Wow, ho superato il decimo capitolo! Incredibile...

Disclaimers: Inoue possiede tutti i personaggi di Slam Dunk! And now, let’s go on!

Capitolo Undicesimo – Tears On Your Shirt

Meno male che non abbiamo dovuto cucinare noi! Cominciavo già a temere il peggio, viste le idee brillanti del nostro allenatore... Ma quand’è che un santo si voterà a noi e ci farà da manager? Cavolo, ora di là avrò già finito pure l’università!

La serata scivola via molto rapida, tra chiacchiere di tutti i generi, bibite (analcoliche, se no al pazzo prende un colpo!), cibo di vario genere e giochi scemi che si fanno venire in mente i miei compagni di squadra. Quando finalmente mi decido a guardare l’orologio, noto che sono già le undici. La bella poverella ha ancora due ore, prima che scada l’incantesimo... Solo che il principe non si smuove! Ho passato tutta la sera a chiedermi se fosse migliore la mia prima intenzione o la seconda. Devo dire che ero molto deciso, prima di salire a bordo. Solo che quando me lo sono visto davanti, in pantaloni di velluto nero e camicia di seta azzurra, mi è venuto un nodo incredibile alla gola, e sono a malapena riuscito a salutarlo. Che visione incredibile! Non so cosa abbia combinato con il gel, però anche i suoi capelli sembrano avere un aspetto migliore del solito. Ha accomodato alcuni ciuffi in modo che ricadessero sulla fronte, e devo dire che adesso è ancora più stupendo! Elegante eppure un po’ trasandato. Davvero perfetto! Cerco per l’ennesima volta di sforzarmi – e devo dire che è uno sforzo immane! – di staccare gli occhi da lui, ascoltando i discorsi degli altri ragazzi.

"Certo che abbiamo avuto una gran fantasia! Praticamente tutti i con i pantaloni neri!" starnazza Hiroaki tutto allegro.

"Beh, se non altro le tue scarpe sono orribili!" lo rimbecca ridendo Hikoichi.

"Come osi, stupido scribano!" replica lui, stizzito. Certo che il suo caratterino suscettibile non lo abbandona mai! E intanto Akira ride divertito. La scena potrebbe continuare a lungo così, però ad un certo punto si fa sentire la voce più rara del Ryonan. Siccome non parla quasi mai, tutti si fanno subito zitti.

"Ho un’idea." proclama, facendo pendere tutti dalle sue labbra. "Facciamo il gioco della verità!" ma come diavolo gli sarà venuta in mente una cosa del genere? Tutti accolgono la proposta di buon grado, persino Taoka! Oh no! Non ho alcuna intenzione di fare una cosa simile! Del resto non paio l’unico: Akira mi sorprende con un’espressione insolita. Sembra scosso, come se Kitcho avesse in mente qualcosa di preciso nei suoi confronti. Credo che nessuno l’abbia notato, comunque, dal momento che il nostro playmaker riacquista quasi subito la sua aria serena. Aspetta un attimo e, quando tutti si sono sistemati, si alza con uno "scusate un attimo", ed esce sul ponte. Lo osservo mentre mi passa davanti e raggiunge la porta. Poi mi rivolgo all’ideatore di questa gran bella pensata, che pare avere una faccia piuttosto delusa, ma neppure molto sorpresa. Decido di fare finta di nulla, per un momento. Aspetterò un attimo per scivolare via. Un’occasione così non mi capiterà di nuovo!

Il gioco iniza, con le solite domande cretine di rito, finchè il testimone non passa a me. È il solito impiccione prendi-appunti ad interrogarmi.

"Allora, Natsu! Come mai hai deciso di entrare nella squadra di basket?"

"Beh, è stato dopo che Akira mi ha tirato una pallonata in piena faccia..." cerco di dribblare la risposta. In fondo non ho mentito. Ma non voglio neppure dire tutta la verità. Nessuno pare accorgersi dell’inghippo, e il turno passa a me. Rivolgo una domanda sciocca ed inutile ad un compagno a caso, forse Uekusa, scordandomi di cosa si tratti nel momento stesso in cui la pronuncio. Aspetto un un altro po’. Akira non è ancora rientrato, ma nessuno sembra curarsene. Ritengo che sia il momento adatto, e mi infilo dietro la porta di vetro in una attimo in cui qualcuno fa una battuta e tutti scoppiano a ridere.

