QUALCHE DOMANDA
Che cosa sono
la gloria e la popolarità per Andriy Shevchenko?
" L'euforia iniziale è già passata. La grande attenzione degli ammiratori
verso la mia persona certamente mi fa sentire bene. Ma c'è sempre un lato
negativo. Purtroppo c'è molta gente che non capisce che qualcuno vorrebbe
prendersi un periodo di pausa. A volte desidero camminare nelle vie del mio
paese, senza essere disturbato, ma questo purtroppo si trasforma in uno
spettacolo d'autografi. Se accettassi almeno una piccola parte degli inviti che
mi vengono fatti dai miei tifosi per bere con loro una birra a quest'ora sarei
un alcoolizzato cronico ormai. Così quando volevo divertirmi ho dovuto girare
per Kiev in automobile. Certamente gradisco essere popolare, ma devo lavorare
duro per non perdere tutto questo. Ma è non soltanto questo, vi sono molte più
cose. La gente non si preoccupa dello stato d'umore in cui ti trovi, vogliono
solo gli autografi, bisogna allora superare il momento brutto e pensare solo a
vincere".
Sai come perdere?
" Non gradisco perdere, sono un combattente. Lotterò all'estremità, perché
non succeda. Certamente, il calcio è un gioco e molte cose possono accadere.
Ricordarsi di Wembley (vs. Arsenal - Dinamo Kiev 1-3)?Penso che sia stata la
migliore partita della stagione fino a adesso. Ma siamo riusciti a legare
soltanto all' ultimo minuto. Nessun giocatore della Dinamo Kiev gradisce
perdere. Altrimenti Lobanovsky non lo farebbe giocare. Lui insegna che bisogna
dimenticare rapidamente una sconfitta, ma una vittoria ancora più rapidamente!
La differenza è che si dovrebbe analizzare la causa d'una perdita. Ma se si
perde, bisogna farlo con dignità. Questo è sport, bisogna lasciare il campo a
testa alta."
Come fai fronte alle emozioni?
Le nascondo. Non gradisco discutere, è tutto inutile. L'arbitraggio in Ucraina
ultimamente è; migliorato molto. Sono un giocatore di squadra. Faccio di tutto
per incitare la squadra a vincere. A volte dicono che sono troppo egoista e non
faccio i passaggi a tempo. Questo non è vero. La vittoria per me significa
molto più che farsi notare. Accade che mantengo la palla troppo tempo, ma
questo non è perché sono egoista. Tutta l'Ucraina attende la decisione di
Surkis (presidente Dinamo Kiev) che sarebbe quella di vendermi al Milan per far
conoscere il popolo ucraino e la nazione. Spero che capiate cosa significa. Ma
c'è un punto fermo, che è quello di vincere molti trofei, sia con la mia
squadra di club che con la nazionale. I soldi non sono l'unica cosa, ma c'è
molto di più. "
ANDRIY, IL POETA DEL GOL
Il centravanti del Milan svela la sua passione per il grande ucraino, suo
omonimo: "Col fisioterapista di Kiev facevamo a gara a chi si ricordava più
versi". E aggiunge: "Voglio diventare il migliore del
campionato."
Taras Shevchenko. Buttiamo lì un nome senza preamboli, senza l'anticamera di un
ragionamento, mentre lui, seduto sul bracciolo di una poltrona nella celebre
sala del caminetto di Milanello, si aspetta domande sul campionato. Allora
Andriy (è questa l'esatta grafia del suo nome) Shevchenko scende dal bracciolo,
si siede in modo composto, come se quel nome avesse introdotto un ospite di
riguardo, poggia la nuca sul divano e pronuncia questi suoni al soffitto,
sorridendo: "jak umrù, to pochovàjte / Menè na mohyli". E via tutta
una poesia che inizia così: "Quando morirò seppellitemi/in un tumulo
alto/in mezzo alla steppa sconfinata/della mia cara Ucraina,/perché io possa
abbracciare con lo sguardo/i suoi immensi campi,/perché io possa sentire il suo
Dnepr/ribellarsi in mezzo alle sue roccie". "E' Zapovit, il Testamento
di Taras Shevchenko, una bellissima poesia rivolta al popolo". Le parole di
Taras nella bocca di Andriy, Shevchenko che declama Shevchenko. Abbiamo giocato
a farli incontrare: il più grande poeta ucraino dell'Ottocento e il più grande
calciatore ucraino del '900, il poeta dell'identità nazionale e il campione in
cui una nazione intera ama identificarsi, l'artista che in esilio scriveva
poesie d'amore per la sua terra e l'attaccante che nel campionato italiano segna
gol che sembrano versi.
