Capitolo IV Rivelazioni Sakuragi: “Cosa ci fai TU qui! E dove hai preso quella palla?” Asuka: “Nella tua borsa, che hai lasciato sulle scale, scemo! Dove l’hai presa tu, piuttosto! Da quando in qua giochi a basket?” Sakuragi: “Ehm, io…” Asuka non stette ad aspettare la risposta del rossino, volgendosi invece ad osservare il gruppo di ragazzi che lo attorniavano: tutti (Rukawa compreso) li fissavano con un’espressione fra interrogatoria e stupefatta. Lei, senza farci troppo caso, riconobbe i suoi amici e li salutò. Asuka: “Yohei, come va? Non ci vediamo da un pezzo!… Ciao, Rukawa, ci sei anche tu? Non ho ancora mantenuto la mia promessa, ma vedrai che lo farò!… Akira! Che bello rivederti! Non ti ho ancora ringraziato abbastanza per quello che hai fatto, e poi sono scappata via in un modo… Shinichi!… Ma… Qualcuno mi vuole spiegare cosa ci fate qui tutti quanti??” Nessuno aveva parlato: tutti erano rimasti zitti a guardarla, sorpresi. Sakuragi: “Mi vuoi spiegare come cavolo fai tu a conoscere tutti questi rembambiti?!” Asuka: “Hana, non essere maleducato! Sono dei bravi ragazzi!” Sakuragi (adocchiando Haruko): “Bazzecole! Nessuno è in grado di battere un genio del basket come me!… Ooops!!” Mentre Rukawa se ne usciva con un tipico “idiota”, si rese conto che Hanamichi si era morso la lingua. Inoltre non capiva come quell’idiota potesse essere tanto in confidenza con una campionessa di pallavolo. La stessa cosa valeva per Maki, che parallelamente si chiedeva come lei potesse conoscere anche le super-matricola dello Shohoku, ma forse era perché frequentavano la stessa scuola. Ma che promessa poteva avergli fatto? Sendoh, si stupiva al pari per la confidenza di Asuka con Hanamichi, mentre già sapeva il resto. Però gli sfuggiva la parola “promessa”…. E poi, non era la ragazza di Maki? Perché non lo salutava più calorosamente? Mito si grattava la testa, domandandosi come la pallavolista fosse riuscita ad incontrare tutti quei cestisti, non era invece stupito della scioltezza di questa nei confronti del rossino. Infine i restanti astanti [e vai con le rime!] guardavano la nuova arrivata e s’interrogavano su tutto l’accaduto. Ognuna di queste considerazioni avvenne in pochi secondi muti, mentre la ragazza rosso-dorata era rimasta in silenzio a guardare Sakuragi con un’espressione attonita. Dopo un po’ si riprese. Asuka: “Ah! Ah! Ah! Non farmi ridere! “Genio del basket”…! Hi! Hi! Hi! Ma se sei la persona più a-sportiva che conosca! Hu! Hu! Hu!” Sakuragi (arrossito [in faccia]): “Piantala! Non prendermi in giro, capito?! Cosa credi, che solo tu sei capace di diventare una campionessa?” Asuka: “Hana…! Adesso ho capito perché torni sempre a casa tardi! Sei veramente nel club di basket! Ma perché non me l’hai detto?” Hanamichi: “Sapevo che mi avresti preso in giro…” Asuka: “Hanamichi!” Intanto tutti gli altri (escluso Mito, e gli altri tre, che intanto facevano da sfondo) erano rimasti completamente a bocca asciutta (sì, anche Rukawa). Sendoh: “C-come “torni a casa”?” Rukawa: “…” Maki: “Asuka, ma non è che tu e Sakuragi…?” Haruko: “Hanamichi, non mi avevi detto che…” Ikoichi: “Cosa sta succedendo?” ¦: - | Sakuragi: “Eh? Ma cosa cazzo state blaterando, tutti quanti?!” Asuka (ridendo): “Mi sa che hanno frainteso… Non arrabbiarti, Hana, sei sempre il solito!” [scommetto che voi avete già capito da qualche secolo!] Sendoh: “Scusa, ma tu non stavi insieme a Maki?” Asuka: “Eeeeh?? Ma chi te l’ha detto?!” Sakuragi: “Spero proprio che non sia vero, Asu! Con quel nonnino?!” Maki: “Sakuragi!!! NON CHIAMARMI “NONNINO”!!!” Rukawa: “Sei il solito idiota!” Sakuragi: “Stupida