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Tous les garçonnes et les filles
by Ottavia

Ringrazio Akira14 per avermi ispirato questa coppia, io non ci avevo mai pensato
Grazie anche al mio amico Shane, che con il suo comportamento del sabato sera, mi ha dato qualche idea (A volte vorrei ucciderlo, però poi fa delle cose talmente carine ed inaspettate che gli perdono tutto)

Note. Ho ideato questa fic, mentre studiavo per l’esame di economia, praticamente si è scritta da sola. Mentre studiavo le varie teorie sul sistema organizzativo, continuavo a pensare a questa storia, così nelle pause ho deciso di scriverla anche se non avevo molto tempo, spero che il risultato finale sia buono.
mailto:
emeraude@inwind.it

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Capitolo 1: un amore e un’amica.

Sendoh si guardava intorno, incredibile ma vero, era in anticipo ad un appuntamento.

Il mondo stava veramente girando al contrario.

Ricordava chiaramente la prima volta che quel pensiero si era affacciato alla sua mente. Era un pomeriggio come tanti, di ritorno dagli allenamenti si era fermato al solito posto.

Il solito posto era un bar, anche se forse era più simile ad un pub, che si chiamava appunto Il Solito Posto; lo stesso bar dove si trovava in quel momento.  Quella volta non era solo, c’era Hiroaki con lui.

Stavano chiacchierando del più e del meno ma si capiva che Hiro era a disagio, era come se dovesse dirgli qualcosa d’importante ma non sapesse da che parte cominciare. Siccome non si decideva a parlare, aveva affrontato lui la questione.  

“Piantala di girarci attorno, sputa il rospo e dimmi quello che mi devi dire”

Come fai a sapere che ti devo parlare?”

“Non sei bravo a nascondere le cose, ma non svincoliamo, non è di questo che dobbiamo parlare. “      

“Be’ per farla breve ho deciso di andare a passare un anno all’estero a studiare. “

“Ci voleva tanto a dirlo, è il sogno di molti di noi andare negli Stati uniti. Quale posto migliore per un giocatore di basket?”

“Ma vedi io ho deciso di andare in Europa e non per giocare, per studiare. Io conosco i miei limiti e le mie possibilità, so che non sarò mai un campione, certo allenandomi posso essere un discreto giocatore ma niente di più. Ho iniziato a riflettere su cosa vorrei fare da grande e, anche se non sono ancora arrivato ad una decisione, ho pensato che studiare all’estero mi avrebbe sicuramente aiutato a trovare la mia strada”.

“Come mai l’Europa e non gli Stati uniti? Dopotutto con l’inglese te la cavi piuttosto bene, non sarebbe stato più semplice?”

“Forse, ma ho deciso d’imparare un’altra lingua, e poi il sistema scolastico europeo è certamente migliore rispetto a quello americano. “ 

“Capisco. Mi mancherai molto ma se hai deciso, io come amico non posso fare altro che incoraggiarti. E quale dei 15 paesi dell’Unione hai scelto ?”

“La Spagna.”

E così tre mesi prima Hiroaki era partito. In quel tempo molte cose erano cambiate.

Soprattutto per quel che riguardava i suoi sentimenti.

Allora credeva di essere innamorato di Rukawa e questo aveva portato parecchio scompiglio nella sua vita. Non era tanto il fatto che gli piacesse un ragazzo, dopotutto casa sua era sempre stata frequentata da artisti e persone anticonformiste. I suoi genitori erano persone dalla mentalità aperta e l’avevano educato di conseguenza. Era cresciuto pensando che il sesso, la razza, la posizione sociale fossero solo dettagli, quello che contava era quello che le persone avevano dentro. Non era importante sapere da dove venisse una persona, chi fosse o cosa avesse fatto finché ti questa ti amava.

Il problema stava nel fatto di essere innamorato di qualcuno che sembrava avercela con il mondo intero. Qualcuno che sembrava odiare tutto e tutti, a cui importavano solo due cose nella vita: se stesso e il basket. Il basket peraltro gli serviva solo a mettersi in luce, a dimostrare all’umanità che lui era il migliore.

Ma si sa che l’amore è cieco, folle e difficile da contrastare.

Così si era trovato a passare interi pomeriggi sulle gradinate, nella palestra dello Shohoku a guardarlo giocare.

Certo gli toccava sopportare le chiacchiere a vanvera di Sakuragi che lo accusava di essere venuto a spiare gli allenamenti del grande ‘genio del basket ’ ma non era un gran problema, era quasi divertente vedere il gorilla che ogni volta gli mollava un pugno in testa.

Quasi, perché un po’ gli dispiaceva per lui.

Poi naturalmente c’erano le tipe del Rukawa fans club. Non conosceva nessuno che avesse tanta sfacciataggine e faccia tosta da farsi vedere tranquillamente in giro, dopo aver fatto tutte quelle scene in pubblico. Si stupiva del fatto che i loro genitori, o quantomeno i loro insegnanti, non avessero preso provvedimenti. Perché per quanto si potesse essere di larghe vedute e di mentalità aperta, quel tipo di comportamento gli sembrava francamente esagerato..

Poi aveva deciso di scoprire qualcosa di più su di Rukawa e la persona che sembrava in grado di aiutarlo era Ayako, la manager. Lei era l’unica cui Ru desse confidenza, ogni tanto le sorrideva perfino. Però prima di questo, doveva diventarle amico lui stesso. Non poteva mica andare da lei e dirle “Ciao senti, anche se non ci conosciamo quasi per niente, mi piacerebbe che parlassimo di Rukawa, perché credo che lui mi piaccia.” Con molta probabilità, anziché parlare con lui, sarebbe andata direttamente a chiamare la neuro.

