PISTOIA 1738-1789 Con il "Trattato di Vienna" del 1738, essendosi estinta nel 1737 la dinastia dei Medici con Gian Gastone, il Granducato di Toscana fu assegnato a Francesco Stefano duca di Lorena che fu incoronato Imperatore d' Austria nel 1748 e affidò a un Consiglio di Reggenza il governo del Granducato fino al 13 settembre 1765 giorno in cui fu nominato il nuovo granduca nella persona del giovane Pietro Leopoldo. Nel diario del pistoiese Bernardino Vitoni troviamo questa annotazione: "Quando nella prima mattina del 13 settembre 1765 il giovane Pietro Leopoldo, nuovo granduca di Toscana, entrò in Firenze, una gran folla lo acclamò con sincero e caloroso entusiasmo. Finiva infatti il lungo e grigio periodo del Consiglio di Reggenza durante il quale Francesco Stefano imperatore d'Austria aveva governato la Toscana, e Firenze tornava finalmente ad essere una vera capitale. Tra il 1767 ed il 1775 fu introdotta da Pietro Leopoldo la liberalizzazione del commercio dei grani; egli con una serie di provvedimenti legislativi aveva smantellato tutta la struttura vincolistica che impediva il commercio dei prodotti del suolo. Nel 1775 il territorio del contado pistoiese venne diviso in quattro Comunità che furono distinte tra loro dal nome delle porte cittadine, Porta S. Marco, Porta Carratica, Porta al Borgo e Porta Lucchese. Tale ordinamento durò fino al 1808. Nel 1780 Scipione dè Ricci fu nominato vescovo di Pistoia e Prato e si rivelò pericoloso riformatore. Il 7 gennaio 1783 infatti soppresse i conventi dei Domenicani e dei Cappuccini, il 18 settembre convocò il sinodo di Pistoia e il 25 settembre sempre del 1783 soppresse alcune chiese e alcuni monasteri. Il 1 maggio 1781 ci fu l' apertura della nuova strada modenese che portò benefici ai commerci pistoiesi. Nel decennio 1780-1790 Pistoia ebbe un clima caratterizzato dal riformismo illuminato di Pietro Leopoldo che nel 1790 abbandonò la Toscana per assumere la corona imperiale a Vienna. Dal 1738 al 1789 gli avvenimenti europei incidevano con forza sulla struttura politica degli Stati Italiani in balia dei regni europei. Le tre guerre di successione portarono i seguenti cambiamenti: Guerra di successione spagnola 1701-1748: La Spagna cedette alla Casa d'Austria tutti i territori italiani esclusa la Sicilia consegnata ai Savoia che a loro volta la cedettero all' Austria in cambio della Sardegna. Carlo di Borbone ottenne il Ducato di Parma e Piacenza ed il Granducato di Toscana ma solo all' estinzione della dinastia dei Medici che avvenne nel 1737. Guerra di successione polacca 1733 - 1738: Francesco Stefano duca di Lorena ebbe il Granducato di Toscana (già promesso a Carlo Borbone) all' estinzione della dinastia dei Medici. Carlo Borbone rinunciò anche al Ducato di Parma e Piacenza e gli furono assegnati il napoletano, la Sicilia e lo Stato dei Presidi. I Savoia ebbero Novara, Tortona e le Langhe. L' Austria perse gli stati assegnati a Carlo Borbone ma ricevette il Ducato di Parma e Piacenza. Guerra di successione austriaca 1740 - 1748: L' Austria perde il Ducato di Parma e Piacenza che fu assegnato a Filippo Borbone. Dopo le guerre di successione ci fu il periodo delle riforme che andò dal 1748 al 1789. In Francia si sviluppò la nuova filosofia illuministica, in Italia ci fu un rinnovamento letterario; in Lombardia Cesare Beccaria ed il suo libro "Dei delitti e delle pene" (1764), nel Ducato di Parma e Piacenza Melchiorre Gioia economista e Domenico Romagnosi, studioso del diritto pubblico, partendo dal pensiero di Carlo Cattaneo (Milano), proposero per l' Italia la dottrina del federalismo. Nel napoletano, Antonio Genovesi sviluppò l' economia politica. L' Italia delle riforme si divise in due gruppi,da una parte quello degli Stati che non ebbero riforme come lo Stato della Chiesa, le repubbliche di Venezia, Genova e Lucca e il Regno Sardo, dall' altra Filippo Borbone a Parma e Piacenza, Carlo Borbone a Napoli e Pietro Leopoldo in Toscana che invece le adottarono. |