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Rosso dorato
di Sheera

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Capitolo III 

Appuntamenti

Maki cercò di risistemarsi alla bell’e meglio. Non voleva fare altre figure. Teneva la palla sotto un braccio e la borsa nella mano opposta. Arrivato nel luogo in cui aveva incrociato Sendoh qualche tempo prima notò una figura femminile nella controluce del sole tramontante. Stava guardando l’orologio.

Maki: “Asuka, sono qui! Scusa per il ritardo…”

Asuka [questa qui è come l’erba cattiva!]: “Shinichi! Non preoccuparti per il ritardo. Piuttosto mi spieghi cos’hai combinato?”

Maki: “Ho dato una mano ad un amico in difficoltà!”

Asuka: “Sei sempre il solito distributore di buone azioni! Peggio della mia amica Kagome!”

Maki: “Kagome? (Chi è?) Vabbè! Ti trovo bene.”

Asuka: “Anch’io! Abbronzato come al solito, eh?”  gli pizzicò un braccio.

Maki (sorridendo): “Lo sai, è il mio colore naturale…”

Asuka: “Non ci vediamo da tre mesi...”

Maki: “Già. Io ero lì solo di passaggio. È stato un vero caso conoscerci. Però anche una fortuna.”

Asuka: “Avremmo dovuto pensare prima a ritrovarci. Allora, non è qui vicino che volevi andare a mangiare?”

Maki: “Sì, però non contavo di finire combinato così. Ti va se ci cerchiamo un posto meno formale?”

Asuka: “Per me! Tanto non so neanche dove volevi portarmi!”

Maki: “Ti prometto che ti ci porterò un’altra volta!”

Asuka: “Ok. Guarda che però ti prendo in parola!”

 

Il locale era carino. Niente di eccezionale, ma molto discreto. Finite le portate principali, Maki ordinò un caffè, mentre Asuka optò per un tè. Si sorrisero. Entrambi si sentivano molto a proprio agio, come amici di vecchia data. Maki ripensò a quando l’aveva incontrata a Londra.

Il fratello di suo padre, che viveva in quella città da molto tempo, li aveva invitati ad assistere al suo secondo matrimonio (era rimasto vedovo parecchio tempo prima). Loro erano riusciti a combinare il tutto con un impegno di sua madre, che stava collaborando con i curatori di una mostra sul Giappone. Avevano così accolto l’invito con piacere. Dopo i festeggiamenti, il ragazzo aveva deciso di vedere la mostra e si era recato nel luogo in cui si teneva.

 

*Flashback*

 

‘Incredibile, hanno approfondito un sacco di aspetti! Non mi aspettavo una cosa del genere! Anche il ristorante è super! Meno male, è il primo cibo decente che mangio da quando sono qui!’, pensava Maki, aggirandosi per i padiglioni. Ad un certo punto si fermò, colpito da uno striscione che citava “Welcome to Kanagawa”.

Maki: “Questa non me la voglio perdere!”

Entrò. Era più che certo che sua madre avesse a che fare con quella storia. Quando si metteva in testa qualcosa... Poi si bloccò, sentendo la voce di un bambino che gridava.

Bambino: “Mom, watch! That’s the guy in the pic*!”

Capiva piuttosto bene l’inglese, inoltre era ovvio che il piccolo stesse indicando proprio lui. Che cosa significava? Poi se ne rese conto: alla parete era appesa una foto della formazione di basket del Kainan dell’anno precedente! Sotto di essa una didascalia, che indicava la squadra come la migliore della prefettura di Kanagawa. Era rimasto pietrificato, diventando tutto rosso, tantopiù che quasi tutte le persone nel locale lo stavano fissando. Poi aveva abbassato il viso a terra e si era messo una mano sulla fronte.

Maki: “Questa è stata mia madre! No! Che cosa ha combinato!!”

Voce femminile alle spalle di Maki [indovinate chi è?]: “Wow! Un giapponese! Fantastico! Non ne ho più visti da due mesi!”

