PRIMO CAPITOLO: IL NUOVO TORNEO.

Sospirò. La città, vista da quel tetto, assomigliava ad un immenso insetto nero, con enormi tentacoli che a volte s'illuminavano per la luce spettrale dei lampioni. Tutto sembrava calmo, ma i suoi acutissimi occhi vedevano, lontane, le luci di alcune abat-jour che ancora non venivano smorzate e il suo finissimo udito sentiva chiaramente il rombo dei motori delle macchine che ancora passavano sulle strade, molti metri sotto di lui. Sospirò di nuovo e si accinse a ritornare in camera, e appena mise il piede sul pavimento della stanza abbandonò il suo aspetto di Yoko e ritornò a quello umano di Shuichi Minamino.

Ancora non riusciva a dormire: erano passate circa due ore da quando era rientrato nella sua camera e tutto era calmo, eppure, lui... Lui non riusciva ad assopirsi. E per ingannare il tempo, per non essere "assordato" dal silenzio che regnava nella casa, iniziò a rimuginare sui tre problemi fondamentali che lo tormentavano. Il primo era il nuovo incarico che Yusuke gli aveva descritto, ne dovevano parlare il giorno dopo, sembrava che fosse un nuovo Torneo delle Tenebre… Ma non gli interessava più di tanto. Il secondo problema che lo tormentava era costituito dal fatto che aveva addirittura dovuto trasformarsi in Yoko per stare in piedi sopra un tetto. "Accidenti!" pensò. "Sono giunto fino a questo punto! Non posso continuare così, o il mio spirito di Yoko si unirà troppo al corpo di Shuichi Minamino!" . In ogni modo anche questo non lo preoccupava più di tanto... Sarebbe bastato tornare nel Makai per un poco per risvegliare lo Yoko che era in sé... Ma il terzo problema... Quello era diverso! Guardò sconsolato le coperte e gli venne alle labbra un nome, appena sussurrato... "Maya..." .

Ricordava tutto esattamente: era successo alcune settimane fa. Era solo in casa ed era andato a rispondere al telefono. - Pronto? - aveva detto subito, chiedendosi chi poteva essere. Forse suo fratello, che era andato in gita scolastica... Il telefono a casa sua serviva soprattutto per comunicazioni "familiari".

- Buongiorno, sono Maya Kitajima, un'amica di scuola di Shuichi, andavo con lui in classe pochi anni fa. Potrei parlare con lui se non le dispiace? - . Dall'altra parte del telefono lo raggiunse una voce di ragazza che conosceva. Non aveva capito subito chi era fino a quando lei non aveva detto il suo nome. Allora era stato tutto chiaro.

- Ciao Kitajima! Non mi riconosci? Sono io Shuichi! Come stai? Come mai questa telefonata improvvisa? - . Il cuore gli batteva all'impazzata, ricordando i dolci lineamenti che accompagnavano quella voce. Maya, la SUA Maya. E' vero, all'inizio non aveva accettato che lei si fosse innamorata di lui perchè voleva proteggerla, ma ora era diverso. Non badava neppure a quello che diceva, non faceva altro che domandarle come stava, cosa faceva, perchè voleva sapere tutto di lei. Forse questa volta sarebbe stato diverso. Forse questa volta sarebbe riuscito a dichiararle quello che veramente provava nei suoi confronti... Ora che, ne era sicuro, non c'era nessuno più forte di lui e di tutta la sua squadra… e poteva proteggerla a dovere. Dopo un po' che parlavano...

- Scusa, Minamino, stavo quasi dimenticando il motivo principale per il quale ti ho telefonato! La nostra vecchia classe vorrebbe fare una "rimpatriata", ci rincontreremo tutti, che ne dici, potrebbe andarti bene? E' la prossima settimana, di sabato, alle otto di sera in pizzeria! Va bene? Ti prego, dì di sì, saresti l'unico che non partecipa! - . Come faceva a resisterle, quando lo pregava così? Dall'inflessione della voce riusciva anche a percepire la sua espressione, il suo sguardo, il suo sorriso.

- Se ci saranno tutti non posso certo dire di no! Conta su di me, io ci sarò a qualunque costo! - . Che gli succedeva? Non aveva mai detto qualcosa del genere a nessuno... Era diventato così simile agli umani che aveva acquistato in tutto e per tutto il loro modo di parlare? Oppure questo era l'effetto collaterale della sensazione che era chiamata "amore"? Tutti gli innamorati si esprimevano in quel modo buffo e ridicolo?

Presero gli ultimi accordi e si lasciarono, pronti ad incontrarsi una settimana dopo con i loro compagni di classe davanti al cinema vicino alla pizzeria. Pronti ad incontrarsi, a rivedersi, era una promessa che si erano fatti tra loro. Ma c'era un'altra promessa che Kurama aveva fatto a se stesso: "Questa volta le rivelerò ciò che provo per lei. E la proteggerò, per l'eternità. " .

Il sonno stava prendendo il sopravvento. Ripensando alla sua promessa fatta il giorno della telefonata di Maya, Kurama sorrise amaramente. Ma ora aveva troppo sonno, voleva dormire, e scacciò con forza i brutti pensieri dalla sua mente. Solo un attimo prima di assopirsi riuscì a formulare una piccola frase: "Diamine...." .

- ...Come ti sei abbassato, Yoko Kurama, per comportarti così! Non pensavo conoscessi la parola amore! - . Hiei aveva ripetuto esattamente le parole che lui aveva mormorato la notte precedente, prima di addormentarsi.

