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mercoledì 24 ottobre

 

Mou perde la testa

 

Una serata non facile per José Mourinho, alle prese da una parte con un Manchester United ritardatario per la seconda volta di fila in Champions, e dall'altra con le provocazioni del pubblico juventino.

 

Risposta di rito, con le tre dita alzate, rivolte alla curva bianconera, che ormai stanno diventando un marchio mourinhano, quasi un mantra. Al settore ospiti, ieri, ha ricordato il suo triplete del 2010. Lo stesso gesto qualche giorno fa lo aveva riservato ai suoi ex tifosi, quelli del Chelsea, anche loro poco cortesi con lui: "3" come i titoli vinti in Premier League con il club di Roman Abramovich. Ai giornalisti quel tre l'aveva sventolato alla fine di una conferenza stampa di qualche settimana fa chiedendo rispetto per quanto fatto fin qui. E non è la prima volta che il gesto è rivolto a una tifoseria italiana: era successo nel 2010-11, quando allenava il Real Madrid e l'avversario di turno era il Milan, sempre in Champions, e sempre, guarda caso, con Massimiliano Allegri sulla panchina avversaria.

Un gesto che è una coperta di Linus, buona per tutte le stagioni. Anche perché il tormentone è ricominciato: è arrivato il capolinea per Mourinho?

Se lo chiedono gli opinionisti tv, lo dice gran parte della tifoseria. Per ora a tenere duro è Ed Woodward, l'amministratore delegato del club. E per ora è l'unica cosa che conta.

La serata era iniziata nel peggiore dei modi. Il bus, così come contro il Valencia, è rimasto bloccato nel traffico e il tecnico ha adottato una soluzione estrema. Sceso dal mezzo, ha alzato il cappuccio della felpa sulla testa e si è incamminato fino allo stadio. «Non mi ha visto nessuno - rivelerà alle telecamere di BT Sport - sono arrivato qui camminando, volevo avvertire del problema: a me ci sono voluti due minuti a piedi, ma la squadra è bloccata da 45».

A nulla è servito cambiare albergo, dal Lowry all'Hilton, meno di un miglio dallo stadio. La polemica con la polizia della Greater Manchester, smorzata dopo la partita con il Valencia che era costata 13 mila sterline di multa ai Red Devils, è destinata a riprendere. Mou ha pure provato a buttarla sul "mal comune": «Anche la Juve ha avuto problemi». Ma i bianconeri sono stati puntualissimi, alle 18.57 orario di Sua Maestà. A bordocampo, infine, Mou ha scherzato con Allegri quando un solitario invasore ha cercato di stringere la mano a CR7 causando il meno grave dei ritardi di ieri sera. Poi ha seguito nervosamente mascherandosi dietro uno sguardo da sfinge.

Chiuderà senza alcun cambio rispetto all'il iniziale. L'ennesimo messaggio alla società in vista del mercato di gennaio: "Siamo questi - sembra dire tacitamente - non abbiamo alternative".

E alla fine riconoscerà la superiorità: «Loro migliori non solo perché hanno Cristiano Ronaldo e Dybala, certe squadre sono grandi perché organizzate difensivamente con un grande Bonucci e un grande Chiellini». Solo complimenti, ma soprattutto alla difesa: «La Juve è una squadra stabile che quando perde palla sa che dietro c'è chi dice "no problem, noi siamo qui". Meritavamo un punto, ma non è stato possibile».

 


martedì 23 ottobre

 

Donnarumma, l'ora della riflessione

 

Il fatto che Gigio Donnarumma abbia un "secondo" perfettamente in grado di fare il primo, sicuramente in questo momento non aiuta. Ma è figlio di decisioni passate, di una gestione, nei confronti del giovane portiere, che è stata sbagliata fin dall'inizio, da quando, cioè, si è deciso di procedere a quel folle rinnovo che ancora oggi è certamente una zavorra per il giocatore. Certo, tornare indietro non si può: ma se si tratta di analizzare la situazione Donnarumma, non si può nemmeno far finta di dimenticare tutto ciò che è stato fatto, con approssimazione, con dilettantismo, con errori su errori.

Intanto, partiamo dalla cosa più semplice: giovedì, contro il Betis, in Europa League, giocherà Reina. Certo, questo non ha nulla a che fare con la papera che ha regalato il derby all'Inter, ma intanto consente a Donnarumma di non essere immediatamente sotto pressione. Per di più a San Siro, davanti a quel pubblico con il quale c'è ormai da mesi un problema di rapporti. A volte la rottura è stata fragorosa, a volte si è instaurata una pace passeggera. Di sicuro, l'amore non è sbocciato e, forse, non sboccerà mai. Ecco, se non altro, si evita di trascorrere questi due giorni domandandosi come reagirà il popolo dello stadio al ritorno di Donnarumma in porta. Certo, non bisognerà attendere molto, perché domenica, contro la Sampdoria, Donnarumma sarà regolarmente al suo posto. E, di conseguenza, l'esame-tifo è solo rimandato di qualche giorno. Ma intanto, consente di prendere fiato.

Se Gattuso, che non ha mai perso occasione per sottolineare la professionalità e la serietà di Reina, al momento non è smosso dai dubbi di chi scegliere, certamente l'opinione pubblica ha meno certezze. Anzi, al limite, l'alternanza è anche già auspicata da non pochi, proprio in virtù del fatto che, prima o poi, la papera viene sempre fuori. Bisognerà essere molto bravi, anche da un punto di vista psicologico, a gestire la situazione: un anno fa, con il fratello e Storari come "vice", nemmeno si poteva prendere in considerazione l'idea di un'alternanza. Ma adesso, come detto, con Reina, è tutto cambiato. A livello di ipotesi, lo ribadiamo, e di chiacchiere.

