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Quando cadono le stelle
by Enry

 

CAP.4: SENZA DI TE

Ormai era passato quasi un mese da quando Serenity era scomparsa, e a palazzo regnava un’atmosfera triste e opprimente che mal si adattava a quegli ambienti luminosi e pieni di riflessi, dorature, giochi di luce sui vetri.

Milena stava attraversando uno dei tanti corridoi. Sotto i suoi passi il marmo candido e rilucente mandava un suono netto e distinto, che si spegneva dopo una lunga eco: quanto silenzio! Non più quel via vai di ministri, dame, consiglieri, che era stato un’abitudine prima della venuta di quel misterioso nemico che si faceva chiamare Endymion.

Ad un tratto però il rumore dei suoi passi s’intrecciò con lo stesso suono di qualcuno che stava venendo dalla parte opposta alla sua: Seya. Il lungo mantello blu scurissimo si gonfiava d’aria e danzava ad ogni suo passo, conferendogli un’aria molto regale.

 

    -Ciao, Milena.  la salutò appena le fu abbastanza vicino.

    -Ciao, Seya. Hai parlato col re?  gli chiese, sapendo che il Cavaliere aveva fatto un nuovo tentativo di incoraggiare il sovrano a tornare alla normalità.

    -Sì, ma come temevo non è servito a molto, anche se con me c’erano anche Taiki e Yaten. Purtroppo Endymion invece di migliorare peggiora. Prima se ne stava solo chiuso nelle sue stanze, ora si chiude in un mutismo assoluto anche nei confronti degli amici.

    -Come sta?

    -Non lo so.  rispose sospirando il Cavaliere  Non lo so proprio. Presto la ferita alla spalla guarirà del tutto, ma io ho paura che la ferita che ha dentro… quella non sparirà facilmente.

    -Capisco. Non è l’unico a soffrire: tutti sentiamo la mancanza di Bunny. Anche tu, vero, Seya?

 

Lui arrossì leggermente: sì, anche lui soffriva moltissimo.

 

    -Ma deve capire che ha il dovere di riscuotersi  continuò Milena  Non può continuare a restare chiuso in una stanza buia, senza mangiare quasi nulla e senza vedere nessuno. Così facendo, morirà o d’inedia, o schiacciato dai ricordi. In ogni caso, ne morirà.

 

Oppresso da quei tetri discorsi, Seya rimase in silenzio per un momento, poi strinse i pugni, preso dalla rabbia  Quel maledetto mostro! Se non fosse mai venuto col suo esercito qui sulla Terra!… Eppure ci deve essere un modo per riportare indietro la regina! Perché lei è viva, ne sono sicurissimo!

Milena annuì  Sì, lo credo anch’io; l’unico problema è che si trova in una dimensione estranea alla nostra, magari lontanissima. Sydia sta cercando un modo per trovarla e riportarla a casa.

- Spero tanto che ci riesca. Bunny… la regina non merita un esilio tanto mostruoso, in un’altra dimensione, attorniata dai nemici.

 

Nello stesso momento, un’altra persona si avviava con passi decisi verso le stanze del re: Rea.

Avendo saputo dell’ennesimo insuccesso nel tentativo di riscuotere il sovrano dall’apatia che lo imprigionava, aveva deciso di risolvere lei la situazione, una volta per tutte. Ma ci sarebbe riuscita? “Beh” pensò tra sé e sé “almeno avrò tentato.”

Arrivata davanti alla grande porta bianca decorata con lamine d’oro in foggia di fiori e foglie, batté per tre volte, ma non ottenne risposta. Allora

batté ancora un paio di volte questa volta chiamando il re e chiedendo il permesso, ma anche questa volta le rispose solo il silenzio più assoluto. A questo punto si spazientì e spalancò la porta dicendo, con un tono di voce fin troppo alto  CHIEDO PERMESSO!

Ancora una volta nessuno le rispose, e lei attraversò il corridoietto di entrata dirigendosi verso la camera da letto del re e della regina.

