PRIMO CAPITOLO: LILY.

 

Appena le campane di Port Royal suonarono le sette, Lily, puntualmente, si svegliò. I suoi occhi ancora assonnati brillarono quando si ricordò la data: 16 ottobre. Ma poi, mentre il sonno svaniva e metteva a fuoco gli oggetti della sua stanza, vide la lettera che aveva ricevuto un mese prima e si ricordò. No, quel 16 ottobre suo "padre" non sarebbe venuto a trovarla. In realtà quello che lei chiamava "padre" era il suo tutore. Ma nemmeno questa era la parola giusta per definirlo. Semplicemente era colui che l'aveva allevata negli ultimi sette anni. Non ricordava chi era suo padre: aveva perso la memoria per un incidente su una nave quando aveva circa dieci anni. Non sapeva neppure la sua vera età, e il nome "Lily" gli era stato conferito da suo "padre". Ma non era quello il momento di pensare a quelle cose. Mentre si legava i capelli bruni in una coda, Lily pensò a come poteva scusarsi con la padrona della locanda. Lei le obbediva sempre, in tutto e per tutto, ed era anche brava come cameriera, ma la sera prima aveva risposto veramente male al vecchio fabbro. Era successo tutto in fretta: il complimento osceno del fabbro ubriaco a Marianne, una sua collega che lei considerava come una sorella, e la risposta piena di insulti di Lily. Non era la prima volta che rispondeva a qualcuno così, figuriamoci, ma il più delle volte che lo faceva, era con avventori venuti per caso. Il vecchio fabbro, invece, era un abitudinario. Lily era considerata come una figlioccia dai padroni della locanda, ma una caduta di stile così grande al "Puledro d'Oro", il più famoso punto di ristoro di Port Royal... Insomma, era intollerabile! Scendendo le scale, Lily cercò tutte le scuse possibili, ma, quando vide la padrona della locanda, non seppe spiccicare una parola. La seguì in silenzio in una stanza illuminata.

La padrona chiuse la porta della stanza, e fece segno a Lily di sedersi a un'estremità, poi le si mise di fronte. L'atmosfera era tesa e insopportabile. Lily iniziò: - Mi dispiace, ha ragione, mi cacci pure dalla locanda, ma non potevo sopportare che Marianne diventasse così rossa per quel complimento osceno urlato tanto forte! - disse tutto d'un fiato, e smise solo perché notò che la padrona rideva. Aveva detto qualcosa di buffo? - Lily, non è per questo che ti voglio parlare a quattr'occhi. Ieri hai fatto bene, il fabbro era veramente ubriaco e insopportabile, aspettavamo solo che se ne andasse, e tu gli hai dato un motivo sufficiente. Pazienza, poi, se non ha pagato. Volevo solo consegnarti queste due lettere. - . Gliele porse. Di una riconobbe la calligrafia: era di suo "padre"! Ma l'altra... - Ti consiglierei di aprirla, Lily, - continuò la padrona, - e di accettare la proposta. - . Lily aprì in fretta. Dentro un biglietto e l'invito ad un matrimonio. "Il Governatore è lieto di annunciare il matrimonio di sua figlia Elizabeth con Will Turner.". Lily guardò la padrona della locanda, poi l'invito e di nuovo la padrona. Non capiva. - C'è una lettera insieme all'invito, Lily. - le disse la signora. Era vero: in quella lettera Lily era invitata a fare un colloquio con il maggiordomo del governatore per servire come cameriera durante il pranzo nuziale. Lily conosceva il maggiordomo: quando veniva alla locanda lo serviva sempre lei, era un uomo cortese che non beveva mai più del dovuto e le lasciava una lauta mancia. Anche il nome Will Turner non le era nuovo... - Allora, Lily? Cosa ne pensi? - . La padrona interruppe i suoi pensieri. - Accetterò, solo che... Non ho un abito decente per presentarmi al colloquio con il maggiordomo. - rispose Lily: qualcosa nella sua testa le diceva di non accettare, ma lei non seguiva mai quello che la coscienza le consigliava. - Non bisogna preoccuparci di questo. - rispose la padrona. - Marianne! - chiamò poi. - Vai con Lily a comprare una stoffa per farle un bel vestito. Hai abbastanza soldi, non è vero? - chiese poi alla ragazza. Lily annuì.

