Ed ecco che arriva il numero preferito di Kojiro!… A dire la verità non ne ha mai avuto uno, ma da quando è arrivato al Ryonan… Beh, diciamo che se adesso gli dite "spara un numero", potete stare sicuri che vi risponde prorpio quello!
Ma basta, vediamo cosa succede oggi!
Disclaimers: bla bla bla, Inoue sensei ci ha fregati tutti con un bel copyright sui suoi personaggi (quelli di Slam Dunk).

Capitolo Settimo – Desperation

A volte il tempo passa fin troppo lentamente, altre volte vola, non c’è che dire! E pensare che due settimane fa me ne stavo totalmente in crisi a causa di una dichiazione che, con ogni probabilità, altro non era se non ben recitata. Infatti Mitsui è completamente sparito. La cosa non mi ha stupito più di quel tanto: ormai avevo già maturato la convinzione che si fosse preso gioco di me. Ma perché? Questo è l’unico punto ancora oscuro. Inoltre ha agito in questa maniera perché ha individuato quella che è la mia natura. Mi chiedo solo se abbia capito anche ciò che provo per il nostro campione di basket. Spero che non sia così! E se lo fosse? Rabbrividisco all’idea che ne abbia fatto parola con qualcuno! Questo soprattutto quando ripenso a quell’ "Akira" scandito dalla sua voce in maniera tanto disinvolta. Del resto quest’ultimo non ha affatto cambiato atteggiamento nei miei confronti. Il che m’impedisce nella maniera più assoluta di disinnamorarmi di lui.

Ormai sono entrato a far parte a tutti gli effetti del gruppo "ryonan best players", come ci ha soprannominati Hiroaki – proprio quello che non credeva nelle mie capacità! – in uno slancio totale di fierezza, forse in parte immeritata. Ad ogni modo Taoka mi ha messo fra i titolari della squadra senza esitare un secondo. Davvero gentile, a chiedere il mio parere, non c’è che dire! Comunque devo dire che mi trovo davvero benissimo in quel quartetto. Soprattutto con Kitcho, sono riuscito a creare un rapporto che mi piace molto. I ragazzi mi hanno accettato in tutto e per tutto, con le mie manie, i miei silenzi, il mio acidume occasionale. Anche Koshino, che si sta rivelando una persona migliore di quanto credessi, mi ha ormai archiviato come amico indiscusso. Passiamo parecchio tempo insieme, tutti i giorni. Spesso ci troviamo anche nei finesettimana. Domenica, per esempio, siamo stati al molo. Non so come diavolo gli sia venuto in mente, ma il nostro allenatore, che con ogni probabilità è più pazzo di quanto credessi, si è messo in testa di festeggiare non so quale ricorrenza legata al nostro club di basket, affittando una barca. Naturalmente il primo a sostenerlo è stato Akira, con un "Wow, così posso anche pescare!" che ha fatto scoppiare a ridere tutta la palestra.

Non c’è che dire, mi trovo benissimo! Le acque tempestose del complicato sentimento che sto vivendo si sono palcate per un po’, a quanto pare. Questo anche grazie ai ragazzi. Certo, non riesco a non mangiare Akira con gli occhi, quando lo guardo. Allo stesso modo sussulto impercettibilmente ogniqualvolta mi rivolga direttamente la parola – e bisogna dire che ultimamente succede molto spesso. Ma la sola presenza degli altri due mi è sufficiente a slittare tutto il discorso sul piano dell’amicizia. Certo, non ci credo nemmeno io, ma per ora sembra funzionare. In compenso Akira me lo sogno sempre più spesso: sempre ad occhi aperti, spesso quando dormo. Naturalmente il primo lato della mia immaginazione è quello che crea un miraggio perfetto, il secondo è quello intriso della mia tipica confusione onirica. L’ultima volta che Morfeo mi ha inviato un sogno erotico con lui, ho finito per ritrovarmi, non so bene come, a giocare a basket contro Mitsui, mentre Kitcho e Hiroaki si baciavano a bordo campo e Akira ci faceva da arbitro, come se gli altri due non esistessero. I miei sogni hanno un percorso davvero ispiegabile! Scommetto che se Freud dovesse analizzarli, finirebbe per cacciarmi dal suo studio a calci, mentre tarngugia un tranquillante!