Si fermò sulla soglia e vide la sagoma nera di Endymion spiccare contro il blu del cielo stellato. Era seduto su di una sedia proprio davanti alla grande finestra; il suo profilo scuro e purissimo risaltava quasi fosse stato un magnifico bassorilievo: i capelli leggeri, il naso affilato, le labbra e poi il mento appena un po’ marcato.

Sicuramente l’aveva sentita entrare, ma non si mosse né proferì parola: restò immobile, le braccia sui braccioli e lo sguardo fisso nel vuoto, come una sfinge di pietra.

    -Marzio  cominciò Rea, un pochino intimidita da quel comportamento così freddo  Sono venuta a parlarti… per via di Bunny.

 

Lui non rispose. Sembrava non udirla. Probabilmente il suo pensiero era altrove, perso nei ricordi. L’unico, piccolissimo, quasi inavvertibile movimento era quello del suo petto che si alzava e si abbassava, al ritmo del respiro.

“Meno male che almeno respira!” commentò mentalmente Rea, avvicinandosi a lui.

- Marzio, ascolta. Lo sappiamo tutti che la scomparsa di Bunny ti ha distrutto, ma devi reagire. Lo capisci? Devi farlo per la Terra, per Cristal Tokyo e per noi. Mi stai ascoltando?

Non l’ascoltava. Una piccola parte della sua mente capiva vagamente il senso delle sue parole, ma per il resto lui avvertiva solo un ronzio privo di significato.

Esasperata, Rea si inginocchiò davanti a lui e gli prese le mani nelle sue.

- Ti prego, Marzio, non arrenderti in questo modo! Sydia ha detto che c’è una speranza si ritrovare Bunny!

A quel gesto di affetto, Marzio mosse finalmente la testa e guardò Rea negli occhi. Gli ricordava la sua Serenity, che tante volte si era inginocchiata vicino a lui per appoggiare la testa sulle sue gambe.

Rea si rianimò vedendo quella piccola reazione  Io… tanto tempo fa, mi ero presa una bella cotta per te, forse te lo ricordi. Ti ho lasciato perdere perché capivo che l’unica per te era Bunny. Ma… - le sue guance si tinsero di rosso - … ma per me continui ad essere importante. E io non voglio che ti lasci andare così… Non voglio vederti arenato tra i tuoi ricordi e la realtà! Così facendo fai soffrire tanto anche me!

Le lacrime che le sgorgarono subito dagli occhi bagnarono le mani di Marzio, strette dalle sue.

Il cielo notturno fu attraversato da una stella cadente.

Lui spostò lo sguardo alla finestra. Caddero ancora tre o quattro stelle.

- In questo periodo  mormorò Marzio più a se stesso che a Rea  di notte continuano a cedere le stelle. Bunny direbbe… - si interruppe un attimo, mentre un nodo gli serrava la gola  Bunny direbbe che il cielo sta piangendo bellissime lacrime di diamante.

 

Marzio non poteva sapere che in quello stesso istante, anche Serenity stava guardando il cielo. Nonostante non fosse il suo stesso cielo, era ugualmente illuminato da fuggevoli stelle cadenti.

Serenity restò a guardarlo incantata e malinconica. Da lassù si godeva di una vista splendida, ma altri vantaggi non ce n’erano, visto che l’altitudine la teneva prigioniera su quella torre, proprio secondo il volere dell’uomo che ormai si era abituata a chiamare Endymion.

La sua prigione era davvero splendida, con molte stanze e un’ampia camera da letto, che costituiva i piano più elevato e che occupava tutto il diametro della torre. I mobili e le rifiniture erano di un lusso che mai aveva avuto nel suo Cristal Palace, il letto al centro della camera era grandissimo e ricoperto da morbidissime coperte bianche che celavano lenzuola di seta purissima e candida.

In quel momento lei si trovava sul piccolo balcone che dalla camera da letto dava direttamente su un panorama magnifico, col mare argenteo che si estendeva fino all’orizzonte, la spiaggia rilucente ai raggi dei due satelliti che illuminavano la notte di quel pianeta così simile alla Terra, che lei aveva cominciato a chiamare Gaia. Endymion, da quello che le diceva, ne aveva preso possesso ma non gli aveva mai dato un nome.

