Viaggiare nella storia

SUI LUOGHI DELLA BATTAGLIA

"Viaggiare nella storia" ospita questa volta le impressioni di viaggio di Osvaldo Amari nipote di Isidoro Costa, bersagliere nel 5° e in altri reparti, per le vicende a lui occorse a fine 1915. Isidoro Costa nato nel 1894, muore 101 anni dopo. Il racconto di Osvaldo si arricchirà poi di un altro capitolo, che pubblicheremo in seguito, dedicato allo Zugna (ultimi mesi di guerra in Trentino), quando Isidoro incontra per caso il fratello Calogero emigrato da anni negli Usa e rientrato in Italia col 332° reggimento di fanteria americana, l'unico "impiegato" sul nostro fronte.

Il campo di battaglia:

Il Mrzli che sta al di la del'Isonzo è fronteggiato dalla catena del Kolovrat da cui discendono le principali valli Udinesi (Natisone esclusa) che portano nel piano a  Cividale. Al Mrzli si accede da Caporetto o da Tolmino e proprio da qui gli austroungarici presero la via che discende le valli, la via più corta per aggirare lo schieramento della II e III armata fino al mare.

Mrzli Vrh di Osvaldo Amari

Il Monte Mrzli (chiamato più semplicemente dai soldati italiani Monte Smerle, forse a causa del suo aspetto merlato insieme al Vodil oppure per la storpiatura del nome dall’impossibile pronuncia) svetta lungo la valle dell’Isonzo, tra la Bainsizza e Caporetto, appena al di là della frontiera tra Italia e Slovenia. La sua forma ricorda un cono, la sua cresta è lunga poco più di 300 metri, solcata interamente da un trincerone austriaco.
La vetta si raggiunge marciando per due ore dal paesino (odierno, ai tempi non poteva che essere un pugno di case) di Krn. Da quota 1100, l’ultimo sforzo è arduo, il terreno scivoloso e insidioso. Avete appena lasciato filari di vecchi faggi che segnavano in quel punto la linea tra i due eserciti, uniti da reticolati a forma di magre braccia che spuntano dal cuore dei fusti. Agli antichi fili robusti i pastori hanno aggiunto altre file di ferro appuntito per impedire la fuga o la caduta degli animali nei precipizi. Per quasi tutti i manufatti di questa zona della montagna sono stati utilizzati residuati bellici, filo spinato e lamiere. Le piccole case di legno sono costruite a palafitta, e nella parte inferiore è custodito il foraggio.
Lo sciogliersi della neve a primavera crea degli impressionanti pozzetti bianchi (ghiaccio) che fanno indovinare le imponenti esplosioni e, prendendo in mano le grosse schegge deformi trovate nelle buche, si rimane colpiti dalla loro pesantezza. Ovunque sembra che sassi arrugginiti emergano dalla terra, sono piccole schegge, appuntite e taglienti. Tra una buca e l’altra i piedi vengono imbrigliati da fasci di reticolati, emersi come frutti della terra, come cespugli spinosi di rovi o di rose, con radici e fiori. Appena in vetta si striscia dentro il trincerone e si guarda finalmente in basso. Resti di gavette e di scarpe, bossoli e lamiere ovunque. La pietosa consuetudine vuole che chiunque trovi del materiale bellico debba riporlo in evidenza sulle rocce.
A valle, in fondo all’orrido di 1356 metri, l’Isonzo dalle acque di celeste intenso. Lo spettacolo è immenso, verso ovest il Monte Kolovrat (al di là del fiume), ad est il Monte Krn (Monte Nero più maestoso di quanto possano dire le sue quote), la sua parete rocciosa coperta di neve, verso sud la piana di Tolmino e a nord Caporetto.Le truppe italiane, salendo dai paesi di Gabrje e Volarje, tentarono più volte il contatto con il nemico appostato in vetta, si avvicinarono molto, quasi a quota 1200, ma non raggiunsero mai la cresta. Per arrestare i tentativi italiani, gli austriaci, favoriti dalla forte pendenza, lasciavano rotolare anche i sassi. I battaglioni bersaglieri e alpini stavano arroccati in vertiginosa contropendenza sotto la pioggia, la neve, le pallottole e i massi. Nel 1916, e specialmente con l’inizio del disgelo, molti soldati, soprattutto quelli provenienti dal sud Italia, aggrappati per giorni in trincee sfondate e con gli scoli per le acque guasti, dopo giorni ininterrotti di pioggia gelida, subirono il congelamento degli arti inferiori, andando incontro alle amputazioni. Ecco alcuni stralci di diari reggimentali che illustrano le difficilissime posizioni italiane su una montagna così aspra e ripida. (segue)

