"Un certo EZIO TADDEI, livornese"

Bersagliere un pò anarchico

All'età di 12 anni Ezio si trovò a vagabondare per Roma in cerca di un tetto e di un lavoro. Dormiva nei pianerottoli delle case povere. Per sua fortuna venne preso a bottega da un vecchio pasticcere che gli faceva fare il "cascherino" (i ragazzi che fanno le consegne di pane  e pasta con la bici) a dieci lire il mese (Cosi dice la sorella Tirrena in http://eziotaddei.splinder.com/ )

 

Così dice la sorella “Di quel periodo della sua vita comunque, so proprio pochino. Ogni tanto mi scriveva delle cartoline "Saluti da Milano" scriveva "Tutto bene e così spero di te." E poi altri saluti da Monza, Cernusco, Luino. Sempre "tutto bene e così spero di te. Un tozzo di pane nessuno lo nega. Se è ammuffito lo bagni e ti levi pure la sete. Le stalle son larghe la paglia è calda. T'abbraccio sorellina cara, sii felice nella sventura, come io sono felice". 

 

La vita di Ezio era stata tutta una avventura, fosse il destino o fosse il tempo, ma i suoi guai cominciarono con la morte della madre Eufemia. La sorella Tirrena finì in collegio dalle Orsoline di Prato e il padre Ubaldo non pagava la retta perché “frequentava” ballerine. S'era però portato dietro Ezio nella sua vita dissipata. Ma non lo sopportava e così se ne liberò. All'età di 12 anni Ezio si trovò a vagabondare per Roma in cerca di un tetto e di un lavoro. Dormiva nei pianerottoli delle case povere. Per sua fortuna venne preso a bottega da un vecchio pasticcere che gli faceva fare il "cascherino" a dieci lire il mese. Ma il lavoro venne a mancare e lui si ritrovò di nuovo in strada a mendicare alle mense del povero. Ritrovò lavoro presso un pellicciaio (aveva 14 anni), ma si mise nei guai corteggiando una giovanissima lavorante di 12. Niente di serio le solite esuberanze giovanili, ma non si sa mai disse il padrone. Il soggetto Taddei doveva già essere ben definito. Quando decise di andare a Milano, si perse per strada in vari lavori ma anche in letture che furono per lui come un fulmine a ciel sereno. Dormiva nei pagliai, nelle stalle e per mangiare, ricorreva a tutti gli espedienti di chi non ha niente ma deve pur mettere qualcosa sotto i denti. Del resto non era il solo che camminava per il mondo a piedi. Era giunto a Milano, ma a Milano aveva cominciato a frequentare tipi poco raccomandabili, quelli che chiamavano della Ligera, contrabbandieri e altro. 

  Era il 1915. (come fecero i carabinieri a trovarlo è un mistero). Fu precettato e inviato a Savona. Il suo torace non era molto cresciuto, ma - ironia della vita militare - fu assegnato ai bersaglieri. Le avventure e disavventure del bersagliere Taddei cominciarono molto presto, tanto più che non era molto portato per la disciplina e aveva paura delle armi. La paura delle armi non gli impedì di compiere uno di quei classici gesti di incoscienza che gli fruttarono il bronzo sul Monte Nero. Un bersagliere era rimasto ferito nella terra di nessuno (fra le due trincee) e nessuno usciva dalla trincea per recuperarlo. Ezio era poco distante dal capitano e dagli altri ufficiali che anche loro guardavano il bersagliere ferito e non parlavano. - Se nessuno lo va a pigliare, quello muore - pensava Ezio. La stessa cosa pensavano tutti, ma nessuno si muoveva. Ezio si alzò di scatto, scavalcò il camminamento e gli giunse vicino. Se lo caricò sulle spalle e tornò indietro. Nel momento in cui si calava nella trincea, una scheggia di granata gli spezzò mezzo braccio. L'atto di valore fu citato: ne parlarono anche i giornali e al bersagliere Taddei fu conferita una medaglia di bronzo. Nell'aprile del '18 fu congedato dall'ospedale militare: ormai il braccio lo poteva muovere e gli fu dato un mese di convalescenza prima di rientrare al reparto .......
     