Donnarumma è un talento, e anche un patrimonio del Milan: gestirlo in maniera corretta significa non solo tutelare il cammino della squadra, in campionato, ma anche tutelare i conti del club, che come sappiamo non sono particolarmente floridi, anche se la proprietà Elliott garantisce solidità e sicurezza.

Chi segue Donnarumma da tempo, afferma con certezza che ad un certo punto si è interrotto il percorso di crescita. E non è difficile individuare quel momento nel famoso contratto da sei milioni di euro firmato nell'estate 2017. Il talento, ovviamente, non si tocca e non si modifica. E questo gli consente di essere comunque un portiere top di essersi accaparrato con sicurezza la maglia che è stata di Buffon, in Nazionale.

Ma che non avesse più la coda di corteggiatori, come nel recente passato, lo si è capito proprio quest'estate, quando almeno cinque top club hanno cambiato portiere titolare, ma nessuno si è rivolto al Milan per avere una valutazione di Donnarumma. Ecco, già questo era un segnale importante e l'erroraccio del derby dà ragione a chi all'epoca ha deciso di rivolgersi altrove.

Resta da capire se, lontano dal Milan, Donnarumma sarebbe capace di riprendere quel percorso che si è bruscamente interrotto: le prestazioni in azzurro, le ultime almeno, lascerebbero aperto uno spiraglio. Ma per capirlo davvero, andrebbe venduto. E al momento, il Milan non ha alcuna intenzione di cambiare il suo numero uno.

 

La mia opinione su Donnarumma l'ho espressa in tempi meno sospetti:

Ho sostenuto e lo ribadisco che è un portiere mediocre.

Detto questo la rovina di questo ragazzo e di tanti altri (purtroppo) sono i procuratori e le società che li sostengono.

Non si può valutare un giocatore di appena 18anni 70-80 milioni di €. e fargli un contratto di 6milioni annui. Non ho ricordi in merito. Nemmeno i palloni d'oro Messi e Ronaldo hanno avuto valutazioni simili.

ps. Ho postato questa foto perché una cosa li accomuna: "le paperonzole"

 


lunedì 8 ottobre

 

Prove sparite e documenti schock

 

I legali dell’ex modella Mayorga che accusa Ronaldo di averla violentata nel 2009 sarebbero pronti a chiamare a testimoniare tutte le donne che in passato hanno frequentato il campione portoghese, anche solo come amiche.

 

Se le prove materiali sono andate tutte perse, come ha confermato dal Nevada la polizia, lo scandalo che coinvolge Cristiano Ronaldo diventa più che mai un caso basato essenzialmente sulle parole di lei contro le parole di lui, includendo le dichiarazioni pubbliche del giocatore ma anche quei documenti riservati che lui stesso aveva redatto per il suo vecchio di team di avvocati nel 2009.

Carte che, grazie a Football Leaks, sono state divulgate da Der Spiegel. La strategia dell’accusa, sostenuta dall’avvocatessa Leslie Stovall, diviene allora più chiara: provare a tirare dentro una terza donna. Chi?

Intanto quella che nel 2005 aveva sostenuto che Ronaldo l’avesse violentata in un hotel di Londra: accuse che caddero nel vuoto, l’attaccante portoghese, allora allo United, fu prosciolto e il caso fu chiuso lì da Scotland Yard.

Leslie Stovall, l’avvocatessa in prima linea nel sostenere l’accusa della Mayorga, ha dichiarato al Mail: «Ho ricevuto una chiamata da una donna che ha avuto un’esperienza simile». Ma non basta: secondo quanto dichiarato all’edizione domenicale del Mirror, i legali dell’ex modella che accusa CR7 di averla violentata nel 2009 sarebbero pronti a chiamare a testimoniare tutte le donne che in passato hanno frequentato il campione portoghese, anche solo come amiche. «Aiuteranno a costruire una immagine dei suoi comportamenti che potrebbe rivelarsi vitale per il nostro caso», ha spiegato Leslie Stovall.

Una ipotesi che ingolosisce molto i tabloid britannici ma che stuzzicherebbe la fantasia anche dall’altra parte dell’Oceano, visto che in ballo ci sarebbero anche Paris Hilton e Kim Kardashian, oltre a un po’ di starlette del Vecchio Continente, più o meno famose per qualche apparizione tv o, appunto, per qualche titolo di tabloid che le accostava al calciatore di turno.

 

Io sto con Ronaldo

 

La parte finale la dice lunga del perchè, a distanza di anni, rispolverano un caso tutto da decifrare. Perchè tutto questo non è uscito quando era al Real?...Vuoi vedere che andranno a verificare se da piccolo ha commesso atti impuri...Ridicoli.

 


venerdì 5 ottobre

 

Ritorna CR7

 

Torna Ronaldo, dopo il castigo Uefa pronto a riprendersi la Juventus.

 

Torna e c'è ancora qualcuno che fa le smorfie, giudica, opina, sentenzia sulle qualità del portoghese. Cristiano Ronaldo non ha bisogno di ulteriori pagelle e valutazioni, parla la sua storia, parlano i suoi gol e la sua professionalità. Oggi finisce in prima pagina per una vicenda di nove anni fa, tirata nuovamente fuori da una donna che lo denuncia per violenza.

E' la stampa, bellezza, è la voglia di volare come i piccioni e di defecare sui monumenti. Vedremo come andrà a finire la miserabile questione, già alimentata dai dollari e ora rilanciata da richieste ultramilionarie. Ronaldo si difende, lo può e lo deve fare. Di certo le voci e le accuse sono abominevoli come l'atto di cui sarebbe imputato, l'uomo saprà come agire e reagire, ne ha i mezzi e la volontà. Il calciatore già risponde con i fatti, sul campo, anche se si agitano e resistono i sapienti che lo vorrebbero presente con due, tre, quattro gol in ogni esibizione, perché altrimenti, non sarebbe il vero Ronaldo, anzi sarebbe un flop, un fallimento per chi ha voluto investire quasi mezzo miliardo per portarlo a Torino.

