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Vantaggi della “Traduzione del Nuovo Mondo”

Un esame del suo linguaggio moderno, della sua uniformità e dell’accuratezza con cui rende i verbi ed esprime la dinamicità dell’ispirata Parola di Dio.

NEGLI ultimi anni sono state pubblicate numerose traduzioni della Bibbia, che hanno contribuito molto ad aiutare coloro che amano la Parola di Dio ad afferrare prontamente il significato degli scritti originali. Comunque, molte traduzioni hanno eliminato il nome divino dal testo sacro. La Traduzione del Nuovo Mondo invece magnifica e onora l’insigne nome dell’Iddio Altissimo restituendogli il posto che gli spetta di diritto nel testo. Il nome compare ora 6.973 volte nelle Scritture Ebraiche e 237 nelle Scritture Greche, per un totale di 7.210 volte. La forma Yahweh è generalmente preferita dagli studiosi di ebraico, ma oggi non è possibile determinare con certezza la pronuncia del nome. Per questo si continua a usare la forma italianizzata Geova, in quanto è stata usata per secoli ed è il modo tradizionalmente accettato di rendere in italiano il Tetragramma, cioè le quattro lettere ebraiche del nome divino, %&%*. Circa la forma equivalente in inglese, l’ebraista Robert H. Pfeiffer osservò: “A prescindere dalla sua dubbia etimologia, ‘Jehovah [Geova]’ è e dovrebbe rimanere il giusto modo di rendere Yahweh in inglese”.

2 La Traduzione del Nuovo Mondo non è la prima a ripristinare il nome divino nelle Scritture Greche Cristiane. Almeno dal XIV secolo in poi, molti traduttori hanno ritenuto doveroso ripristinare il nome di Dio nel testo, particolarmente nei casi in cui gli scrittori delle Scritture Greche Cristiane citano passi delle Scritture Ebraiche che contengono il nome divino. Molte versioni missionarie in lingue moderne, incluse traduzioni delle Scritture Greche adoperate in Africa, in Asia, in America e nelle isole del Pacifico, usano liberamente il nome Geova, e altrettanto fanno alcune traduzioni in lingue europee. In tutti i casi in cui viene reso il nome divino, non c’è più dubbio sull’identità del “signore” a cui ci si riferisce. È il Signore del cielo e della terra, Geova, il cui nome è santificato dall’uso specifico e inconfondibile che ne fa la Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture.

3 La Traduzione del Nuovo Mondo contribuisce ulteriormente alla santificazione del nome di Geova presentando le Scritture ispirate in un linguaggio chiaro e comprensibile, che trasmette in modo semplice l’esatto significato alla mente del lettore. Essa usa un linguaggio semplice e attuale, è il più possibile uniforme nella traduzione, rende accuratamente l’azione o aspetto dei verbi ebraici e greci, e distingue, in inglese, fra plurale e singolare nell’uso del pronome you e nella forma imperativa del verbo quando il contesto non è sufficiente a determinarlo. In questi e in altri modi la Traduzione del Nuovo Mondo evidenzia quanto più possibile in un linguaggio moderno il vigore, la bellezza e il significato degli scritti originali.

LINGUAGGIO MODERNO

4 Le traduzioni della Bibbia più vecchie contengono molte parole antiquate in uso nel XVI e XVII secolo. Benché oggi siano poco comprensibili, all’epoca erano comprensibilissime. Per esempio, William Tyndale, che svolse un ruolo importante nella traduzione della Bibbia in inglese, avrebbe detto a uno dei suoi oppositori religiosi: ‘Se Dio mi risparmia la vita, fra non molti anni farò conoscere le Scritture a un ragazzo che guida l’aratro più di quanto non le conosciate voi’. La traduzione delle Scritture Greche di Tyndale era abbastanza facile da essere compresa a quei tempi da un ragazzo che guidava l’aratro. Comunque, molte parole che egli usò sono ormai diventate arcaiche, per cui ‘un ragazzo che guida l’aratro’ non può più afferrare chiaramente il significato di molte parole usate nella “Bibbia del re Giacomo” e in altre vecchie traduzioni della Bibbia. È stato pertanto necessario eliminare il linguaggio arcaico e rendere la Bibbia nel semplice linguaggio della gente comune.