Maki si girò e notò una ragazza con i capelli rosso-dorati e gli occhi verdi scuri che gli sorrideva allegramente.

Asuka: “Ciao, io mi chiamo Asuka! Perchè ce l’hai con tua madre?”

Il ragazzo si era posto davanti alla fotografia, cercando di nasconderla con discrezione. Fu inutile. La ragazza, accorgendosi del suo comportamento, finse però di non aver notato nulla.

Maki: “Io sono Maki Shinichi e...”

Asuka (che intanto l’aveva abilmente aggirato): “...e sei iscritto al liceo Kainan, vedo! Complimenti!”

Maki: “No, vedi, è che... Sì, insomma, non sono... Mia madre...”

Asuka (ridendo): “Lo vedo, che non sei tua madre! Hai i lineamenti decisamente poco femminili, Shinichi! Però ho capito cosa vuoi dire. Tua madre ha qualcosa a che fare con tutto questo, vero?”

Maki non rispose, ma annuì con lo sguardo basso. Lei gli tirò una pacca sulla spalla e gli disse che non importava: se fosse scappato da lì non l’avrebbe notato più nessuno. Poi gli propose di andare a mangiare con lei, siccome stava morendo di fame, e dopo tutto quel tempo passato lì, aveva proprio voglia di consumare la cucina del suo Paese, parlando con una persona del suo Paese. Maki accettò, felice di andarsene da quel luogo. Durante il loro spuntino parlarono del perchè si torvassero a Londra. In quel momento, lui colse l’occasione per fare un commentino...

Maki: “Si vede che sei qui da tanto: quando ti sei presentata non mi hai detto il tuo cognome, inoltre mi hai chiamato subito per nome... Immagino che da queste parti si usi così...”

Asuka: “Sai, non ho dimenticato le abitudini giapponesi, però trovo molto più divertenti le usanze che hanno qui. Comunque guarda che vale per i giovani, i “vecchi” non lo fanno. Io intanto ho deciso che mi comporterò così con i miei coetanei anche quando tornerò in Giappone, nella prefettura di Kanagawa! Beh, forse non li chiamerò per nome ma... Non dirò il mio cognome presentandomi, così mi dovranno chiamare tutti con il bellissimo nome che mi ha dato mia madre...”

Maki: “Sei di Kanagawa?!”

Asuka: “Già, non te l’avevo detto?”

I giorni seguenti si erano visti parecchio, finchè Maki aveva dovuto tornare a casa. Lei lo aveva salutato, commentando con un “Non puoi stare lontano dalla tua squadra, eh?”. Lui aveva sorriso e annuito. Poi le aveva dato il suo numero di telefono, dicendole che avrebbero potuto ritrovarsi, una volta che lei sarebbe rientrata in Giappone.

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* Traduzione:“Guarda, mamma! È il tipo della foto!“

 

*Fine Flaschback*

 

E adesso eccoli lì, che chicchieravano come due amici di vecchia data. Poi, dopo che lui ebbe pagato il conto, si decisero a fare quattro passi. L’aria serale era ancora piacevolmente tiepida. Ad un certo punto lui si era fermato sotto un cigliegio e si era appoggiato al tronco.

Maki (con voce tranquilla): “Ancora non mi hai detto il tuo cognome, sai?”

Asuka (ridacchiando): “E non te lo dico nemmeno!”

Gli aveva cacciato fuori la lingua. Maki sorrise alla vista di quella piccola peste rossa. L’adorava. Era quasi certo che lei avrebbe reagito in quella maniera. Poi lui aveva ripreso a parlare.

Maki: “Mi trovo veramente bene! Soprattutto perchè stasera non hai ancora tirato fuori il diavolo rosso che c’è in te!”

Asuka: “Ti consiglio di non provocarlo, allora. Sai, negli ultimi tempi si è assopito...”

Maki aveva sorriso nuovamente, chiudendo gli occhi e schiudendo la bocca. Poi si era fatto piuttosto serio.

Maki: “Sento che tu sei una persona di cui mi posso fidare completamente.”

Asuka: “Ma certo! Non sono una chiacchierona!”

