Capitolo VIII – Una decisione

Finalmente ora di pranzo. Kaede passeggiava su e giù per il tetto della scuola. Era l’unico luogo dove era certo di stare in pace. Eppure pace non era affatto il suo stato d’animo in quel momento! ‘Dove sarà finita? Mi ha detto di aspettarla qui. E adesso dov’è?! Donne! Sono tutte uguali!’

Asuka: "Kaede, vuoi fare un solco nel pavimento? Fermati un attimo!"

Rukawa: "Ah, sei qui! Perché diavolo ci hai messo tanto? Cosa vuoi dirmi? Dove hai trovato il mio portafoglio?"

Asuka: "Calma, calma, riprendi fiato! Sono stata bloccata sulle scale da Takenori, quello che voglio dirti te lo dico dopo, mentre il tuo portafoglio era precipitato fra le pieghe del divano di casa Sendoh…"

Rukawa: "Mpf, ecco perché! E non poteva riportarmelo lui?"

Asuka: "Oh, sì, lo stava facendo, ieri, dopo la tua geniale trovata! Solo che io l’ho incontrato sul cancello e l’ho trascinato via, perché avevo davvero bisogno di sfogare la mia rabbia!"

Rukawa: "… Te la sei presa così a male?"

Asuka: "Uff, sediamoci, che intanto mangio. Sto morendo di fame! Tu hai mangiato?"

Rukawa: "Non ho fame. Sto aspettando la tua risposta."

Asuka si sedette, pranzo alla mano, e cominciò a mangiare voracemente.

Asuka: "Mmh, stamattina non ho mangiato nulla! E piantala di fare quella faccia!"

Rukawa: "È l’unica che ho!"

Asuka: "Già, e anche di espressione sembri averne una sola! Insomma Kaede, non è ciò che hai fatto in quanto tale… E ti vuoi sedere, per favore? Mi stai facendo girare la testa! Sei peggio di Ha…"

Rukawa: "NO! Non dirlo! Non ci provare nemmeno! Guarda, adesso mi siedo, contenta?"

Infatti il ragazzo si era finalmente fermato e si era posato accanto alla rossina. Ora cominciava a sentire dei gorgoglii nel suo stomaco e guardava invidiosamente il suo pranzo. Era fin troppo orgoglioso per ammettere che, nella confusione, quella mattina aveva dimenticato a casa il proprio pasto.

Asuka: "Dai, tieni, addenta qualcosa, se no finisce che mi mordi!"

Rukawa: "Ve bene, ma tu continua a parlare, se no ti bacio di nuovo!"

Asuka: "Ah, ma questa è una minaccia! … Ah! Ah! Ah! Va bene, scherzo, non fare quella faccia, dai! Orbene, continuo. Ecco, il fatto è che… Molla il gamberetto! Puoi mangiare tutto ma non quello, se no ti taglio le mani!"

Rukawa, con fare di sfida, si era messo in bocca il crostaceo e ora la guardava con un sorrisetto quasi a dirle "perché non te lo vieni a prendere?".

Asuka: "Kaede Rukawa, ti spezzo in undici!!"

Rukawa: "Il fatto è che?"

Asuka: "Uffa!!! Beh, questo però lo mangio io! Dicevo, il fatto è che non avresti dovuto farlo così. Insomma, non sapevi neanche se mi piacevi!"

Rukawa: "Sì, uno schiaffo l’avevo messo in conto…"

Asuka: "Ah, se vuoi te lo mollo adesso!… Scherzi a parte, mi spieghi prechè l’hai fatto? Insomma, uno come te…! Sono certa che non sei proprio il tipo da certe scene! E allora? Mi hai fatta sentire un marionetta! E poi sei sparito, non mi hai nemmeno cercata! Ma secondo te questo è mostrare interesse? Insomma, non ho potuto non pensare che avevi solo voglia di divertirti alle spalle di quella marea di oche che ti nuotano dietro!"

Rukawa: "Che nuotino. Tanto io corro: non mi raggiungeranno mai! Ad ogni modo è colpa tua!"

Asuka: "Colpa mia???!!!"

