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Quando cadono le stelle
by Enry

Cap.7: La cattura

 

Dopo la breve sosta alla sorgente, Endymion aveva ripreso il cammino, con il paesaggio attorno a lui rischiarato solo dalla luce delle stelle e delle due lune.

Aveva camminato delle ore, aggirandosi in quel mondo sconosciuto, dalla natura tanto simile alla Terra, ma completamente estraneo a presenze umane.

Ad un certo punto, vinto dalla stanchezza e dallo scoramento, si era disteso sull’erba fresca e rada di un campo e stringendo il ciondolo dorato

si era addormentato.

Ora stava dormendo un sonno leggero e agitato, popolato di sogni molto strani: gli sembrava di camminare davanti al palazzo della regina della Luna, Selene. Tutto lì era ancora splendido e fiorente, ma poteva sentire il fiato minaccioso del male terrestre avvicinarsi al magnifico e pacifico regno della Luna.

Percepiva questo, ma erano tutte sensazioni attutite, sognanti.

Improvvisamente, si rese conto di essere lui stesso un terrestre, ed ebbe un sussulto: Periglia aveva già impiantato dentro di lui il seme della malvagità.

Doveva liberarsene.

Per lei.

Doveva.

Doveva.

Come un film repentinamente interrotto, Endymion tornò alla realtà con un brivido freddo che gli corse giù per la schiena.

Prima ancora di aprire gli occhi avvertì delle presenze vicino a lui, attorno a lui.

Si alzò a sedere di scatto, mettendo mano alla spada, ma sentì immediatamente una lama di ghiaccio sfiorargli la pelle del collo: impiegò qualche secondo a mettere a fuoco un gruppo di Ghost che lo stavano minacciando.

Allontanò lentamente la destra dall’elsa della spada, ancora infilata nel fodero, facendo chiaramente intendere che non voleva attaccare  Forza, mostri. Portatemi da lui. Non aspetto altro.  mormorò con un’espressione risoluta sul volto.

 

“L’altro” Endymion era nelle stanze della prigione dorata di Serenity quando si rese conto che il suo nemico era stato catturato. Poteva sentire la sua aura, la sera prima tanto lontana, ora vicina ma circondata da qualcosa che la impediva. I Ghost dovevano averlo catturato.

 

    -Mia regina  disse rivolto a Serenity  probabilmente non te n’eri accorta, ma nel mio territorio si era infiltrato un intruso: credo proprio che i miei Ghost l’abbiano preso.

    -Un intruso? Chi…?  chiese lei mentre una speranza accompagnata da una grande apprensione si faceva spazio nel suo cuore.

    -Non posso saperlo con certezza  rispose lui  ma penso proprio che sia la persona a cui entrambi stiamo pensando.

 

Serenity ebbe un sussulto: possibile che fosse venuto fino a lì per lei? E che ora fosse lui “l’intruso” catturato dai Ghost?

La regina abbassò lo sguardo, vergognandosi profondamente del suo tradimento nei confronti del marito, pronto a rischiare tanto per lei.

L’uomo si avvicinò alla finestra che dava sul balcone e guardò giù.

    -Eccolo  mormorò mentre un sorriso di vittoria gli si dipingeva sul volto  MIEI GHOSTS!  chiamò poi i mostri che scortavano il prigioniero  Portatelo qui sulla torre.

    -Ti prego  mormorò Serenity mentre gli occhi le si riempivano di lacrime  Ti prego, non fargli del male…

    -Lui ha invaso il mio territorio  rispose seccamente  Pagherà tanta presunzione.

Serenity nascose il viso tra le mani. Mai si era sentita tanto sola come allora: possibile che la speranza l’avesse abbandonata?

Alla vista di quella regina ancora fanciulla, disperata per una situazione più grande di lei, Endymion ebbe un moto di tenerezza: le si avvicinò e le sfiorò i capelli biondi, ma appena sentì dei passi che si avvicinavano ritirò subito la mano, quasi provasse vergogna di quel sentimento tanto potente quanto totalmente estraneo per lui.

Pochi secondi dopo, sulla soglia comparvero tre Ghosts insieme ad Endymion. Per un attimo i suoi occhi incontrarono quelli della moglie, ma subito dopo venne spintonato e costretto ad inginocchiarsi.

Il suo “gemello” lo fissò con disprezzo, poi fece cenno ai suoi mostri di andarsene  Me ne occupo io, ora.  disse.

La porta si richiuse alle spalle di Endymion.

    -Sono venuto per riprendermi la mia regina.  dichiarò alzandosi in piedi  Voglio che tu me la renda immediatamente. Non mi interessa sapere chi sei né perché ce l’hai tanto con me. Io rivoglio solo mia moglie.

    -Sei sicuro di essere nelle condizioni adatte per darmi degli ordini, Endymion?  rispose l’altro avvicinandosi e guardandolo negli occhi.

Serenity guardava la scena senza sapere come comportarsi. Non aveva armi per aiutare il marito, e d’altro canto aveva delle riserve anche a nuocere al suo “gemello”, che gli assomigliava tanto, e che sembrava provare per lei lo stesso sentimento che la legava ad Endymion.

Dopo un lungo momento di silenzio glaciale, “l’Endymion cattivo” mosse leggermente la mano, e come per magia da una tasca nascosta del vestito del re fece uscire il ciondolo-carillon dorato, che dopo un breve volo andò a posarsi proprio sul palmo dell’uomo.