Finalmente fuori! Sento una leggera brezza notturna acarezzarmi la pelle. Cerco con lo sguardo il mio obiettivo, e lo vedo apoggiato alla delimitazione che c’è in poppa a questo naviglio. Sembra guardare verso il basso. Mi avvicino silenzioso, scoprendo che tiene un foglio, o qualcosa del genere, fra le mani è un foglio.

"Va tutto bene?" tento di introdurre il discorso in una maniera banalissima.

"Più o meno..." replica sorridendo. Rispondo con un silenzio interrogativo.

"Guarda!" mi dice, porgendomi ciò stava osservando.

"Che cos’è?" replico senza osservare l’oggetto cartaceo, ma solo i suoi occhi.

"È la cosa più bella che abbia mai letto in vita mia! Quando l’ho guardata la prima volta, mi sono messo a piangere come un bambino! Darei qualsiasi cosa per sapere chi l’ha scritta! Qualsiasi!"

Abasso sospettoso gli occhi sul foglio, e mi si blocca il respiro. Una carta da lettera con un leggero motivo floreale inciso sullo sfondo e due ideogrammi in china nera: Kinu. Cerco di trattenere l’incredibile imbarazzo nella migliore delle maniere possibili. Alzo gli occhi e li trovo specchiati nei suoi, scintillanti come due stelle. Sembra triste.

"Ho paura che non lo scoprirò mai! Ci sono solo queste tre lettere..." mi dice sconsolato. Non rispondo.

E adesso? E adesso?! Dovrei dirglielo, che sono stato io? Oppure dovrei seguire la decisione che avevo preso? E se poi lui sofrisse perchè non capirà mai il significato di quelle tre lettere? Ma questo per lui sarebbe peggio rispetto alla reazione che la mia dichiarazione provocherebbe? Mi sento annegare in un mare di dubbi! Lo guardo con l’espressione di uno che non ha risposte, e lui riprende a parlare, lentamente, sottovoce.

"Sai... La cosa più incredibile è che non sembra affatto una scrittura femminile! Insomma, mi sbaglierò, ma a me questa pare proprio la grafia di un uomo!"

"E... come reagiresti, se dovessi scoprire che è così?" gli dico, cercando di denotare un interesse puramente amichevole.

"Beh... Non sarebbe la prima dichiarazione che riceverei da parte di un ragazzo..."

"Ah..." dico, sempre con lo stesso tono.

"E a te che effetto farebbe una cosa così?"

"... Neanche per me sarebbe la prima dichiarazione che riceverei da un maschio." Rispondo guardando le stelle e fingendo noncuranza.

"Capisco..." replica lui, tranquillo. Sembra che volesse dire ancora qualcosa. Infatti lo fa un’altra volta: prende fiato e si blocca.

"Sì?" cerco di incitarlo.

"Volevo dire che non mi darebbe alcun fastidio..." sembra davvero il segnale che aspettavo. Gli prendo le braccia e lo fisso dritto negli occhi. Questa volta glielo devo assolutamente dire, non ci sono santi! Devo dirlo, e farla finita! A discapito di tutti i buoni propositi! Lui mi risponde con un’espressione di attesa ed un sorriso bellissimo, un po’ timido. Io inizio a tremare come una foglia per la paura. In fondo è la mia prima dichiarazione. Che idiota sono stato, ad afferrarlo!

"P-perchè tremi? Hai freddo? Forse dovremmo rientrare adesso..."

"NO! Ti prego... Ascoltami solo un momento..." gli dico con un filo di voce. Certo che devo fare una figura davvero penosa. Sono così spaventato che rischio di mettermi a piangere. No, accidenti! Non ora! Ancora un momento!

"Sai..." mi interrompe fissandomi le scarpe. "... avevo adirittura pensato che potessi essere tu! Che sciocco sono! È solo che sei l’unico che io conosca e che sa scrivere così... Scusa... È più che evidente che questo non è possibile. Insomma, tu sei etero, no?"

