ITALIA 1888 1970
Fu iniziata un' espansione coloniale con I' occupazione di Massaua (1885), dell' Eritrea (1890) e iniziò una penetrazione pacifica della Somalia.
Il tentativo di espansione in Abissinia terminò con il disastro di Adua (1896). Negli ultimi due anni dell' ottocento il rialzo del prezzo del pane e la scarsità degli approvvìgìonamenti fomentarono tumulti e saccheggi nel Mezzogiorno e un programma rivoluzionario a Milano fu represso nel sangue; questo portò all' uccisione del re Umberto I a Monza il 29 luglio 1900 per mano dell' anarchico Brescì. Nel 1911 I' Italia dichiara guerra alla Turchia per un' espansione nel Mediterraneo ed occupa la Tripolitania e la Cirenaica. Nel 1914 inizia la Prima Guerra Mondiale che vide schierati da un parte Germania ed Austria e dall' altra Francia Inghìlterra e Russia; I'Italia sì dichiara neutrale ma, per il desiderio dl redenzione di Trento e Trieste (non ancora italiane) nel 1915 dichiara guerra alla Germania e all' Austria. Nel 1917,a causa della rivoluzione d' ottobre, ci fu sul fronte la defezione russa che fu compensata dall' intervento in guerra degli Stati Uniti. Nel 1918, con la battaglia di
Vittorio Veneto si giunse alla vittoria finale e all' Italia furono assegnate: la Venezia Tridentina, I' Alto Adige, la Venezia Giulia, I' Istria ed alcune isole e città dalmate fra le quali Zara. Il conflitto costò all' Italia 600.000 vittime. I disagi del dopoguerra portarono a scioperi sempre più consistenti ed i ceti conservatori favorirono Benito Mussolini nella fondazione nel 1919 dei "Fasci dì combattimento". I problemi politici indebolirono i governi che si succedettero in quel periodo e favorirono così l' ascesa al potere del Fascismo (1922).
Appena ottenuto il potere Mussolini eliminò gradatamente ogni forma di opposizione trasformando lo Stato liberale in Stato dìttatoriale. L'impresa Etiopica (1935) allontanò l’ Italia dalle democrazie e cì fu un riavvicinamento alla Germania nazista di Hitler che si esaltò nel 1936 con il "Patto dell' Asse". L' Italia partecipò alla GUERRA CIVILE Spagnola (1936-1939) sostenendo il Generale Franco, occupò I' Albania (1939) ed accettò che Hitler annettesse I' Austria, spartisse la Polonia con la Russia e attuasse la persecuzione degli Ebrei. Il 1 settembre 1939 la Francia e I' Inghilterra si opposero a Hitler e scoppiò la 2a Guerra Mondiale con le truppe tedesche che travolsero tutti gli eserciti oppositori occupando Polonia, Norvegia, Danimarca, Olanda, Belgio e Francia. L' ìtalia entrò a fianco di Hitler il 10 giugno 1940 con la Campagna di Francia ma firmò subito I' armistizio.
L’ invasione della Grecia voluta da Mussolini nell' ottobre del 1940 fu una iniziativa sfortunata e costrinse la Germania ad occupare la Jugoslavia per Intervenire al fianco dell' Italia in Grecia. Il 22 giugno 1941 le armate tedesche affiancate da reparti alleati tra i quali 200.000 italiani, invasero l' Unione Sovietica. I reparti raggiunsero Leningrado e arrivarono a 100 km da Mosca. Come per Napoleone il generale Inverno fu dalla parte dei Russi ed il contrattacco Russo del dicembre 1942 ebbe esito positivo, l' armata di Leningrado si arrese e le altre irsiziaroflò un ritirata che sì fermò a Berlino. Solo il Corpo d' Armata Alpino Italiano ebbe il riconoscimento di essere rimasto imbattuto in terra dl Russia.
Agli Stati belligerantì si erano uniti il Giappone con la Germania e I' Italia e gli Stati Uniti con la Francia,l' Inghilterra e la Russia. Tra il 1941 e il 1942 I' Italia perse la Libia, l' Eritrea, l' Etiopia e la Somalia, tra luglio e settembre 1943 la Sicilia. La crisi militare travolse il regime fascista, Mussolini fu arrestato e Badoglio (Capo del Governo) decise la resa dell' esercito italiano e la firma dell' armistizio (8 settembre 1943). Hitler fece liberare Mussolini e lo mise a capo della Repubblica Sociale Italiana che comprendeva i territori del Nord e Centro Italia con esclusione del Trentino, Friuli e Venezia Giulia aunesse alla Germania.