Rukawa: "Già! Sei stata tu ad appiccicarti! Quindi ormai i commentini sarebbero volati lo stesso. E poi ti divertivi un mondo a vedere le loro facce, no? In fondo ho solo rotto l’ultimo uovo…"

Asuka: "Appiccicarmi?! Ma dove siamo, in dragon ball?! Io stavo solo cercando di strapparti un sorriso, orizzonte irraggingibile suo tuo viso!"

Rukawa: "Bella rima! Ma non puoi provocarmi e pretendere che…"

Asuka: "Cooooosa?! Provocarti?! Ma se tu non ti lasci scuotere nemmeno da un treno in corsa che ti arriva adosso!"

Rukawa: "Hai ragione! Infatti lo scoprire che Hanamichi era tuo fratallo mi ha fatto sentire come il titanic che sbatteva contro l’icberg!"

Asuka: "Non mi dire che ti piaceva quella lagna di film!"

Rukawa: "Ma che diavolo c’entra, scusa? Guarda che non è successo solo in quel film! Ad ogni modo mi chiedi perché l’ho fatto, giusto? Beh, semplice, perché ne avevo voglia!"

Asuka: "Perché ne avevi… Guarda che tra un po’ lo schiaffo mi parte davvero!"

Rukawa: "Almeno dammi un motivo per riceverlo!"

Asuka: "…?!"

Esattamente come il giorno precedente, le si era incollato alle labbra. Lei però stavolta lo respinse con forza.

Asuka: "Kaede, davvero, non è divertente!"

Rukawa: "Perché no? A me fa impazzire! Baci come una dea! M’immagino come fai il resto! C’è da andare in estasi al solo pensiero!"

Asuka: "No, un attimo! Houston chiama Rukawa! Per favore, ritorni sul nostro pianeta, grazie!"

Non c’era proprio niente da fare. Il ragazzo era fuori di sé. L’autocontrollo era una cosa che non perdeva mai, ma in questo momento, per la prima volta, gli era sfuggito di mano. Si attaccò alla ragazza, baciandole il collo e mormorando il suo nome. Nemmeno lui stesso sapeva che esistesse un lato tanto passionale dentro di sé. Si spaventava quasi da solo. Ma non voleva assolutamente fermarsi. Non ora, che tutte le sue fantasie, fino a quel momento rimaste segrete persino al suo conscio, sembravano concretizzarsi. Anismava e la baciava con passione infuocata.

Rukawa (fra un bacio e l’altro): "Asuka… Ti prego… Dammi una possibilità… Sarò tutto ciò che vuoi… Non farò mai più ciò che ho fatto ieri… Lo giuro…"

Asuka: "Ka… Kaede…!"

Rukawa: "Ooh, amore mio…!"

Non riusciva a credere alle proprie stesse orecchie! In vita sua doveva essere davvero la prima volta che pronunciava parole simili. Si sentiva così rapito da non riconoscersi nemmeno. Ma gli piaceva. Tutto quanto. La cospargeva di baci, e ora aveva anche preso ad accarezzarle un seno con la mano.

Asuka: "Rukawa… No, fermati…! Cosa stai facendo?!"

Rukawa: "Non so neppure io cosa mi prenda! So solo che ti voglio, che non posso non averti! Al diavolo tutto il resto!"

Asuka: "Come no! Al diavolo anche il basket?"

Rukawa: "Il basket… sì… IL BASKET? NO! Un momento! La partita! Il Toyotama! Oh no, me n’ero completamente scordato!" [ma voi ci credete che questo è Rukawa? Secondo me è un alieno che ha preso il suo corpo!]

Asuka (prendendolo per un braccio): "Rukawa, la partita è domani…"

Rukawa: "È vero!… Uff, meno male!"

Asuka: "Lo vedi? Tu sei innamorato del basket, non di me! Devi aver preso un abbaglio…"

Rukawa: "Ma cosa dici? Qui l’unica cosa che voglio prendere sei tu! Sei una stella, fatti afferrare…!"

Asuka: "Kaede, no, non va!"

Rukawa: "Che significa?"

Asuka: "Che non sono innamorata di te! Io…"

Rukawa: "Aspetta un minuto! Dimmi che c’entra Sendoh e mi butto giù dal palazzo!"

