Eccovi il nono capitolo, con i noni crediti ad Inoue per il fatto che mi presta gentilmente i personaggi che ha creato tramite la mitica opera "Slam Dunk". Bene, ho detto tutto, si può andare avanti!

Capitolo Nono

Silk

Sbuffo e accartoccio l’ennesimo foglio, centrando il cestino in pieno. Ormai sono diventato bravo con i canestri… Ma cosa diavolo mi sarà venuto in mente, per dare retta a quel pazzo di mio fratello? No, dico, con quello che è successo, poi! Beh, a dire il vero non è successo nulla, ed ecco il problema. Non ho osato avvicinarmi al trio "ryonan best players", del resto loro non mi hanno cercato, e ho bellamente saltato gli allenamenti fino ad ora. Alla faccia del cuor di leone! Per completare l’opera, ho alzato almeno sette volte al giorno la cornetta del telefono, per poi riappoggiarla. Ho trovato il numero di casa Mitsui… Incredibile! Sayaka, la ragazza dello Shohoku, è in classe con lui. Mio fratello ne ha aprofittato per intrattenere uno straccio di conversazione con lei, dal momento che era a casa sua per finire un lavoro di seminario, "casualmente" redatto in gurppo con il fratellino della sua amata… Mi ha confessato che la partita era venuto a vederla per me, occasione che gli ha anche permesso di avvicinare la donna che gli occupa il cuore. Beh, sono molto felice di essergli stato utile, ma in compenso ogni sera mi chiede: "allora, l’hai chiamato?", e mi tira la testa come un pallone per le prediche, quando io la scuoto in segno di diniego. Uffa! Forse dovrei bermi un bel concentrato vitaminico e ricominciare da capo!

Niente, le parole non vogliono uscire dalla mia penna. Oggi si rifiutano categoricamente di farlo. Probabilmente questo blocco psicolgico è anche dovuto al fatto che mi sento in colpa verso Mitsui. Per concludere in bellezza: come faccio a scrivere una lettera d’amore ad Akira con la consapevolezza che lui è incazzato nero con me? Ah, non l’avessi mai e poi mai insultato! Del resto fare harakiri non mi servirà a risolvere il mio problema! Mi lascio ricadere stancamente sullo schinale della sedia, e sbuffo di nuovo.

Basta, lo devo fare! Mi alzo in piedi, prendo un bigliettino con sopra scritte delle cifre, e mi avvio spavaldo verso il telefono. Shiro è uscito a fare non so che cosa. Quando arriva gli pianto un interrogatorio! Ormai siamo tornati quelli di prima da diversi giorni, ed è come se la rottura fra noi non ci fosse mai stata. I nostri genitori ci hanno chiamato per informarci che non potranno tornare che tra al minimo un mese. Sono felice di poter stare ancora solo con lui. Ma adesso devo evitare che mi faccia la predica pure stasera.

Compongo il numero ed ascolto il suono che mi indica di attendere. Una, due, tre volte. Sto già per riattaccare, quando una voce mi risponde dall’altro lato del ricevitore.

"Casa Mitsui, con chi parlo?"

"Ehm… Err… Sono un amico di Mi…(cretino, cosa stai dicendo?) di Hisashi. Lui è in casa, per favore?"

"Oh, mi dispiace! È uscito da circa mezz’ora. Posso lasciare detto di richiamare, se vuoi! Io sono sua madre… Ma tu non sei Tetsuo, vero?"

"Ehm, no, no… (e chi sarebbe questo Tetsuo?) Comunque grazie, fa lo stesso. Riproverò!" conversazione breve e concisa, direi. Ma porca miseria, non potevo decidermi un’ora fa?! Proprio adesso che ci ero quasi riuscito! Sbuffo, mentre sto apoggiando la cornetta sulla base, quando una voce alle mie spalle mi fa sussultare. Non avevo sentito la porta.

"Dovevi dirmi qualcosa?"

Non riesco semplicemente a credere alle mie orecchie! Mi giro di scatto, e vedo il vice-capitano dello Shohoku che mi sorride sulla porta del salotto, e l’angelo bianco gli sta dietro, quasi a formare un’aura. Mi sento sprofondare! Shiro e le sue micidiali idee!

"Ma dai, Kocchan! Non riesco a crederci! Te l’ho portato qui perché non lo chiamavi, e tu cosa fai…?"

"Porca miseria, fratello pazzoide! Non ci riesci davvero, a non fare sorprese? Io questa tua mania non la capirò mai!"

"Ah, non sei tu che lo hai mandato a prendermi?" interviene Mitsui. Divento color cigliegia e lo fisso.

"Ecco, volevo chiederti di incontrarci, ma… Non mi aspettavo…" e intanto mi sistemo nervosamente la camicia, fulminando mio fratello con un’occhiata assassina. Se prova a farlo anche con Akira lo strozzo, giuro! Sarà meglio che io mi sbrighi, prima che succeda un casino simile! E intanto lui mi rilancia un sorriso, stirzza un occhio e si congeda, dicendo che ha da fare. Lo blocco, richiamandolo ed interrogandolo su dove stia andando questa volta.