....... “Quel mese lo trascorse a Milano, a casa di una signora (ricca) di quelle che si impegnavano nelle attività di assistenza. Questa signora, matura d'età, prese una cotta per Ezio e non gli faceva mancare nulla, proprio nulla. Anni dopo mio fratello mi racconterà che quello era stato il suo primo incontro con l'amore “fisico”. Facevano il bagno nella vasca ignudi tutti e due. Mangiavano frutta e formaggio, bevevano spumante. Poi lei gli faceva fare all'amore di sotto e di sopra e lui doveva starci, non c'era verso. Dio lo perdoni !”. 

  Fu un mese di cuccagna per il bersagliere Taddei e quando fu ora di rientrare fece dei permessi di congedo falsi ma fu scoperto. Finì nel carcere militare in attesa di processo. Una notte, insieme ad altri, scappò, ma fu riacciuffato. La condanna divenne più lunga, il periodo non era dei più felici, gli amnistiati tornavano a casa e lui era in cella coi detenuti politici. Da questo momento la sorella ne perde le tracce e lo da per morto. 

Saltiamo diversi anni......
“A Roma, dov'ero finita a fare le pulizie in un albergo di preti, Santa Chiara (era passata dalle orsoline ai preti), ci furono bombe (San Lorenzo) e rappresaglie. Poi ci fu la Liberazione, gli americani sfilavano davanti a San Pietro sulle camionette e andai anch'io a festeggiare. Un giorno il cuoco dell'albergo mi domanda:- Tirrena, ma tu hai un fratello?- Sì, ma penso sia morto, perché una volta scrissi pure al vescovo di Livorno per avere qualche notizia, ma non mi rispose nemmeno.- Non lo sai se è stato all'estero? - Non mi pare, perché. (Mi vergognavo di dire che sapevo invece che era stato in galera). Allora il cuoco m'aprì davanti un giornale.- Tò. Guarda - Lì per lì non capivo. Infine compresi e ci restai di sasso. 

 

"...Dopo 18 anni di carcere politico il livornese Ezio Taddei, rivela al mondo il suo genio di scrittore. Lo scrittore è giunto ieri a Roma da Nuova York..."

 

<<<<Si chiamava Arthur Miller ... doveva essere di quelli che patiscono la fame, allampanato come'era.... (tre delle sue opere più famose: All my sons (in italiano: Erano tutti miei figli) A View from the Bridge (uno sguardo dal ponte) e Death of a Salesman (morte di un commesso viaggiatore che guadagnò al suo autore il premio Pulitzer). Miller (1915/2005) was often in the public eye for marrying Marilyn Monroe in 1956. After Marilyn's death, Miller married photographer Inge Morath. The first of their two children, Rebecca married actor Daniel Day Lewis. The other son Daniel was born with Down Syndrome in November 1966, and was  institutionalized and excluded from the Miller's personal life at Miller's insistence). Miller è anche conosciuto per il suo matrimonio con Marilyn Monroe. Dopo la sua morte sposò Inge Morath da cui ebbe due figli, Rebecca andata sposa all'attore Daniel Day Lewis e Daniel nato Down ed escluso dalla vita di Miller.