Asuka: "Sendoh?? Non lo so, a dire il vero… Mi sento così confusa! E pensare che fino a poco tempo fa ero innamorata pazza di Shinichi!"

Rukawa: "Chiiii?! Maki? Ditemi che non è vero!"

Asuka: "Lascialo perdere. Scommetto che se ne sta in giro con il suo Kyota, in questo momento!"

Rukawa: "…Kyo… Mi stai dicendo che mi rifiuti per un gay?!"

Asuka (secca): "Kaede, ma sei matto? La storia con Shinichi è chiusa, capito?! Non sapevo che fosse gay, prima! Adesso lo so e basta! Fine dei discorsi!"

Rukawa: "Aspetta, dove vai?"

Asuka: "Me ne vado e basta! Non ti voglio, Rukawa! Addio!"

Rukawa: "Asuka… No! Aspetta un momento!"

Si era alzato in piedi e l’aveva raggiunta, impedendole di aprire la porta. Intanto, dall’edificio di fronte, un mucchio di occhi curiosi si erano appena accorti di loro, e si apprestavano a seguirli interessati. Fra questi si erano fermati anche Haruko e Hanamichi, che quasi si mettevano a ridere, pensando a tutto ciò che era accaduto.

La coppietta sul tetto del palazzo accanto ignorava di essere nel bel mezzo dell’ora "cinema". Del resto ormai la loro storia era arrivata adirittura alle altre scuole.

Il ragazzo aveva afferrato la rossa per le spalle e ora la fissva dritta negli occhi, con sguardo quasi implorante.

Rukawa: "Asuka, non lasciarmi, ti prego!"

Asuka: "Rukawa, non mi sembri molto rispettoso della mia volontà! Non hai capito? Non ti amo! Sei dannatamente bello, ma non riesco a provare altro per te! Io volevo essere tua amica…"

Rukawa: "Amica? AMICA? Io non voglio che tu sia mia amica! Non lo capisci?! Non ho mai strisciato ai piedi di nessuno, finora! Ho sempre camminato a testa alta! Ma per te posso farlo, per te sono disposto a essere come mi vuoi!"

Asuka: "Io non voglio un cagnolino, Rukawa! Tu devi sempre essere te stesso, come hai fatto fino ad ora. Una storia basata su di una farsa non ha né capo né coda, e finisce prima ancora di cominciare!"

Rukawa (con voce rotta): "E smettila di chiamarmi Rukawa! Possibile? Perché chiami tutti per nome tranne me? Perché?"

Cominciava a sentirsi davvero male. Non avesse mai mangiato! Il pranzo sembrava non avere alcuna intenzione di restarsene nel suo stomaco. Rukawa non era in grado di confrontarsi con i propri sentimenti. Non ci era mai riuscito. Era per questo che li teneva repressi in un angolo della propria anima. Gli facevano troppa paura. Avrebbe tanto voluto riuscire ad essere freddo e distaccato come sempre, ma in questo momento non ce la faceva davvero. I suoi occhi si arrossarono e la sua voce si ridusse ad un filo sottile e infranto.

Rukawa: "Asuka… ti prego… guardami…!"

Lei teneva lo sguardo abassato. Non sapeva davvero come comportarsi. Non aveva mai pensato che Kaede fosse tanto serio.

Asuka: "Kaede, hai sbagliato l’inizio… Forse, se l’avessi fatto in un’altra maniera, in un altro luogo…"

Rukawa: "Perdonami, ti prego! PERDONAMI!!"

Era caduto sulle ginocchia in un pianto smorzato ma disperato. Teneva un lembo della sua gonna, nella quale affondava il viso, invocando il suo perdono. Asuka non riusciva a capire. Era davvero confusa. Ma era anche certa che un "sì", in quel momento, avrebbe significato pura compassione. Non poteva dirlo.