Nel caso suo il giovanilismo non conta, gli anni, e sono trentatré, vengono annullati dalla classe, dallo stile, dall'impegno, dalla potenza esplosiva, dalla differenza che esiste tra un campione e un ottimo calciatore. L'anagrafe è un buon alibi quando si vogliono tagliare teste, scrivo apposta teste perché in un questo mondo si bada più alla faccia che alla testa, più all'immagine che alla sostanza, alla polpa. Contano, come nel caso di Ronaldo, l'esperienza, la fame, l'impegno, il credito internazionale.

Cristiano Ronaldo ha sodali molto più giovani di lui, promettenti, scattanti, tatuati ai massimi (il portoghese rifiuta questa moda essendo donatore di sangue, tanto per dire), ma lo loro gioventù viene messa da parte dai Chiellini o dai Barzagli, per limitarmi alla Juventus, per non parlare di De Rossi o Higuain, Masiello o Papu Gomez, detti cosi a caso.

A Udine si rivede, dunque, la Juventus di Ronaldo e si vede, mi auguro, la Juventus di Dybala. Con questi due la squadra ha un altro codice, con l'aggiunta di Bernardeschi ha un altro censo.

E se qualcuno avesse ancora dei dubbi, si occupi allora di tagliatelle e bolliti.

 


venerdì 5 ottobre

 

Le intercettazioni sull’inchiesta del suicidio Bucci

 

L’inchiesta di Report relativa ad alcuni biglietti lasciati dall’ex direttore bianconero all’emissario di Dominello, capo del gruppo ultras dei Drughi, al fine di rivenderli.

 

La Juventus è ancora scossa dalle dimissioni di Beppe Marotta che ha deciso di lasciare il club bianconero dopo 8 anni a Torino. Le dimissioni sono state annunciate dal dirigente al termine della vittoria contro il Napoli all’Allianz Stadium, un momento di festa guastato da questa notizia arrivata come un fulmine al ciel sereno per i tifosi della Vecchia Signora.

Oltre alla notizia della separazione dalla Juventus, Marotta è tornato al centro dell’attenzione per un video pubblicato su Twitter dalla trasmissione Rai Report riguardante un’inchiesta sul suicidio di Raffaello Bucci, capo ultrà dei bianconeri deceduto nel luglio del 2016, precipitando da un viadotto dell’autostrada Torino-Savona. Il decesso di Bucci è arrivato il giorno successivo alla testimonianza resa nell’inchiesta di ‘ndrangheta nominata Alto Piemonte.

 

Sigfrido Ranucci, conduttore di Report, ha parlato a Marte Sport Live dell’inchiesta: «Siamo abituati a vedere del fango ma questa cosa ci ha impressionatiIl calcio è ancora malato e non riesce a curarsi. La puntata di Report ci sarà il 22 ottobre, e racconteremo il misterioso suicidio di Raffaello Bucci, anello di congiunzione tra società e tifosi, poiché pensava di essere anche lui sotto indagineMostreremo documenti e intercettazioni che non riguardano solo Marotta ma tutta la dirigenza della Juventus. Nelle ore precedenti al suicidio di Bucci ci sono state dinamiche impressionanti, che abbiamo raccolto tramite testimonianze. Questa puntata è destinata a fare rumore anche a livello internazionale. Ripeto: non è coinvolto solo Marotta ma tutta la dirigenza della Juve, è un vero e proprio mostro». I dettagli dell’inchiesta verranno svelati nella puntata intera del programma della televisione di stato.

 

Il cronista di Report racconta: «Il direttore sportivo della Juventus Beppe Marotta, nell’ottobre del 2013, in occasione di Juve-Real Madrid, lascia cinque biglietti della sua riserva personale a Rocco Dominello, figlio del boss, che deve rivenderli. Questo è lo scambio di messaggi con un intermediario, che deve rivenderli»…

-Direttore buongiorno io parto domattina per Madrid per i 5 biglietti come possiamo fare, me li lascia lei da qualche parte oppure ci incontriamo veda lei.
-Ti informo io. Ciao.

-Ti ho lasciato la busta al Principi, hotel. Alla reception c’è una ragazza bionda, li ho lasciati a lei.
-Va bene, grazie mille
-Ciao Fabio ci vediamo in sede.

-Tutto ok per i biglietti?
-Sì direttore, grazie, speriamo bene.
-Ok, mi raccomando, massima riservatezza, B.
-Come sempre nessuno lo sa’.

 

Qualche mese dopo, Marotta incontra in un bar Dominello e accetta di far sostenere un provino per le giovanili a un ragazzo. Si chiama Mario Bellocco, figlio di Umberto, esponente di spicco del clan di Rosarno.

 


martedì 2 ottobre  

 

Il tecnico: "servirà la perfezione"

 

Seoane: "in Champions non viene concesso il minimo margine d'errore. Peccato per l'assenza di Ronaldo".

 

Novanta minuti per regalarsi una fiaba. Di quelle da raccontare ai nipotini, tra trent'anni o giù di lì, davanti al camino. E se i tre punti rappresentano un sogno nemmeno sussurrato, per lo Young Boys il lieto fine a Torino si materializzerebbe anche sotto forma di un pareggio.

Ne sa qualcosa Steve Von Bergen, esperto capitano della formazione svizzera con trascorsi in Italia a Cesena, Genova sponda rossoblù e Palermo. «Non ho ricordi particolarmente piacevoli legati alle mie precedenti sfide alla Juventus — ha scherzato ieri nella conferenza stampa della vigilia —, quando ho giocato in Italia non ho raccolto molti punti contro di loro. Anzi, uno soltanto».