     

  Mi detti da fare per mettermi in contatto. Il cuoco mi aiutò a telefonare a quel giornale, ma non mi vollero dare l'indirizzo del famoso scrittore venuto dall'America. Finché il giorno dopo si presentò all'albergo un omino secco, coi capelli rossi scarruffati … Mi mandarono a chiamare e quando lo vidi, da lontano, mi mancò il fiato. Me l'ero immaginato ricco, ben vestito. Faceva pietà, con le scarpe rotte che gli si vedevano i calzini in fuori. Sentii crollare tutti i castelli in aria e vidi sfumare le speranze di quelli che volevano venire a casa mia a farmi il cuoco, il giardiniere, la cameriera. E pensai che se il mio fratello scrittore era quello lì, la scopa di mano non me l'avrebbero davvero più levata. Tirrena si chiese anche se in America gli scrittori erano degli spiantati o degli ignoranti, poiché suo fratello aveva fatto la quarta elementare, ma il problema più urgente adesso è dove sistemarlo, cosa dargli da cambiarsi. La sua angoscia sparì quando si scoprì, come aveva detto e assicurato, che i suoi bauli stavano veramente arrivando ed erano pieni di ogni ben di dio..... segue sotto
     

Aveva saputo che il più grande piroscafo del mondo, il "Normandie", l'indomani sarebbe salpato per New York......

- Monsieur, Dove andate?
- Devo salutare un amico.
Aveva l'aspetto di un manovale o di un facchino, lo lasciarono passare. Si recò difilato in cucina. Gli avevano spiegato che di solito i clandestini, d'accordo con lo chef, viaggiavano nascosti dietro un tramezzo nel salone da pranzo. E infatti Ezio l'imbroccò.

  Nel 1921 Taddei era stato condannato a otto anni per partecipazione, non dimostrata, ad attentati dinamitardi. Stava per uscire dal carcere quando gli inflissero, per istigazione alla rivolta, altri cinque anni. Liberato, tentò di scappare in Svizzera. Lo sorpresero e si fece due anni di carcere, quindi fu inviato al confino, era il 1936Racconta poi alla sorella gli ultimi due anni dal 36 al 38 al confino in Basilicata. Fa il barbiere, l’insegnante, il falegname, il medico. Ma al confino non stette molto. Raggiunse Milano e con quelli della Ligera per i boschi raggiunse la Svizzera. Senza soldi arrivò pure a Parigi. Ormai conosceva gli anarchici di tutte le piazze, tanto era stato in galera. I francesi non gli piacevano, ribadirà anche dopo, tanto più che all'epoca vennero fuori le famose leggi Daladier che condannavano al carcere ed al campo di concentramento tutti gli stranieri espulsi, non solo, ma colpivano tutti coloro, anche se francesi, che avessero dato alloggio a un espulso. L'America divenne la mèta di molti emigrati politici a cui la Francia stava rendendo il soggiorno impossibile. Ezio non aveva mai posseduto un passaporto o un qualsiasi altro documento valido. Un giorno però si decise: sarebbe andato in America anche lui. Aveva saputo che il più grande piroscafo del mondo, il "Normandie", l'indomani sarebbe salpato per New York. Salì a bordo dell'enorme imbarcazione. Era senza valigia, senza nemmeno un pacchettino, con una giacchetta consunta che a malapena gli arrivava alla cintola

 Ce n'erano altri tre là dentro, italiani tutti e tre.

Sempre il Normandie diventerà protagonista della nostra storia di mafia, del Padrino Vito Genovese e di Lucky Luciano http://digilander.libero.it/lacorsainfinita/guerra2/personaggi/poletti.htm

Pietro Ramella "La retirada": L'odissea dei 500.000 repubblicani spagnoli alla fine della guerra civile