Asuka: "Kaede, ti prego, dammi un po’ di tempo…"

Il ragazzo annuì fra i singhiozzi e cominciò a calmarsi. Probabilmente quello era solo il preludio di un "no", se ne rendeva conto, ma la speranza era sempre l’ultima a morire. Poi fu scosso da un urlo che proveniva dall’alto (era ancora inginocchiato). Alzò la testa e vide la ragazza con occhi spaventati e una mano davanti alla bocca, che fissava l’edificio di fronte. Quindi vi rivolse lo sguardo e si accorse della bella figura che aveva appena fatto. Rimase di sasso. Questa non ci voleva davvero! Asuka, frattanto, si girò e corse via, veloce come un fulmine. Continuava a correre, senza fermarsi un momento. Percorse le scale di furia, travolgendo i poveri malcapitati che vi si trovavano in mezzo. Uscì e, senza fermersi, attraversò il piazzale. Fu in strada e continuò a correre [vi presentiamo: Asuka Gump!]. Non sapeva nemmeno lei dove stesse fuggendo. Poi le venne un’illuminazione. Ma certo, era l’unico posto dove potesse rifugiarsi. Sarebbe andata lì!

Intanto un Hanamichi scosso era partito all’inseguimento della sorella non appena l’aveva vista scattare. Solo che non era riuscito a districarsi molto bene fra la folla tumultuosa di studenti, e una volta in strada non l’aveva più vista. Haruko lo raggiunse in breve tempo.

Haruko: "Credo che sia meglio se resta sola…"

Sakuragi: "Questa volta lo faccio a pezzi quel deficente! Lo ammazzo! È davvero l’ultima che mi combina! Dov’è? DOV’ÈÈÈÈ?!"

Haruko: "Hanamichi, calmati…"

Inutile. Era partito alla riscossa. Haruko si sentiva davvero sollevata dal fatto che non si preoccupava affatto del destino di Rukawa, quanto più per quello del suo nuovo compagno. Gli corse dietro, sperando di fermarlo prima che combinasse qualche sciocchezza.

Ad ogni modo l’impresa si rivelò inutile, poiché il ragazzo corvino era sparito. Nemmeno la sua bicicletta si trovava più nel cortile. Era riuscito in qualche modo a sgusciare via, senza che nessuno lo notasse, anche se è difficile capire come, vista la situazione. Ora pedalava, velocemente. Nemmeno lui voleva fermarsi. Aveva paura di avere il tempo di pensare a cosa sarebbe accaduto. E così continuò, continuò. Andò avanti finchè non gli venne in mente cosa potesse fare. E in quel momento, finalmente rallentò un poco la sua corsa e prese a dirigersi verso un luogo ben preciso.

La palestra era deserta. Certamente a quell’ora non veniva mai frequentata da nessuno. L’ideale per allenarsi in privato. Era per questo che si recava con poco entusiasmo agli allenamenti della squadra: nulla lo faceva sentire in pace come l’essere lì, solo, con il pallone ed il canestro. Del resto un buono spirito di squadra andava anche costruito. Fece un altro tiro. Ormai nei tiri liberi era migliorato ancora. Poi venne chiamato da una voce alle proprie spalle, che gli fece andare il tiro successivo di traverso.

? : "Lo sapevo che eri qui! Sei sempre il solito, Akira! Non avevi il compito in classe?"

Sendoh: "Sei tu, Hiro! Sì, l’avevo, e avevo anche tutta l’intenzione di studiare, ma siccome alla fine non sono riuscito a prepararmi…"

Koshino: "Studiare tu?! Ma per favore, sii serio almeno una volta! Ho sentito da voci attendibili che ieri alle nove eri in centro con una rossa molto carina…"

Sendoh: "Tu e le tue fonti d’informazione! Però è vero, io e…"

Koshino: "No, non me lo dire! Indovino! Asuka?"

Sendoh: "Non prendermi in giro e sta’ zitto! Fammi parlare!"

Il ragazzo in breve riassunse ciò che era accaduto, bombardato da sorrisini maliziosi e sguardini provocatori. E così, dal cancello dello Shohoku fino al bacio sulla guancia…

Koshino: "Tutto qui?? Un bacio sulla guancia?? Ma a chi la racconti?!"

Sendoh: "Smettila, Hiro, non fare il cretino! Ho detto la verità! E comunque perché tu non sei a lezione?"

Koshino: "È caduta l’ora all’improvviso. Io non sono un bigione come te!"

