Saggezza popolare - 04-12-02 - Fulvio Del Deo

 

 

Saggezza popolare
 
Le parole sono la nostra colonna sonora: si parla, si parla... A chiacchiere tutto è facile: con le parole si può fare e disfare il mondo, senza scomodarci dalla nostra poltrona. Ma a volte sono proprio le parole che traggono in inganno, che generano equivoci.
 
Pensiamo all'APE: in Inglese non ronza né produce miele, ma salta da un ramo all'altro. Pensiamo alle RAPE: in Inghilterra, in Australia o negli U.S.A. non le trovi dall'ortolano, ma sono il fiore marcio della crudeltà e della vigliaccheria. E la TESSERA? In Grecia non ci fa entrare in nessun club esclusivo: non è che il numero dei lati della nostra tessera. Così le FIGHE non sono belle ragazze, semmai sono loro che te lo dicono se le importuni: «Vattene!» E la KURVA? Non è per spirito di contraddizione se in tutta l'Europa Orientale predilige sempre i lunghi rettilinei di periferia, per battere. E non meravigliamoci se in Spagna il plàtano si sbuccia e si mangia... Ma risparmiamoci la scurrilità di chi in Finlandia "guarda il mare".
 
C'è un tizio nato l'undici settembre che ha perso la gioia del compleanno e inventa parole per ricostruirsi il mondo. Fa bene: certe cose possiamo dirle come ci pare, ciò che importa è capirsi e non odiarsi mai!
 
E quello che non riusciamo a capire, a volte può insegnarcelo la semplicità della tradizione. Per chi non mastica sa limba sarda, ho tradotto il testo cercando di mantenere la rima... Fatene buon uso, mi raccomando.
 
 
Per voce e launeddas
 
Semus in tempos
de tirannias,
infamidades
e carestias.

Terra k'a fangu
torrat su poveru
senz'alimentu
senza ricoveru.

Semus sididos
in sas funtanas,
pretende s'abba
parimus ranas.

Cuddas banderas
numeru trinta,
da binu bonu
mudad'hant tinta.

Appenas mortas
cussas banderas
non piùs s'osservant
imbreagheras.

¿Sos tristos corvos
a kie los lassas?
Pienos de tirrias
e malas trassas.

E gai ki tottus
faghimus gherra,
pro pogas dies
de vida in terra

Asiosu, amigu,
tenedi contu:
faghe su surdu
ettad'a tantu.

A tantu, l'ideas,
su mund'est gai:
a sicut erat
non torrat mai.
Siamo in tempi
di tirannia,
infamità
e carestia.

Terra che in fango
riduce il povero
senza più cibo
senza ricovero.

Stiamo assetati
alle fontane,
in cerca d'acqua
sembriamo rane.

Quelle combriccole
assai numerose,
che amiche del vino
il tempo ha corrose.

Appena scomparse
quelle compagnie
non vedi più in giro
ubriache allegrie.

Ma i corvi cattivi
dove li metti?
Pieni d'imbrogli
e affari scorretti.

E succede che tutti
facciamo la guerra,
per un pugno di giorni
in più sulla terra.

Ti saluto amico,
ma renditi conto:
fai sempre il sordo
davanti a tanto.

E' chiara l'idea:
è il mondo che va
e quello che era
mai più non sarà.

 

Fulvio Del Deo