5 Per scrivere le Scritture ispirate fu impiegato il linguaggio della gente comune. Gli apostoli e altri primi cristiani non usarono il greco classico di filosofi come Platone. Usarono la lingua di ogni giorno, la koinè o greco comune. Quindi le Scritture Greche, come già prima le Scritture Ebraiche, furono scritte nella lingua del popolo. È dunque molto importante che anche le traduzioni delle Scritture originali siano nella lingua del popolo, per essere facilmente comprese. Per questa ragione la Traduzione del Nuovo Mondo non usa il linguaggio arcaico di tre o quattro secoli fa, ma un chiaro ed espressivo linguaggio moderno, affinché i lettori acquistino realmente conoscenza di ciò che dice la Bibbia.

6 Per dare un’idea della misura in cui anche la lingua italiana è cambiata dal XVII al XX secolo, notate i seguenti paragoni fra la versione di Giovanni Diodati e la Traduzione del Nuovo Mondo. “I becchi” della versione di Diodati diventano “i capri” nella Traduzione del Nuovo Mondo (Gen. 31:10), “il Signore avea renduto grazioso il popolo” diventa “Geova diede favore al popolo” (Eso. 12:36), “il Signore si pentiva, per li loro sospiri, che gittavano per cagion di coloro che li oppressavano” diventa “Geova provava rammarico per i loro gemiti a causa di quelli che li opprimevano” (Giud. 2:18), “Saulle n’era alleggiato” diventa “c’era sollievo per Saul” (1 Sam. 16:23), “lampana” diventa “lampada” (Matt. 6:22), “banco della gabella” diventa “ufficio delle tasse” (Mar. 2:14), “eziandío seguono le pedate della fede” diventa “anche di quelli che camminano ordinatamente nelle orme di quella fede” (Rom. 4:12), “perciocchè, avvegnachè io evangelizzi” diventa “se, ora, io dichiaro la buona notizia” (1 Cor. 9:16), “acciocchè niuno fosse commosso in queste afflizioni” diventa “affinché nessuno fosse scosso da queste tribolazioni” (1 Tess. 3:3), ecc. Da ciò si può ben apprezzare l’utilità della Traduzione del Nuovo Mondo per quanto riguarda l’uso di parole correnti al posto di parole antiquate.

VERSIONE UNIFORME

7 La Traduzione del Nuovo Mondo cerca in ogni modo di essere coerente. A una data parola ebraica o greca è stata assegnata una determinata parola nella lingua della traduzione, dopo di che si è cercato di usare il più uniformemente possibile questa parola, secondo il contesto. Ad esempio, la parola ebraica nèfesh è coerentemente tradotta “anima”. Anche la parola greca equivalente, psychè, è tradotta ogni volta “anima”.

8 Un problema a volte è costituito dalla traduzione degli omografi. Si tratta di parole che nella lingua originale si scrivono allo stesso modo ma hanno significato diverso. La difficoltà sta nell’attribuire alla parola il significato giusto nella traduzione. Alcuni esempi di omografi in italiano sono botte (recipiente) e botte (percosse), danno (verbo) e danno (sostantivo), prìncipi e princìpi, che si scrivono nello stesso modo ma hanno significato completamente diverso. Un esempio biblico è la parola ebraica rav, che rappresenta parole completamente diverse, per cui è resa in diversi modi nella Traduzione del Nuovo Mondo. Il più delle volte rav significa “numeroso”, come in Esodo 5:5. Negli appellativi, invece, come nel titolo “Rabsache” (ebr. Ravshaqèh) in 2 Re 18:17, rav significa “capo” o “principale”: così è resa, ad esempio, nella frase “suo principale funzionario di corte” in Daniele 1:3. (Vedi anche la nota a Geremia 39:3). Un’identica forma, rav, significa “arciere”, e così è resa in Geremia 50:29. Per distinguere i vari omografi i traduttori si sono basati sull’opera di autorevoli lessicografi quali L. Koehler e W. Baumgartner.