Si sviluppò subito il movimento della Resistenza contro il Fascismo e l' occupazione tedesca, ormai Hitler era preso tra due fuochi, il fronte del Nord in Normandia e quello del Sud della linea Gotica nell' Appennino. Il 28 aprile 1945 Mussolini fu catturato dai partigiani della Resistenza, e dopo un processo sommario, fucilato. Il 2 maggio di quell’ anno capitolarono le truppe tedesche in Italia.
Nel dopoguerra furono tanti e gravissimi i problemi che travagliarono I' Italia e con gli aiuti americani (Piano Marshall) iniziò la ricostruzione. Dopo il referendum per la monarchia o per la repubblica I' Italia ebbe modo di darsi delle istituzioni nuove e repubblicane, con l'inserimento negli organismi europei, il progresso economico,sociale, culturale e politico fu rapidissimo e senza scosse eccessive.
Gli anni difficili della ricostruzione lasciano intravedere le prime manifestazioni dell' Italia del boom: i
cambiamenti nel costume, la mobilità sociale, il benessere. Già nel 1948 I' aspetto arcaico della nazione si coniuga con quegli incunaboli della modernizzazione che si affacciano nel Paese, magari provenienti dall' estero o timidamente accennati in qualche piccola produzione al nord.
Fra le novità degli anni successivi, i primi dischi in vinile, i cosidetti “microsolco", a 33 o a 45 giri e che si ascoltano con la “puntina al diamante" pressoché eterna che manda in soffitta il glorioso 78 giri e le puntine in acciaio. I primi ad apparire sono i piccoli elettrodomestici come il phone, il ferro da stiro elettrico, i frigoriferi ed infine la lavatrice. Nel 1951 nasce il festival di Sanremo. La televisione appare nel 1954 anno in cui comincia la costruzione dell' Autostrada del Sole che in 600 km collegherà Roma con Milano.
Tra gli anni cinquanta e sessanta l'italia viene percorsa da un fremito di rinnovamento destinato a cambiarla radicalmente in alcuni dei suoi aspetti più caratteristici. Il primo impulso sì ebbe nel 1953 con la nascita dell' Ente Nazionale idrocarburi e questo periodo felice chiamato "boom" finì nel 1963 con l'insediamento del primo governo dì centro-sinistra.
Il successo di quegli anni è dovuto ad una trasformazione che fa scoprire all' Italia la sua vocazione alla produzione ed all' esportazione di beni, questo impulso mette in crisi la politica che non regge il passo con 'il miracolo economico" e da segni dì cedimento e dì inadeguatezza.
La portata dell' intervento politico in questa fase dì crescita rimane limitata.
La primavera del 1960 vedrà Fernando Tambronì della D.C che, per formare un nuovo governo, ricorre a
monarchici e missini. I missini ringaluzzitì da questa insperata scelta annunciano che il loro congresso verrà
fatto a Genova, città medaglia d' oro per la resistenza.
La risposta del capoluogo ligure1 già nel 1948 teatro di aspri disordini in seguito all' attentato a Togliatti, non si
fa attendere: il 30 giugno 1960 decine dì migliaia di dimostranti occupano le arterie principali della città e in
serata scoppiano furiosi scontri con le forze dell' ordine. Le organizzazioni partigiane creano un "Comitato dì
Liberazione" pronto ad assumere il governo della città, costringendo il prefetto a rinviare il Congresso fissato dal
MSI. Nei giorni seguenti scoppiano tafferugli in molte città italiane e la polizia spara provocando morti a Licata,
Reggio Emilia, Palermo e Catania.
Con le dimissioni di Tambroni si esaurisce la possibilità di governare I' italia servendosi dell' appoggio delle
destre e nei due anni successivi la DC e il PSI compiono una lenta manovra di avvicinamento che culmina nella
formazione del primo governo di centro-sinistra nel dicembre del 1963.