http://www.meteogiornale.it/reportages/read.php?id=1011 paesaggi sloveni

Le foto sotto sono state scattate da Osvaldo Amari nella primavera del 2005

In the middle of the picture we see a mountain-ridge, extending between the Soca Valley (Soca è il nome dato dagli Sloveni all'Isonzo) and its affluent Tolminka (right). In the ridge appear the summits of Vodil (1053), of Gace (1198 m), of Mrzli vrh (1359 m), and of Visoc vrh (1482 m), which lead us to the Alpine meadow Sleme. Behind rises majestically the snow-bound peak of Krn (2245 m). In the background the mountain group of Kanin (2592 m).

Reticolati vecchi e nuovi in uno stretto sodalizio

Lo Sleme  visto dal Merzli

L'Isonzo sotto l'orrido del Mrzli. In alto a destra la strada sentiero che porta a Krn. Siamo a circa 8 km da Caporetto (nel fondovalle verso l'alto). Non visibile (per definizione) il campanile di Sveti Bric.

 

Bollettino di guerra del 23 ottobre 1915 "… nella zona di Monte Nero è stata completata l'occupazione del costone a sud-est del Mrzli e sono stati respinti due violenti attacchi alle posizioni italiane del Vodil".

L'Isonzo nella curva di Tolmino (a sinistra non visibile dietro quota 426) e S. Lucia (dietro S. Maria, quota 455, dove il fiume scompare). Da qui da quota 426 iniziava la testa di ponte austriaca oltre l'Isonzo, base di partenza della rotta detta di Caporetto attuata attraverso il Kolovrat. Non visibile (per definizione) il ponte che ancora adesso collega Tolmino a Volzana.

Il trincerone

L'AZIONE DI DICEMBRE

Il 28 novembre 1915, dopo che erano falliti gli attacchi della Brigata Salerno (IV cda Gen. Nicolis di Robilant 8a divisione), i bersaglieri vennero chiamati a rinnovare l’offensiva su per i ripidi fianchi del Mrzli e del Vodil). La Salerno aveva attaccato dal costone del paesino di Krn mentre i bersaglieri del XXIV e XXII btg /5° rgt e V° ciclisti dopo un’ora di preparazione d’artiglieria attaccarono dal pendio del Vodil dalla base di Dolla (Dolje) e Gabria (Gabrje) riconquistando una trincea e facendo 250 prigionieri. Verso le 13 con l’aggiunta di 1 btg di fanti riprese l’attacco che portò i ciclisti vicini alla vetta. A sera la trincea del Mrzli era condivisa fra italiani (che tenevano la sinistra verso sud) e gli austriaci. La neve e il freddo non permetteranno più per alcuni mesi ulteriori grosse offensive "

… sul contrafforte del Mrzli la notte sul 3 dicembre, dopo intensa preparazione con fuoco di artiglieria di ogni calibro, dense masse di fanteria a ondate incalzanti irruppero contro i nostri trinceramenti. Nonostante gli effetti sterminatori del nostro fuoco, preciso e celere, nuclei dell'avversario penetrarono qua e là nelle nostre linee, presto ricacciati in violenti corpo a corpo. Dopo mischia accanita l'avversario fu messo in fuga e lasciò più di 500 cadaveri sul terreno e 131 prigionieri dei quali 3 ufficiali, in nostro possesso".

..... DAI DIARI REGGIMENTALI

Il 20 gennaio 1916 il comandante del 5° Reggimento Bersaglieri: “Il nemico, oltre a qualche colpo di cannoncino, ha lanciato nella notte una ventina di bombe con rotolamento di grossi massi sulle trincee”.

Il 19 marzo 1916, il comandante del XLVII° battaglione autonomo bersaglieri scrive: “….data la poca forza disponibile, che non deve essere tutta impiegata, l’impresa si presenta di estrema difficoltà, dovendosi prima procedere alla conquista di un ripidissimo costone…..L’attacco non si presenta possibile che dal basso, risalendo il ripido costone e convergendo quindi a destra per attaccare la cresta in declivio, occupata dal nemico……Alle 19.00 la 2° compagnia, seguita dalla 3°, sfila verso il basso del costone e, a plotoni successivi, nel massimo silenzio, si inerpica sul pendio del costone……Alle ore 24.00, con poche perdite, la 2° compagnia è arrivata sull’alto del costone e converge a destra verso i reticolati nemici, davanti ai quali è arrestata da vivo fuoco di fucileria. Per disimpegnarla, la 3° compagnia, sostenuta da due plotoni della 4°, è spinta verso il basso del costone per scalarlo e, risalendo il versante opposto a tergo del nemico, disimpegnare la 2°. Ma un violento contrattacco del nemico che, dato il vivace chiarore della luna piena ha scorto il movimento, lo ricaccia nel burrone e molti vi precipitano: cadono i migliori sottufficiali e graduati delle due compagnie. Totale delle perdite: 9 uccisi, 79 feriti, 16 dispersi. La maggior parte dei dispersi si ritiene precipitata in burroni”.