9 In quanto all’uniformità della versione, notate ciò che ebbe a dire Alexander Thomson, studioso di ebraico e greco, nella sua recensione della Traduzione del Nuovo Mondo delle Scritture Greche Cristiane: “La traduzione è evidentemente opera di eruditi esperti e intelligenti, che hanno cercato di rendere il senso autentico del testo greco quanto la lingua inglese è in grado di esprimere. La versione cerca di attenersi a un significato inglese per ciascuna principale parola greca, e di essere il più possibile letterale. . . . La parola di solito resa ‘giustificare’ è in genere tradotta molto correttamente ‘dichiarare giusto’. . . . La parola per croce è resa ‘palo di tortura’, il che è un altro miglioramento. . . . Luca 23:43 è ben reso: ‘Veramente ti dico oggi: Tu sarai con me in Paradiso’. Questo è un notevole miglioramento rispetto a come viene tradotto nella maggioranza delle versioni”. Sulla traduzione delle Scritture Ebraiche, lo stesso recensore fece questo commento: “La Versione del Nuovo Mondo merita senz’altro di essere acquistata. È viva e vigorosa, e induce il lettore a pensare e a studiare. Non è opera di critici letterari, ma di eruditi che onorano Dio e la Sua Parola”. — The Differentiator, aprile 1952, pp. 52-7, e giugno 1954, p. 136.

10 La coerenza della Traduzione del Nuovo Mondo ha ottenuto molti riconoscimenti in discussioni di carattere tecnico nel campo biblico. Per esempio, alcuni anni fa, una società di liberi pensatori di New York chiese alla Watch Tower Society di mandare due oratori perché parlassero al loro gruppo su argomenti biblici, richiesta che fu accolta. Quei dotti si attenevano alla massima latina falsum in uno falsum in toto, secondo cui l’argomento che risulta fallace in un punto lo è anche nell’insieme. Durante l’incontro, uno di loro sfidò i testimoni di Geova sull’attendibilità della Bibbia. Chiese che si leggesse ai presenti Genesi 1:3, e ciò fu fatto dalla Traduzione del Nuovo Mondo: “E Dio diceva: ‘Si faccia luce’. Quindi si fece luce”. Con sicurezza egli chiese poi che si leggesse Genesi 1:14, e anche questo passo fu letto dalla Traduzione del Nuovo Mondo: “E Dio proseguì, dicendo: ‘Si facciano luminari nella distesa dei cieli’”. “Alt”, disse lo sfidante, “che cosa sta leggendo? La mia Bibbia dice che Dio fece la luce il primo giorno, e di nuovo il quarto giorno, e questa è un’incoerenza”. Quantunque asserisse di conoscere l’ebraico, gli si dovette mostrare che la parola ebraica tradotta “luce” al versetto 3Þ di Genesi 1Ü era ´ohr, mentre la parola del versetto 14Þ di Genesi 1Ü era ma´òhr, che indica un corpo luminoso, cioè una fonte di luce. L’erudito si mise a sedere sconfitto. La Traduzione del Nuovo Mondo, con la sua fedele coerenza, aveva avuto la meglio, a riprova che la Bibbia è fidata e utile.

ACCURATA VERSIONE DEI VERBI

11 La Traduzione del Nuovo Mondo cerca di esprimere accuratamente il senso dell’azione dei verbi greci ed ebraici. Nel far questo si sforza di preservare il particolare fascino, la semplicità, il vigore e l’espressività degli scritti nelle lingue originali. Per rendere con cura l’effettiva qualità dell’azione è stato necessario ricorrere all’uso di verbi ausiliari. È proprio grazie al vigore dei verbi che le Scritture originali sono così dinamiche e piene d’azione.