Correva la stagione 2010/2011, la Juve era quella claudicante di Delneri e il centrale classe '83 alla sua prima esperienza italiana vestiva la casacca dei romagnoli: 2-2 al Manuzzi, con Jimenez e Parola a rispondere alla doppietta di Matri. «Ma d'altronde stiamo parlando della squadra più importante d'Italia — si è poi quasi giustificato —, anche le statistiche in Europa raccontano della sua forza. Come in ogni sfida di questo girone, non abbiamo alternative: per ottenere un risultato positivo, saremo costretti a disputare la partita perfetta».

Medesima linea d'onda surfata dal giovanissimo tecnico svizzero Gerardo Seoane, coetaneo di Buffon con i suoi 40 anni ancora da compiere. «Siamo consapevoli dell'altissimo livello della Champions League, palcoscenico che non ci concede il minimo margine d'errore: dovremo riuscire a fare sempre la scelta corretta, così da risultare efficaci tanto in fase difensiva quanto offensiva».

Senza i lungodegenti Wuthrich e Lotomba, senza l'assente dell'ultima ora Mbabu. Costretti questa sera a guardare da fuori i compagni in campo proprio come Cristiano Ronaldo in casa bianconera. «Siamo sinceramente dispiaciuti per il fatto che non possa essere della partita — ha spiegato ancora Seoane —, perché ogni volta vogliamo confrontarci con i migliori giocatori possibili. Sfidarlo per noi avrebbe rappresentato una grande avventura, detto ciò al suo posto scenderà sicuramente in campo un altro campione affermato: la Juve ha alternative eccezionali in ogni reparto del campo». Per fronteggiare uno Young Boys battuto all'esordio tra le mura amiche dal Manchester United di Mourinho, ma ringalluzzito dal nove su nove collezionato finora in campionato: «Un filotto che ci ha dato grande fiducia, ma siamo consapevoli della differenza di livello tra le due competizioni...».

 


lunedì 1 ottobre  

 

Domani lo Young Boys

 

Kedira spera. Il centrocampista tedesco è tornato ad allenarsi in gruppo e tenta il Tecnico in vista della gara di domani in Champions. Dubbio Douglas Costa.

 

La Juventus di Valencia si è dimostrata più forte di due grossi imprevisti: l'iniziale infortunio di Sami Khedira alla coscia e l'ingiusta espulsione di Cristiano Ronaldo dopo mezzora.

Domani sarà di nuovo Champions League e allo Stadium arriva lo Young Boys (ore 18.55). CR7 sconterà il turno di squalifica, ma a sorpresa potrebbe essere protagonista il centrocampista tedesco. Ieri il pretoriano di Massimiliano Allegri, inizialmente atteso in campo dopo la sosta per le nazionali, è tornato ad allenarsi in gruppo. In giornata sosterrà un nuovo provino, quello decisivo: in caso di semaforo verde l'ex Real Madrid e Stoccarda verrà convocato con buone possibilità di scendere in campo anche dal primo minuto contro gli svizzeri. Khedira non è nuovo a rientri a sorpresa e a grandi prestazioni senza lunghi rodaggi.

Il Conte Max si fida talmente tanto del tedesco che, se può, non rinuncia mai alla sua intelligenza tattica. Khedira è un giocatore esperto e di spessore internazionale: sa gestirsi e soprattutto interpreta alla perfezione i momenti della gara. Ecco perché, pure se non al cento per cento, sarebbe un rientro prezioso per la Juventus: una guida sicura per non sottovalutare lo Young Boys e conquistare la seconda vittoria consecutiva nel girone. Battere gli svizzeri è indispensabile per poi affrontare con maggiore serenità (e più punti) il doppio confronto ravvicinato con il Manchester United.

Khedira spera di giocare accanto a Miralem Pjanic e Blaise Matuidi. Dipenderà dalla rifinitura: di sicuro lo staff bianconero non correrà rischi inutili perché una ricaduta complicherebe non solo la trasferta di sabato a Udine ma anche la ripresa post sosta. Dovesse prevalere la prudenza, al suo posto spazio a uno tra Emre Can o Rodrigo Bentancur.

Meno ottimismo, invece, sul fronte Douglas Costa. Il brasiliano è squalificato in campionato e in dubbio in Charnpions a causa dell'infortunio subito a Valencia. Allegri nel post Napoli si è augurato di recuperarlo per la sfida di domani contro lo Young Boys. Una piccola possibilità esiste, ma nel quartier generale della Continassa prevale il pessimismo e la sensazione è che l'ex Bayern possa tornare in campo dopo la pausa. Allegri sfrutterà l'allenamento di quest'oggi per sciogliere gli ultimi dubbi, a partire dall'assetto: 4-3-3 o rilancio del 3-5-2 già visto contro il Bologna con Andrea Barzagli in difesa accanto a Leonardo Bonucci e Giorgio Chiellini.

Juan Cuadrado, Alex Sandro e Joao Cancelo si giocano i due posti in fascia: i favoriti sono i primi due. Senza Ronaldo, Paulo Dybala e Federico Barnardeschi sono in corsa per il posto accanto a Mario Mandzukic: ma potrebbero anche giocare tutti e tre.

 


domenica 30 settembre  

 

L'arbitro di ferro

 

Il calcio da l'addio a Luigi Agnolin. Ha diretto 226 gare in A. Storica la lite con Bettega.

Era uno dei direttori di gara più temuti a cavallo degli Anni 70 e 80, severo ma giusto: è scomparso all'età di 75 anni Luigi Agnolin.

 

Di lui si ricordano diversi scontri con giocatori famosi nel corso delle 226 gare dirette in Serie A, seguite da alcune brevi parentesi come dirigente sportivo (dg della Roma, ad di Venezia e Verona), da un'intensa esperienza come moviolista televisivo e da diversi ruoli all'interno dell'Aia, della quale è stato commissario straordinario nel 2006.