- Come sei fortunata! - . Marianne non la finiva più con la cantilena. - Immagina, Lily! Magari incontri un barone, o addirittura un principe, vi innamorate e... - .  - Frena l'entusiasmo, Marianne. - la interruppe bruscamente Lily mentre si avviavano al negozio di stoffe. - Servo come cameriera, mica sono chiamata a partecipare al matrimonio come invitata! - . - E allora? - le rispose Marianne. - Lo sposo non è forse l'apprendista del vecchio fabbro? Eppure sposerà la figlia del governatore! - continuò. Lily stette in silenzio. Quella giornata non le piaceva. Suo "padre" non sarebbe arrivato, lei doveva comprare delle stoffe per un vestito (e odiava comprare qualcosa) e per di più c'era sempre quella voce nella sua testa... Come avrebbe voluto rimanere nella sua camera a leggere un libro e a vivere avventure! Anzi, no, perché vivere avventure solo con la fantasia? Avrebbe voluto solcare i mari con suo "padre", ma lui non la voleva mai portare con sé: troppo rischioso! Ma rischioso cosa? Lily sapeva che era una scusa. Lei sapeva difendersi benissimo da sola... Anche se non sapeva come aveva fatto ad imparare. Quel buco nella sua memoria la faceva veramente star male. - Lily, siamo arrivate! - . Marianne la richiamò alla realtà. Stava per entrare nel negozio con la sua amica quando una mano si poggiò sulla sua spalla. Era il vecchio fabbro.

- Cosa vuole? - chiese Lily sgarbatamente. Non era nella locanda, e adesso poteva dar sfogo a tutta la sua cattiveria. - Scusarmi per ieri, - rispose il fabbro - e chiederti un favore. - . Cosa? Scusarsi per ieri? La sua voce non era impastata dall'alcool come al solito. Forse stava sognando... Il fabbro che non è sbronzo e chiede scusa? Lily si stropicciò gli occhi, ma lui era ancora lì. Afferrò l'occasione per liberarsi di Marianne e godersi un po' di libertà. - Se lei promette di ritornare alla locanda le farò il favore! - promise.  - Dovresti portare questa spada al palazzo del governatore, come regalo allo sposo. Visto come sono vestito non mi farebbero entrare. Il matrimonio è fra due settimane, ma non si sa mai... - . Lily prese la spada che le porgeva. - Comunque sarei tornato lo stesso alla locanda! Fate un ottimo vino! - continuò il fabbro. Lily, dopo questa frase, corse verso il palazzo.

La sala d'attesa era grande e c'era lei sola. Il maggiordomo l'aveva accolta sorpreso, dicendole che era in anticipo di tre giorni sul colloquio. Ma aveva spiegato in fretta l'equivoco, ed era stata ammessa. Ora stava aspettando quel tale Will Turner, e guardava la spada. Era fatta bene... D'istinto iniziò a maneggiarla, come le aveva insegnato suo "padre". Affondo, parata, affondo, parata, destra e sinistra.. Stava continuando con questo esercizio da un paio di minuti quando, appena fatto un affondo, la porta si aprì, in modo tale che la spada si trovò a pochi millimetri dal petto di Will Turner. La guardò sorpreso. Con destrezza Lily ribaltò la spada, in modo che l'impugnatura si trovasse dalla parte di Will Turner. - E' un regalo da parte del suo vecchio maestro. - spiegò. Will sorrise, e quel sorriso risvegliò qualcosa in Lily. Un turbine di ricordi e sentimenti del passato che aveva dimenticato... Sulla nave c'era un bambino che sorrideva così... E si chiamava... Will Turner! A Lily venne in mente tutto quello che aveva perso dei suoi anni passati che si erano persi nel buio. - La ringrazio, miss...? - chiese Will. Lily era ancora turbata per rispondere, era troppo intenta a ricercare. Rispose solo quando la stessa domanda le fu rivolta per la terza volta. - Lily. - rispose, con un filo di voce. - Avrà pure un cognome, no, miss Lily? - le chiese gentilmente Will. - Sparrow. Lily Sparrow. - rispose lei. Poi corse via, lasciando Will sbigottito.

Correndo non si era accorta di essere arrivata alla grande rupe. Will era lui... Possibile che quando era alla locanda non l'aveva mai riconosciuto? Guardò giù, verso gli scogli .Ora ricordava il suo passato e quello che si era ripromessa quando la nave stava affondando, e il suo scopo era finito. Era dura la morte? Vide la nave di suo "padre" che si avvicinava... Ma no, non poteva essere, non sarebbe venuto... Si buttò.

 

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