Maki: “Io...”

C’era stato un attimo di silenzio fra i due. Un leggero colpo di vento improvviso e passeggero aveva fatto svolazzare i capelli della ragazza e le aveva causato un leggero tremito alle spalle scoperte. Maki aveva aperto la sua borsa e ne aveva tratto la parte superiore della tuta, ancora pulita. Gliela poggiò sulle spalle e le sorrise dolcemente. Poi si sedette sull’erba fresca e sospirò. Asuka si mise vicino a lui. Ci fu un attimo di silenzio, poi il vento riprese. La ragazza, malgrado fosse coperta, tremò di nuovo. A questo punto lui le mise un braccio intorno alla spalla e la trasse verso di sé, senza alcuna esitazione.

Maki: “Così ti terrò caldo io...”

Asuka: “Grazie...”

Si era accoccolata alla spalla dell’amico, mentre le sue guance si erano coperte di un velo rosso. Ci fu un altro momento di silenzio, accompagnato dal fruscìo delle foglie. Asuka, dapprima tesa, si era in seguito rilassata nel caldo abbraccio e aveva assaporato quel momento di pace, che era sembrato durare delle ore. Poi lui si decise a riprendere il discorso che aveva lasciato in sospeso.

Maki: “Asuka?”

Asuka: “Sì?”

Maki: “Voglio dirti una cosa...”

Asuka: “Dimmi pure: ti ascolto.”

Maki: “Vedi, io... Mi sono innamorato!”

L’aveva detto. Asuka non si era spostata dal suo caldo accucciamento, e con il viso appoggiato al suo petto lo aveva interrogato su chi fosse l’occupante del suo cuore. Lui le aveva dolcemente accarezzato la testa. Per un po’ aveva taciuto. A lei non era affatto dispiaciuta quell’azione affettuosa. Si era sentita come se fosse stata sua sorella.

Maki: “Prometti che non riderai di me, se disapproverai ciò che sto per dirti?”

Asuka: “Prometto!”

Si era staccata da lui e gli aveva preso il mignolo nel suo. Questa cosa le fece rammentare la promessa fatta a Rukawa. Decise che comunque non era il momento di pensarci. Scossa da un’altra leggera raffica, era tornata a rifugiarsi fra le braccia di Maki. L’oscurità stava prendendo il sopravvanto sul tramonto inoltrato. La zona era molto tranquilla, mentre qualche grillo intonava il proprio canto serale.

In quel momento, Kyota stava camminando allegro e rilassato. Finalmente era andato a fare quella visita, a lungo rimandata, alla nonnina, il che lo scagionava per un po’ di tempo dal dover ripetere quella “buona azione”. La pianta di cigliegio sotto cui giocava quando era bambino si trovava ancora lì. La osservò per un momento. Poi scorse due figure nella semi-oscurità. Gli pareva di aver visto la tuta del Kainan. Si avvicinò discretamente di qualche passo, a sufficenza per capire di chi si trattasse. Non poteva credere ai propri occhi! Maki abbracciato ad una ragazza! E che sorriso beato faceva! Inoltre, sotto il “suo” cigliegio!

Kyota: “Ho visto anche abbastanza! Domani gliene dico quattro, a quello! Come ha osato?”

Si voltò e se ne andò a passo spedito.

 

Il Kainan era in vantaggio e la partita era quasi volta al termine. Maki era abbastanza soddisfatto del risulatato, ma stava facendo una gran fatica a tenere a bada Sendoh. Sembrava molto più energico che quando si erano sfidati, due giorni prima. Inoltre era piuttosto perplesso per il comportamento di Kyota. Giocava come al solito, ma continuava a lanciargli occhiate cattive. L’aveva evitato fino ad allora. ‘Per quale motivo sarà tanto arrabbiato con me?’

Jin: “Maki, è tua!”

Jin gli aveva passato la palla, facendolo riscuotere da ogni pensiero. Era corso verso il canestro e aveva segnato altri due punti.