"Devo mantenere la promessa che ti ho fatto, ricordi? Un mese, ma preferisco cominciare un po’ gradualmente. Vado a mangiarmi un bel pesce palla, insieme a qualcuno…" grazie, l’ultimo pezzo lo intuivo anche se non lo dicevi! Certo che sarei curioso di vederla, questa tipa! E intanto lui esce, "abbandonandomi" ad un faccia a faccia con il bellone del suo liceo preferito. Lo invito ad accomodarsi, e lui si siede. Mi guarda, denotando chiaramente che aspetta solo le mie parole. Mi piazzo accanto a lui, cercando il modo migliore per esordire. Probabilmente avrà parlato con Akira, il che fa di tutta questa storia un bel casino!

"Ho sentito Akira… Scusa, non avrei dovuto chiedergli di darmi il tuo numero, me ne rendo conto…"

"No, guarda, non dirlo nemmeno! Qui l’idiota sono io, sul serio!"

"E saresti tu? Non ci siamo capiti molto bene… Io ti ho creato casini immensi per una cosa da nulla. Era per questo che ci tenevo a parlarti: dovevo chiarirmi…"

"Qualunque cosa tu voglia dirmi, se io non avessi sempre delle reazioni di merda, probabilmente adesso sarebbe già tutto finito, e non si sarebbe creato alcun casino!"

"No, no, la colpa è solo mia! Vedi, in realtà…" arrossisce, chiudendo i pugni sulle ginocchia e fissando quello stesso punto. "Tu sei molto bello, ma… Non sei il ragazzo che amo. Io sono un grande stronzo, non t’immagini neppure! Adesso mi odierai, ma almeno sappi che anch’io mi sento un verme per questo…"

"Insomma, Mitsui, di cosa stai parlando?"

"Beh, vedi… Avevo litigato con il mio ragazzo per una questione delicata, e volevo vendicarmi tramite te… Mi rendo conto che è un vero agire da bastardo, sia nei confronti suoi che tuoi. E infatti ho combinato un gran bel pasticcio! Mi spiace tantissimo!" ancora non mi guarda, sempre rosso. È più che evidente che è pentito. Non ce la faccio davvero, a saltargli adosso! E poi è anche colpa mia! Da quando ho Shiro, finalmente sono meno agressivo con il mondo.

"Ah! Ah! E pensare che credevo di essere io quello che si doveva scusare! Beh, mi dispiace comunque per la mia reazione… Akira credeva che tu volessi…"

"Non mi sentivo di dirgli ciò che avevo fatto. Sai, lui è uno che le prediche te le fa davvero, quando calpesti i sentimenti altrui! E così ho pensato che gli avresti raccontato tutto tu…"

"Beh, me ne sono accorto, che le prediche le fa! Solo che non gliene ho lasciato il tempo… Che cretino sono! Vorrei sprofondare!"

"Stai tranquillo: gli parlerò io. Gli dirò tutto, e mi scuserò pure con lui. Adesso è tutto a posto: temo di meno il mostro. E poi se Aki-kun mi dicesse qualcosa, il mio lui finirebbe pure per incazzarsi. Sai, di solito è tranquillo, ma quando qualcuno tocca me… Ecco, mi ha confessato che prima di me era stato con un altro, e io mi sono sentito preso da una gelosia irrefrenabile. Se lo aspettava, ma è scoppiato a piangere. E io ero così ceco di rabbia… Quando mi ha visto con te gli è preso un colpo! Anche se ha tirato fuori uno dei suoi bellissimi sorrisi ed ha fatto finta di niente… a differenza di me, lui non è uno che tira conclusioni troppo affrettate. È posato e riflessivo, e mi domando come faccia a sopportarmi!" quando finalmente tace, io cerco di riordinare le idee. Credo di aver capito piuttosto bene, anche se non me l’aspettavo. Non riesco a non rispondergli: "Io credo solo che Kiminobu ti ami."

"Così l’hai capito…"

"Solo ora: me l’hai detto tu! È stato l’unico a vederci insieme."

"Già, è vero. Non ci avevo pensato. Ad ogni modo, credo che tempo fa avesse preso una cotta anche per te, sai? Insomma, mi aveva parlato di te, e quando ti ho visto ed ho sentito il tuo nome, ho intuito subito che dovevi essere tu. Non è difficile capire perché fosse sbandato: basta gaurdarti!"

"Grazie, Mitsui. Ma devo confessare che io sono davvero ceco, e quindi non mi rendo neppure conto che esistono persone come me, intorno a me. Inoltre finora ho avuto così paura di uscire allo scoperto, che sono stato concentrato solo su me stesso e sui miei timori…"

"Me ne sono reso conto…" non capisco esattamente cosa voglia dire, però taccio. Lui si avvicina a me e mi da un bacio leggero sulle labbra. Lo fisso stranito.