   
  Il Normandie internato a N.Y. venne candidato (dopo Pearl Harbour) alla trasformazione in nave trasporto truppa tanto da raggiungere i 10.000 imbarcati. La velocità di crociera per sfuggire ai sottomarini tedeschi c’era, mancava il progetto di sbarco in Normandia che dovrà attendere altri 30 mesi. Nel 1942 durante i lavori di trasformazione la nave si incendiò e si capovolse, si disse anche per l’appesantimento di compartimenti al posto dei saloni. Ma recenti documenti desecretati farebbero pensare a un sabotaggio o alla minaccia di sabotaggio che spinse il governo americano ad assoldare mafiosi (Luciano in galera a Dannemora) contro sabotatori rossi o neri che fossero. Se non era riuscito il sabotaggio c’era riuscito sicuramente il gossip o la controinformazione mafiosa. Lucky Luciano venne inviato in una struttura carceraria più “morbida” poi scarcerato e di colpo i sabotaggi che non riguardavano solo il Normandie cessarono. Si parla di navi liberty, ma queste nascevano già deboline e alle alte latitudini si spezzavano in due o finivano di spezzarsi in porto. Visto che Luciano era in galera si prese la colpa Genovese dei sabotaggi , ma anche questo non c’era perché era in fuga in Italia. Quando si parla di neri ci si riferisce a nazisti o fascisti e di rossi a sindacalisti comunisti presenti in porto. La marina era preoccupata non solo dalle possibili azioni di sabotaggio, ma anche dai blocchi e dagli scioperi, in particolare dagli sforzi organizzativi di Harry Bridges, il sindacalista di origine australiana strettamente legato al Partito Comunista che aveva guidato lo sciopero generale del porto di San Francisco nel 1934. Il Dipartimento di Giustizia stava freneticamente cercando di espellere Bridges, quando questi riapparve nella East Coast nel 1942 e incoraggiava gli operai portuali ad abbandonare l'ILA, ormai in mano alla criminalità, per unirsi al suo International Longshoremen and Warehousemen's Union (Sindacato degli Scaricatori e Magazzinieri). Tra il 1942 e il 1946, ci furono ventisei omicidi insoluti di sindacalisti e lavoratori portuali, presumibilmente assassinati e gettati nel fiume.

... Giornalisti come Leon Daudet, de "L'Action Française", e Henri Béraud, del "Gringoire", orientarono e diedero tono al dibattito domandandosi se la Francia doveva diventare "l'immondezzaio del mondo". Il governo Daladier, che nell'aprile 1938 aveva sostituito il governo delle sinistre presieduto da Leon Blum, emanò una serie di circolari limitanti prima l'entrata dei profughi (in un primo tempo solo donne e bambini e feriti gravi) e poi il soggiorno in Francia degli esuli, e via via proibirono "la residenza definitiva" o "la possibilità di esercitare qualsiasi mestiere". Contro queste posizioni insorsero per fratellanza ideologica le forze progressiste, che promossero raccolte di fondi, e molte personalità culturali, religiose e politiche, che non potevano essere etichettate di sinistra, quali l'arcivescovo di Parigi, il presidente della Croce rossa francese, premi Nobel e scrittori famosi. Per lo stesso motivo l'anno dopo, a questi allo scoppio della seconda guerra mondiale, il governo Daladier respinse la domanda di arruolamento per non inimicarsi Mussolini (a quell'epoca l'Italia era non belligerante).