Lo guardo stranito e impanicato. Non riesco proprio a fare nulla, se non tremare. Ma proprio adesso me lo doveva chiedere? Non poteva aspettare cinque secondi, cazzo?! Lo ammazzerei! Finalmente riesco a spiaccicare qualche parola sullo sfondo di questa tragedia. Scommetto che, vista da fuori, sembrerebbe pure comica!

"Pe... Perchè, se così fosse cosa penseresti? Sì, insomma, voglio dire... Oddio!" abbasso lo sguardo, ancora attaccato a lui. Mi sento a pezzi. Finisco per lasciarmi cadere a terra. Proprio lì, davanti al ragazzo dei miei sogni, con una mano sulla fronte e tremante come una foglia. Non voglio che mi veda piangere! Non lui! Eppure è proprio ciò che sta accadendo!

"K-Kojiro...! Kami-sama, scusa! Scusa, scusa! Io non volevo dire nulla che..." si abbassa verso di me, e prende il mio viso fra le sue mani. Prego il cielo che in questo momento nessuno venga a cercarci! E per fortuna vengo esaudito. E intanto lo fisso con occhi colanti lacrime, tentando almeno di non fare una smorfia di pianto. E infatti riesco a tenere la bocca chiusa e ferma. Lo vedo che mi guarda e mi asciuga il viso, mentre si prodiga con mille scuse diverse. Alla fine non resisto. Gli afferro il polso e punto gli occhi nei suoi.

"No, Akira! Ora basta! Smettila di scusarti! Smettila, per favore!!" dico, con tono quasi disperato.

"V-va bene..."

"Ma non capisci, brutto idiota?! Sei così lento?!" lo aggredisco, con le lacrime impietose che continuano a bagnarmi le guance. Lui mi rimanda un’espressione smarrita. Finisco per perdere la pazienza. Sono così disperato che mi faccio quasi agressivo. "Non scusarti mai più con me per questo motivo! Mai più!... Ma non capisci davvero?! Certo che l’ho scritta io, quella lettera, pezzo di deficiente! Sono gay, maledizione! Sono gay, e sono innamorato pazzo di te! Dal primo istante che ti ho visto! Ti ricordi? Mi hai lanciato una pallonata, ed io... Oh, ti prego! Non farmi continuare!" concludo, piegandomi sul pavimento ed iniziando a singhiozzare rumorosamente. Ho visto le sue pupille illuminarsi dei mille colori dello stupore e della vergogna, e non ce la faccio più, a sostenre quello sguardo. Inizio a mormorare fra un singulto e l’altro. Sento che mi osserva e mi ascolta sbigottito. Lo sento vicino a me, ma non dice una parola. Ed io, lentamente, lascio uscire da me tutto quanto. Le paure, i dolori, tutto. Non lo voglio neppure, ma succede.

"Oddio, oddio! Sigh!... Io non... Non doveva andare così! Maledizione! Tu non dovevi saperlo! Io... sigh!... Mi dispiace!... Quando Hisashi ti ha chiesto il mio numero... Ho avuto così paura... sigh!... Mi sono sentito morire! Tu cercavi di farmi capire cosa provasse, e io... Io provavo la stessa cosa nei tuoi confronti! È stato terr... sigh!... ibile! Io... sigh!... ti prego, Akira... sigh!... Ti prego... sigh!... non... sigh!... odiarmi... sigh!... se puoi! Non schifarti... sigh!... di me, ti... sigh!... prego!..." mi interrompo. Vorrei dirgli ancora tante cose, ma i miei singhiozzi e la mia voce tremante mi impongono di smettere. Non riesco più a parlare. Piango solo come un matto. Non riesco neppure a rendermi conto della figura che sto facendo, tanto mi sento male. Mi sembra che questo inferno non finisca più. Eppure sono passati meno di cinque secondi, da quando mi sono zittito a quando il mio dolcissimo amato mi prende il viso fra le mani e mi solleva verso di sè. Lui è inginocchiato, mentre la mia posizione è tutt’altro che definibile. Mi sa che la sirenetta ci stava meno a banana, sul suo scoglio! Ma non sono questi i pensieri principali che invadono la mia mente. Vedo solo due perle nere e brillanti, incorniciate da due umidi zaffiri stupendi, che mi fissano.