Sendoh: "Come osi! Ti sfido! Prova a battermi!"

Poco ci volle perché i due si ritrovassero completamente coinvolti nel gioco. Sembrava davvero incredibile, perché Akira riusciva a giocare in modo spettacolare persino quando la sfida era un tête-a-tête. La cosa non sorprese affatto il suo avversario ed amico, che comunque sapeva bene di avere ben poche possibilità di vittoria.

Il gioco continuò scorrevolmente per parecchio, finchè improvvisamente la porta della palestra si splancò, e un fulmine rosso piombò fra le braccia di un Akira sudaticcio, ansimante e totalmente colto alla sprovvista.

Sendoh: "A-… Asuka!"

Asuka: "Sigh! Akira…!"

Sendoh: "Rukawa?"

La ragazza lo guardò, annuendo, per poi tornare ad immergersi nel suo caldo abbraccio. Lui rimase per un po’ in silenzio, mentre il suo amico lo bombardava di sguardi interrogatorii. Del resto lo stesso giovane dagli occhi blu era tartassato di domande che avrebbe voluto poter porre alla ragazza. Per esempio come diavolo faceva a sapere che lui era in palestra, o cosa fosse mai successo con Rukawa. Ma restò zitto. Poi, dolcemente, sotto gl’insistenti occhi di Koshino, il ragazzo sospinse leggermente la sconvolta amica e l’accompagnò nello spogliatoio, dove sarebbe stato certo che avrebbero potuto parlare con assoluta calma. Lei rimase zitta per un po’, mentre si cominciavano a sentire i rimbalzi del pallone che il terzo, rimasto in palestra, faceva correre sul parquet.

Sendoh si assicurò che la porta fosse chiusa, poi si rivolse alla pallavolista, che silenziosa si era adagiata su di una panchina. Le si avvicinò un poco, quel tanto che bastò per farla schizzare in piedi ed iniziare la propria narrazione, in modo frenetico e confuso, su quanto fosse accaduto non molto tempo prima. Dapprima tentò di seguirla con concentrazione, finchè si arresse e la bloccò. Le afferrò i polsi, fermando quelle braccia che svolazzavano tutt’intorno a lei, la guardò nelle pupille e le intimò di calmarsi e di ricominciare daccapo. Lei si zittì per un attimo, prese qualche respiro profondo, infine ricominciò con maggiore posatezza.

Sendoh: "Dunque è andata così… mmh…"

Fece lui, accarezzandosi quei pochi peluzzi scuri che si affacciavano timidamente al suo mento. La ragazza non rispose, limitandosi a guardarlo con aria interrogativa, come se aspettasse un proseguimento di quel ragionamento. Nel frattempo la sua adrenealina cominciava a riavvicinarsi a livelli normali, il suo cuore avava ripreso un battito più lento e le sue gote disperdevano quel rossore che si era creato sul suo viso, in seguito a quella corsa quasi frenetica.

Asuka: "Mi sembra davvero di essere un clown, adesso! Chissà cosa penseranno, tutti, dopo aver visto Rukawa piangere ai miei piedi! Povero Kaede…"

Sendoh: "Mi sembri piuttosto confusa…"

Asuka: "Io? Confusa?"

Sendoh: "Sì, tu, confusa! Insomma la vuoi piantare di preoccuparti di cosa pensino gli altri e cominciare a chiederti cosa diavolo pensi tu?"

Asuka: "Io? Beh, io… Non lo so! Insomma, sì, Rukawa è carino, e…"

Sendoh: "Non mi convinci. Prima lo chiamavi sempre Kaede, ora è solo Rukawa. Ho come l’impressione che tu stia cercando di allontanarlo."

Asuka: "Ebbene, io… Io… Sigh, è vero! Mi fa così pena, poverino! Però io non lo voglio! Non sono assolutamente innamorata di lui!"

Sendoh: "Lo vedi? Ascolta il tuo cuore: cerca di fare ciò che senti. Se per compassione accettassi Rukawa, finiresti per essere tu a soffrire. Lui lo supererà. Ogni tanto non è neanche male sapere come ci si sente quando si sta dall’altro lato…"

Asuka: "Oh, per favore, non paragonare i sentimenti di Kaede a quelli delle galline isteriche!"