Sendoh lo guardò colpito. ‘Due sere fa non era così difficile starti dietro. Ma che hai?’. Nessuno dei due aveva realizzato che avevano giocato dopo agli allenamenti: era quindi impossibile che rendessero come in partita, in seguito ad una giornata tanto dura.

Con uno scatto rapido, Kyota riuscì a realizzare una schiacciata proprio un attimo prima dello scadere del tempo. Non fu molto spettacolare: ormai il Kainan avrebbe vinto certamente. Lui però si era tutto gasato [tanto per cambiare].

Concluso il tutto, Sendoh si avvicinò a Maki, per complimentarsi con lui della bella partita. Questi, avvedutosene, si era portato verso il fuoriclasse del Ryonan.

Maki: “È stato di nuovo un piacere!”

Sendoh: “Siete i soliti ossi duri! Chissà se riusciremo mai a spuntarla con voi?”

Maki aveva riso, mentre l’altro sembrava molto allegro.

Maki: “Spero che sia di nuovo tutto a posto...”

Sendoh: “Intendi riguardo all’altroieri? Non preoccuparti, la mia mente è di nuovo sgombra!”

Aveva sorriso come al solito. ‘Sì, sei di nuovo il Sendoh di sempre...’. Aveva pensato Maki con sguardo inconsapevolmente addolcito.

Nessuno dei due si era avveduto di Kyota, che si era avvicinato al capitano dalle spalle, e ora gli stava quasi saltando adosso.

Kyota: “Come hai osato!”

Maki (spaventato): “Vuoi farmi prendere un colpo?! E poi si può sapere a cosa ti riferisci?”

Kyota: “Lo sai benissimo!”

Sendoh li guardava sbigottito. Di solito si assisteva ad una scena inversa. Ora però era il giovane dai capelli selvaggi a riprendere Maki. Si sentì incuriosito. Indietreggiò di pochi passi, fingendosi disinteressato. Non era comunque abbastanza lontano da non sentire le loro voci, tantopiù che il numero dieci stava sbraitando.

Kyota: “Mi hai ingannato! Hai detto che non potevi uscire con me perchè dovevi studiare! Così mi è caduta la copertura e sono stato costretto ad andare da quella vecchia bavosa e insopportabile di mia nonna!”

Maki: “Ma cosa stai dicendo? Non ti seguo...”

Kyota: “Lo sai benissimo! Due sere fa! Eri sotto il cigliegio!”

Maki: “Due sere fa... Sì, è vero. Ma tu come fai a sapere che ero sotto ad un cigliegio?”

Kyota: “Che domande cretine! Ti ho visto! Mia nonna abitata a due metri! E poi quello era il cigliegio dove giocavo da piccolo! E tu lì... con una fra le tue braccia, poi! E chi diavolo era, si può sapere?!”

Sendoh si sforzava di non scoppiare a ridere. Vedere Nobunaga infuriato in quel modo con Maki, mentre questi indietreggiava agli assalti del primo, era del tutto esilarante. Del resto non era il solo. Tutta la palestra era rivolta verso di loro con il fiato sospeso. Maki se ne rese conto e s’imbarazzò. Odiava attirare l’attenzione in quel modo. Sembrava di trovarsi nella stessa situazione di quella mostra, a Londra. L’altro invece non se ne curava affatto, aspettando la replica del capitano, dalle cui labbra pendevano tutti i presenti. Maki aveva una ragazza? Chi poteva essere? Lui non rispose.

Maki: “Nobunaga, non gridare...”

Kyota: “Non cambiare argomento! Voglio sapere chi era quella sciaquetta dai capelli rossi!”

Sendoh rimase colpito. Più che un rimprovero ad un amico sembrava una scenata di gelosia al proprio ragazzo. Del resto, pensò, anche gli amici possono essere gelosi, soprattutto se sono molto attaccati alla persona in questione.

Kyota: “ALLORA?!”

Maki: “Smettila di gridare! Non siamo mica in un circo! Quella ragazza era una mia amica...”

Sendoh realizzò che si trattava della stessa sera in cui si erano allenati insieme. ‘In effetti se n’era andato perchè aveva un appuntamento...’