"Sei uno stupido! E lo sono anch’io!" dice sorridendo, mentre una lacrima gli riga il volto. Passa solo un istante da allora, quando sento il caldissimo tocco delle sue labbra sulle mie. Neppure i petali di una rosa sarebbero tanto morbidi! Neppure il miele tanto dolce! Non sento più nulla sotto di me. Ho come l’impressione di fluttuare a mezz’aria. Le labbra di Akira sono stupende. Dimentico l’intero universo e mi lascio andare nel suo caldissimo abbraccio, senza pensare più a nulla. Il mio pianto, che ancora mi segna il viso, i miei timori, la mia disperazione – nulla! Solo le tranquille onde del mare che risuonano nella mie orecchie, la brezza contro la mia pelle e la sua bocca sulla mia.

Ci metto un po’ a riscuotermi, e precisamente questo avviene quando le mie labbra si schiudono, costrette dalla pressione della sua lingua. Mentre ci fondiamo in un bacio senza pari, le mie mani abbandonano le fredde assi di legno su cui si regge il mio corpo e raggiungono l’una la sua nuca, l’altra la sua schiena. Lo stringo a me con forza, mentre lacrime caldissime, ma di gioia, stillano sulle nostre camicie.

Non sentiamo più nulla. Anche le voci dei nostri compagni sottocoperta sembrano solo ricordi lontani. Ci siamo solo noi due, i nostri corpi vicinissimi e le nostre braccia che li tengono uniti.

Sembra passato pochissimo quando alla fine si stacca da me. Mi guarda con un sorriso che non ho mai visto e – ora lo so – è solo per me. Non abbiamo più bisogno di parole. Quelle verranno dopo. Ora siamo solo noi due, il mare, la notte. Ci guardiamo a lungo, mentre lui mi asciuga la pelle baganta di acqua e sale con un’espressione stupenda. Non ha bisogno di dirmi ciò che sente per me: è disegnato fin troppo chiaramente sul suo splendido viso.

Poi la magia si spezza, e diventa pura passione. Il mio stupendo amante mi fa sdraiare a terra e, con un rapido scatto, si porta sopra di me ed inizia a baciarmi con vigore. Mi sembra d’impazzire! I nostri occhi restano chiusi, incrociandosi solo nelle brevi pause che ci concediamo per riprendere fiato.

Ad un certo punto si alza un po’, puntellandosi sulle braccia. Mi sorride come se non avesse mai sorriso prima nella sua vita, e mi dice, sottovoce, dolcemente: "La sai una cosa? Ti amo..."

"Lo so, Akira. Ma... da quanto?" gli chiedo curioso, risollevandomi e portandomi a sedere.

"Da prima ancora che tu ti accorgessi di me, sciocco! Perchè credi che ti abbia tirato quella palla? Stavo solo cercando d’impedire al mio cuore di fermarsi! Ti avevo visto già la mattina, sul piazzale. Poi, quando mi sei passato davanti...! Insomma, era come vedere un angelo! E proprio davanti al mio naso! Dovevo assolutamente conoserti, sapere il tuo nome!"

"Certo che hai proprio un bel sistema d’approccio, tu!" lo rimprovero divertito, mentre ci rialziamo in piedi. "E poi ti ho pure dovuto ripetere il mio nome, in palestra!"

"Solo perchè quando me l’hai detto ero talmente preso a godermi lo spettacolo della tua faccia che non ho capito niente!"

"Che cretino! E non me lo potevi dire, scusa?! Ma lo sai quante lacrime ho versato per te?! Vorrei prenderti a schiaffi!"

"Lo dici tu a me?! Ma guardati! Nessuno direbbe che sei gay, a vederti! Nessuno! Io ero partito sentendo di avere già un piede nella fossa!"

"Si capirà che lo sei tu, idiota! Con tutte le galline che ti sballottano intorno, poi!"

"Certo, come no! E le tue, allora?!"

"Beh, se non altro a me non arrivano masse enormi di lettere anonime!"

