Versailles negli occhi dei Francesi

 

In questa sezione saranno gli stessi Francesi che vissero alla Corte di Luigi XIV (e non solo) a parlarci di Versailles.Le loro parole hanno superato il tempo per descrivere e talvolta rendere giustizia, e sono lo specchio di una intera epoca.

 

 

“Il re per Versailles darebbe tutte le sue donne”

Roger Bussy-Rabutin

 

 

“Versailles è la più grande meraviglia della Francia regale”

Ernest Renan

 

 

“Versailles ha visto passare tutto sulle sue lastre di marmo: i re, i poeti, i ministri, i cortigiani,i confessori, le amanti ufficiali e no, le regine senza potere e quelle che ne avevano troppo, gli ambasciatori, i generali vincitori o vinti, i piccoli abati e le gran dame, la spada e la toga, la bassezza, il genio che è raro, la virtù che è più rara ancora in alti luoghi, lo spirito che non vi manca, la stupidità che vi abbonda, il vizio che vi si espande senza pudore!Tutta questa folla ha passeggiato per secoli sotto quelle volte dorate e ogni giorno il suo torrente si faceva più impetuoso, più mescolato, più rumoroso.Ogni giorno essa dava più libero sfogo alle sue passioni, alle sue fantasie.Ogni giorno era più ardente e più ebbra e parlava più alto.

Fortoul

 

 

“Il palazzo di Versailles che egli (Il Re sole) costruì è in realtà un massiccio monumento alla gloria.La Corte che egli creò era progettata per adulare la vanità.Era il palcoscenico misurato per il suo Ego smisurato, per il Re Sole, centro d’attrazione di tutti gli occhi francesi.Era uno spettacolo permanente per la nazione.

Joanna Richardson (1973)

 

 

“Sono il Sole.Voglio che nei miei castelli ci sia sempre una luce immensa e che vi si ammiri tutto il lusso possibile.

Il Re Sole

 

 

“Saint Germain, unico luogo per raccogliere le meraviglie della vista, con gli incanti e le comodità della Senna, infine una città tutta fatta e la cui posizione intratteneva da sola, Luigi XIV l’abbandonò per Versailles, il più triste e il più ingrato di tutti i luoghi, senza vita, senza boschi, senz’acqua, senza terra, perché tutto vi è sabbia mobile o acquitrino, di conseguenza senz’aria, il che non può essere buono.

Il re si compiacque di tiranneggiare la natura, di domarla a forza d’arte e di tesori.Vi costruì di tutto, una cosa dopo l’altra, senza disegno generale.Il bello e il brutto vi furono cacciati insieme, il vasto e lo strangolato.Il suo appartamento e quello della regina vi hanno le ultime scomodità, con le viste dei gabinetti e delle stanze dietro, le più oscure, le più segregate, le più puzzolenti. I giardini, la cui magnificenza sbalordisce, ma il cui più piccolo uso scoraggia e disgusta, sono di pessimo gusto.Vi si è condotti nel fresco dell’ombra da una vasta zona torrida, alla fine della quale non c’è da salire o da scendere.Con la collina, che è brevissima, finiscono i giardini.

Il taglio brucia i piedi.Ma senza di esso ci si immergerebbe qua nelle sabbie e là nel più nero fango. La violenza che è stata fatta dappertutto alla natura respinge e disgusta nostro malgrado. L’abbondanza delle acque forzate e raccolte da ogni parte le rende verdi, spesse, melmose.Spendono un’umidità malsana e sensibile, un odore che lo è ancora di più. I loro effetti sono incomparabili.

Da tutto questo risulta che si ammira e si fugge quel capolavoro cosi rovinoso e di cattivo gusto.”

Saint Simon

 

 

“Una grande mortalità affligge gli operai. Ogni notte carri carichi di morti sono portati via come da un ospedale durante una pestilenza.Queste melanconiche processioni sono tenute segrete il più possibile.Per non allarmare gli altri operai.”

Madame De Sévigné

 

 

“L’aria qui è pessima. Le acque putride la infettano al punto che d’agosto tutti s’ammalano. Ma il re follemente insiste a vivere qui come se fosse un paradiso.

Primi Visconti

 

 

“O Roma, come ti invidio i tuoi acquedotti!”

Il Re Sole

 

 

“E’ un paese (la Francia) in cui le gioie sono visibili ma false e i dolori sono nascosti ma reali. Chi crederebbe mai che l’entusiasmo per i divertimenti, l’applauso alle brillanti commedie di Moliére e alle arlecchinate, alle feste, alle cacce, ai balletti e tornei nascondono tante inquietudini, tante preoccupazioni, tanti interessi in conflitto, tante speranze e paure, tante passioni vive e tanti problemi gravi?”

Jean De La Bruyére

   

 

 

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