volpeeee!!” Asuka: “Ah, sarebbe lui la “stupida volpe” di cui tanto blateri? E scommetto che questa qui è la tipa che tanto ti piace…” La ragazza aveva indicato Haruko, che era diventata rossa ed era rimasta senza parole. Hanamichi invece si era irrigidito ed era rimasto assolutamente immobile. Sembrava impossibile credere che potesse diventare più rosso di così, invece… Sendoh: “Insomma, qualcuno mi spieghi! Stai insieme a Maki, sì o no? E poi Kagome mi ha detto che ti piaceva Rukawa! E come mai vivi con Sakuragi?” Ikoichi: “C-cosa sta succedendo?” […] Haruko si era bloccata e aveva osservato quella ragazza per un attimo. Anche a lei piaceva Rukawa? E com’era bella! Non aveva speranze contro una così! Era certamente meglio di tutte le altre (comprese le tre del “Ma che fico, mi ci ficco!”) messe insieme. E poi continuava a pensare alle sue parole riguardo a Sakuragi. Insomma, era decisamente confusa. Asuka: “Allora, vediamo di chiarire! Uno: Shinichi non è affatto il mio ragazzo! Due: Kagome spara un sacco di scemenze pur di vedere amori dappertutto (questo per quel che riguarda Rukawa)! E Hana è mio fratello! Era così difficile da capire?! Nessuno si è accorto che abbiamo i capelli dello stesso colore?!!” Sakuragi: “E poi dici a me che ho un caratteraccio…” Rukawa: “Non volevo crederci [l’aveva capito…]! Come fai a essere la sorella di questo idiota, incapace ed inetto che non sa neanche palleggiare, mentre tu…” Sakuragi: “Come osi…!!!” Sendoh: “Tu… a parte i capelli non gli somigli per niente!” Asuka: “Rukawa, non insultare mio fratello! E tu, Maki…!” Il capitano del Kainan era shoccato: era la prima volta che lei lo chiamava con quel nome. Rukawa, senza rendersene conto, era rimasto male nel sentir dire da Asuka che lei non era attratta da lui. Forse per l’abitudine di avere tutte ai suoi piedi, forse (più probabilmente) perché tanto di una volta che ne voleva una ai suoi piedi, non l’aveva. Intendiamoci, non che fosse proprio attrazione fisico-sentimentale (anche se in parte sì), ma più spirito di ammirazione per quella ragazza, così tenace, disinvolta e… sorella di quell’idiota! Non poteva ancora crederci! Sendoh, dal canto suo, era certamente sollevato da tutte quelle rivelazioni, e sentiva riaccendersi quella scintilla di speranza che ormai pensava si fosse estinta. Ma questo per… la sorella di Sakuragi! Era assolutamente incredibile! Anche Haruko era sollevata dal fatto che Asuka aveva “rifiutato” Rukawa. Ikoichi, invece, cominciava lentamente a ricomporre le idee. Mito, che nel frattempo aveva ricevuto un centinaio di pacche e commentini da parte degli altri tre, si era lentamente avvicinato alla sorella del suo amico, e con un sorriso le aveva pacatamente detto: “Sì, è un sacco che non ci vediamo…” Asuka (arrossita): “Yohei… Io… Io sono stanca morta! E domani ho una partita importante! Devo andare a casa…” Sakuragi: “Ma sì! È una buona idea, andiamocene tutti a casa! E tu, Yohei, piantala di fare il cascamorto con la mia sorellina, o ti spacco la faccia!” Il rosso aveva appoggiato prottettivamente il braccio intorno alla spalla della nostra amica dagli occhi verdi. Tutti rimasero di stucco: un Hanamichi così non l’aveva mai visto nessuno. Lui si era evidentemente accorto di quanto sua sorella fosse sottosopra, ed era diventato quel paladino difensore che ogni tanto si rivelava essere nei confronti della ragazza. Mito conosceva questo comportamento, e sapeva che quando cominciava a parlare così, non c’era proprio niente da fare. Con un “d’accordo” aveva alzato la mano in segno di saluto e si era allontanato silenzioso. Rukawa, perso l’interesse nella