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Il Castello di Pouzauges



Un altro castello, che Gilles aveva ricevuto in dote dalla moglie, è quello di Pouzauges.
E' lì, secondo racconti del tutto inverificabili, che Gilles avrebbe avuto le prime esperienze omosessuali, prendendosi come amante un paggio di soli dieci anni:
Etienne Corrillaut, in seguito destinato a diventare, con il soprannome di Poitou, uno dei complici del Maresciallo.
Infatti quest'ultimo, per il suo signore, recluterà e ucciderà schiere di ragazzi.
Oggi il castello di Pouzauges si presenta sotto la forma di un corpo unico, arrotondato da dieci torri e da un donjon, messo a protezione dell'entrata.
Gilles de Rais aveva costretto la moglie e la figlia a vivere relegate tra quelle mura e a condurre una vita in sordina.
Catherine de Thouars farà una delle sue rarissime apparizioni in pubblico a Nantes, quando sarà una delle dame di rango biancovestite a prendersi cura delle spoglie mortali di suo marito.
Il condannato, poco prima che le fiamme lo lambissero, venne deposto dalla forca.
A lei, come a sua figlia Marie, Gilles de Rais, durante il processo, non rivolse un solo pensiero.
il futuro Barbablù sarà inumato, come aveva chiesto, nella chiesa del monastero di Notre Dame des Carmes, sempre a Nantes.
Vi rimarrà fino al tempo della Rivoluzione francese, quando la sua tomba sarà profana e le sue ossa gettate nella Loira.
Su uno dei ponti della capitale storica dei duchi di Bretagna sorgerà, più tardi, una nicchia in stile gotico, che la gente battezzerà subito con il nome di "monumento a Barbablù", con la statua della Vierge du crée lait,
protettrice delle balie, affiancata da quelle di Saint Gilles e di Saint Claude, il tutto demolito nel 1867.



Giovanna D'Arco e Gilles de Rais



Nell'opera "Le Streghe" di Vanna De Angelis, l'autrice ci riporta una visione interessante del legame tra Giovanna e Gilles.
Infatti benchè la vicenda della Pulzella sia oscura per molti aspetti, molti eventi sembrano testimoniare l'esistenza di una religione sacrificale di cui viene data ampia spiegazione nel libro.
Gilles con la sua vicenda testimoniò l'esistenza di una religione anticristiana molto estesa in quel tempo.
Alcuni degli affiliati del culto del dio morente, della divinità cornuta e della vittima divina occupavano posizioni elevate nella gerarchia sociale.
Quando Giovanna incontrò Gilles, questi era Maresciallo di Francia.
Quando, prima della battaglia di Orleans, le fu chiesto chi volesse come aiutante, la Pulzella disse:"Il Maresciallo de Rais".
Quest'ultimo, che poteva addirttura incontrare il re senza chiedere udienza, si inchinò davanti alla scelta dell'ignota Giovanna.
Ma le era davvero ignota? Questo è un punto nodale del libro e della vicenda di questa giovane donna;
simboli, parole d'ordine, gesti rituali, bastavano agli adepti per farsi riconoscere tra loro e per chiarire la loro collocazione gerarchica nel mondo numinoso.
Forse Gilles sapeva che Giovanna era un'inviata o forse lo stesso dio morente di cui parlva la liturgia della sua religione.
Nella battaglia di Orleans entrambi lottarono strenuamente.Finchè visse, il maresciallo non dimenticò mai questo episodio, nè le altre vittorie della Pulzella.
Al punto che negli anni successivi al processo di Giovanna, scrisse e mise in scena una commedia kolossal con 500 attori, ch intitolò "Il Mistero d'Orleans".
De Rais era un uomo di bell'aspetto, ammirato per il suo coraggio e il suo carattere deciso, amava l'arte, la musica, la commedia, l'alchimia.
Dopo aver conosciuto Giovanna, moltiplicò i suoi atti di coraggio al limite del prodigio.
Sembrava, dicevano alcuni, sfidare la morte con indifferenza.
br> Dopo la presa di Orleans, Gilles fece perdere le proprie tracce. Nessuno sapeva dove fosse, se fosse vivo o morto.
Tornò dopo cinque giorni, con l'aria stravolta, i capelli sporchi, la cavalcatura esausta.
Egli portava con sè due sacchi appesi alla sella. In uno c'erano ampolle, storte, un becco a fiamma, come testimoniò un soldato al processo. Il contenuto dell'altro sacco rimase ignoto.
Gli uomini della scorta, però, sostennero che da esso proveniva un odore terribile, come di carni in putrefazione.
De Rais era comandante in capo, dunque non dovette dare spiegazione dell'uccisione di alcuni celebri alchimisti nella città conquistata agli inglesi.
Quando Giovanna fu incarcerata, il Maresciallo, nonostante la sua devozione alla "vergine guerriera" non mosse un dito per salvarla. eppure scrisse e parlò molto di lei.
Gli studiosi sostengono che un simile atteggiamento si può spiegare solo ammettendo che Gilles fosse un adepto gerarchicamente inferiore a Giovanna, che era la divinità sacrificale. Secondo la pubblica fama, Gilles era un apostata, un sodomita, uno stregone, un idolatra. Eppure, esaminando le carte del processo si nota immediatamente che le accuse erano basate su voci e vaghi indizi.