Fra i vari alterchi è passato alla storia quello con Roberto Bettega che, in un derby del 1980, viene "zittito" da Agnolin. Anche se non esisteva la diretta tv e le telecamere erano poche, ha fatto scalpore la frase catturata all'arbitro di Bassano del Grappa all'indirizzo del bomber della Juventus e della Nazionale: per alcuni avrebbe detto "vi faccio un c..così" per altri "mi te tasso un cesto cussì". Un episodio che gli è costato quattro mesi di sospensione e il soprannome di arbitro anti-Juve.

Anni dopo ha squalificato per una giornata Michel Platini perché il francese nel tunnel che porta agli spogliatoi gli disse come battuta "Ma perché quando c'è lei perdiamo sempre?".

 

 

I contrasti non si sono limitati al campo, ma pure con le istituzioni calcistiche.

Nel 1983 è arrivato ai ferri corti con la Can (Commissione Arbitri Nazionale) per via del suo look: Agnolin infatti si è fatto crescere la barba nonostante i diversi inviti a radersi.

Arbitro dal 1961, figlio d'arte (il padre Guido arbitrò 155 partite di serie A), Agnolin ha esordito il 18 marzo 1973 in Fiorentina-Cagliari (3-0). Nominato arbitro internazionale nel 1978, rappresenta l'Italia ai Mondiali in Messico nel 1986 - dove viene giudicato il migliore del torneo) e a Italia '90. Nell'87 ha diretto la finale di Coppa delle Coppe (Ajax-Lokomotiv Lipsia 1-0), nell'88 quella di Coppa dei Campioni (Psv Eindoven-Benfica 6-5 ai calci di rigore).

Entra in polemica anche con il segretario della Fifa Joseph Blatter e con Antonio Matarrese.

Nel 2012 viene inserito, con il collega Paolo Casarin, nella Hall af fame del calcio italiano. Nel week end gli arbitri scendono in campo con il lutto al braccio.

 


venerdì 28 settembre  

 

Arriva Conte?

 

Male tendente al malissimo. L'ennesima prestazione non all'altezza della squadra. Il tecnico vede traballare la panchina dopo il brutto match con l'Empoli.

 

Gattuso non può non scricchiolare, visto che non vince da un mese, ha una media punti imbarazzante, la squadra si accartoccia su se stessa e già quattro giorni fa Leonardo aveva fatto capire di averne a sufficienza di prestazioni calanti. Ecco, il problema è che a 45 giorni dall'avvio del campionato, non c'è una sprazzo di crescita: sempre gli stessi errori, terza rimonta subita praticamente senza reagire, davanti a Gordon Singer, emanazione della proprietà. E se almeno Napoli e Atalanta avevano toccato vette di rendimento, l'Empoli ha solo svolto il compitino. Che poi l'errore decisivo sia stato compiuto da Romagnoli, il capitano, è un altro segnale che la barca potrebbe avere perso fiducia nel suo timoniere.

Certo, se vogliamo pensare che il difetto attuale del Milan sia solo la mancanza di continuità, non si può uscire dallo stadio di Empoli convinti che la problematica sia stata superata. Anzi, se possibile, le criticità sono aumentate. I rossoneri giocano a tratti, più che a strappi: confermano una buona capacità di palleggio, la bontà tecnica di molti giocatori, ma al tempo stesso sembrano talvolta piacersi troppo, guardarsi troppo allo specchio. Con l'inevitabile conseguenza di concedere troppo agli avversari. Ma soprattutto, concedono troppo. E reagiscono poco.

Già nel primo tempo, al di là del fatto che l'Empoli non avesse sfruttato le occasioni, il Milan era infatti riuscito a concedere per due volte ai toscani l'uomo solo davanti a Donnarumma. Per carità Bennacer, giocatore che fin d'ora si può ipotizzare destinato ad altri lidi e ad altre categorie, ha inventato due assist da urlo, con un lungolinea il primo, e con una rasoiata a tagliare trasversalmente il campo il secondo. Ma la difesa del Milan non è apparsa impeccabile nemmeno in queste occasioni. E già fin da allora si era capito che non sarebbe stata una passeggiata di salute, la trasferta in Toscana. Tutto ciò non toglieva nulla alla legittimità del risultato del primo tempo: se infatti il gol del Milan era giunto grazie a un combinato composto da errore e fatalità (imperdonabile l'errato disimpegno di Krunic, sfortunatissima la deviazione di Capezzi su conclusione di Biglia), ci sono state tante e tali occasioni che hanno confortato la sensazione di superiorità rossonera. Vanificate soltanto da almeno un paio di prodezze da parte di Terracciano, assurto in tal modo a migliore empolese del match, al pari del già citato Benacer. E alla fine protagonista assoluto, essendosi ripetuto anche nel concitato forcing finale rossonero. D'altra parte, se già la differenza dei valori era evidente a livello di rosa, le assenze importanti nei toscani, privi di Antonelli, Pascual, Acquah e pure Zajc, squalificato. Hanno amplificato questo divario, pur ricordando che il Milan non aveva un attaccante di ruolo, vista ('indisponibilità di Higuain e le difficoltà di Cutrone.

Tutto giusto, tutto chiaro, ma non può bastare a giustificare il calo della ripresa, i regali all'Empoli: se non chiudi il match, tieni vivo l'avversario. E se gli regali pure il gol del pari, allora sei prossimo al suicidio. Incomprensibile e ingiustificabile l'errore di Romagnoli. Il pari è una pugnalata anche per Gattuso: forse, invece di pensare alle spie, pensasse al Sassuolo, ieri vittorioso a Ferrara.

Se non vincesse nemmeno lì, dove trascorrerebbe la pausa del campionato?