Eccomi nuovamente fluttuante fra i miei pensieri, quando la voce del prof. mi fa ripiombare a terra. Mi sento come Willy il Coyote, quando gli finisce il terreno sotto i piedi, e cade da un milione di metri, formando la canonica nuvoletta al momento dell’impatto con il suolo.

"Natsu, per favore, rileggi l’ultima frase ad alta voce." Sembra non essersi accorto di nulla. Probabilmente sembravo molto concentrato sulla lettura. Per fortuna questa novella l’avevo già letta prima di venire a lezione. Ero semplicemte stato incuriosito dal nome dell’autore. Certo, è più conusciuto come scrittore per bambini. Beh, ho avuto la prova che quello non è l’unico genere in cui ha esercitato.

"She replaced the receiver and sat there at her husband’s desk, patiently waiting for the man who would be coming soon to repair the lift."

"Bene, grazie. Come al solito la tua pronuncia è eccellente. Ora vorrei sapere il tuo parere sul modo in cui questa donna ha agito."

"Intende, perché se n’è andata in vacanza senza dire nulla, pur sapendo che suo marito era rimasto bloccato nell’ascensore? Beh, io credo che a volte fingere di ignorare le cose sia una soluzione che adottiamo per evitare i problemi. In questo caso lei lo ha fatto per eliminare un problema. Un grosso problema, che era suo marito. Insomma, ha lasciato che morisse come un topo in gabbia ed ha aspettato sei settimane, facendo finta di nulla, come se non sapesse. In fondo si è costurita un ottimo alibi, e al contempo si è sbarazzata di colui che per anni si era divertito a torturarla psicologicamente in una maniera tanto subdola, fingendo di ignorare le sue ansie. In poche parole, finzione per finizione." e finalmente sto zitto. Lui mi fissa un momento, mentre in calsse il fiato è sospeso. È risaputo che questo odioso tizio che mi sta di fronte non accetta affatto i pareri divergenti dai suoi, e che è in grado di smontare verbalmente chi gli fornisce una risposta che non voleva sentire in quel momento. Del resto mi ha chiesto cose ne pensavo, ed io mi sono limitato a dirlo. Lo guardo insistente, finchè lui non cede e sposta la sua attenzione visiva su un altro oggetto.

"Va bene così." eppure non sembra molto soddisfatto. Evidentemente non si aspettava questo genere di discorso da parte mia. Ma non m’importa un accidente. Inoltre, dal momento che l’ora è finita, non ci metto molto ad avviarmi all’uscita. Lui mi richiama. Mi fermo, senza girarmi.

"Come immaginavo, la tua testa è tutt’altro che vuota. Ma non distrarti più, durante le mie lezioni, ci siamo capiti?"

"Non faccio promesse che non ho la certezza di poter mantenere." e me ne vado. Sono più che convinto che l’abbia presa malissimo, e che mi bastonerà alla prima occasione. Del resto le cifre parlano chiaro: i miei risultati sono buoni, e non può negarlo. Non gli leccherò mai i piedi – per non essere più volgare!

Cerco di non pensarci più, mentre mi affretto a raggiungere e completare il mitico quartetto. Per ora c’è solo Akira. Mi sorride amabilmente quando mi avvicino a lui, prima di esordire in un saluto carico di energia.

"Lo sai, volevo dirtelo già ieri, ma davanti agli altri non mi sembrava il caso…"

"Che cosa? Cosa è successo?" mi porgo immediatamente sull’attenti.

"Mi ha chiamato Hisa… Ehm, Mitsui. Voleva il tuo numero di telefono, così mi ha chiesto se lo avessi io."

"A…Ah! Ehm… E perché?"

"Beh, non me l’ha detto. Ad ogni modo non gliel’ho dato. Mi sembrava opportuno chiedere a te se potessi farlo, prima. Dimmi, è forse successo qualcosa?"

"N-no, cioè… Non che mi risulti…" allora, questo oscar per il migliore attore protagonista?!