Il 12 marzo del 1916: “Causa pessimo tempo, i lavori di riattamento dei camminamenti e delle trincee sono sospesi e nella giornata si cerca di impiegare le squadre per la manutenzione delle trincee che in certi punti, data la natura del terreno friabile, sono franate, e per il miglioramento degli scoli delle acque”.
Osvaldo Amari

Marzo 1916: il soldato Costa Isidoro, del 5 reggimento Bersaglieri, dopo una notte di vedetta, marca visita per avere i piedi gonfi e neri (congelamento). Gli viene immediatamente data la base di passaggio per recarsi al luogo dove sarebbe passata l’ambulanza per condurlo all’ospedaletto da campo. Sarà in seguito trasferito all’ospedale di Alessandria (della Paglia). Fortunatamente non subisce amputazione

6 luglio 1915 Krn Monte Nero (visto dai tedeschi)

Così il 30 aprile 1916 nel diario reggimentale: “Verso sera riprende a piovere e continua per tutta la notte, con gran disagio per le truppe perché da oltre dodici giorni sono in trincea. Il terreno frana in molti punti ed il lavoro di riattamento è reso più lungo e difficile”.

Nota: i documenti reggimentali sono stati utilizzati grazie all’archivio storico dello SME dell’Esercito Italiano

 

Tolmino, non fu mai presa e costituì fino al 24 Ottobre 1917 la testa di ponte Austriaca al di la dell'Isonzo. La presa di una parte della Bainsizza, non fece che aggravare il fronte Isontino che vedeva appunto la testa di ponte di Tolmino come un cuneo nelle nostre linee. Da qui partirono le forze tedesche che raggiunsero Caporetto: Rommel e parte dell'Alpenkorp partì dalla collina di S.ta Maria (adiacente Tolmino e S. Lucia- q. 455), attraversando la prima linea italiana presso la chiesetta di S. Daniel (ora cimitero di Volzana) per avventurarsi sul Kolovrat. Il reggimento bersaglieri che ingaggiò battaglia già nella sera del 24 ottobre 1917 nei pressi di Golobi (località a un kilometro della sella di Luico) contro gli slesiani della 12a divisione è il 20° reggimento. Il combattimento si protrasse fino al giorno successivo quando i bersaglieri furono accerchiati dalle truppe di Rommel provenienti dal Kolovrat -Raune e dalla strada che arriva da Cepletischis. (Annino Stoppa Cantù CO) Dallo schizzo approssimativo della battaglia di dicembre dello SME, sovrapposto alla piantina che trovate all'indirizzo http://digilander.libero.it/trombealvento/guerra2/varie/caporettobis.htm   si notano diverse cose. I sentieri di salita praticabili sono quelli che da Dolla e Gabria salgono alla sella di quota 1198 del Mrzli, raggiungibile anche dal Vodil. Il versante Mrzli-Volarje è impraticabile. L'altro sentiero praticabile sale dal paesino di Krn per arrivare alla sella Mrzli-Sleme. I bersaglieri, ai primi di dicembre del 1915, sono schierati con lo schema 3 compagnie in linea e una di riserva lungo il sentiero Dolla-Gabria coi battaglioni ordinari 22,24 e 5° ciclisti: più arretrato il 14° battaglione. Sul sentiero di quota 1186 (Krn) è schierata la Brigata Salerno, oltre sotto lo Sleme la Brigata Modena. L'artiglieria avanzata è alle spalle dei reparti quella di cda sul Kolovrat. Dalla Piantina militare allegata si capisce chiaramente come forzando Volzana, testa di ponte oltre l'Isonzo, Rommel abbia scardinato il fronte e reso inservibili molte artiglierie che, nonostante l'avviso di controffensiva emesso da Cadorna, erano ancora sulle posizioni avanzate (allora la colpa venne data a Badoglio comandante del XXVII cda da cui dipendeva questo fronte). Ben diversamente era andata 6 mesi prima, al 12° reggimento Bersaglieri quando attaccò dalla quota 1186, verso uno schieramento e su un terreno del tutto sconosciuto (vedi capitolo i leoni del Mrzli http://digilander.libero.it/fiammecremisi/guerra1/152.htm )))

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