 


giovedì 27 settembre  

 

Questo gol mi ridà fiducia

 

Paulo si sblocca e si commuove nell'ottavo anniversario della morte del papà. Cresce l'intesa con Ronaldo. "Si migliora con il tempo, allenandosi e giocando insieme ma l'importante è che la Juve vinca."

 

Ronaldo lo accarezza, lui abbassa la testa e si commuove indicando il cielo, come sempre per dedicare il gol al papà, mancato esattamente otto anni fa. Paulo Dybala torna al gol dopo 144 giorni e l'esultanza è un eruzione di felicità e sollievo che sciolgono le tensioni che gli si annodavano dentro. E' una serata perfetta in cui alla libertà concessagli da Allegri nel 3-5-2 si unisce quella altrettanto generosa della fase difensiva bolognese.

Il gol, poi, arriva all'11 così che Dybala si alleggerisce subito del fardello psicologico che - inutile negarlo - lo zavorrava un poco. «Il gol mi darà ancor più fiducia di quella che avevo», ammetterà dopo, precisando però che «lavoro per dare il meglio alla squadra, non avevo fatto brutte partite. Però è giusto chiedere di più, è giusto che i tifosi chiedano di più. Sono arrivati calciatori importanti. La Juve più forte di sempre? Lo vedremo».

E' una partita brillante e attiva, quella di Dybala contro il Bologna, nella quale finisce per essere più al centro del gioco e della manovra bianconera di quanto lo sia Cristiano Ronaldo, con il quale l'intesa dà timidi segni di miglioramento, senza però essere ancora a un livello accettabile. Per quella serve pazienza: alla fine è la terza partita che iniziano insieme, riparliamone a dicembre, non prima. «Con Cristiano c'è entusiasmo, stiamo facendo bene, dobbiamo continuare così. Come si migliora? In allenamento, in partita. Non giochiamo solo per Ronaldo, vogliamo aiutarlo a segnare, ma l'importante è vincere».

 

Anche la forma dei due appare differente: ieri è stata la prima gare in cui Dybala ha dato l'impressione di essere più a suo agio atleticamente, mentre Ronaldo corre come un matto già dalla prima giornata. Se il matrimonio funzionerà lo si scoprirà nella fase cruciale della stagione, ora Allegri lavora con calma e saggezza al fidanzamento tattico. Quando, al minuto 85', Dybala ha gestito con classe un pallone al limite dell'area cercando CR7 in profondità il tecnico aveva gli occhi a cuoricino. E' il primo a credere che i due possano trovare una compatibilità devastante per qualsiasi difesa. L'effetto rinfrancante del gol intanto restituisce ad Allegri un Dybala meno ansioso, più brillante e propositivo.

Come, a essere machiavellici, il mancato gol di Cristiano Ronaldo è un'altra buona notizia, perché gli rende un CR7 famelico proprio a tre giorni dalla partita contro il Napoli, primo autentico scontro diretto del campionato: «E' una partita che può valere tanto», conferma Dybala.

Sarà anche il primo big match per lo straordinario portoghese, ieri un po' musone nell'uscire dal campo, come sempre quando non timbra il cartellino. Anche in questo caso siamo nell'ambito della normalità nell'anormalità di un fenomeno assoluto e diverso da tutti gli altri. Per una sera è un po' meno protagonista e lascia spazio al ragazzino che gli è piaciuto fin dal primo giorno alla Continassa.

Correndo in scia di CR7, Dybala può continuare la sua resurrezione: il gol di ieri è un trampolino per quel salto di qualità che deve restituire al mondo quella meravigliosa promessa di campione, ormai pronta a essere mantenuta.

 


mercoledì 26 settembre  

 

Niente ritiro per gara

 

"Col Bologna bisogna vincere e l'aspetto mentale sarà fondamentale"

 

Massimiliano Allegri ama la statistica e nei suoi calcoli la partita di stasera contro il Bologna rientra negli appuntamenti magari poco glamour, ma molto più che determinanti per la conquista dello scudetto. «Dobbiamo arrivare allo scontro diretto di sabato contro il Napoli con minimo tre punti di vantaggio, per cui dobbiamo battere la squadra di Pippo Inzaghi. Servirà una partita matura e responsabile come a Frosinone. L'aspetto mentale contro il Bologna sarà fondamentale, vietato prenderla con superficialità».

Il messaggio è chiaro, l'applicazione intelligente ma tutt'altro che scontata. La scossa c'è, mascherata sotto forma di carezza. Niente ritiro pre gara, niente nottata in hotel.

I giocatori ieri sera hanno dormito a casa propria e in mattinata si ritroveranno per la colazione e la rifinitura allo Stadium, poi la squadra proseguirà nel rituale tradizionale: pranzo insieme, riposo, riunione tecnica, viaggio in pullman verso la casa bianconera, riscaldamento, partita.

Sembra un controsenso, vista la richiesta allegriana di serietà e responsabilità. In realtà non lo è, anzi. Ogni allenatore ha i suoi metodi. C'è chi in questi casi alza la tensione, allunga il ritiro per evitare cali e cattive sorprese e fissa riunioni ulteriori per ridurre le possibili distrazioni.

Allegri, grande tecnico e fine psicologo, è diverso. Il livornese è un tecnico bravo a percepire i momenti. Quando c'è da arrabbiarsi e alzare la voce non si tira indietro, ma da abile gestore ama responsabilizzare i propri giocatori. L'occasione non è casuale: capita in mezzo a un periodo di partite ogni tre giorni con tanti viaggi. Nell'atteggiamento di Frosinone l'allenatore bianconero ha colto segnali positivi e così ieri ha attuato la fase due: giocatori in famiglia. Un modo per rompere la routine, una sorta di patto tra uomini con lo spogliatoio: godetevi i vostri cari, ma poi in campo voglio delle belve.