faccenda ormai chiarita, era andato in cerca della sua bicicletta, senza congedarsi. Stava morendo di fame, quindi aveva deciso di ritornarsene a casa. Kyota: “Andiamocene anche noi, Shinichi! Si sta facendo tardi…” Maki: “Va bene… Ci vediamo, ragazzi! Asuka, scusa per quello che ho detto a Sendoh. Ero arrabbiato e non ho fatto caso alle mie parole…” Asuka: “Non fa niente! Ti chiamo, d’accordo?” Maki: “Va bene, quando vuoi! Ciao, Hanamichi!” Sakuragi (mentre Maki si allontana con Kyota): “Com’è che si prende certe confidenze?! E tu, non mi dirai che davvero tra voi…” Asuka: “Smettila, Hana! Andiamo a casa, per favore. Ciao, Akira! Ciao, Yohei! Ciao, ragazza-che-non-conosco! E anche voi tre, là dietro!” Sakuragi si era accomiatato con semplici cenni, ma non senza un dolcissimo sorriso ad “Harukina”, e i due si erano allontanati. Quest’ultima, salutati tutti, era scivolata via in fretta, ancora confusa e incredula. Sendoh, intanto, aveva ritrovato il suo naturale sorriso. Sendoh: “Beh, ragazzi, che serata! Io me ne vado… Ikoichi, vieni anche tu nella mia direzione?” Il ragazzo si limitò ad annuire. Sendoh: “D’accordo. Mito, grazie di tutto! Ci vediamo, magari alla prossima partita… Vieni a vederla?” Mito: “Scherzi? Non mi perdo le prestazioni di Hanamichi per niente al mondo!” L’altro annuì, sorridendo. Poi si voltò e si allontanò, affiancato dal compagno di squadra. Anche Mito tornò a casa. La sera era calata, le luci notturne erano ormai accese, e tre figure solitarie erano rimaste in piedi nel parco, ferme nella semi-oscurità. Una di queste raccolse la palla da basket che era rimasta per terra. Takamia: “Hanamichi ha dimenticato la palla…” Noma: “Gliela darai domani!” Okusa: “Andiamocene anche noi…” E così detto si allontanarono, nel gelido vento della giovane notte. Sembrava davvero impossibile! Erano tutti lì! Ma che diavolo ci facevano, poi? Non riusciva a concentrarsi pienamente sul gioco. Erano venuti per boicottarla? Che diavolo poteva farci un branco di scimmioni che giocano a basket in quel posto? ‘Andassero tutti al diavolo! Avevo detto a Rukawa che poteva venire a vedermi, ma non a tutti gli altri! Uffa!!! Ma non devono allenarsi, ‘sti cretini?!’ Giocatrice 1: “Asuka, è tua!!” Asuka: “Gasp! Ouff!’ Con un salto incredibile era riuscita a salvare la palla per un soffio. La partita stavolta era davvero dura. Si trovavano di fronte a una delle squadre favorite di tutto il giappone! Ma Asuka sapeva sin dall’inizio che i campionati nazionali non sarebbero stati una passeggiata, e per arrivarci, avrebbero dovuto superare anche quella prova. Era finito anche quel set. L’avevano vinto a gran fatica, e con un distacco minimo. Ne mancava solo uno, ormai. Era quello decisivo, quello che valeva per i campionati nazionali. Shohoku Coach: “D’accordo, ragazze, so che potete farcela! Siete stanche, ma lo sono anche loro. Fatemi vedere di cosa siete capaci, fate vedere come avete fatto ad arrivare fin qui! Asuka, conto molto sulle tue super-alzate rapide e le tue schiacciate-con-finta… Asuka? Asuka, mi ascolti?!!” Asuka: “Eeeh? Uhm, sì, Mister, scusi. Mi ero distratta…” “Mister” : “Ma ti pare il momento di distrarti?? Dovete vincere, adesso! Pensa solo a quello!!” Lei annuì, asciugandosi il volto, ma prontamente ricadde nei suoi pensieri. Osservava il pubblico. Rukawa stava in un angolo, non era molto appariscente. Sendoh si era portato un amico con i capelli neri, che gli ricadevano sui lati del viso e sulla nuca. Non sembrava molto elettrizzato, inoltre aveva un’espressione molto seria ‘Come Rukawa…’. Suo fratello e Yohei erano parecchio più in là, mentre Takamia, Okusa e Noma non c’erano, per fortuna! E poi anche Kyota e Shinichi, che sembravano una coppietta al cinema! ‘Ma guarda sotto gli occhi di chi mi tocca giocare!’ Asuka: “E va bene, adesso vi faccio vedere io! Vi faccio pisciare adosso dall’emozione, altro che basket!!” Poi si rese conto di aver parlato ad alta voce e si era girata, rossa come un pomodoro, verso il resto della squadra. Non ci vuole molto ad immaginarsi le loro facce… “Mister” : “Ehm, va bene, Asuka… Spaccagli le ossa!” Lei aveva annuito. Si sentiva carica ed era pronta a tornare in campo. In effetti era diventata una furia scatenata. Aveva eliminato la sensazione di spossatezza dal vocabolario temporaneo del suo corpo, ed aveva preso un ritmo incalzante. Le sue compagne, malgrado talvolta faticassero a seguirla, si erano infuocate al suo entusiasmo, e la squadra aveva cominciato a rendere ancora di più, spiazzando le avversarie, che si sarebbero aspettate di vederle più spossate. Asuka, trovatasi in seconda linea, realizzò una serie di servizi di punta che nemmeno la super-ricevitrice delle avversarie riusciva a prendere. Così sette punti vennero conquistati con gran facilità. Poi le altre si riscossero, e cominciò un confronto più vivace. Alla fine, si ritrovarono ai vantaggi. L’atmosfera era tesissima. Persino Rukawa tratteneva il respiro. Sendoh era una corda di violino, mentre Koshino [era lui…], al suo fianco, sbadigliava. Niente da fare: per quanto si sforzasse, non era affatto elettrizzato. Hanamichi ammirava la sua sorellina, fiero, Yohei ammirava la sorellina di Hanamichi, arrapato… Kyota chiedeva a Maki cosa diavolo ci facessero lì, mentre questi gli diceva che glielo dovevano. Kyota: “Ogni tanto non ti capisco proprio. Va bene, è divertente, ma in confronto al basket…” Maki: “Zitto, Nobu! Guarda… Cavolo, sono di nuovo pari!” Kyota: “Appunto, ma quanto ci mettono a vincere?!” Lo Shohoku riuscì ad ottenere un altro vantaggio. Allora Asuka fece un impercettibile segno d’intesa alla propria compagna, che la guardò annuendo. Dovevano farla finita, una buona volta. La rossina fece un servizio effettato, che venne ricevuto a fatica. La palla era tornata dalla loro parte, e lei l’aveva prontamente presa, quasi avesse calcolato tutto, passandola all’alzatrice. Questa l’aveva buttata piuttosto in alto, mentre la schiacciatrice aveva saltato fuori tempo. Mentre un sorrisino si disegnava sul volto delle avversarie, Asuka aveva preso a correre in avanti, aveva staccato con un’elevazione non indifferente ed aveva copito la palla con uno schiaffo che avrebbe messo fuori setto la mascella di Freezer! Fu fulmineo. Ed in un attimo, due fischi corti ed uno lungo. Avevano vinto. E le altre ancora cercavano di capire cosa fosse successo. Sendoh si era alzato in piedi, ed era scoppiato in un applauso entusiasmato, così come il resto del pubblico. Era stata un’azione davvero incredibile! Uff, aveva davvero bisogno di una doccia! Ancora esultante, si avviò verso gli spogliatoi. I campionati nazionali!… Non erano più un sogno. Sakuragi: “Si può sapere cosa diavolo ci fate tutti qui? Tu, porcospino! Poi Nobuscimmia e Nonno! Ed infine anche quella stupida volpe!!” Rukawa: “Idiota!