Sarò breve: T. Inoue possiede tutti i personaggi di Slam Dunk qui citati, io possiedo i fratelli Natsu. E del loro rapporto vorrei parlarvi proprio ora… Preparatevi un bel caffè, e coraggio!
Capitolo Ottavo
Beyond the Lies
Non credevo che mio fratello sarebbe mai tornato a comportarsi così. Si è limitato a consolarmi, senza pretendere nulla, aspettando che fossi io a parlare. Beh, non ci sono riuscito, tanto per cambiare. E così lui ha cercato di sdrammatizzare in un altro modo. Alla fine ci siamo ritrovati incollati alla tv, a sgranocchiare patatine e a mangiare budino al cioccolato – una cosa che ci accomuna è la stranissima maniera in cui affianchiamo il cibo. E intanto ci siamo guardati uno dei film più cretini che Mel Brooks abbia mai girato. Abbia riso moltissimo, dimenticando tutto il mondo, e ci siamo riempiti di schifezze alimentari. A Shiro è pure venuta l’idea di mischiare tutto quel bel pastone con della birra, mentre io cucinavo dei gamberetti fritti in pastella. E alla fine – chissà perché – ci è pure venuto mal di stomaco. Ci siamo trangugiati una tisana e ci siamo messi sotto alle coperte, mentre una nuova video scorreva davanti ai nostri occhi. Era un’altra cretinata: Shiro mi ha detto che non voleva più vedermi piangere. Gli ho replicato che non ho mai pianto per un film, tirandogli un cuscino in piena faccia. E da lì la cosa è pure degenerata in un’assurda lotta. Erano tre anni che non mi sentivo così a mio agio con lui!
Alla fine ci siamo addormentati sul divano. Per fortuna oggi non devo andare a scuola! Mi sono svegliato alle dieci, e lui ancora dormiva. Non vi dico che assurde posizioni hanno ospitato il nostro sonno! I cuscini del divano sono così sconvolti che pare ci abbia marciato sopra un esercito! Osservo un momento quel ragazzo che dorme. È incredibile: con gli occhi chiusi e il respiro lento e ritmato sembra davvero un angelo, bianco, come dice il suo nome, e puro. È molto bello. Inoltre non posso non sorridere a ciò che è successo ieri sera. Se i nostri genitori dovessero arrivare ora, probabilmente prenderebbero un colpo!
Mi alzo, iniziando a far ordine fra tutto quello che abbiamo lasciato in giro. Raccolgo i pantaloni di mio fratello e li piego, appoggiandoli per terra, a poca distanza da lui. Raccatto le lattine, le tazze, i recipienti vuoti che ancora profumano di cioccolata, la ciotola piena di briciole salate, la fondina che contiene code di gamberi. Faccio qualche viaggio dal salotto alla cucina, finchè la situazione non sembra essere tornata decente. Poi mi rimbocco le maniche e mi do da fare al lavello. Canticchio e fischietto. Non ho voglia di pensare a nulla, e mi sento allegro. Per fortuna oggi non devo vedere né affrontare nessuno. Mi sbaglio: uno c’è. La sua voce mi raggiunge alle spalle, intonando una canzone. Canta molto bene.
I've got to be honest
I think you know
We're covered in lies and that's OK
There's somewhere beyond this I know
But I hope I can find the words to say
Se ne sta lì, sulla porta, e mi fissa dritto negli occhi. Come se la stesse cantando per me. Accenna un sorriso che sembra sottintendere qualcosa.
"Che cosa vuoi dire, Shiro?"
"Io credo che tu lo sappia. Basta con le bugie, Kocchan! Dimmi ciò che devi dirmi!"
Lo guardo un po’ spaesato. Parla come se sapesse benissimo ciò che vuole sentire. Abbasso lo sguardo. Mi si avvicina, mi prende un braccio e costringe i miei occhi nei suoi.
"Ti ricordi quando tu eri il timido e impacciato Kocchan? Ed io, il tuo forte e protettivo Shicchan? Ricordi quanto ci amavamo?"
"Sì… E ancora non riesco a capire perché quei due bambini siano morti così…"
"Non li abbiamo uccisi, Kocchan! Li abbiamo solo nascosti. La società ci ha imposto di crescere e di diventare qualcosa che non eravamo pronti ad essere. E non ci siamo resi conto che essere adulti non significa uccidere i propri sentimenti, ma, al contrario, dichiararli."
"La nostra società, invece, vuole solo macchine perfette e costruite con un certo standard, che abbiano una certa resa e si comportino in un determinato modo!"
"Secondo te questo è giusto?" scuoto la testa. "Neppure secondo me. E infatti ho finto di agire in una maniera "trasgressiva", per diventare un mito agli occhi dei ragazzi ed un essere repellente agli occhi degli adulti."
