TERZO CAPITOLO: ALL'AEROPORTO.

- E' bellissimo qui! Non pensavo che potesse esistere, nel mondo degli umani, un posto così... stupendo! - . Il sorriso raggiante di Yukina era la conferma che le sue parole erano veritiere: guardava estasiata il luogo dove il suo gruppo era giunto, osservata con meraviglia da Keiko. Ma quell’aeroporto, in confronto a quello di Tokyo, era minuscolo!

- Non ti capisco, Yukina! Cos'ha di speciale questo posto? E' una formica, in confronto all’aeroporto da cui siamo partiti… - la rimproverò Keiko, con disappunto. – Botan, ma perchè il re Enma ha voluto farci sbarcare qui, in questo luogo impronunciabile? Roma, Milano, Firenze… Quelli sì che sono aeroporti e città degni di nota…. Ma questa... Come hai detto che si chiama? - . Keiko si rivolse alla traghettatrice del mondo dei morti con un’espressione perplessa. Quella città aveva un nome davvero impossibile da ricordare.

- Siamo ad Ancona, e l'aeroporto è quello di Falconara. – sbuffò Botan per l’ennesima volta. - E, Keiko, ti ho già spiegato perchè siamo venuti qui! Il torneo si tiene a Firenze, o, meglio, nella parte del Mondo Spirituale che corrisponde a Firenze, ma prima Yusuke e gli altri si devono allenare, ed è meglio farlo lontani da occhi indiscreti. Inoltre c’è la possibilità che qualcuno ci segua: Moki, o un suo sicario. Chiunque sia è pur sempre un nostro nemico, e non possiamo permetterci alcuna distrazione! – continuò, mentre l’amica la guardava con scarsa convinzione.

- Botan ha ragione, Keiko. Poi questo aeroporto è bello proprio perchè minuscolo! E' così piccolo che sembra intimo, familiare, come un paese dove tutti si conoscono! – aggiunse Yukina, accrescendo la dose di "complimenti" e di attributi del luogo. Keiko scosse la testa e rinunciò a replicare... Sapeva che la giovane Dama dei Ghiacci era sempre entusiasta delle novità del mondo dei Ningen. Ma come poteva sembrare familiare quel posto, se erano in un Paese straniero? Tuttavia si tenne quel pensiero per sé, e prestò la sua attenzione ad un problema più pratico. Erano quasi quindici minuti che erano atterrati e ancora le valigie non c’erano sul nastro rotatorio. Che non l'avessero scaricate? Oppure l'avevano perse? No, tutti i passeggeri del volo si trovavano nella stessa situazione. Che stava succedendo, dunque?

- Shizuru, hai notato che ancora non hanno scaricato le valigie? Eppure gli altoparlanti non hanno annunciato nulla di strano! - . Alla domanda di Keiko la sorella di Kuwabara annuì, pensierosa, e chiese al fratello di cercare notizie… Ma Kazuma, impegnato come al solito ad elogiare le idee di Yukina, rifiutò di staccarsi dall’amata. – Prevedibile… - sussurrò Shizuru a se stessa, notando le occhiate omicide che Hiei lanciava al fratello. Possibile che anche quel demonietto provasse interesse per la giovane Dama dei Ghiacci? No, l’informatissima fidanzata di Yusuke le aveva riferito che il piccolo demone del fuoco stava con una certa Mukuro, e tra l'altro che era anche suo dipendente...

- Vado a controllare io! - si offrì Yusuke, che si era tenuto fino a quel momento in disparte. - Provo a chiedere a quelle ragazze laggiù, forse sanno qualcosa. Sembra che siano giapponesi come noi, non avrò problemi con la lingua... - . Il giovane si arrestò un attimo. - A proposito, come faremo qui in Italia, se nessuno sa l'italiano? – aggiunse rivolgendosi agli altri, che alzarono le spalle mostrando di non sapere nulla. Il ragazzo non si era rivolto questo dubbio fino a quel momento, ma scacciò presto quel pensiero: in qualche modo avrebbero fatto! Magari Botan sapeva quella lingua, oppure il Re Enma Jr. che li aveva accompagnati, o addirittura Genkai, che era venuta con loro non per combattere, questa volta, ma per vedere se il suo allievo era ormai diventato più serio e aveva capito veramente quanta forza conteneva in sé.