… Dovevo vederlo con i miei occhi per crederlo. Ma non ci credo lo stesso. Secondo me uno di voi due è stato adottato!” Sakuragi: “Come ti permetti, razza di decerebrato vegetale!” Sendoh: “Hi hi hi! Vedere voi due è più spassoso che andare al cinema!” Koshino: “Dai, Akira! Andiamo a mangiare qualcosa! Non ho ancora capito perché mi hai trascinato qui, ma ne ho proprio piene le palle!” Sendoh: “Mmh, dammi un attimo, voglio salutare la campionessa “Sakuragi Junior”…” Asuka (apparsa alle loro spalle): “Come ti permetti! Io e Hana siamo gemelli, chiaro?!” Rukawa: “Chiaro! Ovvio! Infatti si dice che i gemelli siano opposti. Allora non mi stupisce più che tu sia tanto incapace…” Sakuragi: “Stupida volpe!!!” Asuka: “Uffa, ma voi due non smettete mai?” Maki: “No, non smettono mai… Sei stata grande, lo sapevo!” Kyota: “Sì, sì, ma adesso andiamo?” Koshino: “Appunto, Akira…!” Asuka (guarda Koshino): “E tu chi sei, bel tipo? Non ti conosco…” Koshino/Kyota/Maki/Mito/Rukawa/Sakuragi/Sendoh: “Bel tipo???” [wow, sono riuscita a metterli in ordine alfabetico!!] Asuka: “Ehm, sì… Ho detto qualcosa che non va?… E poi siete tutti così carini!” Silenzio generale. Sakuragi sta cercando di non esplodere. Sendoh e Yohei stanno salendo al cielo. Rukawa la guarda intontito. Maki e Kyota si scambiano uno sguardo d’intesa. Maki: “Scusa, Asuka, posso dirti due parole in privato?” Sakuragi: “Lo sapevo! Piantala di provarci con lei, perché tanto non ci sta! E voi tutti, toglietevela dalla testa! Dopo che ha vinto una partita non ragiona mai! Dice cose insensate!” Asuka: “Hana, ma smettila!” Si era avvicinata a Maki e lo aveva tirato in disparte. Per quanto tutti tendessero le orecchie, nessuno riuscì a capire di cosa parlassero. Soltanto Kyota pareva esserne al corrente. Intanto anche Koshino era rimasto colpito da lei (tanto per cambiare). Quando la chiacchierata dei due si concluse, Maki si congedò e si allontanò rapidamente con Kyota. Asuka si era riunita al gruppo. Rukawa: “Giochiamo domani contro il Ryonan. Devi mantenere la tua promessa!” Lei sorrise e annuì. Lui fece un cenno con la testa e se ne andò. Hanamichi era rimasto senza parole, e si sentiva bollire. Però, a ben pensarci, se Rukawa si metteva con lei, poi Haruko… Sendoh: “Ma cosa diavolo gli hai promesso?” Asuka: “Solo che andavo a vederlo giocare. Verrò domani, così ci sarete anche voi, no?” Sendoh (felice): “Già!” Koshino: “Va bene, adesso andiamo?” Sendoh: “Nnh, sei sempre il solito! Va bene. Allora a domani. Ciao!” Asuka: “Ciao!” Mentre i due si allontanavano, Hanamichi era sempre più nervoso. Andava troppo d’accordo con tutti quelli lì. Sakuragi: “Mi hai già raccontato come li hai conosciuti, ma non capisco perché vai tanto d’accordo con loro. Soprattutto con Rukawa, che è una persona impossibile!” Asuka: “Ma dai, Hana! Scommetto che in fin della fiera quel tipo non ti spiace poi tanto…” Sakuragi: “Smettila, io lo odio!” Asuka: “Va bene, va bene. Adesso però andiamo a festeggiare! Yohei, ti unisci?” Mito: “Che domande, certo!” Chiaramente, il ragazzo si sentiva al… nono cielo! ‘Incredibile!’ pensava ‘Allora non è vero che gli sono diventato indifferente!’. I tre si avviarono alla ricerca del primo ristorante che capitasse loro a portata di portafogli. Ed eccoli lì, seduti ad un tavolo, che mangiavano e chiacchieravano allegramente. Poi fratello e sorella si ancorarono su di un argomento delicato. Asuka: “Tu sai quando torna papà?” Sakuragi: “Mah! È sempre in giro, quello...” Asuka: “Sì, per permetterci di andare in una scuola decente, però!” Sakuragi: “Tu lo difendi sempre! Intanto lo vediamo una volta al mese a dir tanto!” Asuka: “Lo so, ma... Uffa! Intanto tocca a me sopportarti!” Sakuragi: “Forse, se la mamma non moriva...” Asuka: “Già, e se io ero un tappo di sugero stavo su una bottiglia! È inutile che dici certe cose! È morta e basta! E poi lo sai che è anche per questo, se papà è sempre in giro!” Mito era rimasto zitto, sentendosi totalmente fuori posto in quella conversazione. Ora avrebbe voluto trovare un argomento per