  LE LEGGI DALADIER:
  Nel 1936 la S.A.des aciéries de Micheville di Meurthe-et-Moselle, Villerupt, aveva un personale composto quasi per metà da italiani e francesi. Questi ultimi erano quasi totalmente concentrati nel settore impiegatizio mentre gli italiani li superavano ormai non solo nelle miniere ma anche in fabbrica. Una situazione non del tutto differente, con una forte concentrazione di italiani nelle miniere di ferro e nelle imprese metallurgiche, si aveva anche in Moselle, dove nel 1939 il numero di operai metalmeccanici italiani aveva ormai sopravanzato quello dei minatori. La CGT e la CGTU furono partecipi del grande movimento che condusse la Francia alla vittoria del Fronte Popolare, giungendo nel marzo 1936 alla riunificazione. La partecipazione degli stranieri, e degli italiani in particolare, alla nuova CGT e alle numerose manifestazioni che, nella primavera e nell’estate di quell’anno, si svolsero nel paese, impressionò gli osservatori. la CGT di Meurthe, ad esempio, passò dai 7.000 iscritti del 1935 agli 80.000 del 1937. In tutta la regione, gli aderenti al sindacato raggiunsero, nel 1937, la quota di 215.000: un numero sorprendente soprattutto considerando le difficoltà degli anni precedenti. L’entusiasmo svanì nei primi mesi del 1938, in seguito alla crisi dell’esperienza frontista. Il padronato, che aveva dovuto accettare nei mesi precedenti il protagonismo della classe operaia, poté cominciare a prendere le proprie rivincite. La CGT cercò ancora di presentarsi come baluardo dei diritti di tutti i lavoratori, compresi gli operai stranieri che, tuttavia, di fronte alla nuova situazione, si ritrassero nuovamente. Alla fine dell’anno la CGT della regione entrò in crisi e si assistette a una vera e propria emorragia di iscritti e all’indebolimento, anche a causa dei provvedimenti governativi, dell’organizzazione. Emblematico fu, in questo senso, lo sciopero del 30 novembre 1938, proclamato dalla CGT contro i decreti-leggi varati dal governo Daladier. Solamente una minoranza di lavoratori partecipò allo sciopero e in alcune aree della regione, in precedenza assai combattive, l’insuccesso fu particolarmente sentito.
     

Corrado Alvaro

  segue .... Riprende la sorella “Dell'America mi raccontava pochino. La nostra casa era sì piccina, ma sempre piena di gente che veniva a trovare Ezio per chiacchierare! Gente di tutti i tipi: Un giorno arrivò a cercare Ezio un signore americano alto, magro magro coi pantaloni tre dita troppo corti, occhialuto. Ezio me lo presentò come uno dei suoi amici scrittori di New York, commediografo. Si chiamava Arthur Miller. Io capii subito che anche lui doveva essere di quelli che patiscono la fame, allampanato come'era e allora mi misi a cucinare il sugo per la pasta. Fu proprio questo giovane scrittore americano, una sera che mi faceva compagnia mentre cucinavo i carciofi, a raccontarmi qualcosa di più sulle avventure americane di Ezio. In particolare mi aprì gli occhi sui pericoli che aveva corso a New York e dai quali era scappato.
     

- L'uomo che cammina. Memorie di un anarchico nelle prigioni fasciste. Ed. L'esule, New York, 1940
- Parole collettive. New York, 1942 Hard as a stone
- Il caso Tresca, New York, 1943. The Tresca Case
- Alberi e casolari. Ed. in esilio, New York, 1944
- Il pino e la rufola, Edizioni in esilio, New York, 1944 pubblicato in Italia dal De Luigi nel 1946
- Le porte dell’inferno. Roma, Mengarelli, 1945
- Rotaia, Torino, Einaudi, 1946

“The showing of the seed”, N.Y. Dial Press, 1946.
- Ho rinunciato alla libertà, Milano, ed. sociali, 1950
- Il quinto vangelo, Roma, Mengarelli, 1950.
- La fabbrica parla, Milano Sera Editore, 1950
- C’è posta per voi, mister Brown!, Roma, Edizioni di cultura sociale, 1953.
- Michele Esposito, Romanzo a puntate pubblicato sulla rivista Raccontanovelle, 1956.

"Lo Sciopero dell'argentiera"
Hanno assassinato i Ronseberg. 1954
De Gasperi consiglia gli italiani ad emigrare. Supplemento al n. 47 di "Propaganda"

  TrescaEzio a New York si era fatto subito un grande amico, che lo aveva accolto e aiutato. L'italiano Carlo Tresca ((Sulmona, 9 marzo 1879 – New York, 11 gennaio 1943)(Sulmona, 9 marzo 1879 – New York, 11 gennaio 1943), un omone grande e grosso, anarchico anche lui, che stava in America da quarant'anni e faceva un giornale che si chiamava "Il Martello". La prima cosa che disse a Ezio fu: - Te qui passerai un sacco di guai. Perché non te ne torni indietro?. -E i guai li passò davvero quando cercò di aprire una inchiesta sulla morte dell’amico Tresca.  

