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L'esecuzione di Gilles De Rais e dei suoi due valletti, avvenuta il 26 ottobre 1440 in una miniatura seicentesca.Parigi,Bibliotheque Nationale.




Champtocè sulle rive della Loira, Machecoul in Vandea, Tiffauges sulla strada di Poitiers hanno conservato fino a cinquanta anni fa la memoria di strani racconti sospesi tra storia e leggenda.
Questi racconti suonavano più o meno cosi:"Un tempo il signore di questa terra, generoso e crudele al tempo stesso, aveva rinchiuso e ucciso nel suo castello centinaia di donne e bambini."
Si sapeva che questo mostro si chiamava Gilles De Rais e che aveva combattuto accanto a Giovanna D'Arco.Ma era molto conosciuto anche con il nome di Barbablù e prossimo al personaggio descritto da Perrault.
Tutto questo offuscava la figura storica che aveva preso parte alla Guerra dei Cent'Anni e che era stata accusata di nefandezze nel 1440 e la inseriva nella mitologia.
Anche a Nantes, teatro della storia di Gilles De Rais, la leggenda aveva avuto la meglio sulla storia; egli era diventato "l'uomo nero" che portava via nel suo grande sacco i bambini disobbedienti.

Nato nel 1404, erede di quattro grandi famiglie nobili della Francia occidentale (i Laval,i Craon, i Machecoul e i Rais), presto orfano, Gilles condivide certi tratti con il personaggio leggendario.
Possiede signorie e castelli in punti strategici: Champtocè, alla frontiera dell'Angiò e della Bretagna, Tiffauges, al confine del Poitou e della Bretagna, Machecoul al centro del Pays De Rais, a sud della Loira.
Allevato dal nonno, Jean De Craon, sposato ad una ricca parente, Catherine De Thouars, Gilles è un potente barone della Bretagna e sostiene, nelle lotte di fazioni, il duca Giovanni V. Inoltre è un signore feudale legato ai Valois e nemico degli Inglesi.
Intraprende la carriera militare a sedici anni, sostiene Carlo VII e ciò lo porta, nel 1429, a partecipare a seguito di Giovanna D'Arco, all'assedio di Orlèans e alla consacrazione di Reims, dove viene nominato maresciallo e autorizzato dal re a fregiarsi dei gigli, l'arme di Francia.
Dopo la morte di Giovanna D'Arco nel 1431, Gilles si ritira nelle sue terre e inizia a vivere in maniera dispendiosa, circondato da una ristretta cerchia di cortigiani e servitori.
I debiti si accumulano e il re lo dichiara prodigo, vietandogli la vendita dei suoi beni francesi cosicchè egli è costretto dare in pegno le terre e le rendite bretoni al duca, che non attendeva altro; infatti i possedimenti di Gilles sono molto importanti per lo Stato bretone, impegnato al fine di rafforzare la propria supremazia sulla zona di confine con la Francia.
La situazione precipita e Gilles, nel tentativo di recuperare un villaggio che gli era appartenuto, ma che aveva impegnato per una modesta cifra di denaro, se ne riappropria con le armi, arrivando addirittura a minacciare il prete con la spada nella chiesa parrocchiale.