"Ah, ecco… forse non lo sai, ma lui… Insomma, lui è… Sì, ecco… Credo di sapere perché voglia il tuo numero…" cazzo, Akira, fai così fatica a pronunciare la parola "gay"?! Avrei preferito ricevere un pugno nello stomaco da parte tua, sinceramente! Vorrei prenderti per la divisa e urlarti in faccia che lo sono anch’io. Che razza di situazione! E dire che ero così convinto di essere stato preso in giro! E invece… Il mio schemino funzionava benissimo! Dovrò scrivere a Miho Obana per ringraziarla.

"Allora, c’è qualche motivo per cui non dovrei dare il tuo numero a Mitsui?"

Per un momento esito. Vorrei dirgli che è proprio lui, il motivo. Ma mi sento invaso da un mucchio di domande. Mi sento come se la mia testa avesse subito una metamorfosi, diventando un enorme punto interrogativo. Ecco una delle mie tipiche reazioni. Sguardo fermo, voce tranquilla, ma che denota scocciatura, pugno chiuso.

"E tu come faresti a sapere cosa vuole da me, scusa?"

"Beh, ci ha provato anche con me…" e due! Ora basta, un colpo va bene, ma due sono troppi! Non ne posso reggere un terzo, quindi smettila subito! Taccio ed annuisco, come se non mi potesse importare minimamente. E intanto dentro ardo come Roma incendiata da Nerone.

"Ecco, spero che la cosa non t’infastidisca troppo… Forse dovresti parlargli, non so… Per lui non dev’essere facile…"

Ma tu che cazzo ne sai, di come ci si sente?! No, dico, hai la più pallida idea?! Mi fa davvero impazzire il fatto che tu cerchi di giustificare uno che secondo te prova esattamente ciò che io ho dentro da un sacco di tempo. Mi viene da piangere. Sento i muscoli del mio viso irrigidirsi. Non so cosa fare. Mi limito ad annuire di nuovo. Lentamente. No, cazzo, non ce la faccio ad affrontare di nuovo Mitsui! Non adesso! E poi perché cavolo tu stavi per chiamarlo Hisashi?! Tutto questo non mi piace, proprio per niente! Mi vengono i brividi! Il pensiero che tu possa consolare il tuo caro amico che ha subito un rifiuto da parte mia, compatendo quella che è la condizione di un povero gay incompreso e rifiutato dalla società… Brrr! Mi fa tremare! No, niente da fare, non ci siamo!

"Scusa, Akira… Preferirei che tu non dessi il mio numero a Mitsui, se non ti dispiace."

"Kojiro, per favore, cerca di essere ragionevole… Almeno parlagli, no? Insomma, non dev’essere bello, sentirsi…" rifiutati, Akira? No, non è bello per niente! Anzi, è una sensazione che fa proprio schifo! Kami-sama, non posso davvero crederci! Tu, convinto che io sia come te, stai cercando di sensibilizzarmi nei confronti di uno che in realtà è come me?! Non mi quadra per niente questa situazione! Non ne posso davvero più! Ancora una goccia e scoppio! Smettila di farmi sentire un verme, Akira, per favore! Smettila! Non lo capisci che con il tuo comportamento mi stai apertamente dichiarando una cosa che non avrei mai voluto sentirti dire? Non lo capisci, vero? Non capisci che io in questo momento sono in una situazione molto peggiore di quella in cui tu credi il tuo Hisashi?! La risposta a tutto questo è un bel ed ineludibile no, che mi si chiarisce ancora meglio quando la famosa goccia mi viene sparata in faccia. Credo che sia come minimo acido solforico. E infatti innesca la mia esplosione.

"Per favore, Jiro-kun, sii comprensivo nei confronti di Mitsui… So che non è facile per te calarsi nei suoi panni…" e mi appoggia una mano sulla spalla, come per farmi forza. Lo guardo con un’espressione durissima, scacciandolo con veemenza. Tanto che la sua mano atterra casualmente, e affatto dolcemente, sulla guancia di Hiroaki, che ci ha raggiunti in questo momento. Lui si scusa, e poi torna a rivolgere la sua attenzione a me. I miei occhi devono sembrare iniettati di odio, ed invece lo sono di disperazione.

"Ti facevo un tipo più sensibile, Natsu! Peccato!" mi dice con tono di rimprovero. Adesso non riesco davvero più a stare zitto, e gli urlo in faccia tutto quello che ho dentro.

