Capitolo 3 Rukawa osservava con crescente irritazione la partita tra Arimi e Sendoh. Aveva vinto la sfida con lei per un solo punto. Il gioco di Arimi aveva impressionato molti degli spettatori tra cui lo stesso Sendoh, che appena finita la partita, le aveva chiesto di giocare contro di lui. Il suo eterno rivale stava giocando molto al di sotto del suo solito livello ed infatti stava perdendo, se pur di pochi punti. Quello che dava fastidio a Rukawa, era che gli occhi di Sendoh, anziché essere concentrati a seguire la palla, erano intenti ad osservare qualcos’altro. Più precisamente il seno di Arimi, che il bikini non copriva poi molto. Non sapeva nemmeno lui, perché la cosa lo infastidisse tanto. Semplicemente non riusciva a sopportare che quel dannato porcospino fissasse la sua Ami-chan a quel modo. La guardava come se fosse una torta di cioccolato e dovesse decidere da che parte iniziare ad assaggiarla. Aveva gran voglia di andare lui e levargli quel suo eterno sorriso dalla faccia. Il suo autocontrollo però, ebbe la meglio sulla rabbia e così non fece nulla. La partita intanto era finita. 20 a 15 a favore di Arimi. “O povero me, ho conosciuto l’onta della sconfitta. “ - stava dicendo Sendoh in un tono esageratamente drammatico - “Per sollevare il mio orgoglio ferito posso chiederti un appuntamento?” Arimi scoppiò a ridere divertita. Quanto era buffo quel ragazzo. Buffo sì, ma anche molto affascinante. Come poteva dirgli di no, se lui la guardava a quel modo? “Perché no? rispose Possiamo andare a farci un giretto in città e, visto che hai perso, mi offrirai un gelato... Ci vediamo tra mezz’ora. Giù nella hall. Va bene?” Akira le lanciò uno dei sorrisi per cui era tanto famoso e le rispose che andava benissimo. Arimi salì di corsa in camera sua. Aprì l’armadio e iniziò a pensare a cosa mettersi. Aveva in mente un sacco di vestiti che sarebbero stati adatti all’occasione ma sfortunatamente erano rimasti a casa. Rimpianse amaramente di non aver fatto lei la valigia. Ma d’altra parte quel che è fatto è fatto, quindi doveva arrangiarsi con quello che aveva. Alla fine optò per una camicia bianca, un paio di jeans alla pescatora e naturalmente i sandali con le zeppe. Certo lei non era bassa, ma quando devi uscire con giocatore di basket alto 1.90, hai bisogno di un piccolo aiuto per evitare di sentirti alla stregua di un puffo... Aveva raccolto i capelli in due codini ma non era molto convinta di questa scelta. Guardandosi allo specchio, l’impressione che ne aveva ricavato era che le dessero un’aria infantile. Pace amen, non era il caso di disfare tutto per cercare un’acconciatura migliore. Mancavano solo 5 minuti all’appuntamento e lei detestava fare tardi. ---------------------------------------------------------- Arimi sentiva su di sé le occhiate gelose che la metà della popolazione femminile presente, le stava lanciando. Akira faceva la sua figura e doveva ammetterlo, le piaceva molto sapere di essere invidiata da tutte quelle ragazze, che ora stavano sbavando, incuranti delle facce, non proprio entusiaste, dei loro accompagnatori. “Ma tu fai sempre quest’effetto quando esci?” gli chiese divertita. Akira sembrò cadere dalle nuvole. “Quale effetto, scusa?” “Mi prendi in giro o cosa? Metà della popolazione femminile presente, quella sotto i 30 anni e sopra i 12, ti sta mangiando con gli occhi. Credo di non essere molto lontana dalla verità dicendo che ti salterebbero addosso in questo preciso momento, se ne avessero l’occasione. Quanto ai maschi, dire che non sono felici della tua presenza è un eufemismo.” Akira scosse le spalle con indifferenza. “Sono problemi loro, non mi riguardano. Piuttosto voglio sapere di te.” “Cosa vuoi sapere di me ?” “Tutto “ “Tutto è un po’ vago; non trovi? Puoi essere un po’ più preciso Akira?” Lui sorrise e disse, facendo il verso ad una canzone: “Dimmi ti prego cosa vedi nei sogni, dimmi che tipo di dieta fai; se metti zucchero nel caffè o se lo bevi così amaro com'è. Dimmi se hai letto molto libri, ma dimmi quando fai l’amore fingi… Dimmi che cosa, che cosa ti fai; non dirmi che non ti droghi dai!” Arimi rise di gusto. “Tu sei completamente fuori!” disse cercando di ritornare seria “Davvero, cosa vuoi sapere?” “Un breve riassunto della tua vita fino ad ora.