Il
ponte
Si dice che di notte al ponte
è possibile sentire il rumore degli zoccoli dei buoi e dei
muli che attraversano il fiume.
Sono andata prima che
l’alluvione del ’93, se non sbaglio anno,
sconvolgesse tutto, e in effetti si sentiva qualcosa di simile.
La casa
Si tratta di una delle poche case in
cima al paese, o meglio in cima della villa.
Il
proprietario sarà morto da almeno 60 anni, lo chiamavano
Giacca.
Nella casa del Giacca si andava ancora
a giocare a carte e a passare le serate, non si sa se fosse il suo
fantasma o qualche altra cosa ma ad un certo si sentivano dei rumori
fortissimi. Il mistero non è mai stato risolto…
Due luoghi
Un
racconto, forse da una storia vera…
Non saprei dire quando accadde e
nemmeno se accadde davvero.
A Gordena c’era un ragazzo
che alla sera andava a fare la veglia a casa della fidanzata, o forse
non erano nemmeno ancora fidanzati. La cosa di cui sono sicura
perché è così che mi è
stato raccontato è che questa ragazza abitava dalle parti di
Cerendero.
Per arrivare a Cerendero la via
più breve era attraversare il bosco e una volta arrivati a
Canarie proseguire per il paese vicino.
Per chi non lo sapesse Canarie
è un paesino di tre, quattro case, vicino al quale
è stata costruita un enorme chiesa, e davanti, sulla strada
di passaggio c’è il cimitero.
Allora il perimetro del cimitero era
delineato da muri che accanto al cancello, a destra e a sinistra,
avevano una nicchia.
Il ragazzo camminando al chiaro di
luna (ma non troppo, se fosse stato uno scherzo di un rivale se ne
sarebbe accorto), arriva davanti all’entrata del cimitero,
vede una debole luce provenire dalle due nicchie.
Ad un certo punto trasale. Qualcuno
gli tocca la spalla. Lui è immobile. Poi una voce:
”Fermite g’ho bisognu der messe!”
Se la voce fosse umana o quella di un
fantasma non è dato sapere. Non si sa nemmeno esattamente
cosa accadde dopo.
In paese si dice che lo spavento del
poveretto fu tanto che lo trovarono dopo un po’ sotto shock a
girovagare per il bosco, sicuramente non sarà più
andato dalla sua bella a notte calata.
(Stefania)
Qualche
anno fa i villeggianti in paese erano molto più uniti e in
estate ci si vedeva in piazza (nel Fornasso o come l’ho
chiamata io altrove Piazza dell’Arbio), quando non si poteva
o non si voleva stare fuori eravamo tutti a casa di qualcuno. Con i
temporali spesso qui salta l’elettricità e allora
ognuno si inventava o raccontava una storia di fantasmi. Ora
è tutto cambiato poiché molti sono cresciuti,
molti lavorano e non vengono più se non per qualche giorno e
altri sono presi dai loro impegni.
Quello che un tempo si faceva era una
diversa forma di veglia.
Gordena in altri tempi era un paese
pieno di vita, forse c’erano 100-200 abitanti non saprei,
alla fine di una lunga e faticosa giornata a volte c’era da
andare a “fare la guardia” all’abergo,
l’essiccatoio
(seccau per i savonesi). Bisognava controllare che tutto andasse bene,
che niente prendesse fuoco. Altre volte ci si incontrava in casa e
magari nascevano storie e leggende. Molto spesso succedeva anche che il
pretendente di una ragazza passasse la serata a casa di lei in
compagnia, ovviamente, dei genitori e degli altri parenti.
Tra favola, leggenda e realtà, conosco tre luoghi di
fantasmi e storielle.