- Tu non ci provi neppure, cretino! - lo rimproverò sua madre Atsuko, perennemente attaccata ad una bottiglia. - Come se non sapessi che vuoi fare il cascamorto con quelle ragazze, vero? Dì la verità, vuoi lasciare Keiko! - . Ovviamente era sbronza. Un classico per Yusuke, che comunque si trovò bloccato e quindi si fermò, protestando contro la madre degenere. Ma che diamine pensava? Non erano neppure belle quelle giapponesi! - Ci andranno Hiei e Kurama! - continuò Atsuko, indicando i due ragazzi. Hiei non la sentì neppure, intento ancora ad evitare che Kazuma osasse troppo con Yukina. Kurama guardava con occhi persi il vuoto.

- Ehi… Hiei, Kurama, avete sentito? - . Yusuke, notate le facce dei suoi due compagni, pensò che fossero un poco sconvolti dal viaggio in aereo. Hiei guardava fisso verso Yukina, ed era abbastanza intuibile il perché, ma era Kurama, quello che preoccupava di più il ragazzo… Sembrava fuori dal mondo. - Sì, ho sentito. - rispose Hiei pochi secondi dopo che l'amico l'aveva chiamato. - Ma se pensi che io vada a parlare con delle Ningen ti sbagli. Ci vada Kurama, se ne ha voglia. Mi pare che quello sia il gruppo che lo guardava adorante in aereo, quando era addormentato. Non mi stare a scocciare! - esclamò poi. Yusuke seguì lo sguardo del demone del fuoco, diretto verso Kuwabara e con una strana luce omicida. Immediatamente decise di lasciar stare e di rivolgersi a Kurama.

- Cosa? - chiese lo Yoko quando Yusuke si rivolse a lui. L'amico gli ripeté la richiesta per l’ennesima volta, e Kurama acconsentì. - Sì, va bene, vado io a parlare con quelle ragazze. – rispose lentamente, e si allontanò verso il gruppetto delle giapponesi che erano venute con il loro stesso aereo. Yusuke lo guardò per un poco, e si chiese preoccupato che cosa avesse il suo amico. Era strano da qualche giorno, da quando avevano deciso di partire per l'Italia, gli sembrava, e già ricevendo la scheda su Moki aveva mostrato uno strano desiderio di combattere contro quel demone multiforme assetato di sangue di famosi maestri e di giovani ragazze.

- Oh mio Dio! - . Una ragazza del gruppo delle giapponesi vide Kurama che si stava avvicinando. - Ragazze, il ragazzo bellissimo che era in aereo con noi si sta avvicinando! Me lo sento, vuole chiedere un appuntamento a qualcuna! - .

- Ma dai, Rika, che vai pensando? – rispose un’amica della ragazza, di nome Emiru. - Comunque non ci faremo scappare lo stesso questa occasione! – aggiunse con enfasi. Le altre approvarono le sue parole e si misero a vociare rumorosamente, cercando di non sembrare interessate allo Yoko ormai vicino e sperando ognuna in cuor proprio di essere la prescelta.

Kurama, da parte sua, non era interessato alle ragazze. Nel suo cuore, ormai, da giorni, c'era solo Maya. E come faceva ogni volta che si addormentava, anche in aereo aveva sognato di nuovo la sua ex-compagna di scuola, e aveva ripercorso la cena durante la quale si era incontrato con tutta la sua ex-classe. Quella cena che per lui, da momento in cui poteva confessare il suo amore, era diventata momento di disperazione totale. Quella frase di Maya... l’aveva distrutto. - Sai, Minamino, adesso... - .