Sendoh: "Non dico questo. Ma forse è ora che anche lui cominci a capire cosa sono i sentimenti, non trovi?"

Asuka: "Beh, chiaro… Credo che ne abbia sempre avuto paura. Oh, ma che importa, in fondo? Non m’interessa di questo! Forse dovrei accettarlo, e troverei anche che è meglio di quanto creda. Tanto il ragazzo che m’interessa non credo che…"

Sendoh: "Ma senti senti! Allora c’è qualcuno che è riuscito a far breccia nel tuo cuore! E chi sarebbe il misterioso fortunato? Coraggio, a me puoi dirlo!"

Asuka: "No, non posso, non ora. Scusa, Akira, ma ho un esperimento importante fra mezz’ora, quindi devo proprio correre a scuola! Ci vediamo, ok?"

Sendoh: "Uhm, va bene, anche se mi pare che tu stia ancora tentando di sfuggire qualcosa. Ma non importa, se non vuoi dirmelo. D’accordo, ci vediamo. Ti chiamo, va bene?"

Asuka: "Va bene, ciao!"

Ed era corsa via di nuovo. Ma perché correva sempre così? Sembrava sempre in costante fuga da qualcosa. Si era così affezionato a lei, che ormai era pronto ad accettarla anche solo come amica, anche se questo gli avrebbe fatto male. Aveva deciso di non dichiararsi, almeno per il momento, in modo da assaporare a pieno quei momenti che il loro rapporto gli stava regalando. Ma ora lei era fuggita, e a lui toccava inseguirla di nuovo. ‘Che importa? In fondo sono uno sportivo! T’inseguirei perfino in capo al mondo! Non ti lascerò scappare così da me!’

Finalmente l’ultima risposta. Mancavano solamente dieci minuti alla consegna, ma che fatica aveva fatto a concentrarsi! Rilesse tutto daccapo, correggendo alcune sviste qua e là, poi si alzò, consegnò i fogli e sgusciò fuori dalla classe. Camminò rapidamente, prima che le capitasse d’incontrare qualcuno. Ormai aveva deciso che avrebbe rifiutato Rukawa. Eppure non riusciva davvero a darsi pace. Non tanto per il dolore che procurava a lui in questo modo, quantopiù per la confusione che c’era dentro di lei. L’unica cosa che vedeva chiara nella propria mente erano due occhi blu, che la fissavano ridenti. E la sera precedente, quando accanto a loro guardava le stelle. Tutto le pareva così limpido. L’unica cosa di cui era sicura era il fatto che con lui stava tanto bene. Il resto era una matassa aggrovigliata e incomprensibile. E tutto quanto le faceva desiderare di fuggire via. Non riusciva nemmeno più a giocare come avrebbe voluto. Da una parte il volpino, dall’altra Yohei, che continuava a fare capolino nella sua mente. Poi c’era il capitano del Kainan… Il capitano del Kainan?! Guardò l’orologio, sovvenendosi all’improvviso del loro appuntamento. Si diresse alla fermata del bus e attese un momento. Poi, siccome aveva ancora tempo, onde evitare d’incontrare qualcuno che vestisse Shohoku, s’incamminò verso la prossima fermata. E arrivata lì, proseguì di nuovo, fino a quella successiva. Finchè, alfine, si decise che sarebbe andata a piedi fino in stazione, procurandosi così una buona probabilità di ritardo.

Il rookie dai capelli selvaggi se ne stava adagiato ad una parete, con una gamba piegata in modo che il suo piede poggiasse su di essa. Le braccia incrociate sul petto e un’espressione un poco imbronciata. Accanto a lui un Maki sorridente e sereno.

Maki: "Che hai, Nobu? Vedrai che arriverà presto…"

Kyota: "Ma certo, come no! L’hai detto anche mezz’ora fa! Di questo passo perderemo un altro treno!"

Maki: "E stai tranquillo! Sei ancora geloso? Quante volte dovrò ripetertelo? È sempre stata solo un’amica!"

Kyota: "Mpf, sì, ma… Insomma, non sopporto che sia stata fra le tue braccia!"