12 Il verbo ebraico non ha “tempi” nel senso che il termine ha nella maggioranza delle lingue occidentali. In italiano il tempo del verbo ha un’importanza determinante: indica se l’azione è presente, passata o futura. Il verbo ebraico, invece, esprime basilarmente l’aspetto dell’azione, che può essere vista come compiuta (al perfetto), o incompiuta (all’imperfetto). Questi aspetti del verbo ebraico possono essere usati per indicare azioni del passato o del futuro, e il tempo viene determinato dal contesto. Per esempio, il perfetto, che esprime un’azione compiuta, normalmente indica un’azione passata, ma è anche usato per descrivere un avvenimento futuro come se avesse già avuto luogo e fosse passato, e questo per sottolineare la certezza o la necessità del suo verificarsi nel futuro.

13 Nel tradurre, è molto importante rendere con cura l’aspetto del verbo ebraico, altrimenti si può alterare il senso ed esprimere un pensiero completamente diverso. Per esempio, prendiamo in esame le espressioni verbali di Genesi 2:2, 3. In molte traduzioni, parlando del riposo di Dio nel settimo giorno, sono usate espressioni come “si riposò”, “desisté”, “aveva desistito”, “quindi si riposò”, “Dio si riposò” e “si era riposato”. Da queste versioni si potrebbe concludere che il riposo di Dio nel settimo giorno fosse stato completato nel passato. Notate invece come la Traduzione del Nuovo Mondo rende il senso dei verbi usati in Genesi 2:2, 3: “E il settimo giorno Dio portò a compimento l’opera che aveva fatto, e si riposava il settimo giorno da tutta l’opera che aveva fatto. E Dio benediceva il settimo giorno e lo rendeva sacro, perché in esso si è andato riposando da tutta la sua opera che Dio ha creato allo scopo di fare”. L’espressione del versetto 2Þ di Genesi 2Ü, “si riposava”, traduce un verbo ebraico all’imperfetto ed esprime quindi l’idea di un’azione incompleta o durativa. La traduzione “si riposava” è conforme a ciò che è detto in Ebrei 4:4-7. In quanto al verbo di Genesi 2:3, esso è al perfetto, ma per armonizzarlo con il versetto 2Þ di Genesi 2Ü e con Ebrei 4:4-7 è stato tradotto “si è andato riposando”.

14 Una delle ragioni della traduzione imprecisa delle forme verbali ebraiche è la teoria grammaticale oggi chiamata waw consecutivo. Waw (&) è la congiunzione ebraica che basilarmente significa “e”. Non è mai da sola, ma è sempre unita a qualche altro termine, spesso al verbo ebraico, in modo da formare con esso una sola parola. Si è asserito, e ancora si asserisce, che questo abbia il potere di convertire l’aspetto verbale, trasformandolo dall’imperfetto al perfetto (come si è fatto in molte traduzioni, comprese quelle moderne, in Genesi 2:2, 3), o dal perfetto all’imperfetto. Questo effetto viene anche indicato con l’espressione “waw conversivo”. Questa erronea applicazione delle forme verbali ha creato molta confusione e portato a traduzioni errate del testo ebraico. La Traduzione del Nuovo Mondo non riconosce al waw nessun potere di cambiare l’aspetto verbale. Piuttosto, si è cercato di esprimere il dovuto e caratteristico vigore del verbo ebraico, preservando così con accuratezza il senso dell’originale.

15 Con la stessa cura sono stati tradotti i verbi greci. In greco i tempi dei verbi esprimono non solo il tempo di un’azione, ma anche la qualità dell’azione, cioè se è momentanea, se inizia, continua, si ripete o è completata. Prestando attenzione al significato implicito nelle forme del verbo greco si può avere una traduzione precisa che rende il pieno vigore dell’azione descritta. Per esempio, rendendo il senso dell’azione continua, quando è espresso dal verbo greco, non solo si descrive esattamente la situazione, ma si conferisce maggior vigore ad ammonimenti e consigli. Ad esempio, la continua miscredenza dei farisei e dei sadducei è espressa dalle parole di Gesù: “Una generazione malvagia e adultera va in cerca di un segno”. E il bisogno di perseguire di continuo le cose giuste è ben espresso dalle parole di Gesù: “Continuate ad amare i vostri nemici”. “Continuate dunque a cercare prima il regno”. “Continuate a chiedere, e vi sarà dato; continuate a cercare, e troverete; continuate a bussare, e vi sarà aperto”. — Matt. 16:4; 5:44; 6:33; 7:7.