Serenity ripensò al SUO Endymion. Chissà come stava, cosa stava facendo in quel momento. Era riuscito a riprendersi, dopo che lei se n’era andata? Forse la ferita alla spalla era guarita… o comunque era in via di guarigione. Appena finita la convalescenza sarebbe tornato subito sul trono e avrebbe messo in riga ministri e ufficiali, che sicuramente in sua assenza facevano il bello e il brutto tempo, com’era loro abitudine!

Pensando al marito che impartiva una sonora lavata di capo a chi i era comportato male, le venne da ridere. Ma la risatina leggera terminò con un paio di singhiozzi. Ecco, si sarebbe rimessa a piangere. Le capitava sempre così, quando pensava a Endymion e agli amici che aveva lasciato sulla Terra. Piangendo, mormorò tra le lacrime  Vi auguro tutta la felicità dell’universo, e non siate tristi, vi prego. Non siate tristi…

 

- Chi non deve essere triste?  chiese una voce maschile alle sue spalle.

 

Serenity si voltò di scatto, colta di sorpresa. Era Endymion.

Dio, come assomigliava al suo amore!

    -Mi hai spaventata.

    -Mi dispiace. Eppure lo sai che a quest’ora vengo sempre a trovarti.  poi notò le guance bagnate di lacrime della ragazza, e la sua espressione si addolcì. Le si avvicinò e le asciugò delicatamente il viso con una carezza  Piangevi?

Serenity non rispose. Non resse quei due occhi tanto simili a quelli del marito: rivolse lo sguardo lontano, verso il mare.

    -Stai tremando.  osservò Endymion avvicinandosi ancora di più. I loro corpi già si toccavano.  Non vuoi tornare dentro?

    -No. Se non posso uscire da questa torre, allora voglio almeno poter stare sul balcone il più possibile.

    -Capisco.

    -Invece IO non capisco. Ci sono tante cose di te che non capisco.

    -Chiedi pure, vedrò di chiarire.

    -Ecco, per esempio non riesco a capire perché sei così gentile con me. Credevo mi odiassi.

Endymion sembrò non rispondere alla domanda. Poi però prese fiato e disse  No. Non è te che odio.

    -Perché mi hai rapita, allora?

    -Perché volevo colpire una persona che dalla tua assenza ricaverà dolore e disperazione eterni.

    -Endymion. Il mio Endymion.

    -Sì.

    -Perché lo odi?

    -Questo non te lo voglio dire. Non ancora.

Serenity sospirò. Poi chiese  Chi sei, Endymion?

Lui sorrise dolcemente. In quel momento, Serenity avrebbe giurato che fosse suo marito, quello davanti a lei.

    -Sono il tuo Endymion, Serenity.  rispose lui e le prese il viso tra le mani, avvicinandolo al suo.

    -No, tu non sei il mio Endymion!  esclamò Serenity - Non sei il mio amore!

Cercò di liberarsi dalla sua stretta, ma i suoi tentativi furono vani. Le loro labbra si toccarono.

La resistenza di Serenity non fu molto lunga: quell’uomo era troppo somigliante al marito adorato, soprattutto in quel momento, in cui era tanto gentile, tanto dolce... non riusciva a respingerlo. Non ne aveva la forza.

    -Non voglio… - sussurrò mentre le lacrime ricominciavano a rigarle le guance  Non voglio tradire Endymion…

    -Non lo tradirai. Stare con me è stare con lui.

    -Non è vero  affermò debolmente, mentre la bocca di lui stava per chiudere la sua.

    -È la verità. Quando ti dirò chi sono lo capirai da sola.

Le ultime difese della ragazza crollarono: si arrese a lui e lasciò che la baciasse nel profondo. Il suo cuore, diviso, da una parte provava il piacere che da tempo le aveva urlato di dargli, dall’altra il rimorso per l’amore di tutta una vita che veniva tradito in quel modo vergognoso, col nemico.

Pure, non ebbe più il coraggio di alzare un dito per contrastarlo. Stranamente, essere baciata da lui le procurava le stesse sensazioni che le dava il marito… possibile che gli somigliasse tanto anche in quello?

 

Capitolo 5

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