 

Giorgio Chiellini e compagni ieri sera hanno vissuto una vigilia diversa dal solito - più da Liga che da serie A- e oggi, anche solo per non passare per quelli che se vengono responsabilizzati tradiscono alla prima occasione, c'è da scommettere che affronteranno il Bologna come fosse il Napoli.

 


lunedì 24 settembre  

 

"Perchè non ci hanno fatto giocare di lunedì?"

 

Il Chelsea sbatte contro il muro West Ham nel derby londinese valido per la sesta giornata del campionato inglese.

 

Niente da fare per Maurizio Sarri, che manca di pochissimo la chance di diventare il terzo allenatore di sempre a vincere tutte le sue prime sei partite in Premier League.

Un pareggio a reti inviolate, il primo in stagione per i Blues, che regala così il primo posto in solitaria per il Liverpool, proprio alla vigilia di quella che sarà la settimana del doppio incontro tra le due formazioni sorpresa di questa prima parte della stagione. Troppi errori e si che i pronostici della vigilia erano tutti per i Blues. Del resto, la squadra di Sarri ha impressionato non solo per il gioco ma anche per la capacità di andare a rete.

Mentre il West Ham sta ancora trovando la giusta quadratura dopo un inizio complicato di stagione il Chelsea però, in quello che è il suo derby numero 600 in massima serie, paga forse i troppi errori là davanti. Perché mentre la squadra di Sarri conta un possesso palla del 72% e un numero di tiri totali pari a 17 (contro i 6 del West Ham), i Blues hanno sprecato troppo, compresa la clamorosa occasione di Willian negli ultimi secondi di gara. Buona gara invece per il West Harn, che guadagna un punto importantissimo contro una delle squadre più in forma del campionato, riuscendo anche a creare qualche importante occasione da rete.

Sarri però non ci sta a chiamare il pareggio un brutto risultato: «Il West Ham è una buona squadra, dopo la vittoria contro l'Everton hanno ripreso fiducia. Non si possono vincere tutte le partite».

Il tecnico italiano però non resiste a lanciare una frecciatina alla FA, visto il poco riposo concesso al Chelsea dopo il loro impegno in Europa League di giovedì sera: «Non so perché in Inghilterra non si possa chiedere lo spostamento della partita al lunedì sera dopo una gara in trasferta di Coppa, in Italia è normale».

Ora però il Chelsea dovrà voltare pagina in fretta.

Questa settimana i Blues affronteranno due volte il Liverpool, prima in Coppa di Lega e poi in campionato, e Sarri sembra sentire la pressione: «Sono più avanti rispetto a noi. Dobbiamo giocare contro una grande squadra che ha lo stesso allenatore da anni, noi abbiamo iniziato a lavorare assieme 40 giorni fa. Magari in un anno saremo al loro stesso livello».

Di una cosa Sarri però può essere contento, l'ennesima prestazione da leader di Jorginho. Un po' più in ombra del solito, più per la mancanza di aiuto da parte di compagni, il centrocampista azzurro è sempre di più il fulcro del gioco del Chelsea. Sono 628 i passaggi completati dall'ex Napoli in campionato, nessuno ha fatto meglio di lui tra i Blues. Un'eventuale vittoria contro il Liverpool passerà, soprattutto, dai suoi piedi.

 

Come sapete la Treccani ha inserito tra i neologismi dell'anno la parola "sarrismo", termine coniato proprio per definire la spettacolare filosofia di gioco ideata dall'ex tecnico del Napoli.

Io aggiungerei anche la filosofia del pianto. Primo mezzo passo falso e già si lamenta del poco riposo dei suoi e mette le mani avanti prima di affrontare il Liverpool. Praticamente da Napoli a Londra non è cambiato nulla.

 


giovedì 20 settembre  

 

Da cacciare

 

Ci eravamo illusi che, andatosene Collina, ex miglior arbitro del mondo mai diventato il miglior designatore del mondo, gli arbitraggi nelle coppe europee sarebbero stati migliori. Macché.

Toccato il fondo nella passata stagione, i neosottoposti di Rosetti hanno cominciato a scavare, come ha fatto la scandalosa coppia crucca Byrch-Fritz a Valencia dove ha inverecondamente espulso Ronaldo, macchiandosi di un'immane soperchieria. Un autentico insulto al calcio. Reso ancora più urticante dal rigore pro Valencia che Byrch ha inventato all'ultimo minuto.

Ma lo strepitoso Szczesny ha fatto piazza pulita di questa ennesima, scandalosa decisione del tedesco che, assieme al suo degno compare, dovrebbe essere espulso dai ranghi Uefa, tanto vergognosa è stata la direzione di gara alla quale ha fatto da contraltare la straordinaria prova di una Juventus più forte di tutto, capace di vincere al Mestalla nonostante sia stata ridotta in dieci contro undici per un'ora, nonostante l'espulsione di Cristano, gli infortuni di Khedira e Douglas Costa.

Un'impresa da dedicare a CR7 per il modo e per la forza e l'orgoglio con cui è stata ottenuta, la vittoria di Valencia è destinata a risultare di fondamentale importanza nel prosieguo Champions. Conferma la solidità delle ambizioni europee bianconere, la cui rosa è stata qualitativamente elevata non soltanto grazie al colpo del secolo ma anche in virtù degli arrivi di gente come Emre Can e Cancelo. Al tempo stesso, grazie all'autorevole voce di Agnelli, la Juve farà ben e a riproporre subito la questione arbitrale sul tavolo Uefa.

Ceferin e il cerchio di Nyon, con antidiluviano fervore si oppongono al Var nelle Coppe. Bisognerà spaccare i timpani a chi fa finta di non sentire difendendo gli errori e gli orrori dell'eurocongrega arbitrale, di cui Byrch & Fritz sono i campioni.

