Via con me
6

La cena è appena cominciata, e già Yoko vorrebbe scappare a gambe levate. A tavola, ci sono lei, i suoi, i nonni paterni, Kozue e Friedrich, attorno al quale tutti si affannano, ricoprendolo di complimenti e conversazione tanto cortese quanto banale. Sarebbe anche difficile ignorarlo, a onor del vero. Sulla cinquantina avanzata, è alto, dal fisico asciutto, con i capelli già completamente candidi tagliati cortissimi e due occhi azzurri e acuminati. Letteralmente una mosca bianca, in Giappone. E per di più è un pezzo grosso. Kozue, subito dopo la laurea in lingue, era andata a lavorare come impiegata alla filiale della Kroeger&Amuro S.p.A., un'impresa che si occupava di grandi opere di edilizia in giro per il mondo, specialmente commissioni pubbliche come ponti, ferrovie e bazzecole del genere. Friedrich Goldschmidt era da anni un dirigente della sede di Tokio quando Kozue era stata assunta dalla K&A. Ora Kozue può vantarsi di essere passata dallo status di medioborghese a Yokohama a quello di membro dell'alta società berlinese, lei stessa con funzioni operative nella ditta, come quella di aver trattato con gli architetti per i lavori presso Potsdamerplatz a Berlino. Yoko la sente come se fosse su un altro pianeta - non ha tutti i torti, ormai a dividerle sono non solo l'età ma anche svariate migliaia di chilometri. Ma soprattutto Yoko sente l'inconsistenza di quanto sta accadendo davanti a lei, e si scopre a lanciare occhiate a truci a Friedrich. Anche se razionalmente sa che lui non ne ha colpa, da persona fine e rigorosa qual è, sa allo stesso modo che è lui a scatenare tutto questo teatrino che la irrita oltremodo.

"In fondo mi vergogno a raccontarti qualcosa del genere, Kogure. E' infantile da parte mia, credo. E' che… lo vedi Akagi come è messo? Si è gettato nel lavoro, ma se gli parli è spento. Secondo te di chi è la colpa?"

Kogure ha raccolto troppe confidenze finora per non capire subito dove andrà a parare Ayako. Tuttavia aspetta in silenzio, seduto, mentre Ayako cammina nervosa per la stanza, rossa in volto.

"E' colpa di quella lì. Lei non sa fare altro che usare le persone…"

"Io non sarei così drastico."

"E invece sì. Kogure, io la conosco dalle medie ed è sempre la solita troietta. Ma non capisci? Non importa chi o come, lei vuole solo vedere un uomo prostrato ai suoi piedi. E' quello per lei il massimo della libidine, e non si ferma davanti a nulla pur di averlo."

Kogure sospira, tenta di mediare.

"Le persone cambiano, guarda Mitsui. Perfino Sakuragi sta maturando. Obiettivamente, Yoko non mi sembrava molto allegra e spensierata negli ultimi giorni, può darsi che abbia davvero dei problemi." Ayako ormai ha il viso rigato di lacrime.

"Ma allora perché succede un'altra volta? Te l'ho detto, è infantile da parte mia legarmi al dito una sciocchezza del genere, ma… Quando ero alle medie, c'era un ragazzo della mia età che mi piaceva. Eravamo nella stessa classe, ed eravamo diventati molto amici. Anche Shinobu era in classe con noi, sapeva benissimo che quel tipo, Genzo, mi piaceva - come al solito l'unico a non essersene accorto era lui. Ebbene, era la festa del mio quattordicesimo compleanno, in terza media. Apro la porta della camera degli ospiti per prendere la giacca di un'amica che stava andando via, e chi ti trovo? Yoko e il mio amico che si baciano, ovviamente."

"E cosa hai fatto?"

"Ho dato uno schiaffo a tutti e due. Un'amicizia era finita e un'altra non sarebbe mai cominciata. Poi sono tornata in sala in lacrime, qualcosa di devastante, soprattutto a quell'età."

Proprio mentre lo guarda di sottecchi, Yoko incontra lo sguardo di Friedrich, e le viene un tuffo al cuore per la vergogna.

"Yoko, racconta a Friedrich cosa fai, su. Non hai aperto bocca", la incita il padre.

"Non è che ci sia molto da dire" risponde lei, nervosa "ho passato gli esami di fine trimestre e adesso mi godo le vacanze."

"E non gli dici che il tuo ragazzo gioca a basket con Kaede?" sorride la madre "Avresti potuto chiamarlo per cena."

"Mamma, se Kaede è in ritiro vuol dire che lo è anche Takenori, no?"

"Ah sì, che sciocca" la liquida sua madre con una risatina "scusa, Friedrich, sono un po' distratta."

"Sarà che hai esagerato col prozac, mamma", dice Yoko, lapidaria. Suo padre si irrigidisce:

"Ti sembra il modo di parlare a tua madre? Davanti a un ospite, poi?"

"Non preoccuparti, non importa" ripara Friedrich, ma il padre di Yoko continua:

"No, no, è stata proprio maleducata." A Yoko pare che l'aria si possa tagliare con un coltello, e non c'è nemmeno Kaede a offrirle un appiglio. Raccoglie mentalmente le forze.