16 Il greco ha un tempo particolare chiamato aoristo, che indica l’aspetto puntuale o momentaneo dell’azione. I verbi all’aoristo si possono rendere in vari modi secondo il contesto. Un modo in cui viene usato l’aoristo è per indicare un singolo atto di una certa natura, benché non legato a un tempo particolare. Un esempio del genere si trova in 1 Giovanni 2:1, dove molte versioni traducono il verbo “peccare” in una maniera che può dare l’idea di una condotta peccaminosa continuata, mentre la Traduzione del Nuovo Mondo dice: “Se qualcuno commette peccato”, cioè un singolo atto peccaminoso. Questo esprime il pensiero corretto secondo cui, se un cristiano commette un atto peccaminoso, ha presso il Padre celeste un intercessore o soccorritore, Gesù Cristo. Così 1 Giovanni 2:1 non contraddice affatto la condanna della ‘pratica di peccato’ espressa in 1 Giovanni 3:6-8Þ;Ü e 5:18, bensì mostra la differenza fra le due cose.

17 In greco l’imperfetto può esprimere non solo un’azione durativa o continua, ma anche il tentativo non riuscito di compiere una certa azione (imperfetto conativo). Nella Versione Riveduta del Luzzi, Ebrei 11:17 dice: “Per fede Abramo, quando fu provato, offerse Isacco; ed egli, che avea ricevuto le promesse, offerse il suo unigenito”. Nel testo greco il tempo dei due verbi resi “offerse” non è lo stesso. Nel primo caso abbiamo un perfetto (azione compiuta), mentre nel secondo abbiamo un imperfetto (azione durativa nel passato). La Traduzione del Nuovo Mondo, tenendo conto della differenza dei tempi, traduce così il versetto: “Per fede Abraamo, quando fu provato, fece come se offrisse Isacco, e l’uomo . . . tentò di offrire il suo unigenito”. Il senso compiuto del primo verbo è in tal modo mantenuto, mentre l’imperfetto del secondo verbo indica che l’azione fu tentata ma non fu portata a termine. — Gen. 22:9-14.

18 Prestando attenzione ad altre parti del discorso, ad esempio ai casi dei sostantivi, è stato possibile eliminare apparenti contraddizioni. Per esempio, in Atti 9:7, descrivendo la straordinaria esperienza di Saulo sulla via di Damasco, alcune traduzioni dicono che i suoi compagni di viaggio ‘udirono la voce’ ma non videro nessuno. Poi, in Atti 22:9, dove Paolo racconta questo episodio, le stesse traduzioni dicono che essi, pur avendo visto la luce, ‘non udirono la voce’. Comunque, nel primo versetto il verbo greco è costruito con il genitivo (alla lettera, ‘udirono della voce’), mentre nel secondo è costruito con l’accusativo, come in Atti 9:4. Qual è la differenza? Le traduzioni di cui sopra non ne indicano nessuna, mentre il greco, con la diversa costruzione, dice due cose diverse. Gli uomini udirono letteralmente “della voce”, ma non la udirono nel modo in cui la udì Paolo, il quale udì le parole e le comprese. Così, la Traduzione del Nuovo Mondo, prendendo atto della costruzione col genitivo in Atti 9:7, dice che gli uomini che erano con Paolo ‘udirono, in realtà, il suono di una voce, ma non videro nessuno’.

INDICATO IL PLURALE

19 Nei casi in cui nel testo ci si rivolge a Dio, alcune traduzioni moderne in inglese conservano certe forme antiquate della seconda persona singolare. Comunque, nelle lingue in cui fu scritta la Bibbia non c’era una forma speciale del pronome personale da usare per rivolgersi a Dio, ma si adoperava la stessa forma usata per rivolgersi a un proprio simile. La Traduzione del Nuovo Mondo in inglese ha dunque eliminato queste forme pietistiche, e impiega sempre il pronome che si usa nella normale conversazione. In inglese, però, il pronome personale di seconda persona, you, può essere sia singolare che plurale, e a volte può non essere chiaro nemmeno se il verbo è singolare o plurale. In questi casi, per indicare il plurale, viene usato il maiuscoletto. Spesso per il lettore è utile sapere se in un certo versetto il pronome you si riferisce a un singolo individuo o a un gruppo di persone, a una congregazione, nel qual caso è YOU.