Maki: “Non la conosci, va allo Shohoku. È una ragazza che ho conosciuto a Londra. Si chiama Asuka.’

Kyota: “Asuka... cosa?”

Maki: “A dire il vero non lo so nemmeno... Ma poi cosa cazzo te ne frega, si può sapere?!”

Il giovane rookie si zittì, sconvolto dalla risposta di Maki. Era raro sentirlo parlare a quella maniera. Evidentemente aveva perso le staffe sentendosi aggredire in quel modo. Intanto si era levato un chiacchiericcio composto da commentini riguardanti l’accaduto.

Sendoh era rimasto di sasso. Non capiva. ‘Ma come? Prima Rukawa e adesso Maki? Forse Rukawa l’ha rifuitata... Accidenti! Continua a venirmi in mente! Lo sapevo io, che non dovevo fare l’eroe! Ormai è chiaro che io non posso interessarle...’

Intanto Maki si era allontanato, incazzato come una scimmia. Non sopportava che Kyota lo avesse aggredito così, davanti a tutti poi! Non aveva più guardato in faccia a nessuno e, una volta lavato e cambiato, se ne andò senza salutare. Aveva avuto la netta impressione che tutti non avevano fatto che fissarlo. Mentre si avviava verso casa sentì Sendoh chiamarlo alle spalle.

Maki: “Cosa vuoi?”

Sendoh: “Scusa se te lo chiedo ma... Asuka è la tua ragazza?”

Maki (infastidito): “Perchè, la conosci?”

Sendoh: “Sì. L’ho conosciuta per caso...”

Maki: “È la mia ragazza! Contento? Lasciami in pace, adesso!”

Si girò noncurante e se ne andò, lasciando il numero sette del Ryonan completamente sbalordito. ‘Non posso crederci! Maki, proprio tu, che eri riuscito a non farmi pensare a lei... Non l’ho più vista, ma non è servito a niente. Accidenti, mi sento morire!’.

Se ne andò anche lui, terribilmente rattristato da quell’evento. Non voleva crederci. In fondo Maki e Rukawa non si assomigliavano per niente. Perchè aveva cambiato così i suoi gusti? Scosse la testa. Non poteva capire assolutamente. Le ragazze erano un mistero troppo grande: nemmeno un genio  ‘...come Sakuragi...’[e fa anche ironia!]  avrebbe potuto capirle. ‘Sigh, non riesco nemmeno a piangere. Mi sento preso da un forte spirito di autocommiserazione... Me infelice!’

?: “Ehi, Sendoh, aspetta!”

Sendoh: “Ikoichi! Che cosa vuoi?”

Ikoichi: “Mi sembri giù di corda. Senti, che ne dici di venire con me a tirarti fuori un po’?”

Sendoh (con sguardo triste): “E dove stai andando?”

Ikoichi: “Esco con “l’armata Sakuragi”! Non è incredibile? Mi hanno invitato loro.”

Sendoh: “Armata Sakuragi? Ma sì, va’! Vedere quel buffone rosso mi può essere di sollievo...”

Ikoichi: “Non lo so, se c’è anche lui. Ad ogni modo mi hanno raccomandato di prendere il mio blocco per appunti e mi hanno detto di portare qualche amico se voglio... Mi domando cosa diavolo avranno in mente.”

Sendoh: “Beh, sono curioso di scoprirlo! Dimmi dove e quando: verrò!”

Si sentiva già meglio. In qualche modo, ogni volta che rischiava di crollare, arrivava sempre qualcuno a salvare la sitauazione. Fissarono un appuntamento, decidendo che si sarebbero trovati fra loro prima di recarsi nel luogo previsto. Sendoh non aveva mai avuto stretti rapporti con Ikoichi, nè aveva mai conosciuto quei quattro tipi strani che stavano sempre con Sakuragi (uno si chiamava Mito, gli altri?), ma non gl’importava: non vedeva l’ora d’incontrarli per distrarsi compeltamente e farsi qualche risata garantita. Salutò l’amico, che rapidamente si girò e fece per avviarsi, poi lo richiamò.

