La Galleria degli Specchi

 

 

“Due cose vanno notate: una è che questo appartamento e questa galleria erano magnificamente ammobiliati e che l’argenteria valeva parecchi milioni; l’altra è che erano gremiti di folla, anche se avevano una capienza pari a quella del più vasto palazzo.

Malgrado gli sforzi compiuti per lasciare un passaggio libero lungo la galleria, il Doge fece fatica ad attraversarla.

Il Maresciallo Duca di Duras, capitano delle Guardie del corpo, che l’aveva accolto all’ingresso della sala, lo accompagnò fino ai piedi del trono di Sua Maestà.

Il trono era d’argento e sopraelevato solo con due gradini.

Il Delfino e Monsieur erano ai lati del Re.

Sua Maestà era circondato da tutti i principi di sangue e dai grandi ufficiali che lo accompagnavano sempre in simili occasioni.

Il seguito del Doge era molto numeroso: la maggior parte non potè seguirlo fino al trono e riempì lo spazio vuoto della galleria, che si era cercato di liberare per farlo passare”.

Mercure De France, resoconto del ricevimento del Doge di Genova, 15 maggio 1685

  

 

 

Il progetto di costruzione della Galleria degli Specchi, al posto della terrazza realizzata da Le Vau tra gli appartamenti del Re e quelli della Regina, fu presentato da Jean HardouinMansart e approvato nel 1678.

La Galleria degli Specchi, rischiarata da diciassette finestre che si affacciano sui giardini, alle quali fanno da pendant diciassette arcate rivestite di specchi, costituisce inoltre una pubblicità per la nascita di un’industria francese: quella della produzione di vetri.

Questo aspetto nazionalista è presente anche nei capitelli in bronzo dorato detti di “ordine francese”.

Un ordine creato da Le Brun su richiesta di Colbert e destinato a creare una nuova unità di stile per gli edifici nazionali: un fiore di giglio sovrastato da un sole reale, su sfondo di palme e di fogliami, tra due galli francesi.

La volta è ornata con trenta composizioni di Charles Le Brun e della sua bottega.

Si tratta del maggiore insieme pittorico esistente in Francia: racconta la storia di Luigi XIV sotto forma di allegorie all’antica, dall’inizio del suo governo personale, nel 1661, alla pace di Nimega nel 1678.

Il mobilio della Grande Galleria, come veniva chiamata nel XVII secolo, era ridotto ma sfarzoso: vasi per piante d’arancio e tavole d’argento, quarantuno lampadari e torciere d’argento, tendaggi di damasco bianco con il monogramma reale ricamato in oro e due tappeti della manifattura della Savonnerie, che riprendevano i colori della volta.

Questo celebre mobilio d’argento fu fuso nel 1689.

La Galleria degli Specchi era soprattutto un luogo di passaggio, oppure veniva utilizzata in circostanze eccezionali fra cui: il ricevimento in onore degli ambasciatori del Siam nel 1686, degli ambasciatori di Persia nel 1715, il ballo in costume per il matrimonio di Maria Antonietta e del Delfino nel 1770…

Qui venne inoltre firmato, il 28 giugno 1919, il Trattato di Versailles che poneva fine alla Prima Guerra Mondiale.

Da allora i presidenti della Repubblica Francese continuano ad accogliervi gli ospiti ufficiali della Francia.

 

 

Salone della Pace

 

 

Nel 1712 questo salone fu separato dalla Galleria degli Specchi e dal Salone della Guerra e fu riunito con il Grande Appartamento della Regina.

L’arcata di comunicazione con la Galleria fu chiusa con una parete e una porta mobili.

La regina utilizzò questo salone per la sua corte e i suoi giochi pubblici.

Il soffitto, opera di Le Brun, mostra “La Francia vittoriosa che offre un ramo d’ulivo alle Potenze che si erano coalizzate contro di lei”.

Negli intradossi sono rappresentate la Spagna, l’Europa cristiana in pace, la Germania e l’Olanda.

Sopra il camino, il grande quadro ovale dipinto da François Lemoine nel 1729 raffigura Luigi XV che offre la pace all’Europa.

 

 

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