(Le versioni sulla morte di Tresca furono molte, chi diceva la mafia, chi diceva Mussolini, sempre per mano di mafiosi (ma lui in Sicilia aveva usato la mano pesante) e chi diceva Stalin dopo che aveva tuonato sulle stragi degli anarchici in Spagna da parte dei Comunisti. Minacce neanche troppo velate fecero prendere a Ezio la via del ritorno. Era il 1945 - Taddei e il Caso Tresca http://www.ilgrappolo.it/NewsRead.asp?IDnews=297  )

"Secondo alcune testimonianze, Vito Genovese (il "Padrino" dell'omonimo Film famoso) sarebbe stato l'organizzatore ben pagato (mandante politico poiché lui era "rifugiato" !!! in Italia all'epoca) dell'omicidio di Carlo Tresca, che su un giornale americano scriveva articoli infuocati contro Mussolini. Della vita di Genovese in Italia non si sa molto, ma sembra che la copertura almeno dei servizi segreti italiani Ovra la avesse. E quando gli alleati entrarono in Napoli, adeguandosi ai tempi, Genovese si mise a loro disposizione (lo si vede in divisa) ma questa volta contro il fascismo !?. Poletti, fra l'altro, incaricò Genovese di condurre un'inchiesta amministrativa nei confronti di un sindaco sospettato di contrabbando. Proprio in quei giorni, un agente della Criminal Investigation Division giunse a Napoli per indagare su certe connivenze tra malavita locale e militari americani. Il 17 maggio 1945, con uno stratagemma, e vincendo le resistenze dei protettori dei gangster (mercato nero), l'agente riportò Genovese a New York in stato d'arresto. Ma l'unico teste d'accusa morì in carcere, avvelenato. Cominciò così l'ascesa di Genovese, il Padrino, negli alti gradi della mala americana".

Si presentò alla polizia per l'emigrazione che da tempo gli aveva affibbiato un decreto d'espulsione, come sovversivo e anarchico indesiderabile. Gli americani non amavano gli anarchici dai tempi di Sacco e Vanzetti. Viaggiava per la prima volta con le carte in regola, portandosi via una brutta idea dell'America e degli italiani che stavano laggiù. 
A Roma gli piaceva cucinare per gli amici, la roba però la dovevano portare loro. Una volta Corrado Alvaro portò un dentice di sei chili e Ezio volle cucinarlo alla livornese, col pomodoro, l'aglio e i semi di finocchio per gli amici. Ezio dopo portò quel gruppo di scrittori importanti in una borgata dove non c'erano le fogne, i marciapiedi, la luce, non c'erano nemmeno le strade.
Scesero a piedi tra le pozze d'acqua ed entrarono in una baracca dove una famiglia di dodici persone li accolse per il caffè. Sembrava che si aspettassero quella visita, forse Ezio glielo aveva promesso. Alvaro, Piovene e Jovine non avevano mai visto nulla di simile. Non parlavano, a parte Jovine che mormorava delle imprecazioni in molisano tipo "mannaccia la maronna". Sulla strada del ritorno, nell'Innocenti di Corrado Alvaro fu progettato di scrivere una lettera al Presidente De Nicola, che comparve su tutti i giornali e fece molto scalpore. Anche Taddei in Italia finisce per maledire sia il sistema americano che il Titoismdi fine anni 40. Qualcuno definisce Ezio, Pifferaio, letteratura da Vinto. Quando se ne andò, nel maggio del 1956, scrissero che era scomparso l'angelo povero della letteratura italiana.