Da cacciare.

 


mercoledì 19 settembre  

 

Stasera si parte...I dubbi di Allegri

 

Bonucci e Chiellini, Pjanic e poi Ronaldo.

Davanti a Szczesny la Juventus che stasera sfida il Valencia ha una spina dorsale certa. Meno sicurezze ci sono invece sugli esterni, fra l'altro i settori più delicati visto che proprio sulle fasce la squadra di Marcelino produce più gioco e schiera gli uomini più pericolosi. Proprio per questo è certa una difesa a quattro, con Cuadrado e Cancelo coppia di terzini favorita (con il portoghese a sinistra) e Alex Sandro terzo incomodo.

 

 

A centrocampo Allegri ha ipotizzato sia l'assetto a due centrali che quello a tre: 4-3-3 o 4-4-2. Tre nomi sono certi comunque: Khedira, Pjanic e Matuidi, con il francese che farebbe l'esterno di sinistra in caso di centrocampo a quattro, ruolo che ha già ricoperto nella Francia mondiale e in passato anche nella Juventus.

In attacco Mandzukic è favorito su Dybala nel ballottaggio accanto a CR7 annunciato dallo stesso Allegri (l'uscita del croato a mezzora dalla fine contro il Sassuolo è servita presumibilmente a farlo riposare in vista di stasera), mentre più equilibrio c'è tra Bernardeschi e Douglas Costa.

L'azzurro però è leggermente favorito, visto che il brasiliano potrebbe non essere sereno dopo il caos seguito al suo sputo a Di Francesco (con un occhio da tenere puntato sul terzo incomodo Cuadrado, qualora i terzini fossero Cancelo e Alex Sandro).

 


 

lunedì 17 settembre

 

Domani al via la Champions League

 

Vediamo come stanno le squadre che sfideranno le quattro italiane.

 

Dopo una lunga attesa, la Champions League, la competizione dove i veri protagonisti sono i campioni e i giocatori più forte del mondo, è pronta ad allietare i martedì e i mercoledì di tutti gli appassionati di calcio.

La rincorsa alla Coppa delle grandi orecchie vedrà protagoniste anche quattro formazioni italiane, Juventus, Napoli, Roma e Inter che partono con ambizioni differenti ma l’eguale voglia di essere protagoniste. Le quattro italiane sono attese subito da impegni delicati, che se vinti potrebbero dare fiducia in vista di un cammino comunque tortuoso. Ma come stanno le avversarie nel girone delle nostre avversarie.

Ecco squadra per squadra, i risultati nel weekend.

 

Inter (Girone B)

 

Se i nerazzurri hanno fallito contro il Parma, l’appuntamento con la prima vittoria stagionale a San Siro: anche il Tottenham, prossimo avversario dei nerazzurri nella prima gara del girone, si avvicina a questa sfida con una sconfitta di misura maturata contro il Liverpool di Jurgen Klopp.

Nessun problema invece per il Barcellona, corsaro sul campo della Real Sociedad, mentre successo esagerato del PSV contro il Den Haag.

 

Tottenham-Liverpool 1-2 (39' Wijnaldum, 54' Firmino, 93' Lamela) REPORT Real Sociedad-Barcellona 1-2 (12' Aritz Elustondo, 63' Suarez, 66' Dembelé) REPORT Den Haag-PSV 0-7 (18’, 73’ Lozano; 47’ de Jong, 54’, 95’ Pereiro, 75’ Gutierrez, 92’ Bergwjin)

 

Napoli (Girone C)

 

Partenopei attesi subito da una gara su un campo caldissimo come quello di Belgrado, contro la Stella Rossa: formazione che tecnicamente non può far paura alla squadra di Ancelotti anche se i serbi guidano la Superliga a punteggio pieno e sabato hanno rifilato un 6-0 al malcapitato Radnik.

Vittorie anche per PSG e Liverpool, le due avversarie contro cui il Napoli dovrà giocarsi la qualificazione alla seconda fase.

 

Stella Rossa-Radnik 6-0 (33’, 62’ Boakye; 41’ Marin, 52’ Cafu, 73’ Causic, 82’ Stojiljković)

Tottenham-Liverpool 1-2 (39' Wijnaldum, 54' Firmino, 93' Lamela)

PSG-Saint Etienne 4-0 (23’ Draxler, 51’ Cavani, 76’ Di Maria, 84’ Diaby)

 

Roma (Girone F)

 

Giallorossi attesi subito da un esame durissimo contro i campioni d’Europa in carica del Real Madrid che, proprio come la Roma, ha ottenuto un pari esterno sul campo dell’Athletic Bilbao.

Successi per le altre due squadre del girone Viktoria Plzen e CSKA Mosca.

 

Athletic Bilbao-Real Madrid 1-1 (32' Muniain, 63' Isco)

Viktoria Plzen-Opava 1-0 (87’ Hrosovsky)

Ufa-CSKA Mosca 0-3 (47’ Calov; 59’, 63’ Zhamaletidnov)

 

Juventus (Girone H)

 

A punteggio pieno in campionato e con un Cristiano Ronaldo finalmente sbloccatosi in zona gol, la Juventus non può temere un Valencia incapace di trovare la via del gol contro il Betis Siviglia.

Successo prezioso per il Manchester United contro il Watford e per lo Young Boys, vincente ai supplementari in Coppa di Svizzera contro lo Schaffhausen.

 

Valencia-Betis Siviglia 0-0

Watford-Manchester United 1-2 (35' Lukaku, 38' Smalling, 65' Gray) REPORT Schaffhausen-Young Boys 2-3 (69’ Sulejmani, 70’ Del Toro, 87’ Ngamaleu, 97’ Nkici, 120’ Ali Camara)  

 


 

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