"Non dirlo a Kimi, eh? Però sei davvero bello: questa soddisfazione me la dovevo togliere! E poi mi sembri anche un ragazzo molto profondo. Devi solo farti più coraggio! Vedrai che tutto andrà bene, e alla fine ti accetteranno anche le persone che meno ti aspetti siano disposte a farlo. Fidati: io ci sono passato! Mio padre non mi ha parlato per tre mesi, poi, però…"

"Grazie, Hisashi! Cioè, volevo dire…"

"Hisashi va benissimo, Kojiro! Siamo amici adesso, no? Cosa credi, che tra gay non si possa essere anche solo amici? Dai, è come quando un etero è amico di una ragazza, no? Se hai bisogno di me, ormai il mio numero ce l’hai, quindi… Chiama, è un ordine! Adesso devo andare…" si alza, abbandonando il mio viso con le sue mani, che lo tenevano fino a pochi attimi fa. Non mi viene più in mente nulla, così lo accompagno alla porta in silenzio. Prima di uscire mi assicura che penserà lui a sistemare le cose con Akira. Lo blocco, chiedendogli di non mensionare ancora la mia omosessualità, poiché ho bisogno di un altro po’ di tempo. Lui mi sorride ed annuisce con un "lascia fare a me! Non c’è problema!".

"Hisashi!" lo richiamo poi.

"Sì?"

"Con Kogure va tutto bene ora, spero…" non risponde, ma mi fa un sorriso più che eloquente.

E così osservo allontanarsi la seconda persona che già conosce il mio segreto, e non riesco a non pensare che anche lui sia un ragazzo d’oro. E che forse ha un carattere più simile al mio di quanto potessi immaginare. Sorrido e chiudo la porta. Torno nella mia stanza, dove un blocco di fogli ancora bianchi mi attende. Pasticcio alcune righette a caso, facendo poi in modo di rassomigliarle a due ideogrammi. È uscita la parola "kinu". Meno male che il caso mi ha guidato su questo vocabolo: mi sembra un ottimo inizio per una lettera d’effetto. Inizio a buttare giù tutto quello che mi viene in testa, poi cerco di comporre le frasi sparse sul foglio. Correggo, rileggo, sistemo. Alla fine il risultato mi pare piuttosto soddisfacente. Prendo un foglio, con un delicato motivo floreale disegnato sullo sfondo, ed un pennino sottile, che intingo nel vasetto di china nera. Traccio due ideogrammi con la grafia più elegante che riesco a tirare fuori, cercando di non macchiare. Per noi mancini anche questo è un gran bel problema! Poi copio la mia "opera" lentamente, con tratti leggeri e precisi. Ci metto un po’, attento a non commettere sbavature né errori ortografici. Alla fine la cosa mi sembra acettabile. Rileggo.

Kinu

Ad Akira Sendoh

Grazie per essere entrato come un sottilissimo e splendido velo di seta nel mio cuore.

Seta la tua voce, che mi chiama soave ogni notte, nei miei sogni, ed ogni giorno, quando ho la gioia di starti a fianco.

Seta i tuoi occhi, che mi accarezzano con una dolcezza indicibile ogniqualvolta si posino su di me.

Seta la tua pelle, che riflette i dorati raggi del sole persino nelle giornate più oscurate dalle nubi.

Seta il tuo sorriso, quando mi bacia con la sua radiosità e la sua sincerità.

Seta le tue mani, poiché si posano su ogni cosa come delicate farfalle.

Seta i tuoi capelli, seta nera e pregiata.

Seta tu stesso: seta che scivola leggerissima sul mio corpo, acarezzandomi la pelle ed entrando nella mia anima.

Ah, fossi davvero seta! Tutta quella che c’è al mondo, acquisterei, per poterti fare mio! E, ogni giorno, la scorrerei fra le mie mani, per poterti baciare con esse. Ogni giorno, per ore, tu, fra le mie mani.

Tu, meravigliosa e leggerissima seta, che accarezza la mia vita e la rende sublime.

Seta perfetta, che hanno tessuto le mani di un soave dio: Amore.

Grazie per ciò che sei.

Non ho ancora apposto la firma. Scrivo solo K.S.N. in caratteri occidentali. Credo che, curioso com’è, si scervellerà come un matto su queste tre lettere! Ma per ora va bene così: la soluzione dell’enigma la riceverà più avanti. Devo fare un passo alla volta, se no finisco per inciampare. Inizio a pensare a come fargliela avere, e mi vengono in mente un sacco di cose diverse. Beh, seguirò la prima occasione che mi capita, cercando di agire con la massima discrezione. La recapiterò domani. In fondo anche Shiro ha già fatto grandi passi: non posso restare troppo indietro!

Ecco qui. Lo so, non sono una gran poetessa, ma fate finta che sia più bella: Kojiro scrive benissimo! Io posso solo limitarmi ad imitarlo per farvi giungere un’idea, ma non so se ci riesco…

Ad ogni modo pago un grosso debito ad A. Baricco: l’ispirazione mi è venuta dal suo romanzo "Seta" (guarda caso), sulla cui copertina sta proprio scritto in kanji "kinu". A me sembrava un titolo carino… Beh, averete ben capito cosa significhi kinu, no?

Capitolo dieci

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