Maki: "Oh, Nobu, andiamo! Sai benissimo che non sono mai stato attratto dalle ragazze! Che problemi ti fai?"

Kyota: "Lo so, lo so… Scusami, Shinichi. Uff, sono troppo nervoso… Lo sai, è questa storia con i miei genitori… Non mi dà proprio pace!"

Maki: "E finisci per scaricarti su tutto quanto, vero? Vedrai che sistemeremo anche questo…"

Kyota: "Non l’accetteranno mai! Mi bandiranno da casa! E poi lo sai, tu sei il primo. Insomma, non mi ero ancora accorto che… Poi sono arrivato al Kainan e ti ho visto… È stato come un fulimine a ciel sereno!"

Maki: "Che ti bandiscano, così vieni a vivere da me! Sai che meraviglia!"

Kyota: "Per te è semplice, i tuoi lo sanno da anni, lo accettano…"

Maki: "Neppure per me è stato semplice l’inizio. Ma poi vedrai… Magari non vi parlerete per un po’, ma alla fine capiranno, se ti vogliono davvero bene. In fondo sono i tuoi genitori, no?"

Kyota: "Ma non capisci? Hanno sempre dipinto l’omosessualità come un delitto orribile, e ora io ci sono piombato dentro! Cioè, non offenderti, però…"

Maki: "Guarda che ho capito. Non mi offendo. Senti, prenditi un po’ di tempo. Sono certo che quando i miei torneranno saranno felici di conoscerti. E vedrai che ci daranno anche una mano!"

Kyota: "Sarà… Uff, che stress! Ma dov’è finita quella benedetta ragazza?"

Finiva sempre per fare così: quando qualcosa lo preoccupava tendeva a spostare l’attenzione su qualcos’altro. Il ragazzo castano sorrise con dolcezza e si guardò intorno. Poi, finalmente, una testolina rossa sbucò all’orizzonte, avvicinandosi a loro.

Maki: "Oh, eccoti, alfine! Vieni, andiamo subito, che dovremmo ancora riuscire a prendere il treno!"

Senza lasciarle neppure il tempo di salutarli, la trascinò dietro a sé, mentre il terzo li seguiva un po’ stizzito. Arrivati al vagone, salirono e si trovarono un posto a sedere. Kyota fece un muso lungo quanto la carrozza, mentre il suo compagno gli lanciava un’occhiatina assassina, come a dirgli "e piantala!". Lui cercò di respirare profondamente, prima di esoridire con un tono suo malgrado un po’ troppo brusco.

Kyota: "Allora, Sakuragi, come stai?"

Asuka: "Per favore, chiamami con il mio nome…"

Maki: "Possibile che voi due proprio non riusciate ad andare d’accordo?… Asuka, come sei nera! Ma che ti prende?"

Asuka: "Ah, sapessi! Me ne sono capitate di tutti i colori! Non mi dire che le voci non sono ancora giunte anche a voi! Kagome mi ha detto che al Ryonan lo sanno tutti…"

Maki: "Sanno che cosa? E poi il Ryonan è vostro vicino di casa, noi siamo un poco più in là…"

La ragazza gli lanciò un’occhiata triste, mentre anche Nobunaga cominciava ad interessarsi di cosa diavolo le fosse capitato, per vederla tanto giù di corda. Lei raccontò la storia con Rukawa, non tralasciando fra le altre cose le ultime scene. Omise però le faccende che riguardavano Sendoh e suo fratello.

Maki: "Che storia! Beh, certo che Kaede è un gran pezzo di ragazzo! E tu cosa vuoi fare?"

Kyota (ingelosito): "Già, Rukawa è davvero un bel ragazzo! Peccato che dovrei esserci io, prima!"

Maki: "Oh, Nobu, piantala di essere geloso! E poi lui non è come noi, no? Di che ti preoccupi? Lo sai che sei l’unico…"

E gli carezzò con dolcezza una guancia.

Asuka: "Oh, ragazzi, vi prego! Se no finisco per sciogliermi…!"

Maki: "Scusa… Allora, che farai?"

Asuka: "Non lo so. Kaede è bello, fin troppo, ma non mi piace!"