Sendoh: “Ikoichi?”

Ikoichi: “Sì?”

Sendoh: “Grazie...”

 

Mito se ne stava tranquillamente appoggiato al muro di un edificio, mentre “gli altri” stavano chicchierando e ridacchiando. Sapeva bene quale fosse il loro argomento. Lanciò un’occhiata verso di loro e sorrise rilassato, poi guardò l’ora. Ikoichi avrebbe dovuto arrivare da un momento all’altro. Alzò lo sguardo verso la strada e lo vide. Accanto a lui camminava un ragazzo parecchio più alto, con i capelli a spazzola. ‘Chi è? Un momento! Io quello l’ho già visto! Ma certo! Che diavolo ci fa qui?’. Nel frattempo la coppia l’aveva raggiunto, senza che il resto del gruppo se ne accorgesse.

Sendoh (con un sorriso): “Ciao!”

Mito: “C-ciao...”

Ikoichi: “Ah, Mito, ho invitato Sendoh ad unirsi a noi. Sai, aveva una faccia... Sembrava gli fosse morto il gatto! Ho pensato che...”

Mito (interrompendolo): “D’accordo, hai fatto bene. Tu ancora non conosci gli altri, vero, Sendoh? Vieni, vi presento.”

Il ragazzo lo seguì, ancora incuriosito su quali fossero le sue intenzioni.

Mito: “Allora, Sendoh, questi sono Takamia, Noma e Okusa…”

I tre (stupiti dalla presenza del giocatore) lo salutarono, poi si avviarono tutti quanti in cerca di cibo: nessuno aveva ancora mangiato nulla.

Più tardi si ritrovarono tutti appostati in un parco. Sendoh era di ottimo umore: come previsto si era “spezzato” in compagnia di quei quattro matti. Ikoichi, invece, pareva fare più fatica a seguire i loro discorsi, ma sembrava divertirsi pure lui.

Mito: “Allora, volete sapere cosa ci facciamo qui?”

Ikoichi: “E me lo chiedi? Sto morendo di curiosità!”

Mito: “Allora guarda laggiù: il nostro pollo è in gabbia!”

Ikoichi: “Cosa?”

Si girò nella direzione indicata da Mito. Il cielo si stava oscurando, ma la luce era ancora sufficiente per distinguere chiaramente le cose. Vide due persone. Subito riconobbe Sakuragi, ma ignorava chi fosse la ragazza in sua compagnia. Poi si rammentò di averla già vista: doveva essere la sorella di Takenori Akagi, il capitano dello Shohoku. Sfogliò il suo blocco di appunti per trovare conferma. Sì, Akagi aveva una sorella di nome Haruko. Sendoh, notando i movimenti del compagno di squadra, sbirciò sul suo blocco.

Sendoh: “Mi spieghi cosa cavolo te ne fai di sapere certe cose?”

Ikoichi: “Credo che sia importante: questa ragazza è spesso con la squadra, quindi forse un giorno...”

Sendoh: “...”

Mito: “Guardate, ormai ci siamo! Presto, avviciniamoci senza farci notare!”

Ikoichi faticava a capire. Ma cosa diavolo c’entrava tutto quello? Perchè si trovava lì? Sendoh, invece, molto più sveglio, aveva intuito che quei quattro avevano intenzione di divertirsi alle spalle del loro “amico”. Probabilmente avevano chiesto ad Ikoichi di andare con loro viste le sue doti di “scrivano”, in modo da poter avere un chiaro resoconto della scena. Cominciò a sentirsi un po’ in pena per Hanamichi: sapeva che essere scaricati non era una gran sensazione. Tornò nuovamente a pensare ad Asuka, che era riuscito a dimenticare così bene fino a quel momento. Il suo volto si rattristò. Inconsapevolmente, frattanto, aveva seguito il quintetto presso una siepe, posta proprio dietro la panca su cui si erano seduti Haruko e Hanamichi. Ora i loro discorsi si potevano percepire con chiarezza.

