranta chilometri che separano Rossiglione dalla stazione di Genova Brignole. Per quanto riguarda la stazione del comune di Mele, possiamo dire che essa è ubicata molto lontano dal centro abitato, ed inoltre, la vicinanza a Voltri., rende più agevole uno spostamento mediante l’uso dell’automobile, della motocicletta e dei mezzi di trasporto quali corriere e tram.
Il comune di Tiglieto non è attraversato da alcuna linea ferroviaria, quindi, gli unici mezzi per recarsi alla stazione più vicina ( quella di Rossiglione ), sono l’automobile e il pullman.
Ricorrono al servizio pubblico soprattutto i giovani ( Tab. 2.23), compresi nella fascia d’età tra 14 e 24 anni, ed anche in questo caso il treno è il servizio più utilizzato.


Dai dati fornititi da due indagini effettuate dalle Ferrovie dello Stato nel 1993 e nel 1994, riguardanti il numero degli abbonamenti mensili ferroviari emessi dalle stazioni di Rossiglione, Campo Ligure – Masone e Mele., è stato possibile confermare il fenomeno dell’aumento del pendolarismo della popolazione residente verso il comune di Genova ( Tab. 2.24-2.25). Tali dati dimostrano la crescente dipendenza economica del Genovesato nord-occidentale dal capoluogo ligure. Gli spostamenti diretti verso il Piemonte sono molto inferiori rispetto al numero di quelli diretti a Genova ( Fig. 2.9 - 2.10).
Il pendolarismo in direzione opposta, ovvero da Genova verso i comuni oggetto di studio, risulta poco rilevante ( Tab. 2.26-2.27), ed in diminuzione tra il 1993 ed il 1994 ( Tab. 2.11 - 2.12).


I dati più recenti riguardanti il flusso in entrata ed in uscita dei veicoli leggeri del casello autostradale di Masone ( Tab. 2.28) documentano l’importanza di tale accesso per i comuni del Genovesato nord-occidentale, anche perché rappresenta l’unico ingresso all’autostrada nella zona considerata.


La popolazione che costituisce l’utenza del servizio di trasporto extraurbano è composta quasi esclusivamente da studenti in età compresa tra 14 e 20 anni. Gli studenti delle scuole superiori che utilizzano il servizio extraurbano dell’azienda A.M.T. S.p.A. per recarsi a Genova sono relativamente pochi rispetto al totale degli studenti che hanno come destinazione un istituto scolastico di Genova ( Tab. 2.29).


Nel 1999 solo il 13,2% degli studenti utilizzavano i pullman per recarsi a scuola ( Tab. 2.30).

  

PREMESSA

CAPITOLO PRIMO

IL QUADRO GENERALE DI RIFERIMENTO
CAPITOLO SECONDO        LE VICENDE SOCIO ECONOMICHE TRA GLI ANNI SETTANTA E GLI ANNI NOVANTA
CAPITOLO TERZO LO SPAZIO RELAZIONALE ORIGINATO DA ALCUNE ATTIVITA' ECONOMICHE LOCALI ALLA LUCE DI UNA INDAGINE DIRETTA
CONCLUSIONI