"Che significa "ho finto"? Shicchan, non mi dirai che…"
"Ci credi, se ti dico che sono vergine? Ah! Ah! Non ci crederebbe nessuno! Eppure è vero! Io con le ragazze faccio il cretino, ma non ne ho mai toccata una, oltre ad una certa misura! Giuro! E sai perché? Perchè io credo profondamente nei sentimenti, e sto aspettando la persona che amo. Solo che con lei sono timidissimo! Ah! Ah! Ah! Non ti viene da ridere? Di’, non potrei vincere l’oscar?"
"Io… Non posso crederci! Sh… Shiccahn! Ma perchè? Perchè l’hai fatto? Perché hai mentito anche a me?"
"Anche tu hai mentito a me. Ho cercato di essere provocatorio, proprio per farti sbottare e farti dire la verità. A volte tu le cose le dici solo in uno slancio d’ira, sei un bel problema! Guarda che ti conosco da quando eravamo piccoli così, e sei sempre lo stesso! Solo che con me non ti eri mai chiuso. Ero l’unico a cui parlavi apertamente di tutto. Fino a quella gita… Quando sei tornato ho capito che qualcosa era cambiato, sono andato in crisi ed ho reagito mettendo una maschera che tu hai odiato con tutto te stesso. Mi ha ferito moltissimo il fatto che non mi hai voluto dire la verità!" tacciamo entrambi. Sono sbigottito. Ma come? Lui sa? Non posso crederci! Fisso il pavimento, rosso come un pomodoro.
"A-avevo paura di schifarti…"
"Ma scherzi? Schifarmi, tu?! Sei mio fratello! Allora, Kocchan? Allora?"
"Allora cosa?"
"Sei così lento, cazzo?! Dimmelo, una buona volta!"
"I-io… s-sono… sono gay, Shiro!"
"Visto? Era così difficile? Scemo, dovevi metterci tre anni a dirmelo?!"
"Cretino anche tu, c’era bisogno di tutte queste recite?! Porca miseria! Lo sai quanto mi hai fatto stare male?"
"E tu sai quanto ho pianto per te? Pensavo di fare bene, eppure come fratello mi sentivo un fallimento! Ogni volta che leggevo sofferenza nei tuoi occhi reagivo in maniera cattiva per non crollare, ma morivo dentro!"
"Sai una cosa, Shicchan? Siamo proprio due idioti! Che fratelli scemi! Ma ci pensi, a quanto siamo simili?!"
"Già, dev’essere questo il problema! Beh, se non altro sono almeno riuscito a far passare te per il "bravo ragazzo"! In fondo è anche la verità!"
"Smettila! I-io… TI VOGLIO BENE, SHICCHAN!" e mi butto fra le sue braccia, iniziando di nuovo a piangere. Mi sento così sciocco! Sono stato così ceco! Lui mi accarezza la testa. Eccoci di nuovo qui: io, il ragazzo debole ed insicuro, e lui, il mio fratellone protettore.
"E non dimenticarti più le chiavi, quando esci di casa…" mi dice con tono dolce. Incredibile! Mi si accende una lampadina. Due settimane fa, quella volta che sono uscito di corsa da casa e sono arrivato al molo. Al mio rientro lui dormiva sul divano, perché… ero uscito senza chiavi! Evidentemente voleva aspettarmi! Che idiota sono! Non ho capito proprio nulla! E lui comicia di nuovo a cantare.
Never again no
No never again
‘Cause you’re a god
And I am not
And I just thought
That you would know…
"Piantala… Shiroi Tenshi*!"
"Adesso non esageriamo… Kuroi Suisen!"
"Kuroi Suisen? Non ti seguo molto bene…"
"E dai, è facile! Non conosci la leggenda greca di Narciso? Quello che si trovava così bello da cadere in acqua ed annegare perché voleva…"
"Certo che la conosco, ma cosa c’entra con me? Io non sono un Narciso!"
"Certo che lo sei! In un certo senso… sei un bel ragazzo, ma hai paura di essere orgoglioso di te stesso, dichiarando ciò che sei. Quindi sei un narciso al contrario: un narciso nero!"
"Non esistono i narcisi neri, Shicchan!"
"Certo che esistono! Lo sei tu!"
"Ma piantala, dai!"
"Giusto, piuttosto vediamo di rimediare al casino che hai combinato…"
"E tu che ne sai, di cosa ho combinato?"
"Beh, uno che piange disperatamente sussurrando "Akira" di continuo, probabilmente un casino l’ha fatto. Anche perché avevi tutta l’aria di essere in una sorta di autodannazione!"
"E va bene, adesso stai zitto e ascolta che razza di deficiente sono!"
Passiamo più di un’ora a parlare sul divano, mentre una dolce brezza ci acarezza i visi dopo essere passata per le cornici delle finestre aperte. Un sole gentile crea un’atmosfera fantastica. Io e mio fratello parliamo, come non facevamo da anni. Gli racconto tutto quello che è successo, fin dall’inizio – lo "scontro" con la palla – e tirando fuori una parlantina che solo lui conosce. Poi è il suo turno. Mi parla di questa ragazza che frequenta lo Shohoku, ed è la sorella di un suo compagno di università. L’ha conosciuta quasi per caso, ed ha letteralmente perso la testa. Devo fare qualcosa per aiutarlo!