Sakuragi: “Harukina... Spero tu ti senta a tuo agio...”

Haruko: “Certo, sto passando veramente una bella serata!”

Sakuragi (cominciando a salire verso il settimo cielo): “Ecco, io... Vedi, volevo dirti che...”

Haruko: “Sì? Cosa volevi dirmi?”

Anche senza vederlo, era fin troppo evidente che il rossino avesse acquisito in volto lo stesso colore dei capelli. Come al solito, invece, Haruko sembrava non notare nulla di anomalo. Per il tempo di silenzio che era seguito, Mito si chiese se presto avrebbero festeggiato il cinquantunesimo scaricamento. Tuttavia non ne sarebbe stato poi tanto felice: conosceva bene Sakuragi e sapeva quanto questa volta fosse seriamente innamorato. Sendoh invece si chiedeva come diavolo potesse aver fatto Hanamichi ad ottenre un appuntamento, dal momento che l’altra non sembrava essere abbastanza sveglia da capire la verità.

Haruko: “Allora, di cosa volevi parlarmi? Non mi avevi chiesto di uscire con te perchè dovevi dirmi urgentemente qualcosa?”

Sakuragi (agitato): “Errr... Sì... Ecco... Io...”

Haruko (distogliendo lo sguardo): “Hanamichi, guarda! Non è Rukawa quello laggiù? Che ci farà qui? Vieni, andiamo a salutarlo!”

Sakuragi (fra i denti): “Stupida volpeee!”

Frattanto, dietro le quinte, persino Ikoichi cercava di trattenersi dallo scoppiare a ridere.

Mito: “Ha ha ha! Non posso crederci! Non ce la faccio più!”

Sendoh (ridendo): “Povero Sakuragi!... Ma voi lo sapevate che arrivava Rukawa?”

Mito: “Certo che no! Noi eravamo qui per il potenziale cinquantunesimo scaricamento di Hanamichi!”

Ikoichi: “Cinquantunesimo?? Poverino...”

Sendoh: “Già, non lo credevo. Un’altra persona al suo posto sarebbe depressa...”

Mito: “Sai, se noi lo prendiamo in giro, lui si arrabbia e non pensa alla scottatura. Però credo che stavolta l’avrebbe presa male sul serio...”

Sendoh: “Lo capisco... Beh, io sono curioso di vedere come va a finire. Fingerò di passare di qui per caso, nessuno sospetterà di me. Ci vediamo!”

Ikoichi: “Aspetta, Sendoh, vengo con te!”

Erano scattati via, lasciando gli altri quattro a guardarsi nelle palle degli occhi. Poi si riscossero anch’essi e si avvicinarono, sempre di nascosto, al trio. Frattanto la conversazione fra Haruko, Rukawa e Sakuragi si era svolta più o meno in questo modo:

Haruko (rossa di timidezza): “Ciao, Rukawa! Che buffo, anche tu da queste parti...”

Rukawa: “...(Cosa cavolo ci fanno qui questi due?)...”

Sakuragi (rosso di furore): “Dove credevi di trovare una stupida volpe? In un parco (zoologico), chiaramente!”

Rukawa: “Idiota!”

Sakuragi: “Stupida volpe!!!”

Haruko: “Calma, ragazzi, vi prego! Cercate di non litigare...”

Parole inutili. I due avevano cominciato ad azzuffarsi come al solito, mentre Haruko era rimasta ferma a guardarli, impotente. In quella era arrivato Sendoh, seguito da Ikoichi.

Sendoh: “Salve a tutti! Anche voi da queste parti?”

Rukawa e Sakuragi si erano fermati. Il ragazzo corvino aveva ancora le mani intorno al collo del rosso, che intanto teneva un palmo sulla fronte del nemico, in atto di spingerlo, mentre con l’altra mano gli afferrava la camicia. I due, come congelati da un obbiettivo, volsero l’attenzione al nuovo arrivato.

Rukawa/Sakuragi: “Che ci fai tu qui?!”