riscaldare l’atmosfera, così improvvisamente raggelata. Hanamichi si era infatti zittito, come sua sorella. Mito: “Ehm, che ne dite, ci spariamo un sakè per digerire?” Asuka/Sakuragi: “Mah, sì, buona idea...” Niente, non aveva fnzionato per un cavolo! Erano passati tre anni da quella triste incombenza, ma ancora non erano riusciti a farsene una ragione. Così preferivano non pensarci. Ed era ciò che doveva accadere anche ora! E allora che fare? Mito: “D’accordo, che ne dite se andiamo a fare una partita a biliardo?” Sapeva benissimo che Hanamichi era totalmente imbranato in quel gioco, ma il suo orgoglio gli avrebbe certamente impedito di rifiutare. E così avrebbero avuto una ragione per ridere... almeno Asuka, se non altro. Quest’ultima, ripresasi e leggermente brilla dopo due bicchierini di sakè (non reggeva bene l’alcool), aveva accettato con entusiasmo, quasi costringendo il fratello a fare lo stesso. Le previsioni di Mito si erano rivelate esatte. La serata era proseguita in maniera impeccabile, fra le imprecazioni di Hanamichi ed un’allegra Asuka, che si scopriva un talento nel biliardo, a cui non aveva mai giocato prima. Forse fortuna dei principianti, forse chissà che altro. Dopo una partita “di prova”, che vedeva una sfida fra fratelli, Mito era riuscito ad aggregare un suo amico, che sapeva trovarsi spesso in quel posto. Ne era seguito un vero e proprio torneo fra Yohei-Kazushi (l’amico) contro la famiglia Sakuragi. Il risultato era diventato incerto quando Hanamichi aveva rotto per sbaglio la stecca e sollevato così un diversivo per l’intera popolazione di quella piccola città fra tavoli e sferette colorate. Ora il ragazzo dai capelli scuri camminava tranquillo nella gelida aria notturna, mentre qualche lampione illuminava il suo solitario errare. Non aveva voglia di andare a casa. Quella serata lo aveva elettrizzato. Dopo la faccenda di tre anni prima, non era più stato tanto vicino ad Asuka. Ricordava perfettamente quel giorno. Aveva con lei un affiatamento favoloso. Era anzi più legato a lei che ad Hanamichi. Comunque erano davvero un trio inseparabile. Poi lui si era accorto che era assolutamente pazzo di lei. Diventava ogni giorno più bella. Il suo corpo prendeva gradualmente forme femminili. Ne notava il seno ingrossarsi, il viso allungarsi, i fianchi allargarsi. Sembrano cose impossibili da percepire, eppure lui ci riusciva. Era andato avanti così per parecchio, senza dire nulla assolutamente a nessuno. Poi ci s’era messa Kagome, che aveva colto i suoi “occhi dolci”. Non era riuscito a negare, e non fu più in grado di liberarsi di lei. E così alla fine si era lasciato convincere. Aveva paura di rovinare quell’amicizia perfetta, ma in fondo non era amicizia ciò che desiderava veramente da lei. Una mattina erano rimasti soli, ma Asuka sembrava strana. Era silenziosa e aveva uno sguardo che pareva rattristato. Hanamichi, invece, non si era visto. Lui non aveva chiesto nulla a riguardo: aveva deciso di fare il grande passo, ed era così nervoso, che nemmeno si era accorto del disagio di lei. Del resto l’aveva incotrata da cinque minuti. *Flashback* Mito: “Asuka, volevo parlarti...” Asuka (con tono sconsolato): “Dimmi...” Mito: “Ecco, io... Io... Volevo che tu sapessi che... Ecco, sono...” Asuka: “Yohei, dimmi una cosa. Hai parlato con Kagome, vero?” Mito: “Come lo sai?” Asuka: “Vi ho visti. Non c’è bisogno che tu continui. Quando Kagome intrattiene conversazioni tanto lunghe, ci può essere un solo argomento in corso. Ma non sapevo di essere io...” Era stata a dir poco gelida. Mito si era sentito ghiacciare da quelle parole. Erano state pronunciate