"Scusa, Friedrich" recita, sfruttando ciò che ha imparato consumandosi gli occhi a guardare film in bianco e nero "e ora, per il bene di tutti, toglierò il disturbo."

"Yo-ko" dice suo padre a denti stretti "resta qui." Si vede lontano un chilometro che, se non ci fosse Friderich, probabilmente esploderebbe in una sfuriata, e Yoko amministra il suo vantaggio:

"Sono sicura che sarà una cena molto più piacevole se me ne vado, oltretutto sono un po' stanca. Così potrete dedicarvi anima e corpo agli ospiti" dice, accenna un inchino ed esce, facendo in tempo a sentire suo padre che mugugna: stanca di cosa, che non fa niente tutto il giorno.

Il giorno dopo, di primo pomeriggio, Yoko è stesa sul divano a guardare la tv, imprecando per il caldo, nonostante indossi una canottiera e dei pantaloncini inesistenti. Mentre assiste alle epiche gesta di Pollon & Eros, entra Friedrich, che appoggia delle carte sul tavolino e si siede in poltrona a controllarle. Yoko si sente avvampare per l'imbarazzo, e si siede più compostamente, senza il coraggio di distogliere lo sguardo dalla tv. Nella sua mente, vede se stessa rivolgere la parola al cognato qualche decina di volte prima di riuscirci realmente.

"Friedrich?" L'uomo alza lo sguardo, interrogativo, ma senza apparente ostilità.

"Sì?"

"Volevo… chiederti scusa per ieri. Sono stata poco gentile."

"Ti ho già detto che non m'importa, non ti racconto bugie."

Yoko torna per una attimo a guardare i cartoni, e poi dice:

"Posso chiederti una cosa?"

"Ammesso che sappia risponderti."

"Tu sei già stato sposato, no?"

"Sì", risponde calmo Friedrich, senza mostrarsi infastidito da quella domanda poco discreta, e la sua disponibilità incoraggia Yoko, che continua:

"Io non vorrei impicciarmi dei fatti tuoi, ma vedi ancora la tua ex moglie?"

"Ho un figlio ancora minorenne ed è affidato a lei. La vedo ogni due settimane, quando sono in Germania."

"E com'è? Voglio dire, lei è pur sempre stata una persona con cui hai condiviso parte della tua vita. Ammetto di non conoscerti, non so niente di te, ma cosa significa mantenere i contatti con qualcuno con cui hai rotto in maniera definitiva? Non la rimpiangi, a volte? Guarda che se mi dici di sì io non racconto niente a Kozue." Friedrich assume un'espressione meditabonda, coi gomiti appoggiati alle ginocchia.

"E' semplicemente finita. Ti dirò, non mi sono mai posto seriamente questa domanda, so solo che quando rivedo la mia ex moglie non provo nulla di particolare. Non smuove nulla in me, nel bene e nel male. Forse sono fortunato perché si è tutto concluso da una parte e dall'altra. Sarebbe stato peggio se qualcuno avesse continuato a provare qualcosa per l'altro."

"L'hai detto." Yoko non nasconde la sua preoccupazione. Le parole di Friedrich, scandite nel suo buon giapponese, invece di rassicurarla l'hanno inquietata ancora di più. E' certa che Tetsuo provi ancora qualcosa per lei. E Yoko ormai non è più così sicura di aver regolato tutti i conti col suo passato insieme a Tetsuo.

"Ma forse è normale, no?", dice all'improvviso "preoccuparsi per qualcuno che si conosce anche se si è separati. Non è che implichi dell'altro."

"Non direi" commenta Friedrich. Yoko si affretta di nuovo a scusarsi:

"Scusa se ti dico tutte queste cose. La verità è che non so proprio con chi parlare… Ormai non ci riesco più nemmeno con Kozue, e lasciamo stare le mie cosiddette amiche. Stapperebbero lo spumante a vedermi in una situazione simile."

"Capisco. E' che non so fino a che punto parlare con me potrebbe aiutarti, in fondo nemmeno io ti conosco."

"Ma è proprio per questo" dice Yoko, temendo che il cognato prenda e se ne vada - comincia a nascerle il timore di essere abbandonata "che parlo con te. Io spero che tu non abbia pregiudizi sul mio conto, se non altro che tu ne abbia meno delle altre persone in questa casa. La verità è che c'è una persona a cui voglio bene, e su questo non ho il minimo dubbio. Ma ho avuto una relazione, circa un anno fa… con un ragazzo che è l'opposto di quello con cui sto ora. E in questi ultimi tempi ho scoperto di non sapere se mi sono davvero lasciata alle spalle la storia passata. Mi sento disonesta nei confronti di entrambi" ridacchia nervosamente "Dio mio, sembra una lettera a un giornale femminile."

Friedrich sospira e sorride, comprensivo. Allora Yoko non ha più remore, e gli racconta tutto, senza porsi troppa domande sul perché abbia eletto proprio lui a suo unico confidente. Sarà che il fatto che tutti gli altri dormano le sembra particolarmente significativo.

Parte 07

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