Il 1964 sì apre con un governo di centro sinistra e la sinistra del Psi, a conclusione del convegno socialista dì
gennaio, abbandona il partito per formare il Psiup (Partito socialista italiano dì unità proletaria), intendendo
sottolineare con questo gesto il rifiuto di una parte dei militanti (circa il 20%) di appoggiare il governo Moro e1
più in generale, di abbandonare alcuni dei presupposti ideologici che hanno caratterizzato la loro storia.
Il governo si trova subito costretto a fare i conti con la crisi congiunturale annunciata l'anno prima. Sulle
modalità d'intervento per arginarla si scontrano la Dc, affiancata dal Psdi, e il Psi. i contrasti tra le parti rendono
impossibile la gestione del governo che cade nel giugno di questo stesso anno. Si apre una delle crisi più
drammatiche della storia della repubblica e, soprattutto all'estero, la voce dì un possibile golpe in Italia circola
con insistenza. Tre anni dopo, grazie alle rivelazioni dell'Espresso, si scopre che proprio nel 1964 il comandante
dei carabinieri Giovanni De Lorenzo in coincidenza con la caduta del governo ha convocato i capi delle tre
divisioni dell'Arma, ristrutturate e riorganizzate militarmente con ampia disposizione di mezzi, consegnando loro
le copie del piano denominato . In questo piano sono indicati i personaggi da «enucleare», cioè da
arrestare e trasferire in Sardegna e viene prevista un' azione su vasta scala per occupare i punti nevralgici del
paese. I tre comandanti vengono all'ertati e De Lorenzo sì riserva dì comunicare il momento stabilito per
l'azione. Non è chiaro cosa avvenne in quell'estate ma rimane da sottolineare lo stretto rapporto fra De Lorenzo
e Antonio Segni, avverso al centrosinistra e preoccupato dalla possibilità che l'estromissione dei sòcìalisti dal
governo potesse generare problemi d'ordine pubblico. I numerosi omissis che ostacoleranno le indagini della
commissione parlamentare d'inchiesta non hanno mai permesso dì chiarire completamente questa vicenda
anche in relazione con l'organizzazione Gladio1 struttura segreta organizzata militarmente per intervenire
nell'eventualàà dì una affermazione delta sinistra. Il pericolo di un colpo dì stato viene scongiurato ma il
secondo governo Moro, a cui viene accordata la fiducia nell'agosto del'641 pur durando sensibilmente più a
lungo del primo non ottiene risultati rilevanti e tutto il '65 passa senza eventi di rilievo in seno alla compagine
governativa.
Il terzo incarico dì governo viene conferito a Moro all'inizio del '66 e l'opposizione dei partiti laici impedisce che
un ministero venga affidatato a Mario Scelba, leader dell'opposizione al centro-sinistra in seno alla Dc e già
protagonista degli anni del centrismo. La fase dì stallo della politica italiana finisce per essere il focolaio dì quella
contestazione che è ormai alle porte.
La generazione del '68 legò la propria concezione della politica e la propria identità collettiva a due elementi
specifici: la crucialità del conflitto come ambito della propria legittimazione; la definizione del proprio apparato
concettuale esclusivamente sul terreno della pratica. Per il primo1 l'organizzazione politica sì definiva come
«movimento permamente». Le aporie, le contraddizioni che si rincorrevano con il succedersi delle «fasì»1
potevano essere sciolte solo nell'interminabilità del movimento. La definizione di una propria identità compiuta
era quindi rinviata a una sfida al futuro, continuamente ridiscussa in una serrata tensione progettuale verso la
costruzione dì un «uomo nuovo». Non esisteva un modello precostituito di «nuova società»' a determinario
avrebbero concorso esclusivamente gli sviluppi concreti assunti dal processo rivoluzìonario.Ogni stato di
equilibrio, appena raggiunto, va destabilizzato, in un divenire incessante che preserva l'organizzazione dalla
sclerosi burocratica e dalla gestione amministrativa (sottratta a ogni tensione ideale) del potere: questi i cardini di
una concezione della politica che rompeva con tutte le tradizioni piu consolidate della storia del movimento
operaio. Vivere la vita degli operai, respirarne gli stessi problemi, coglierne nell'aria le aspirazioni politiche e i
desideri personali, i valori morali e le tradizioni culturali, appariva come il vero unico antidoto contro le tossine
dell'ideologia di cui il movimento operaio era incapace di liberarsi.