L'intervento in materia di abuso sessuale


dr.ssa Concetta Crifò - dr.ssa Maria Giuditta Maffei

(assistenti sociali U.S.S.M. di Napoli)


 



Dopo l’emanazione della legge n. 66/96, l’U.S.S.M. è stato interessato da diverse richieste, provenienti dall’Autorità Giudiziaria Minorile (Tribunale e Procura), finalizzate ad raccogliere informazioni e indicazioni di intervento circa i minori presunte vittime di abuso sessuale.

Gli operatori dell’Ufficio hanno incontrato iniziali difficoltà nell’approccio ad una problematica completamente nuova per un servizio strutturato per la realizzazione di interventi in ambito penale, dove i protagonisti – i minori – sono indagati come autori di reato e non già vittime. E’ stato necessario, pertanto, individuare nuove modalità operative che non procurassero ulteriori difficoltà e sofferenze alle presunte vittime, consentendo, invece, una presa in carico sostanziale dei loro casi.

Si è costituito, innanzitutto, un gruppo di lavoro per l’elaborazione di un modello di intervento sperimentale, utilizzando – in assenza di qualunque specifico livello di formazione – gli studi esistenti e, in seguito, l’esperienza maturata in itinere nell’affrontare i casi di abuso sessuale. Il gruppo di lavoro ha svolto, quindi, una funzione “autoformativa” per i diversi assistenti sociali, attraverso lo scambio di esperienze, delle difficoltà e delle strategie per superarle.

In linea di massima si privilegia l’intervento dei servizi del territorio, ai quali ci si rivolge prioritariamente e preliminarmente; in alcune realtà territoriali (nel caso del Comune di Napoli in stretta collaborazione con l’Istituto Toniolo dell’Università Cattolica di Milano) è stato possibile concordare una modalità di intervento integrato che consente di evitare il rischio di sovrapposizione da parte dei servizi, favorendo iniziative di sostegno al minore con il coinvolgimento di operatori specializzati, che intervengono anche assistendo la presunta vittima in occasione di interrogatori e audizioni protette.

In ogni caso, ci si adopera per concordare il più idoneo programma di intervento, elaborando congiuntamente la relazione socio-ambientale dalla quale l’Autorità Giudiziaria attingerà le necessarie informazioni.

Nel corso del tempo, ed in vari ambiti territoriali, sono stati realizzati corsi di formazione specifici in materia, ai quali hanno partecipato anche assistenti sociali dell’U.S.S.M., che hanno favorito una presa in carico di tale problematica da parte dei servizi del territorio, obiettivo – questo – che rimane prioritario nell’ottica di una “riduzione del danno” per i minori vittime.

A margine, si ritiene opportuno segnalare una particolare criticità che rivela la normativa in questione: in effetti si richiede l’intervento dei servizi dell’Amministrazione della Giustizia per realizzare interventi a favore di una fascia di utenza che deve essere presa in carico da operatori e servizi del territorio, che non solo sono deputati a farlo per competenza istituzionale (e dovrebbero poter offrire una gamma diversificata di specificità professionali) ma possono meglio garantire al minore la continuità di intervento al di là del termine del procedimento giudiziario, limite temporale entro il quale – invece – è racchiuso il ruolo dell’U.S.S.M.. Forse il legislatore, non avendo sufficientemente approfondito la conoscenza delle varie strutture esistenti sul territorio e delle differenze tra essi,  ha preferito “scegliere” il servizio che ha ritenuto più contiguo alla Magistratura, ancorché strutturato per realizzare interventi in altro ambito, considerandolo – a torto o a ragione -  qualificato ad intervenire anche in questo specifico settore.

 

 


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