20 Per esempio, in Romani 11:13 Paolo parla a molti: “Ora parlo a voi [in inglese YOU] che siete persone delle nazioni”. Al versetto 17Þ di Romani 11Ü, invece, il greco passa al singolare, “tu”, e l’argomento viene opportunamente applicato al singolo individuo: “Comunque, se alcuni dei rami furono recisi, ma tu [you] . . . fosti innestato . . .”

LA TRADUZIONE DEL NUOVO MONDO IN ALTRE LINGUE

21 Nel 1961 fu annunciato che la Watch Tower Society avrebbe prodotto la Traduzione del Nuovo Mondo in altre sei lingue molto diffuse: francese, italiano, olandese, portoghese, spagnolo e tedesco. Questo lavoro di traduzione fu affidato a traduttori esperti e dedicati, che lavorarono tutti insieme nella sede della Società a Brooklyn (New York). Essi prestarono servizio come un grande comitato internazionale sotto una direzione competente. Nel luglio 1963, all’assemblea dei testimoni di Geova “Eterna buona notizia” tenuta a Milwaukee (Wisconsin, USA), si videro i primi frutti di quest’opera di traduzione allorché la Traduzione del Nuovo Mondo delle Scritture Greche Cristiane fu presentata simultaneamente nelle suddette sei lingue. Altri abitanti della terra di lingua diversa dall’inglese potevano ora cominciare a valersi di questa traduzione moderna. Da allora il lavoro di traduzione è proseguito, tanto che nel 1991 la Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture era disponibile in 13 lingue e ne erano state stampate quasi 65.000.000 di copie.

GRATITUDINE PER QUESTO PODEROSO STRUMENTO

22 La Traduzione del Nuovo Mondo è davvero un poderoso strumento per dimostrare che “tutta la Scrittura è ispirata da Dio e utile”. Dai punti trattati in questo studio si comprende che è accurata e attendibile, e che può essere veramente apprezzata da coloro che desiderano udire Dio parlare in maniera toccante all’uomo in un linguaggio vivo e moderno. Il linguaggio della Traduzione del Nuovo Mondo è spiritualmente stimolante, e mette subito il lettore in sintonia con la dinamicità delle Scritture ispirate originali. Non è più necessario leggere e rileggere i versetti per capire frasi oscure. Sin dalla prima lettura la traduzione risulta chiara e vigorosa.

23 La Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture è una traduzione fedele della Parola di Dio, “la spada dello spirito”. Come tale è un’arma davvero efficace nella guerra spirituale del cristiano, un aiuto per ‘rovesciare insegnamenti e ragionamenti falsi fortemente trincerati, innalzati contro la conoscenza di Dio’. Ci permette di dichiarare con molto più intendimento le cose utili ed edificanti, le cose gloriose che hanno relazione con il giusto Regno di Dio, sì, le “magnifiche cose di Dio”! — Efes. 6:17; 2 Cor. 10:4, 5; Atti 2:11.

[Note in calce]

Introduction to the Old Testament, 1952, p. 94.

Kingdom Interlinear Translation, ed. 1985, pp. 1133-8.

Perspicacia nello studio delle Scritture, vol. 1, p. Þit-1 Ü595.

Bibbia con riferimenti, appendice 3C, “Verbi ebraici che indicano azione continua o progressiva”.

Perspicacia nello studio delle Scritture, vol. 1, p. Þit-1 Ü1204.

Edizioni complete sono state pubblicate in ceco, danese, francese, giapponese, inglese, italiano, olandese, portoghese, slovacco, spagnolo e tedesco; edizioni parziali in finlandese e svedese.