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Quando cadono le stelle
by Enry

 

CAP.6: Arrivo su gaia

Le Sailor e gli Stars Knights erano disposti in cerchio, nel cortile della reggia; al centro del cerchio stavano Sailor Pluto ed Endymion.

Teoricamente Sydia sarebbe riuscita anche da sola a teletrasportare il re nella dimensione in cui Serenity era prigioniera, ma con l’aiuto dei poteri delle Guerriere e dei Cavalieri il successo era assicurato.

 

    -Durante il teletrasporto  stava dicendo Sailor Pluto - dovrai avere fiducia in me, altrimenti faticherò a portarti nel luogo dove è stata portata Serenity. Un’altra cosa molto importante da dirti è che non posso sapere esattamente dove ti troverai alla fine del teletrasporto: la dimensione e, spero, anche il pianeta saranno quelli giusti, ma non posso garantirti che ti troverai proprio faccia a faccia con Serenity.

    -Capisco. Ma non mi interessa. Fai quello che devi fare, per il resto mi arrangerò.

    -Va bene. Ragazze, Stars Knights, preparatevi.

 

La prima a concentrarsi fu Sailor Pluto, imitata poi dalle Sailor e dai Cavalieri: subito, attorno a ognuno di essi si formarono delle aure di luce colorata ed evanescente. Tutti stavano raccogliendo i poteri per darli a Sailor Pluto.

Lei tendeva le braccia alla sfera, che si era alzata dal bastone, proprio come quando aveva cercato Serenity nelle varie dimensioni.

Endymion cercò di rilassarsi. A quel punto il suo corpo cominciò a scomparire, come l’immagine su un televisore che non funziona. Si sfaldò davanti agli occhi delle Sailor e in breve sparì completamente.

In un attimo, davanti agli occhi di Endymion non c’era più il bel Cristal Palace, ma un universo luminoso di un bianco abbagliante; in quel nulla candido, d’un tratto comparve, lontano, un grande portone che si avvicinava velocemente: la porta dello spazio e del tempo.

In una frazione di secondo, Endymion vi era già passato attraverso, e a quel punto gli parve di essere risucchiato da un vortice potentissimo: chiamò a raccolta tutto il suo coraggio per continuare ad avere fiducia in Sailor Pluto.

 

“Chissà perché continuano a cadere le stelle?”

Gli occhi di Serenity scrutarono ancora il cielo, e in poco tempo videro cadere ancora cinque bellissime “lacrime di diamante”.

Su Gaia, la notte durava molto di più che sulla Terra, perché la sua orbita era due volte più lenta. Inoltre, nel cielo notturno splendevano non uno, ma due satelliti, il primo pressappoco della misura della luna, l’altro un po’ più grande.

E nonostante tutto questo, il cielo di Gaia le ricordava quello della Terra, perché anche là in quel periodo cadevano le stelle. Sembrava che il cielo piangesse veramente, al di là delle distanze enormi per un uomo, al di là delle differenti dimensioni…

 

Quando finalmente il risucchio diminuì d’intensità, Endymion aprì gli occhi: il bianco accecante si stava “sciogliendo”, e già poteva vedere le sagome di alcuni alberi, come quando la nebbia si alza. Quando poi il vortice svanì completamente, si rese conto di essere sospeso a poco meno un metro dal suolo, e in quell’istante cadde a terra con un gran tonfo.

- Accidenti, Sydia!  esclamò, rialzandosi  Già che c’eri potevi teletrasportarmi qualche centimetro più vicino al terreno, no?!

Pensandoci un attimo, si rese conto che non era stato il boschetto in cui ora si trovava a comparire davanti ai suoi occhi, ma era stato lui a materializzarsi lì: almeno ora poteva dire di sapere cosa si vedeva essendo smaterializzati. Non un granché comunque: solo… bianco.

Adesso invece era tutto piuttosto scuro, perché era notte; una bella notte, tra l’altro, illuminata dalle stelle. Endymion si stupì che esse cadessero anche lì: per caso Sydia non lo aveva portato in un’altra dimensione, ma solo in un altro luogo della Terra?

Poi però notò le due lune parzialmente coperte dalle fronde degli alberi, e allora fu certo che, no, era proprio su un altro pianeta.

Si guardò attorno: l’uscita dal boschetto era poco più in là, dove iniziavano dei prati sconfinati.

Non sapeva davvero come sarebbe riuscito a orientarsi, in quel mondo che non conosceva, ma in ogni caso doveva almeno provarci.

Si aggrappò al ricordo della sua Serenity e intraprese il cammino.

 

Nello stesso istante il “gemello cattivo” di Endymion si stava allacciando l’ultimo bottone d’argento della giacca nera. Doveva andare a far visita alla sua amata prigioniera.

Fece per salire le scale della torre, ma qualcosa lo distrasse e lo arrestò improvvisamente.

Un intruso.

Lo sentiva.

C’era un intruso nella sua dimensione. Sul suo pianeta. Aveva invaso il suo territorio.

Chi poteva essere? Chi aveva osato…

Ridiscese rapidamente i pochi scalini che aveva fatto e chiamò un paio di Ghosts.

- Qualcuno è riuscito ad invadere il mio regno  affermò  Chiunque sia, lo voglio qui ai miei piedi entro domani sera. Vivo. Andate a riferire all’esercito.

I due Ghosts, obbedienti come cagnolini, eseguirono immediatamente.

Una volta solo nell’atrio della torre, Endymion si avvicinò ad una delle finestrelle che davano su un paesaggio incontaminato di monti e pianure illuminati dalle due lune, e mormorò  Chiunque tu sia, invasore, la tua aura è davvero potente, e molto simile a quella del mio unico, grande nemico. Forse sei proprio tu, Endymion. Ma non importa  serrò le mascelle con rabbia  perché questo è il mio territorio, e nessuna forza qui ha il potere di domarmi.

Come a smentire queste sue ultime parole, qualcos’altro aggredì la sua mente, con tanta violenza che dovette appoggiarsi al muro per non cadere in ginocchio.

Una musica.

Una musica dolcissima, un po’ triste, che sembrava venire da un passato tanto remoto quanto familiare.

Rimbombava nella sua testa come un tuono.

Sì, la conosceva bene, quella musica lenta e sottile, eppure tanto potente da soggiogare il suo cervello e prostrare il suo corpo.

Un ciondolo d’oro, una specie di piccolo carillon.

Un pegno d’amore, reso tanto, tanto tempo prima di allora, a una dolce principessa lunare dai capelli d’oro e i grandi occhi azzurri.

Una principessa che oramai era divenuta una regina.

Stremato, Endymion lasciò che quel ricordo prendesse il sopravvento su di lui e si gettò in ginocchio a terra, tenendosi la fronte, come se la testa gli pesasse troppo.

 

In quel momento il re Endymion, essendosi fermato un momento accanto ad una fonte, ascoltava il piccolo ciondolo musicale con le lacrime agli occhi.

 

Capitolo 7

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