"Senti, usciamo a fare due passi?"
"Teshika ni, Shicchan!"** rispondo tutto allegro. Era da tanto che non mi sentivo così felice, a discapito del casino che è diventata la mia vita. In fondo è vero, che non ogni male viene solo per nuocere. Da quando ho incontrato Akira, non sono ancora riuscito a non pensare a lui. In nessun momento, tranne ora.
Camminiamo in questo bellissimo pomeriggio, sorridendo come dei cretini ogni volta che incrociamo gli sguardi. Tutto il nostro dolore, tutte le nostre sofferenze, si sono dileguate in un attimo. Entrambi abbiamo ora un amico sincero su cui contare, e questo è stupendo.
"Senti, mi è venuta un’idea, Kocchan…"
"Di nuovo?! È l’ennesima che ti viene! Mammamia, cos’hai in mente adesso?"
"Scrivgli! Tu sei bravissimo a scrivere! Dai, devi solo comporre una poesia che gli tocchi il cuore! Così, anche se dovesse rifiutarti, magari lo farà con più gentilezza…"
"È un ottima idea… Da usare con la tua Sayaka, però! Non di certo con me! Insomma, lui è etero, non lo capisci? È chiaro, che mi rifiuterà!"
"A parte il fatto che non ho ancora capito come fai ad esserne così convinto… Io credo che ti farebbe bene dichiarare i tuoi sentimenti. Davvero, ti libereresti da un grosso peso!"
"Parla lui! Almeno se tu dichiari i tuoi, di sentimenti, al massimo ti becchi un "no". Io invece… Ho troppa paura di sapere come reagirebbero i miei amici, scoprendo ciò che sono."
"E tu avresti il coraggio di chiamarli amici, se reagissero male? No, ma dico! È proprio l’occasione per scoprire che tipo di gente è! Smettila di avere paura, una volta! So che non dev’essere facile per te, ma… Insomma, al massimo vengo io e spacco la faccia a tutti, no?" mi sorride amabilmente, mentre la sua mano mi acarezza la spalla. Io ricambio.
"Non impressionarti, però… Sei bello, sai? Hai il sorriso della mamma… Tranquillo, comunque: io sono pazzo di Akira!"
"E chi ha paura? Non sarai mica incestuoso, no? Beh, se proprio non vuoi scrivere per lui, fallo per me… Scriveresti una lettera a Sayaka?"
"Eh no, mio caro! Neanche morto! Devi essere te stesso! Insomma, vuoi ingannare proprio la persona di cui ti sei innamorato?"
"Ma senti senti, parla il figliol prodigo! E va bene, facciamo una bella cosa: piantiamola di ingannare le persone che amiamo! Facciamo… Un mese, d’accordo? Diamoci il limite massimo di un mese. A un mese da oggi Sayaka ed Akira conosceranno i nostri sentimenti, va bene? Al massimo, se va male, magari li facciamo mettere assieme…"
"Ma piantala, sei scemo?! Uff! E poi io con Akira ho litigato…"
"Non mi sembra il tipo che se la prende a lungo… Secondo me, però, dovresti parlare anche con quel Mitsui! Insomma, fare lo stronzo non ti aiuterà a stare meglio con te stesso. Abbi coraggio di non soffrire più, Kocchan! Ti prometto che m’impegnerò anch’io. E al massimo piangeremo uno sulla spalla dell’altro, no?"
"Uff, non parlarmi di piangere: ne ho davvero abbastanza per ora! Dai, andiamo a mangiare un ramen, che sto morendo di fame!" concludo. Annuisce, e si riparte per il viaggio nel mondo dei peccati di gola. Di certo, una cosa posso concludere, dopo tutto questo: la sincerità sarà pericolosa, ma è sempre la cosa migliore. Per sentirsi in pace con se stessi, anche. Devo trovare il coraggio in me, ma adesso che il mio angelo bianco mi è accanto, sento che ci riusicrò! E poi, in fondo, chi può disprezzare a tal punto un narciso nero? La mia autostima torna a farsi valere… Sarà una definzione strana, ma è di Shicchan, e quindi mi piace tantissimo!
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* traduz.: Angelo bianco
** traduz.: "Certamente, Shicchan!"
Evviva! Ho appena concluso il capitolo che preferisco (almeno finora)! Beh, secondo voi è troppo utopico e mammone? Lo so, sono un’inguaribile romantica! Però a me piace così!
Ah, giusto! La canzone… Ecco, si tratta di "You’re a God" dei Vertical Horizon (mammamia, su questi sono proprio fissata! Se avete letto "Rosso Dorato" capite anche perchè… Aaaaaaargh! Messaggi subliminali!!)
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