- Ciao! - . Kurama salutò con disinvoltura il gruppetto, sorridendo. Le ragazze si volsero verso  di lui, cercando di fare bella figura e sorridendo anch'esse. -Ciao! - risposero in coro. Una, la più ardita, di nome Mirei, la stessa che voleva chiedere un appuntamento al ragazzo dai capelli rossi in aereo, chiese: - Come ti chiami? - . - Shuichi. - fu la pronta risposta del “giovane” demone, che aggiunse, col sorriso sulle labbra: - Sapete qualcosa sul ritardo delle valigie? - . Il sorriso scomparve dalla faccia di Mirei, che si costrinse a rispondere. Non sapevano nulla, ma avevano mandato due loro compagne, italiane, a chiedere perchè le valigie erano scomparse. - Eccole là! - disse,additando due figure che si muovevano tra la gente. Kurama le guardò. Certo non erano giapponesi.

Una aveva in mano una lattina di Coca-Cola, con una cannuccia. Ogni tanto ne sorseggiava un po', ma la maggiorparte del tempo lo passava a parlare con l'amica che le era di fianco. Entrambe erano pallide di carnagione, ma si vedeva sulle loro braccia l’azione del sole giapponese: la ragazza con la lattina di Coca-Cola aveva un'abbronzatura dorata, l'altra, invece, era più scura. Erano due tipe davvero strane: sembravano tanto diverse, eppure avevano qualcosa che le accomunava. Non certo la carnagione, né il modo in cui erano abbronzate (quella della Coca-Cola aveva anche il viso abbronzato, l'altra no), né il fatto che portavano tutte e due gli occhiali. Era come un feeling che esisteva solo fra loro due... e che escludeva il resto del mondo.

- Ciao! Io sono Claudia! - . La ragazza dall'abbronzatura scura sorrise senza indugi al nuovo arrivato, e porse la mano a Kurama senza aspettare che qualcuna glielo presentasse. Strano, prima il demone non se n'era accorto, ma questa aveva anch’essa una lattina in mano, di Sprite, da cui beveva direttamente a grandi sorsi, senza cannuccia. I suoi capelli erano castani, lunghi fino alle spalle e legati a coda di cavallo, una ciocca era stata posta fuori appositamente, ma sembrava che creasse diverso fastidio alla ragazza, che continuava a mettersela dietro le orecchie. Lo sguardo dietro le lenti degli occhiali, da sole, montati in metallo grigio chiaro, si vedeva chiaramente, perchè li teneva un po' scesi. Aveva gli occhi verdi intorno alla pupilla, marroni per il resto. Era vestita con i pantaloni di una tuta grigia e una maglietta blu. L'altro pezzo della tuta era legato in vita e portava ai piedi un paio di scarpe da tennis blu. Sembrava che la sua tenuta fosse fatta proprio per lei, non provava il minimo disagio tra le altre amiche, vestite con gonne e magliette leggere. - In Giappone mi chiamavano Kuraudia, per loro sono Kurachan.- aggiunse.

- Io invece sono Stella, e dato che il mio nome in giapponese si dice Hoshi, sono diventata Hocchan! - . La "ragazza della Coca-Cola" aveva ormai finito la sua bevanda, e l'aveva buttata in un cestino poco lontano. Aveva capelli rossi lunghi fino alle spalle, fermati da una molletta di un rosso vivido affinché non le ricadessero davanti, e gli occhi, celesti, si intravedevano dietro gli occhiali da sole, anche questi un po' scesi e montati in plastica verde-azzurra scura. Era truccata leggermente e con colori pastello:tutto si intonava perfettamente con la sua canotta nera con un dragone bianco ei jeans leggeri, celeste chiaro. Le scarpe, nere con un leggero tacco, erano dei sandali chiusi sul davanti, che Stella portava con naturalezza, anche se sembravano scomodissimi. Il suo giapponese manteneva una leggera influenza straniera, come quello dell'amica, le "h", per esempio, non erano sempre aspirate. Le due ragazze erano così strane che Kurama, pur non volendo, si era soffermato un po' troppo a guardarle... E ciò non andava bene a Mirei, che voleva l'attenzione del bel ragazzo dai capelli rossi tutta per sé. Iniziò quindi a sbraitare contro di loro.

- Ma vi pare questa l'ora di ritornare? E' da un bel po' che vi abbiamo mandato a chiedere notizia delle nostre valigie, e voi solo adesso ci dite cos'è successo? Anzi, no, non ce l'avete ancora detto, vi siete subito presentate al nostro nuovo amico! E quelle lattine? Mi pare che non vi avevo ordinato di fermarvi al bar! - urlò. Molte persone, italiane e giapponesi, si girarono a guardarla.

