PAOLO MALISANO
Fregi,
iscrizioni, incisioni in Val Dogna
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Per ammazzare il tempo (prima che lui lo faccia con te) il soldato lasciava traccia del suo passaggio con scavi, ricoveri e altre postazioni che provvedeva a firmare col nome del reparto. |
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... Sono pochi quelli che si spingono fin quassù. Quassù bisogna assuefarsi all'aria più rarefatta dell'incertezza, all'immensità delle domande e delle risposte. Robert M. Pirsig: |
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Fonte Cloisa -1917 - 15° >> reggimento Bersaglieri. |
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Tutta la Galleria delle immagini della valle al sito: http://www.malisano.it/valdogna/ | ||
Paolo Malisano è stato rapito dalla montagna che l'ha fatto suo e a cui ha chiesto solo di mostrare al mondo di cosa era ancora capace. Quando gli ha ridato la libertà non serviva più, nessuno poteva più distinguerli. A. Walter |
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11a compagnia del 39°>>> battaglione Bersaglieri dell'11° Reggimento |
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Zappatori del Genio>> Carlo Mazzoli, era nato a Cesena il 31 agosto 1879: nipote di Felice Orsini (sua madre ne era la sorella) era entrato nel R.E.I da granatiere (passando per l’Accademia) per poi essere inquadrato negli Alpini (Edolo - 5° alpini) nel 1905 (8). Con questo reparto partecipa dall’ottobre 1911, come Tenente fresco di nomina, alla campagna di Libia dove si distingue nei combattimenti di Derna dell’11 e 12 febbraio 1912 (un argento e due bronzi). Richiamato in patria e promosso capitano, allo scoppio della Grande Guerra passa all’8° alpini e assume il comando della 97a compagnia del Btg. Gemona che è di presidio in Val Dogna, dove ancora una volta la sua fama è pari alla sua scaltrezza. Era un uomo stravagante ed eroico, portava i capelli molto lunghi, meritandosi dai suoi soldati l'appellativo di "Garibaldi della Val Dogna" o “SCJAVELÂT” capellone. Spiegava che il permesso di quel portamento gli scendeva direttamente dal re, ma re o non re non si capiva come avesse potuto fino a quel momento frequentare una qualsiasi guarnigione che non fosse di montagna (in effetti la sua era una compagnia (97a) di territoriali, ancora più informali, passata dal Gemona dell’ 8° alpini al battaglione Monte Canin. In effetti, nessun superiore ebbe mai a punirlo e certamente le sue medaglie gli consentivano diverse libertà. .. continua ... |
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Julius Kugy
http://www.cimeetrincee.it/julius.htm
11° Bers. plotone zappatori 33° Batt. Galleria ....>>> da Timau a Plezzo http://www.greatwardifferent.com/Great_War/Vaucher/Carniques_01.htm
Certi spazi non entrano negli occhi:ci ho provato senza riuscirci. L'occhio arriva quasi ovunque, ma solo la mente può oltrepassare certi confini. P.Malisano |
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LA BATTAGLIA DI META’ LUGLIO ('16) SULLO STRECHIZZA La guerra d’altura, come già dissi, non ha migliaia di attori ma spesso pochi e ben precisi il cui ricordo però è passato invano. Che la valle Saisera fosse strategica lo si era capito da tempo e il suo pieno controllo, compreso il Lussari avrebbe potuto dare una svolta al conflitto. Non che questa fosse la sola di strade per Vienna, ma a queste altezze a volte un uomo in più o in meno faceva la differenza, differenza che in pianura stava a una divisione in più o in meno. Gli italiani - che occupavano dall'inizio delle ostilità il Jôf di Miezegnot - tentarono di conquistare la Strechizza per aver campo libero con azioni nella Valcanale e quindi verso Tarvisio, porta d’Austria. Ai piedi della Strechizza e del contiguo Schwarzenberg o M. Nero (m. 1743) c’è Valbruna (a sbocco della Val Saisera) e a due passi Tarvisio. |
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A presidiare queste cime poche compagnie delle sceltissime truppe di montagna della 59a Gebirgsbrigade austriaca, gente del posto, e da parte italiana gli Alpini del Gemona. Un distaccamento della 97a compagnia territoriale del Cap. Mazzoli, attaccò di sorpresa e riuscì in breve a occupare la cima della Strechizza sloggiando la compagnia del tenente Gustav Kordin che trovò rifugio poco distante ma in posizione chiusa. La disperazione o la consapevolezza di essere perduti portò il tenente ad uscire col piccolo gruppo incontro agli italiani. Si racconta che i due ufficiali cominciarono a spararsi e più si avvicinavano più i colpi erano precisi. Li trovarono vicini, senza vita, uccisi entrambi da un colpo in fronte. Una compagnia di riserva austriaca (7a), uomini plasmati da Julius Kugy, rocciatori e alpinisti accorse portando a spalla armi pesanti come le bombarde. Con tali armi fu possibile annientare le due postazioni di mitragliatrice che gli Alpini avevano sistemato in cresta. Gli italiani si videro perduti (nelle sue memorie, Stockinger parla di morti, feriti e qualche resa). A differenza della pianura dove si faceva corvèe neutrale per lo sgombero del campo di battaglia (qualche volta !), qui quando andava bene ti seppellivano i nemici. A nulla valsero i tentativi di andare a salvare i feriti italiani nella "terra di nessuno" fra Grande e Piccolo Jôf, poiché dalle postazioni italiane un fuoco impietoso (rivolto agli austriaci) impediva il procedere. Per tutta la notte fra il 18 e il 19 luglio 1916 i lamenti disperati dei ragazzi con la Penna nera si levarono dai recessi delle rocce. Erano morti in 20 o poco meno e vennero sepolti dagli austriaci in 4 fosse poco lontano da una cappella dedicata a Zita moglie dell'imperatore Carlo. Una foto fatta dagli austriaci ha permesso di dare un nome ad alcuni di essi D. Collini, F. Collini, Libero Calligaro da Urbignacco di Buja. La burocrazia poi nel dopo guerra li aveva dimenticati tanto che si pensa siano tutt’ora in loco e mai traslati a Redipuglia. La battaglia di metà luglio non aveva interessato solo gli alpini ma anche due compagnie di bersaglieri dell’11°. La targa ricordo cosi dice. Compagnie 69/70/71 del Battaglione Gemona dell’8° alpini, 97a Monte Canin, XXXIII btg dell’11° Bersaglieri.
La cappella dedicata all'Imperatrice Zita venne costruita nel 1916 dai soldati stiriani del 10° Landsturm (Milizia Territoriale). La cappella è sopravissuta agli eventi bellici ed è stata restaurata nel 1984. La solitudine può riconciliare il tuo cuore con le fasi della natura. Non aver paura della montagna, della notte, della solitudine, di te stesso. P.Malisano |
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