"Sta’ zitto, razza di mentecatto! Deficiente che non sei altro! Che cazzo ne sai tu?!! Tu, che vivi nel tuo bel mondo, circondato da galline starnazzanti e pesci che ributti in mare?!! Che cazzo nei sai dei sentimenti degli altri?!! Che cazzo ne sai di come mi sento io?!! Hai un bel parlare, mister distribuisco-sorrisi-gratuiti! È facile per te, non è vero?!"

"Cerca di calmarti, Kojiro…" interviene Kitcho alle mie spalle. In effetti c’è un sacco di gente che si sta godendo la mia bella sfuriata. Ma io non ho nessuna voglia di calmarmi. Ho iniziato a parlare, e voglio anche finire. Purtroppo quando do fuori di me dico anche cose che farei meglio a tacere, soprattuto dal momento che finiscono per venire immancabilmente equivocate. E sono certo che è proprio ciò che sta avvenendo.

"Sta’ zitto anche tu, idiota! Non ti ho davvero chiesto il tuo parere! Per quel che riguarda te, Sendoh, sei davvero stronzo! Non venire mai più a farmi discorsi del genere, hai capito?! Di’, ti è mai capitato che uno ti mettesse le mani adosso?! Ti è mai capitato?! Beh, a me sì, e ti assicuro che ti fa sentire di merda! Non mi rompere mai più i coglioni con questa storia, hai capito, bastardo che non sei altro?!"

"Koj…" cerca d’intervenire, visibilmente spaventato, nonché spaesato, dalla mia agressività, ma anche – è chiaro – scocciato dai miei insulti.

"Non ho ancora finito!!! Puoi mandarlo a fare in culo, il tuo amico! E vacci anche tu! Magari vi divertite insieme!" concludo, e mi allontano molto rapidamente. Nessuno mi segue, anche se sento che Akira mi sta odiando con gli occhi, e vorrebbe prendermi a botte. Credo che siano gli altri due a trattenerlo dal venirmi adosso. Anzi, ne sono certo, quando, uscendo dal cancello, lo intravvedo agitarsi con la coda dell’occhio.

Maledizione, l’ho fatto di nuovo! Vorrei sparire da questo universo! Perché mi sono comportato così? Ho difeso un’altra volta me stesso dietro ad un muro di pura agressività, preso da una paura irrefrenabile di mostrare anche solo minimamente il dolore che ho passato in quegli attimi. So benissimo che se non mi fossi messo a gridare in quella maniera, sarei scoppiato a piangere come un bambino. Del resto questo è esattamente quello che sono – più me lo ripeto, più me ne convinco! Diciamo che il mio comporatmento è servito a posticipare di un poco questa caduta. Di molto poco, purtroppo. E infatti già le sento, le caldissime lacrime che si affacciano ai miei occhi, salate come il mare di disperazione in cui comincio lentamente ad annegare. Cerco di trettenermi ancora, mentre acellero il passo. Sono vicino a casa, non voglio cedere proprio ora. Anche se nessuno direbbe che io sto bene, vedendo la mia faccia in questo momento.

Ce la faccio. Finalmente chiudo la porta di casa dietro alla mia schiena. Sono solo, e ringrazio il cielo per questo. Mi chino per togliermi le scarpe, silenzioso. Poi un singulto, che da un tempo indicibile se ne stava lì ad aspettare nella mia gola, non riesce più a trattenersi, e fugge veloce lontano da me. Ne segue un altro. Lentamente. Appoggio la schiena alla parete, alzo la testa e lascio ricadere la nuca indietro, finchè non viene anch’essa bloccata dal rigido muro dietro di me. Fisso il soffitto, che rapidamente si annebbia. Chiudo le palpebre, mentre un sottile ruscello inizia a percorrere la mia guancia. Sottile e silenzioso, almeno per ora. Quel filo d’acqua finisce per ingrossarsi, fino a diventare un fiume in piena. No, non qui. Non voglio mollare qui! Corro rapidamente per le scale, spalanco la porta della mia stanza e mi butto con poca leggerezza adosso al mio cuscino. Lo stringo con forza, mentre i miei occhi si strizzano violentemente. Digrigno i denti, mentre tutti i muscoli che ho in corpo si tendono. Sento un dolore tale che ho l’impressione che il mio cuore si sia fermato.