“ “Allora mettiti comodo, 16 anni sono lunghi da raccontare” Gli disse di come era finita in quel ritiro, della sua amicizia con Kyota, di come anziché ascoltare le lezioni passassero il tempo a scriversi cretinate o ad ascoltare Mariah Carey. Infine gli raccontò di come aveva imparato a giocare e come aveva conosciuto Kaede. “Sai all’inizio pensavo che fosse un bambino arrogante e presuntuoso, ma poi ho capito che quel suo atteggiamento chiuso e ostile fa parte del suo carattere e lo si deve accettare. D’altronde nessuno è perfetto, e poi quando vuole, Kacchan sa essere molto simpatico.” Dopo un’altra mezz’ora di chiacchiere decisero che era ora di tornare indietro. Arrivati davanti all’albergo, Arimi si sentì chiamare. “Arimi che ci fai da queste parti?” “Ciao Shiori.” le rispose in tono freddo. Come mai Shiori una delle ragazze più pettegole della scuola, per di più amica di quella gallina senza cervello di Aika, la fermava in mezzo alla strada? “Sai ho saputo di te e Rei, mi dispiace molto, ma vedo che stai bene, nonostante tutto., oh ma non mi presenti il tuo nuovo amico?” Arimi stava per darle una risposta secca e tagliente, qualcosa tipo non ci penso neanche ma poi cambiò idea. In fondo poteva esserle utile a prendersi una rivincita su Rei e Aika. “Shiori ti presento Akira Sendoh, il mio fidanzato.” Arimi guardò soddisfatta la faccia stupita di Shiori. Nel giro di due giorni tutta la scuola avrebbe saputo che stava con uno dei ragazzi più corteggiati di tutta la prefettura. Così avrebbe ripagato il caro Rei con la stessa moneta. ----------------------------------------------------------------- Nei giorni seguenti Shiori si presentò spesso in albergo con le scuse più banali. Akira e Arimi si trovarono quindi a recitare la parte degli innamorati. Quest’ultima si stava divertendo come una pazza. Avrebbe scommesso tutti i suoi risparmi sul fatto che subito dopo il loro primo incontro, quella gallina si fosse precipitata al telefono per riferire la notizia alle sue compari. Sendoh da parte sua si era calato molto bene nella parte del fidanzato. Non faceva che tenerla per mano, abbracciarla e baciarla. Certo non erano baci veri ma dall’esterno non si notava la differenza. La stessa Arimi a volte tendeva a scordarsi che era solo una finzione. Qualcuno però non apprezzava lo spettacolo. Rukawa non riusciva a sopportare tutte quelle esibizioni, che a lui sembravano tutto, tranne che finte. Quell’istrice stava approfittando della situazione. Così decise di parlare ad Arimi. “Ami-chan non ti sembra il caso di piantarla con tutta questa messa in scena? Non lo vedi che Sendoh se ne sta approfittando?” “Kaede non dire scemenze, Akira è stato solo gentile ad aiutarmi. Non riesco proprio a capire che cos’hai contro di lui.” “Ed è solo per reggerti il gioco che ti sta appiccicato tutto il giorno, vero? Vuoi finire con l’andarci a letto?” Arimi cominciava a perdere la pazienza, ultimamente non faceva che tenerle il muso ed era più scostante del solito. “No, non ho intenzione di andarci a letto, se è questo che ti preoccupa. Non che siano fatti tuoi, Kacchan. Non sei né mio padre, né il mio ragazzo, non hai alcun diritto di venire a dirmi quello che devo o non devo fare. Per quel che ti riguarda potrei anche portarmi a letto tutti i ragazzi della prefettura.” “Certo, hai ragione. Scusami se mi preoccupo per te.” Detto questo se ne andò sbattendo la porta e lasciando Arimi a domandarsi che cavolo gli fosse preso. ***continua*** Capitolo 4 Ospiti
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