- Wow, una scenata di gelosia di primo grado! - commentò Claudia in italiano, continuando poi nella stessa lingua. - Ma guarda, non riesce ad accalappiare un ragazzo in aereo e allora tenta sulla terraferma! - . Stella si mise a ridere, e dato che Mirei domandava furibonda che cosa Claudia avesse detto di divertente dichiarò, in giapponese: - Beh…Per farla breve che sei una baka (idiota, nda) nel rimorchiare ragazzi! - . Mirei diventò verde di rabbia, Kurama sorrise leggermente. Anche a lui non piaceva l’arroganza della ragazza giapponese, e la risposta datale da Hoshi gli sembrava adatta.

- Comunque il ritardo delle valigie è presto spiegato: quelli che dovevano scaricare i bagagli si erano addormentati… Noi non siamo ritornate fino a quando non siamo state rassicurate sul fatto che erano stati svegliati… E, scusa, quali bevande? Io e Kurachan non ne abbiamo nessuna. Se pensi che le abbiamo buttate, poi, guarda pure dentro il cestino. E' pulito! - . Stella, rivolgendosi a Mirei, pronunciò queste parole con la massima naturalezza, mentre Claudia aggiungeva: - Per prendere qualcosa da bere dovevamo uscire dal check-in, e questo sarebbe stato impossibile senza le nostre amate valigie!... Senza contare che tu non ci avevi ordinato di fermarci al bar…- . Mirei dovette constatare che era vero. Cestino vuoto, e spiegazione sufficiente a dissuaderla ad indagare oltre. Kurama si stupì: ma se l'aveva viste anche lui le lattine!

- Dai, Mirei, non capisci che è normale! Sai che sono streghe, avranno fatto sparire tutto! - disse Rika, spiegandosi davanti all’occhiata perplessa di Kurama : - La prima volta che l'abbiamo incontrate erano impegnate in giochi di magia. Ma la loro è magia vera: ci hanno perfino salvato da un gruppo di malintenzionati poggiando leggermente le mani sulle loro gole: sono subito usciti fiotti di sangue! - esclamò, eccitata. Kuramaa quelle parole capì: ecco cosa accomunava le due ragazze! La loro strana forma di energia... Era identica per tutte e due, e ugualmente forte!

Mirei tuttavia non voleva arrendersi: non potendo attaccare le due ragazze sul piano pratico, attaccò il loro Paese insultandolo con i soliti luoghi comuni... Un grande sbaglio: Claudia avvicinò subito la sua mano alla gola della ragazza giapponese, sibilando: - Ti ricordi quello che ha detto Rika, vero? - poi, allontanandosi aggiunse:- Oh! Le valigie sono sul nastro… Il nostro viaggio in comune e la nostra amicizia finisce qui. - .

- Shuichi! Insomma, non ritornavi più! Le valigie sono tornate! - . Hiei chiamò l'amico e corse verso di lui, fintamente imbronciato, mentre Kurama si chiedeva chi gli avesse ricordato che doveva chiamarlo così e chi era riuscito a farlo recitare la parte dell’amico abbandonato. Le ragazze parlottavano tra loro: anche "quello"non era niente male. - Scusa Hiei, mi ero fermato a parlare... - . Kurama non finì la frase che subito le due italiane si presentarono al demonietto del fuoco. Hiei si accorse della loro aura: era molto potente, forse più della sua e di quella di Kurama. Anzi, no era certo: quelle due erano più potenti di loro, e forse anche di Yusuke.

- Beh, a presto! - sorrise Stella rivolgendosi ai due ragazzi. - A presto, Hiei e Shuichi. O piuttosto dovrei dire - aggiunse, piano, facendosi sentire solo da loro: - Hiei, ladro del Makai... - . - …E Yoko Kurama, demone volpe? - aggiunse Claudia, e se ne andarono lontano in direzione opposta a quella dei due demoni.

Hiei e Kurama si guardarono: quelle due ragazze erano troppo strane, dovevano capire chi erano!

INDIETRO

QUARTO CAPITOLO