"Aaah!… AAAAAAAARGH!!!" grido. Inizio a singhiozzare rumorosamente, ansimando. Le lacrime non mi danno un attimo di tregua. Sento gli occhi bruciare come se ci fosse schizzato dentro del sapone. Suppongo che questa sia la punizione che mi spetta, per il mio comportamento. Mi sembra d’impazzire! Piango come non ho mai piano prima, liberando tutto il dolore che ho dentro. E intanto mi scorrono davanti tutte quelle immagini: il comportamento di Akira, la sua espressione così triste e delusa mentre lo aggredivo, il primo giorno che l’ho incontrato, quando con un incredibile sorriso mi invitava a rialzarmi da terra. Tutti gli attimi stupendi che abbiamo passato insieme, la barca che abbiamo affittato, quell’ora che quella sera ho trascorso al porto, osservandolo. Tutto finito. Non mi sembra possibile. Credo di non avere mai capito davvero cosa fosse la disperazione, fino ad oggi.

Il mio pianto non accenna a smettere. Cerco in tutti i modi di calmarmi, ma non ci riesco. Mi bruciano gli occhi, mi brucia la gola, fatico a respirare ed inizio ad emettere qualche colpo di tosse in mezzo ai singulti. Il mio corpo non era mai stato tanto sconvolto prima d’ora. Ogni tanto mi tranquillizzo per qualche attimo, poi mi tornano in mente gli occhi di quel ragazzo stupendo, e precipito di nuovo nella medesima situazione. Sento di odiare Mitsui dal profondo del cuore. Ma per un solo momento, perché anche lui finisce per farmi pena. Inizio a pensare che forse, in fondo, sarebbe la scelta migliore. Che, anzi, lo sia sempre stata.

"Aaah… Aki…ra… PERCHÉ???!!!!!" la mia voce oscilla fra il mormorio e le urla. Poi finisce per perdere vigore. Inizio a sentirmi sfinito, ed il mio pianto si fa più sommesso. Ed intanto continuo a balbettare il suo nome, fra mille singhiozzi. Le lacrime ancora non cessano.

Mi ritrovo accucciato sul pavimento, con la schiena schiacciata contro il letto ed il cuscino costretto fra le mie gambe ed il mio petto, mentre le mie braccia cingono il tutto. Tiro su col naso, andando a pescare l’ennesimo fazoletto di carta, per cercare di sgombrare le mie narici quel tanto che mi basta a respirare. Scopro che li ho consumati tutti, così ne spiego uno che sembra meno malridotto degli altri. Improvvisamente vedo una mano protesa davanti a me. Mi sta porgendo un pannetto cartaceo ancora pulito. Alzo lo sguardo. Shiro mi fissa con occhi fermi, pronunciando poi il mio nome con tono di apprensione. Inutile negare che sono disperato, lo capirebbe anche un mulo cieco. E così mi limito a tuffarmi fra le sue braccia aperte. Ed improvvisamente mi torna alla memoria l’immagine di due fratelli affiatatissimi, che si vogliono un mondo di bene. Io, debole ed insicuro, e lui, comprensivo e protettivo. Quando eravamo piccoli nessuno osava sfiorarmi: lui era uno dei bambini più forti, e mi difendeva lottando come un toro, se si rivelava necessario. Cos’è successo? Dove sono ora quei due piccoli? Dov’è tutto quanto? Mi agrappo ancora più saldamente a lui, mentre la sua mano mi accarezza la testa. Mio fratello è qui, finalmente. L’ho aspettato a lungo. Sono tanto felice che ora sia qui!

Però, certo che ha fatto un gran bel versare di lacrime! Niente paura, nel prossimo capitolo asiugheranno (quasi) tutte… Ma come reagirà Shiro a tutto questo spettacolo? Beh, ci vediamo all’ottava puntata: learn the "shocking" truth!
Crediti: la frase letta da Kojiro a lezione d’inglese proviene dalla novella di Roald Dahl "The way up to heaven", pubblicata nella raccolta di racconti brevi "Kiss Kiss" (1959).
Willy il Coyote fa parte dei Loony Tunes (e chi non lo sa?), ed è pure il mio preferito.
 
Capitolo 8
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