con una noncuranza a lui del tutto nuova. Asuka si sentiva morire dentro. Non avrebbe voluto reagire così. Era cotta di lui, e da tempo sognava quel momento. Ma proprio allora doveva arrivare? Le sue emozioni si erano intrecciate, lasciandole una confusione tale che riusciva solamente a dire parole piatte. Poi aveva guardato il ragazzo negli occhi. Erano pieni di lacrime, come i suoi, del resto. Non resistette. Gli cadde fra le braccia e cominciò a singhiozzare mestamente, per poi scoppiare in un pianto agitato. Mito non capiva, ma certamente intuiva che qualcosa non andava. Accarezzò dolcemente la testa della ragazza, che sollevò il viso e lo guardò con occhi lucidi e arrossati. Asuka: “P-portami all’o-ospedale, t-ti prego!” Balbettava singhiozzando. Mito annuì, anche se non capiva. Attese pazientemente che la ragazza finisse di parlare, silenzioso. Asuka: “Mia m-madre... Sigh!... Ha a-avuto un i-incidente...” Era stato un lampo. Il giovane capì tutto in un battibaleno, comprendendo anche che razza di situazione assurda si fosse creata. Non attese altre spiegazioni. Subito prese la ragazza per mano e la accompagnò all’ospedale. Lei si lasciava trascinare stancamente. *Fine Flaschback* Solo in seguito aveva appreso cosa fosse successo. La signora Yu Sakuragi si era ritrovata a guidare mezza ubriaca la sera prima della dichiarazione, per poi ritrovarsi adosso ad un camion. Un uomo era con lei, sedutole accanto nella vettura. I due erano stati ricoverati d’urgenza, per poi essere operati tutta la notte. Quando la ragazza rossa era giunta in ospedale, aveva incontrato il fratello, che, insieme al padre, non si era più mosso di lì. Lei aveva dormito da un’amica ed era stata avvisata solo un’attimo prima di incontrare Mito (questo prima che iniziassero le lezioni). Arrivò, e fece appena in tempo a salutare la madre, che esalò l’ultimo respiro qualche ora dopo. Più in là, Mito aveva scoperto da Hanamichi che quella fatidica sera sua madre aveva pesantemente litigato con suo padre, per poi uscire alla ricerca di un’amante occasionale, puramente vendicativo. Aveva infatti scoperto che il marito l’aveva tradita tempo addietro, una sola volta, pentendosene. Beh, il resto non era difficile da immaginare. Sesso, alcool e... boom! E Mito aveva capito che non ci sarebbe stato più nulla da fare. Qualsiasi fossero stati i sentimenti di Asuka, mai più sarebbe riuscito a tornare su quel discorso. E mai lo fece, mentre, come previsto, l’amica più cara che avesse si era allontanata da lui. Era inevitabilmente così: le cose non sempre vanno come nelle favole. Ora sembrava che lei avesse dimenticato, o almeno finto di farlo. Lui si era sfogato fra altre braccia (aveva pur sempre un discreto successo con le ragazze), convincendosi che quello fosse un capitolo chiuso. Poi lei era partita per l’Inghilterra, e non l’aveva più vista. Ma quando gli era ricomparsa davanti, si era sentito incendiato dallo stesso fulmine che lo aveva colpito anni prima. ‘E dire che ero convinto che fosse un amore puerile! Che scemo sono! Sono sempre rimasto innamorato di lei, o almeno dei ricordi di quella che era stata lei con me. E stasera lo è diventata di nuovo!’. L’aveva persino baciato sulla guancia per ringraziarlo della bella serata. Ora si domandava se Hanamichi sapesse qualcosa. Era una cosa che non aveva mai avuto il coraggio di chiedergli. E forse non l’avrebbe mai fatto: in fondo era meglio così. Mito: “Ma guarda! A furia di rigirare sono arrivato a casa! Entrimo, va’! E al diavolo tutti quanti!’ >Continua... Capitolo 5 Torna ala pagina di Slam Dunk Torna all’indice delle Fanfiction |