- Che c'è di male nell'amore? Solo tu, nanerottolo, non puoi capirlo! Sei così piccolo che nessuna ragazza ti si avvicinerebbe! Comunque per una parte concordo con lui, Kurama! Come fai ad innamorarti se conosci solo una ragazza insulsa come questa Kita-qualcosa... Solo chi conosce Yukina prova il vero amore! - . Kuwabara già era perso nelle sue fantasticherie, e Hiei, sentito il nome della sorella, gli lanciò un'occhiataccia, ma lo "spilungone" non se ne avvide. "Tanto" pensò poi Hiei, mentre un sorriso sarcastico gli attraversava il volto, "mia sorella è ritornata tra i ghiacci e questo spilungone morirebbe assiderato prima di trovarla!" .

- Ciao ragazzi! ! - . Yusuke, accompagnato dall'inseparabile Botan, entrò nella stanza dove gli altri erano già riuniti. Kurama e Hiei lo salutarono con un cenno del capo.

- Urameshi! Ti pare questa l'ora prefissata? E ci avevi convocato tu! Com’è possibile, potevi fare un poco più tardi dato che c'eri, perchè non ti sei fermato da qualche parte a prendere qualcosa, un poco di ritardo in più di certo non ti faceva male… Ma che diavolo ti è preso, ti convochi e non ti fai vedere, sai che abbiamo dei nemici, dei demoni che se ti uccidono sarebbero onorati in tutto il loro mondo e... - . Kuwabara già era partito ad urlare contro il suo amico per il ritardo di qualche minuto, e continuava parlare senza che nessuno l'ascoltasse.

- Hiei, Kurama, sono stato avvertito dal Re Enma Jr. che ci sarà un nuovo tipo di torneo, il Torneo Demoniaco della Magia Oscura. Non sarà di certo più difficile degli altri, però sarà sicuramente più duro. Vi parteciperanno tutti i tipi di demoni, e anche un certo Moki, che il Mondo Spirituale sta cercando. Le battaglie saranno corpo a corpo, uno contro uno, e dureranno un solo round per ognuna. - iniziò Yusuke serio in volto.

- Questo significa che ogni squadra metterà un solo giocatore per ogni incontro, e che ogni incontro sarà composto da una sola battaglia. Il giocatore perdente deve essere ucciso, e non può essere rimpiazzato. Se chi vince non uccide l'avversario, è ucciso a sua volta. - precisò Botan.

- Mi dispiace, io mi dissocio dall'impresa. Ormai ho già combattuto troppo con voi, ho saldato il mio debito verso il Mondo Spirituale e non intendo combattere ancora contro demoni di livello superiore al mio, anche se adesso sono diventato così forte che dubito che ce ne siano ancora! Tanto li sconfiggo sempre con il mio Drago Nero ! - . Hiei stava già per avvolgersi nel suo mantello nero, quando Yusuke lo trattenne.

- Devi sapere, Hiei, che ora esistono anche i demoni di tipo G, molto più forti di tutti gli altri. Non ti piacerebbe saggiare la loro forza? Moki fa parte di questi demoni e ha già ucciso ben 660 vittime, tra suoi simili e persone umane. Dobbiamo impedirgli di compiere altri omicidi !- . Botan paziente cercò di convincere Hiei a partecipare sperando nel suo spirito competitivo. Hiei, infatti, iniziò ad interessarsi... Demoni di grado G... Sarebbe stato interessante confrontarsi con loro!

Intanto Kurama fece finire il monologo a Kuwabara e gli spiegò il nuovo torneo. Gli stava ancora descrivendo i dettagli, quando la porta si spalancò, ed entrarono tre ben note persone, seguita da un'altra a breve distanza. Una era attaccata ad una bottiglia di vino, una teneva una sigaretta tirando varie boccate, e un'altra si gettò nelle braccia di Yusuke. L'ultima salutò tutti guardando per terra timidamente. La madre di Yusuke, Shizuru e Keiko erano arrivate a scoprire dove si riunivano i quattro e si erano portate dietro Yukina, che Botan aveva rintracciato appena saputo del Torneo. La sorella di Hiei era l'unica che dava forza a Kuwabara e la forza era fondamentale per sopravvivere in questa nuova battaglia.

"Diamine la lettera! Me ne sono dimenticato!" pensò Yusuke appena vide Yukina. Shizuru aveva insegnato alla piccola Dama dei Ghiacci a scrivere nell'alfabeto dei Ningen e questa aveva indirizzato una lettera a Kuwabara e Hiei per ringraziarla delle volte che l'avevano salvata dai pericoli... Ma Yusuke aveva pensato di farla vedere ai due solo se si fossero rifiutati di partecipare. Così quando Yukina chiese se i due l'avevano letta...

- Certo! - annunciò Botan mentendo spudoratamente. - E Kuwabara è molto felice che tu venga a vederlo al prossimo Torneo! - sorrise cercando d’essere convincente. - Ovviamente anche Hiei è lusingato del fatto che tu l'abbia ringraziato perchè spesso ti ha salvata in situazioni pericolose! – riprese ancora, mentre Hiei si chiedeva di che lettera stavano parlando.

- Bene, allora si parte per il Torneo Demoniaco della Magia Oscura! - esclamò Kuwabara trionfante senza aspettare nient'altro. Come sempre la vista di Yukina lo mandava in visibilio. E tutti si diressero verso la porta, mentre Kazuma si era fermato un attimo per guardare in cagnesco Hiei, convinto che volesse conquistare Yukina e rubargli così la ragazza.

"Già, si parte" pensò Kurama. "Kuwabara e Hiei combattono per Yukina, Yusuke per Keiko. E io per chi potrei farlo se non per Maya? Ma, come mi ha detto lei la volta scorsa, qualcun altro ha promesso di proteggerla dai ricordi e dai sogni che ha... Di un bambino che le sembra di conoscere che per difenderla ha trasformato una volta un filo d'erba in una spada... Il polline dei Mugen-bana non serve poi a molto!".

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