COMPLIMENTI PER LA MEMORIA, SHEVA.
"Sono ricordi di scuola, rinfrescati per anni, sul lettino del
fisioterapista della Dinamo Kiev. Facevamo a gara a chi ricordava di più;
prendevamo una poesia di Taras e via: un verso lui, uno io".
LE PIACE LA POESIA DI TARAS?
"Moltissimo. Forte e dolce. Ha cantato la nostra terra, le aspirazioni del
nostro popolo, della gente più povera, soprattutto. Ha speso la vita per loro,
è stato militare quando la ferma durava 20 anni. Era anche un bravo pittore ed
è stato il primo ad usare la lingua ucraina come lingua letteraria, invece del
russo dell'impero".
DICEVA: "COSTRUIAMO LA PATRIA NELLA NOSTRA LINGUA".
"E' così: un popolo è la sua lingua, per questo ho voluto studiare subito
la lingua italiana. Adesso riesco anche a discutere di poesia in italiano...Ma
sto studiando ancora, perché voglio parlarlo meglio".
LEI STA VIVENDO IL SOGNO DI TARAS: VIVERE IN UN'UCRAINA INDIPENDENTE.
"Ma so cosa è successo prima, ho studiato, e mia nonna mi ha raccontato
parecchie cose. Quello che è successo nel '32-'33 in Ucraina è stato
terribile: oltre la metà della popolazione morta di fame. Per il comunismo. Mia
nonna aveva 4 figli e ne ha persi 2. I contadini lavoravano la terra, poi
venivano i russi e portavano via tutto".
QUANDO BLOCHIN SEGNAVA PER L'U.R.S.S.?
"Era un orgoglio per gli ucraini. Oleg giocava nella Dinamo Kiev".
TARAS ERA UN SIMBOLO, OGGI LO E' LEI.
"Sento la responsabilità di rappresentare i giovani del mio Paese. Mi
hanno fatto parlare davanti a 5.000 ragazzi. Ero sul palco in giacca e cravatta,
con politici e militari. Mi sono emozionato".
NON LE RESTA CHE SCRIVERE POESIE...
"Poesie? Ma io non facevo nemmeno i compiti a scuola... Appena ci dicevano
di annotare sul quaderno gli esercizi da fare a casa, ero già in piedi pronto a
schizzare fuori a giocare a pallone".
ALLORA, A CHI LA DEDICHEREBBE?
"Al mio popolo".
E CHE COSA CI METTEREBBE DENTRO?
"Il Dnepr, i castani di Kiev e le prime luci dell'alba a primavera".
IL SUO "ESILIO" E' MOLTO MENO DRAMMATICO DI QUELLO DI TARAS, SENTE
NOSTALGIA?
"No. Qui c'è la mia famiglia, mi vengono a trovare gli amici. E poi posso
tornare".
LA POESIA DI MILANO?
"Il Castello Sforzesco".
LA POESIA DEL CALCIO?
"Tutto. Perché il calcio è la mia vita".
IL SUO POETA DEL CALCIO PREFERITO?
"Non si possono fare classifiche. Il podio dei poeti ha un gradino
solo".
LA POESIA DEL DERBY?
"E' la gente. Più attesa, più partecipazione: l'ho sentito subito, fin
dalla prima volta, che era una partita diversa".
LA POESIA DELL'INTER?
"Baggio, ma anche Blanc e un grande tecnico come Lippi. Una grande
squadra".
HANNO DETTO:"IL CAPOCANNONIERE E' IL MIGLIOR POETA DELL'ANNO".
"Mi interessa di più diventare il migliore giocatore del campionato. La
mia poesia è il calcio. Scrivo quando gioco".