- Questa  disse osservando i riflessi di luce sul piccolo pegno d’amore  è l’unica arma che potrebbe servire a controllarmi. Me ne sono reso conto ieri sera. Ma ora che è in mano mia non ha più nessun valore. - le sue dita si strinsero all’improvviso attorno all’oggetto. Serenity, intuito cosa voleva fare, gli urlò di fermarsi, ma la sua voce fu accompagnata da un netto “CRACK!”

Quando lui riaprì la mano, pezzetti dorati e scintillanti caddero verso terra, e prima di toccare il suolo si sfaldarono e scomparvero.

    -Ora non hai proprio niente per contrastarmi, Endymion  disse, e poi scoppiò in una risata cattiva. Il re, furibondo, fece per attaccarlo, ma con un nuovo, leggero movimento della mano, il “gemello” materializzò intorno all’odiato rivale una campana di vetro, imprigionandolo.

    -Endymion!  urlò Serenity, e corse verso il marito. Le loro mani si avvicinarono, ma non si toccarono: quella barriera trasparente del tutto simile al vetro lo impediva.

Allora la regina si voltò verso il nemico, con un’espressione d’odio sul volto  Basta così!  esclamò  Non ti permetto di fare del male all’uomo che amo! Fin’ora ho sempre esitato perché credevo che provassi per me quello che prova anche il mio Marzio, ma mi sono sbagliata! Hai un cuore arido come il deserto!  detto questo, si tolse la spilla dal petto e l’alzò  Potere del cristallo d’argento  chiamò  vieni a me!

Ma il cristallo, dopo un debole scintillio, si spense diventando opaco come una pietra qualunque. Serenity lo guardò esterrefatta.

- Sei davvero ingenua, Serenity.  disse sorridendo il “gemello cattivo”  Perché pensi che ti abbia lasciato la tua spilla col cristallo? Se avesse potuto qualcosa contro di me, sarebbe stata la prima cosa che ti avrei tolto. Qui nella mia dimensione c’era un’unica cosa che avrebbe potuto controllarmi, e quella cosa è andata in frantumi. Ora, mia cara, ti rendi conto appieno della tua situazione? Tu e il tuo… salvatore siete prigionieri sul mio pianeta, senza possibilità di andarvene, né di combattermi.

Serenity lo fissò negli occhi, e si rese conto con orrore che era tutto vero.

    -Sai  continuò lui incrociando le braccia  non hai sbagliato di molto dicendo che il mio cuore è arido come un deserto. Anzi, direi che hai centrato in pieno. Perché vedi, l’odio fa parte della mia stessa natura. Non potrei provare nessun altro sentimento. Solo l’odio può occupare il mio cuore; solo l’odio, l’astio e il rancore. Nello specifico, questi sentimenti sono rivolti al mio nemico più grande: il re Endymion.

    -Non è vero!  si oppose Serenity  Menti! Nessun uomo può soltanto covare rancore! Non c’è nessuno incapace di amare! E tu mi hai dimostrato di potere anche provare affetto!

    -Ti sbagli.  rispose lui con voce incolore. Il sorriso maligno era scomparso dal suo viso.

    -No, sono sicura di non sbagliarmi! Non era forse affetto quello che ti ha spinto ad asciugare le mie lacrime, a consolarmi?

Lui la guardò senza dire una parola, come se non sapesse cosa rispondere. O forse una parte di lui avrebbe voluto credere alle parole di Serenity.

Poi però scosse la testa e gridò  Cosa ti fa credere che io SIA UN UOMO?! Tu non sai nulla di me! Io sono odio puro! E se tu non mi vuoi credere, almeno crederai a questo!

Alzò la destra in direzione di Endymion e sembrò impugnare e stringere qualcosa di invisibile. Nello stesso instante, il re urlò di dolore portandosi le mani al petto; gridando, cadde sulle ginocchia e si piegò in due.

La mano del suo “gemello” si strinse ancora di più attorno a quel qualcosa di invisibile, e le urla aumentarono.

    -Basta!  gridò Serenity guardando impotente il dolore del marito, che si torceva dentro quella campana trasparente  Smettila! Cosa gli stai facendo?!

    -Non lo capisci? Io posso arrivare al suo cuore senza nemmeno toccarlo e stringere, serrare le dita sempre di più attorno ad esso finché non scoppia per la troppa pressione!  scoppiò nuovamente a ridere.

    -NO!  Serenity si slanciò su di lui, ma venne respinta da un’invisibile forza che la sbatté a terra.

    -Allora, Endymion!  esclamò il “gemello”, con evidente soddisfazione  Come ci si sente con una mano che ti “strizza” il cuore? Dovrebbe essere abbastanza doloroso! È una situazione buffa! Il “clone” che supera e distrugge l’originale, il suo creatore!

Serenity si alzò sulle ginocchia a fatica, mentre le lacrime le inondavano le guance pallide  Ti prego, basta… - lo supplicò.

Lui la fissò per qualche secondo, poi aprì le dita lasciando la presa. Endymion crollò a terra riprendendo fiato.

    -Ma sì, lo lascerò vivere ancora per un po’. Ho notato che nessuno di voi due sa nulla di me. Evidentemente Endymion ha preferito dimenticare la mia nascita, piuttosto che portarsi dietro il ricordo per la vita. Peccato che io sia ricomparso sulla scena, eh, Endymion?

    -Chi sei?  chiese Serenity alzandosi in piedi  Ora voglio saperlo. Perché provi tanto odio per mio marito?

E va bene. Se il tuo desiderio è conoscere le mie origini, ti dirò tutto.

 

Capitolo 8

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