Gli atti del processo tenutosi a Nantes rivelano nuove verità e arricchiscono di sfumature la figura di Gilles De Rais.
Questi documenti vennero conservati a Nantes negli archivi ducali (e, in una copia parziale e tarda, negli archivi privati della famiglia de Thouars), hanno suscitato la curiosità degli eruditi o degli storici del XIX e XX secolo, dando luogo a qualche traduzione parziale. Eppure non sono mai stati pubblicati per intero e neanche studiati in modo scientifico. Perchè tutto questo mistero?
I pochi che hanno avuto accesso a queste testimonianze, dichiarano nei loro scritti che sarebbe impossibile tradurre e dare alle stampe confessioni cosi terribili. Non è solo una questione di decenza, quanto l'impossibilità di portare alla luce il Male Assoluto.
Ma cosa dicono realmente gli archivi ducali?
Per prima cosa che il processo fu doppio, cioè secolare ed ecclesiastico ad un tempo. Poco dopo il sacrilegio menzionato sopra (la minaccia al prete nella chiesa parrocchiale), Il vescovo di Nantes, che era anche cancelliere del duca, intraprende l'azione giudiziaria avendo saputo, durante la visita pastorale, che alcuni bambini adolescenti della sua diocesi sono scomparsi.
I genitori confermano questa voce:" La vedova d'Yvon Kerguen, tagliatore di pietre, parrocchiano di Santa Croce di Nantes, ha denunciato di aver consegnato suo figlio a un nominato Poitou, servitore del signore de Rais, che glielo aveva chiesto per farlo entrare al suo servizio; questi aveva circa quindici anni; da allora elle non lo ha più rivisto".

Il vescovo si appella all'inquisitore di Francia, che ha giurisdizione sulla Bretagna, per un processo puramente ecclesiastico. La citazione a comparire inviata a Gilles De Rais non si limita però a sparizioni o supposti omicidi, che sarebbero stati di pertinenza della giustizia secolare, ma menziona anche crimini di stregoneria e di sodomia, giustificando lintervento della Chiesa.
Il duca, a sua volta, istituisce una grande inchiesta nel corso della quale più di settanta persone si presentano per testimoniare casi analoghi di scomparsa e anche alcuni atti di ribellione del signore de Rais contro il potere pubblico.
A questo punto il duca nomina commissario il suo primo ufficiale di giustizia, Pierre De L'Hopital e pone sotto sequestro i beni bretoni del barone, suscitando il legittimo sospetto di non essere del tutto disinteressato...
Nel corso di tutta la storia le due giurisdizioni si spalleggiano l'un l'altra. Molto interessante per lo studioso è il carattere misto delle procedure impiegate nei due tribunali, che prendono a prestito tanto dal diritto canonico tanto dal diritto civile tutti gli espedienti per fronteggiare una situazione del tutto eccezionale.

Gilles De Rais e i suoi sono arrestati il 15 settembre 1440. Il processo ecclesiastico ha luogo a Nantes dall'8 al 25 ottobre, nella Torre Nuova del castello ducale. Il procedimento della corte secolare è più rapido e si svolge nella sede abituale della giustizia di Nantes.
Davanti al vescovo e all'inquisitore, dopo la reiterazione delle denunce dei genitori, la lettura dell'atto d'accusa, il 13 ottobre 1440, lascia sorpresi, poichè rivela capi d'accusa che che le denunce e le testimonianze dei genitori non possono sostenere da sole: atti di magia, patti col diavolo che offendono Dio e minacciano il potere ducale, oltre agli omicidi di bambini e adolescenti, la violazione dell'immunità ecclesiastica e il sacrilegio, precedentemente citati.
Queste accuse provengono da testimonianze di personaggi vicini a Gilles, forse estorte sotto tortura e note grazie ad una pubblicazione posteriore, alcuni giorni dopo la lettura dell'atto di accusa, ma che ne rappresentano la fonte.
Le testimonianze sono terrificanti; l'astrologo italiano di Gilles, Francesco Prelati, rivela le sedute di divinazione e di stregoneria che li vedevano protagonisti, il losco prete eustache Blanchet parla del ruolo avuto da donne incaricate di procurare bembini rapendoli dalle campagne. Queste somigliano alle streghe cui in quello stesso momento si comincia a dare la caccia.
Le confessioni dei due valleti Henriet e Poitou sono allucinanti.
La cosa che colpisce di più è il realismo delle deposizioni. Le azioni di Gilles sembrano testimoiare la commistione tra psicosi e perversione narcisistica propria dei serial killers contemporanei. Si ritrovano infatti l'indifferenza dell'assassino nei confronti delle vittime, l'onnipotenza omicida, la manipolazione dei corpi mutilati.
Inoltre la confessione di Gilles sembra convalidare quelle dei suoi servitori e convincere giudici e storici.


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