     

Foto segnaletica di polizia di Benito Mussolini

 scheda segnaletica di polizia di un altro incarcerato famoso Benito Mussolini

  Il corriere della sera, 22/4/2004, rubrica “Il libro del giorno” lo commentava con queste parole: “Uno scrittore dimenticato… Un uomo che visse ai margini, da umile fra gli umili. Per natura era un ribelle, seguendo il proprio istinto libertario, lottò contro fascismo, mafia italo-americana, ipocrisie dei poteri forti…Rimase sempre povero come gli eroi dei suoi romanzi… Ezio Taddei è autore di un Vangelo apocrifo, il Quinto, in cui alla fine Cristo lascia i poveri in eredità agli apostoli…
   
  Un certo Ezio Taddei, livornese - Massimo Novelli Editore:Spoon River Collana:Storia e storie
Quando se ne andò, nel maggio del 1956, qualcuno disse che era scomparso l'angelo povero della letteratura italiana. Ezio Taddei aveva dedicato la sua vita al servizio degli umili e dei diseredati. Prima lo fece come anarchico e antifascista, poi da scrittore e da giornalista coerente con i propri ideali. I suoi romanzi forti e corali, densi di fatti e dal linguaggio incisivo, come Pino e la rufola e Rotaia, furono scritti per il popolo e dal popolo amati. Livornese, cacciato di casa ancora bambino dal padre, Taddei ebbe un'esistenza avventurosa e drammatica, segnata da svariati lavori e vagabondaggi.

 

Intervista al regista Pasquale Scimeca

D - Come mai tra gli "indesiderabili" rimpatriati dagli Usa c'è anche un anarchico come Ezio Taddei?  

R - Quando, nel 1951, la Commissione americana si occupò degli italiani è evidente che ne approfittò per liberarsi di alcune componenti anarchici. Perché allora la componente anarchica era molto presente tra gli italiani negli Stati Uniti: penso a gente come Sacco, Vanzetti e Tresca

Gli indesiderabili
Italia Anno: 2003 Drammatico
Regia: Pasquale Scimeca

Trama: 
Nel 1951 a New York viene celebrato un processo contro un folto gruppo di italo-americani, accusati di essere gangster che la Corte bolla con il marchio di "indesiderabili" sentenziandone l'allontanamento dagliusa verso l'Italia. 120 di essi vengono caricati su una nave diretta a Genova e due settimane dopo, all'arrivo in Italia, vengono accolti da curiosi, fotografi e giornalisti, fra cui Giancarlo Fusco (La Spezia, 1915 - Roma, 17 settembre 1984), giornalista de "Il Secolo XIX", incaricato di scrivere un breve articolo. Intervistando quegli strani personaggi, Fusco riconosce un suo vecchio compagno di liceo, l'anarchico Ezio Taddei e, incuriosito, decide di andare a fondo e svolgere un'inchiesta. A Giancarlo Fusco si attribuisce la sua conoscenza per l’inchiesta che fece sul Secolo XIX. sui rimpatriati d’America. 

Fusco in quella occasione avrebbe quindi riconosciuto in Taddei un suo vecchio amico o addirittura compagno di liceo. Si legge anche questo nelle fantasiose sceneggiature dei film Storici Italiani. Fusco è del 1915, l'anno che Taddei (che è arrivato "tardivo" alla 4a Elementare) va in guerra. Taddei rientra nel 45 (racconto della sorella) e i mafiosi indesiderabili rientrati sono del 1951 (e forse erano proprio quelli che lo volevano morto).... Ma questa è solo la milionesima parte delle bugie o invenzioni giornalistiche che raccontava Giancarlo Fusco a quelli di Repubblica. Dal soggetto di Fusco è tratto il libro di Sellerio , a cura di Beppe Benvenuto e il Film. E' tutto un programma, specialmente se fatto coi vostri soldi che lo andiate a vedere o no.

"Gli Indesiderabili" è stato sostenuto dal contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali (MiBAC)

 Una scheda del film n. 56 è visibile al link http://digilander.libero.it/freetime1836/cinema/indicecinema.htm

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