"Ah no? Se vuoi te le porto tutte, invece!"

"Che cosa stai dicendo? I miei baci ti hanno fatto impazzire, per caso?"

"No, è solo che le rubavo dal tuo armadietto prima che le vedessi, perchè ero geloso!"

"TU... COOOSA?! Ah! Ah! Ah! Ma dai! Non riesco a crederci! È davvero da morire!! Beh, se non altro mi hai privato di una bella seccatura! Grazie! Ah! Ah! Ah!"

"Smettila di sfottermi, o..."

"O...?" lo canzono con fare provocatorio. Accogliendo la mia sfida mi dichiara: "...O ti violento!"

"Mmh, ma davvero? Allora vale la pena di continuare un po’..."

"Ma senti tu che str..."

"Dimmi, piuttosto... Hiro e Kitcho lo sanno?"

"Beh, sapevano che ero innamorato di te. Perchè cavolo credi che a quel mentecatto sia venuto in mente un gioco tanto scemo, se no?!"

"Beh..." concludo, circondando il suo collo con le braccia "...dovremmo ringraziarlo, non ti pare?"

"Sì..." dice baciandomi gentilmente.

"E... che mi dici di Hisashi?" riprendo poi, sempre attaccato al suo torace.

"Beh... Abbiamo avuto una storia brevissima, tempo fa. Non ha funzionato, e poi lui è sempre stato pazzo di Kogure. Così siamo rimasti amici, e abbiamo scoperto che questa era davvero la scelta migliore!"

"E quello stronzo non mi ha detto niente?!!"

"Beh, sai, tu non sei un tipo proprio limpido... E poi non sapeva che io... Insomma, lo sospettava, ma... Poi mi ha detto che dovevo arrangiarmi!"

"Che razza di tipo! Bah, comunque mi sembra lo stesso un bravo ragazzo. E poi è bello..."

"Ehi, vacci piano!"

"Geloso? E se ti dicessi che mi ha pure baciato?"

"Che?!! Ma... ma... E poi non mi ha mai detto che tu eri..."

"Tranquillo, era solo una cosetta..." e riassumo tutte le scene, le spiegazioni e le conclusioni di Mitsui, scoprendo che quest’ultimo effettivamente non era stato del tutto sincero con il mio lui. Per fortuna Akira sigilla il tutto con un sorriso, tranquillizzandomi all’istante. Poi mi bacia di nuovo, ripetendomi quelle tre bellissime sillabe. Sorrido.

"Anch’io!... Però ora dovremmo rientrare, prima che vengano a cercarci. Non voglio ancora che gli altri sappiano..." dico, cercando di liberarmi da quella morsa sublime. Però lui mi trattiene.

"Beh, neppure io! E poi ci pensi a come reagirebbe Taoka? Ah! Ah! M’immagino! Comunque stai tranquillo: i nostri amici avranno intuito che succedeva qualcosa e avranno trattenuto gli altri... Adesso però è meglio andare... E poi mi sa che sta pure per piovere!"

"Aspetta, Kira-kun! Non so se ci riesco, a fare finta di nulla..." e poi che fantasia: non c’è una nuvola in cielo!

"Beh, l’hai fatto fino ad ora, no? Cosa vuoi che sia? Solo una mezz’oretta, e poi si torna. Stai tranquillo!" mi dice, lanciando un’occhiata all’orologio. Gli faccio rima con lo stesso gesto, e noto che è quasi mezzanotte. Alla faccia! Siamo stati fuori quasi un’ora! Lo tiro per un braccio e mi avvio rapidissimo verso il salottino dove c’è il resto della compagnia. Lui mi segue, e cosa fa? Ride, chiaramente! In fondo devo ricredermi: la vita può essere anche meglio che i tuoi sogni di bambino!

Ecco qui! Che bello, finalmente si sono messi assieme! Ma pensate che sia finita qui? Ingenui! Dimenticate forse che ci sono ancora delle cosucce in sospeso? E poi io sono una che ha il pallino per le cose chilometriche... Chissà cosa succede, uh uh! (-> immaginatevelo alla Misako Kurata...)

Capitolo 12

Slam

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