Kyota: "Beh, direi che siamo piuttosto in chiaro…"

Asuka: "Uff! Insomma, non è proprio il mio tipo. Mi spiace per lui, però… Io ho bisogno di qualcuno che sia meno gelido, qualcuno un po’ più come… come…"

Maki/Kyota: "Come?"

Si bloccò e guardò la coppietta, che pareva pendere dalle sue labbra. Sapeva bene perché si era bloccata: aveva lei stessa paura di pronunciare quel nome, perché la faceva sentire un’idiota. Insomma, l’aveva avuto tanto vicino, eppure l’aveva lasciato andare. Così decise di aggirare l’ostacolo.

Asuka: "Oh, insomma, che coppia di pettogoli siete! D’accordo, qualcuno che somigli un po’ a te, Shinichi. Insomma, gentile, premuroso…"

Kyota: "Eh no! Guarda che m’ingelosisco sul serio!"

Maki: "Piantala, Nobunaga! E non c’è nessuno che per te significhi questo?"

Asuka: "Mah, non lo so… [bugiarda!!!] Lo sai, per me eri tu…"

Maki: "IO??"

Kyota: "LUI?? Ma che, mi si prende in giro?"

Asuka: "Ecco, io… Non te l’avevo detto, mi spiace… Ma io non sapevo che tu, insomma… Ecco, a Londra mi sono innamorata di te! Lo sai, ti ho sognato per mesi! E poi quando ci siamo visti, quasi eri in crisi perché non sapevi come conquistare lui! E io mi sono sentita così cretina!"

Maki: "…"

Kyota: "D-davvaro, Shin…? È per questo che eri uscito con lei? Non ma l’avevi detto…"

Maki: "Mi spiace davvero, io non immaginavo… Ecco, non ho mai fatto caso ai messaggi subliminali che mi arrivano dall’universo femminile…"

Asuka: "Ma figuarati! Colpa tua non è davvero! È stato solo un malinteso. Ormai mi è passata. Ora ho ben altri problemi…"

Kyota: "Rukawa? Un bel problema…!"

Maki: "Bello davvero!"

Asuka: "Beh, ormai ho deciso: nulla da fare! Aspetterò un po’ e prima o poi anche lui lascerà perdere, come ho fatto io con te. Beh, io non avevo speranza ma… Insomma, basta! Akira ha ragione, devo pensare di più a me stessa!"

Maki/Kyota: "Akira?"

Asuka: "S-sì… Oh, ma basta parlarne! Piuttosto ditemi meglio dove diavolo stiamo andando…"

Maki: "Nella natura…"

Kyota: "Vedrai che ti piacerà! Coraggio, rilassati e dimentica tutto! Adesso ci siamo noi!"

La ragazza sorrise all’idea che Nobunaga avesse finalmente abbandonato le ostilità nei suoi confronti. In fondo dire la verità a volte ci voleva proprio. Cominciava a sentirsi più serena, mentre il sole illuminava il suo nuovo amico imponendogli di socchiudere gli occhi. Accanto ad esso il suo compagno, mite e carismatico come al solito. Finalmente un po’ di pace, e almeno una decisione un po’ chiara nella sua mente. Le nuovole cominciavano a diradarsi, mentre il treno aveva ormai preso a sfrecciare silenzioso, mentre tagliava in due un paesaggio meraviglioso, tinteggiato di colori pastello che ricadevano armoniosamente su tutto ciò che in quello spelendido luogo si trovasse.

> Continua…

 

Intermezzo 5: Una piccola precisazione: siamo sempre nel corso della giornata con la quale si era chiuso il capitolo precedente e con la quale si aprirà il prossimo. Che giornata lunga! (come no, il 6 giugno 1944!)

Vi saluto, alla prossima!

Ah, un’altra cosa che ancora non ho detto, ma che dovreste aver capito: il personaggi principali, esclusa Asuka, appartengono tutti al sig. Inoue. La rossina è una mia creazione personale, così come alcuni personaggi secondari. Il mitico prof. di fisica, invece, esiste sul serio, almeno in versione simile, quindi dovrete accontentarvi di prenderlo per innominato… (Sigh, l’avessi io il talento del sig. Alessandro M.!)

 

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