Bisognava solo trovare un’occasione per attaccare bottone. Del resto Ayako gli pareva una ragazza simpatica.

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L’occasione si era presentata una settimana più tardi. Dopo aver assistito agli allenamenti se n’era andato a casa. Solo che a metà strada si era accorto di aver dimenticato la cartella nella palestra dello Shohoku. Così era tornato indietro sperando di trovare ancora qualcuno.

La palestra era aperta, ma non sembrava esserci nessuno, stava per andarsene quando sentì la voce irritata di Ayako.

“Uomini, solo loro possono ridurre una stanza in questo stato ! Dico io con tutto il tempo che impiegano per prepararsi potrebbero almeno lasciare gli spogliatoi in uno stato decente”

Sendoh si era avvicinato incuriosito ed aveva trovato Ayako che asciugava il pavimento degli spogliatoi.

“Ciao ti serve una mano?”  le aveva chiesto

“No grazie, ho quasi finito. Ma dimmi sono solo loro o siete tutti così?  gli aveva risposto lei, indicando lo stato penoso in cui versava lo spogliatoio.

“Be’ il nostro non potrebbe certo essere definito uno splendore, però è sicuramente meglio di questo. Non avendo una manager, spetta a noi tenerlo in ordine e il signor Taoka non ci lascia andar via se non è a posto. “

“lo sapevo io che se ne approfittavano, ma impareranno a loro spese che io non sono mica una schiava. Ho asciugato il pavimento giusto per evitare che si rovinasse la palestra, il resto lo sistemeranno loro domani. Così forse capiranno che gli asciugamani bagnati si mettono asciugare e non si lasciano appallottolati sulla panca o peggio ancora buttati per terra.”

Qualche minuto dopo se n’erano andati e lui aveva insistito per accompagnarla. Gli sembrava poco gentile far tornare a casa da sola una ragazza a quell’ora.

“Ma tu abiti dall’altra parte della città, a che ora arriverai a casa se mi accompagni?”

“Non c’è problema tanto sono in bicicletta. Su sali, purtroppo non ho il portapacchi così dovrò portarti in canna.”

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Così avevano cominciato a parlarsi le volte in cui andava ad assistere agli allenamenti. Fosse dipeso da lui ci sarebbe andato sempre ma non poteva passare tutti i pomeriggi fuori casa. Questo sempre che non volesse farsi bocciare.

Dopo un po’ si erano scambiati i numeri di cellulare e avevano cominciato a vedersi anche fuori dal contesto sportivo. Insomma erano diventati grandi amici anche se lui non le aveva ancora rivelato il motivo per cui andava tanto spesso a vedere gli allenamenti. Ayako però era un’acuta osservatrice e aveva intuito il motivo di tanto improvviso interesse del suo amico per la squadra dello Shohoku.

“Quando avevi intenzione di dirmelo che ti piace Rukawa?”  gli aveva chiesto un pomeriggio in cui si erano incontrati dopo la scuola.

“ Come lo sai?” - le aveva domandato stupito

“Semplice lo vedo che stai sempre ad osservarlo durante il gioco e poi be’ anche non sapendolo ci si poteva arrivare per intuizione. Era ovvio che per venire tanto spesso agli allenamenti, ti doveva piacere qualcuno. Ryota non mi pare il tuo tipo, anche se, se te lo prendessi tu mi faresti un gran piacere.

Sakuragi è da escludere e Kogure e Akagi, be’ per quanto gentili e simpatici, sono quello che sono.

Rimangono solo Mitsui e Rukawa. Dato che Mitsui è fidanzato rimaneva solo Rukawa. Come vedi non c’è bisogno di essere il mago Rappel per capire queste cose.”  aveva spiegato una compiaciuta Ayako

“ Il tuo ragionamento fila, però ci sono due obbiezioni. N1, non poteva essere che mi piacessi tu? N2, perché il fatto che Mitsui sia fidanzato, lo esclude dalla lista? Avrebbe potuto piacermi cmq, no?”

“Giuste osservazioni, ma nel tuo caso non reggono. La prima è da escludere in partenza. Infatti, nel caso ti fossi piaciuta io, una volta che mi avessi conosciuto non avresti avuto più ragione di venire tanto spesso, avresti potuto chiamarmi e incontrarmi fuori da scuola. Sarebbe stato più comodo. Quanto alla seconda, non sarebbe da escludere, però io ti conosco.”

“Spiegati meglio.”

“Semplice, non è da te intrometterti in una storia; non sei un rovinafamiglie

“Ho per amica la nipote di Sherlock Holmes e nemmeno lo sapevo! La prima volta che avrò bisogno di un investigatore privato, ti manderò a chiamare. Oh a proposito, chi diamine è il mago Rappel ?”

 “Ma come non lo conosci? Devi per forza averlo visto qualche volta. Fa una trasmissione su canale 7, il pomeriggio. Hai presente una di quelle dove predicono il futuro ?”

“Non mi dire che credi a queste cose, da te non me l’aspettavo!  Quelli sono tutti dei truffatori e nient’altro.”

“Mi prendi per scema? Lo so anch’io che quelle sono tutte cretinate, ma vedi questo a differenza degli altri è divertente da guardare. Per esempio l’altro giorno ha chiamato una ragazza. Lui ha fatto tutto il solito numero con le carte, poi le ha chiesto se aveva il ragazzo. Lei ha risposto di sì. A quel punto lui le ha detto che doveva lasciarlo perché non erano compatibili o qualcosa di simile. La poveretta gli ha risposto che stavano insieme da tre giorni. Lui non ha desistito e ha cominciato ad urlare che doveva lasciarlo. Era veramente troppo ridicolo.”

“Se lo dici tu…..”

continua...

Capitolo 2

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