Figura complessa e contraddittoria, Gilles professava l' antica religione, che lo obbligava a compiere riti cruenti, che tentava poi di espiare onorando la nuova religione, il Cristianesimo.
Durante il processo il Maresciallo divenne, da sprezzante e altezzoso, umile e arrendevole.
Forse fu piegato dalla tortura, me confessò anche altri crimini orrendi, come l'uccisione di 800 bambini, poi sacrificati al suo dio.
A quanto sembra, più che la viltà, lo spinse a questo cambiamento la consapevolezza di essere divenuto a sua volta, dopo la morte di Giovanna, la vittima designata dell'antica religione.
Il processo contro de Rais coinvolse in totale tredici persone: il numero classico della congrega.
Gilles venne scomunicato, ma in considerazione del suo alto grado, gli venne concesso di esprimere alcuni "ultimi desideri".
Ottenne cosi di morire insieme ai suoi due fedeli servitori:Poitou e Henriet.
Fu inoltre soddisfatta un'altra richiesta: essere accompagnto nel giorno dell'esecuzione dal vescovo di Nantes e da tutto il clero.
Perchè un eretico scomuniicato, reo confesso di delitti orribili, avrebbe dovuto avere il conforto della religione ufficiale?
Gilles sapeva di essere la vittima divina.E come lui, molti altri lo ritenevano tale.
Le pubbliche esecuzioni non erano forse sacrifici umani, compiuti dalla Chiesa, in nome della salvezza delle anime?
Dalla morte di Giovanna, avvenuta nel 1431, all'esecuzione di Gilles, erano trascorsi esattamente nove anni.
Il numero 9, cosi come il 3 e il 13, hanno un significato magico.
I nove anni che separano le due morti, erano quelli previsti, nella vecchia religione, tra il sacrificio di un dio incarnato e il suo successore.
Gilles, come altri, fu il simbolo di quel dio morente, che larga parte della popolazione ancora riconosceva e che aveva radici superstiziose e pagane nello stesso clero.

La vicenda di Gilles sembra chiarire la commistione tra antica e nuova religione. Il vescovo, il clero, i maggiorenti e i notabili della città accompagnarono Gilles al suo appuntamento con la morte.
Non lo accompagnarono da reprobo, bensì come vittima sacrificale.
Per quanto apparentemente pentito, de Rais ripetè fino all'ultimo a servi e familiari che un giorno si sarebbero ritrovati nella gloria di Dio.
Infine vale la pena ricordare altre due stranezze già menzionate:
Gilles venne impiccato ad una forca alzata sul rogo, ma, dopo morto non fu bruciato. Sembra che il suo corpo sia stato sottratto al rogo col beneplacito delle autorità e sepolto nella chiesa dei Carmelitani.
Cosa strana per un assassino ed eretico reo confesso!
Inoltre, dopo la sua morte, la figlia fece costruire una fontana sul luogo del patibolo, dedicandola a Sainte Marie de Crée Ligt. Il luogo divenne un centro di pellegrinaggio per tutte le donne incinte e che allattavano.
Più tardi venne introdotta una usanza molto singolare: a ogni anniversario della morte di Gilles, le madri picchiavano ritualmente i loro figli.
Allo stregone venne dunque attribuito dalle credenze popolari un potere di fertilità (la fontana), che era più prossimo ad antiche religioni pagane che al Cristianesimo.
In secondo luogo, la battitua rituale fa ipotizzare che ancora dopo secoli fosse vivo nella memoria del popolo di Nantes l'assassinio rituale di Gilles, "sostituto del Signore Divino".
Giovanna e Gilles sono legati dal mistero delle loro morti. Ciò che li unisce per alcuni ha il nome di stregoneria, per altri di vincolo sacrale.
Entrambi hanno incarnato le divinità di una religione antica che forse vive ancora oggi.



Bibliografia

Rivista "Medioevo" numero 4 Aprile 2004, articolo di Jacques Chiffoleau e contributi di Mario Bussoni (pag. 95-121);

"Le Streghe" di Vanna De Angelis, ed. Piemme (pag 86-94);

"Angelique Marquise des Anges" di Anne e Serge Golon ed. "J'ai Lu", 1956;

"Angelica Marchesa degli Angeli" di Anne e Serge Golon ed. Tea Due, 1997




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