Rukawa: “ E tu levami le mani di dosso, idiota!”

Sakuragi: “Come osi chiamarmi idiota, stupida volpe?!”

Stranamente, anzichè riprendere la loro “amorevole discussione”, i due si staccarono e squadrarono Sandoh, che intanto stava ridendo. Ikoichi, caduto in secondo piano, osservava la scena shoccato [perchè? Qualcosa di strano?]. Haruko intanto si era tranquillizzata.

Haruko: “Grazie, Sendoh! Se non fosse stato per te non avrebbero mai smesso.”

Sendoh: “...ha ha! [stava ancora ridendo...] Ma figurati!”

I due giocatori dello Shohoku continuavano a fissare il loro rivale comune. Pensiero di Rukawa: ‘Cosa caxxo ci fa qui? È sempre tra i piedi, quello!’. Pensiero di Sakuragi: ‘Come osa sorridere in quel modo alla mia Harukina! Io lo smonto!’. Mentre Hanamichi aveva preso a dirigersi verso Sendoh con intenzioni poco socievoli, Rukawa aveva perso interesse nella situazione, addocchiando con sguardo ammaliante un albero che pareva veramente comodo per adagiarsi a dormicchiare. Nel momento in cui si decise a muovere verso l’invitante pianta, improvvisamente vide davanti a sè due gambe, dentro a un paio di pantaloni maschili. Alzò gli occhi e rimase a bocca semiaperta.

?: “Ciao, Rukawa! Ma guarda, quanta bella gente! Che ci fate tutti qui?”

?2: “Staranno elaborando una tattica per batterci. Se non uniscono le loro forze non ci riusciranno mai. Comunque non ci riusciranno lo stesso!”

Sakuragi: “Sta zitto, brutto babbuino! Cosa sei venuto a fare qui, con il nonno?”

Sendoh (che si è ritrovato Hana a 2 millimetri): “Maki, Kyota! Ma come, anche voi...?”

Maki: “Sakuragi, piantala di chiamarmi “nonno”!!!”

Kyota: “Allegri, è arrivato il miglior rookie di Kanagawa!”

Ikoichi: “Ma cosa succede? Come mai sono qui, loro due?” [veramente non lo so neppure io …]

Sendoh: “Ma non avevate litigato?”

Rukawa (appoggiato al suo albero): “Zzzz.”

Haruko: “Non capisco più niente!”

Mito (da dietro il cespuglio): “La cosa si fa interessante...”

Fu in quel momento di confusione che una palla da basket rimabalzò in mezzo al gruppetto, zittendo tutti (e risvegliando Rukawa). Per istinto, Maki, Sendoh, Kyota e Hanmichi si chinarono contemporaneamente per raccoglierla, picchiando insieme le loro teste. Haruko e Ikoichi rimasero a guardarli attoniti, Rukawa perse la sua inespressività per cederene il posto ad un sorriso malignamente divertito e il “gruppo Sakuragi” rivelò la propria presenza levando un coro di risate.

Sakuragi (strofinandosi la testa): “Voi!...”

Sendoh/Maki (strofinandosi le relative teste): “Ahi! Ahi!”

Kyota (ad Hanamichi, strofinandosi la testa): “Stupida scimmia!”

Haruko/Ikoichi: “...”

Armata Sakuragi: “Ah! Ah! Ah! Ah! Ah!”

Rukawa: “Idioti...”

Intanto una figura femminile si avvicinò al gruppo di giocatori dalle spalle.

?: “Scusate, mi è sfuggita. Stavo cercando di capire come si usa, ma non ne sono molto capace...”

Tutti si girarono verso l’ultima arrivata, riconoscendo una voce non nuova. Rukawa rimase così colpito che si alzò [adirittura!] in piedi.

Sendoh/Maki/Rukawa/Sakuragi/Mito: “ASUKA???!!!”

Ikoichi/Haruko/Kyota: “??”

Asuka: “Hanamichi? Cosa ci fai qui?” [Scusa, ma gli altri non li hai visti?]

>Continua...

Capitolo 4

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