LA
DANZA INDIANA
“Dialogo con gli Dei”
di Amadio Bianchi
Per la tradizione indiana, la
danza, non è conseguenza di una invenzione umana : come i testi sacri
appartenenti alla “Sruti”, essa prende origine da una “rivelazione
divina”. A Brahma, il divino creatore, si attribuiscono le scritture
“originali” considerate sacre, che trattano l’arte del teatro, della
mimica, della danza e della musica.
Ciò è affermato nel primo capitolo del Natya Sastra, opera attribuita al
saggio Bharata e considerata forse il più antico trattato di drammaturgia.
Brahma creò la danza per soddisfare le richieste degli altri dei. In una
nota traduzione-interpretazione di questo antico testo si legge : “Brahma,
dunque, ordinò all’architetto degli dei di costruire un teatro, e,
affinché le rappresentazioni non fossero disturbate, fece in modo che ogni
parte dell’edificio fosse collocata sotto la protezione di un Dio :
Chandra, la luna, doveva proteggere la costruzione principale ; i
Guardiani dello spazio, i lati ; Marut, il dio della tempesta, i quattro
angoli ; Varuna, Dio dello spazio illimitato e sovrano della notte,
l’interno ; a Mitra, signore del giorno, fu affidato il palco ; ad Agni,
Dio del Fuoco, la scena ; alle Apshara, le danzatrici celesti ; alla
Nimphee, l’intera residenza. Yama, Dio della morte, doveva proteggere la
porta ; i due re serpenti Ananta e Vasuki, gli stipiti ; il tridente di
Shiva, Trishula, l’apice della porta, e così via.....Lo stesso Brahma,
avendo il ruolo di impedire gli ostacoli, occupava il centro della scena”.
“Iniziò, dunque, l’insegnamento specifico della danza pura “Nritta” :
l’aspetto dinamico, potente e virile della danza “Tandava”, mostrata da
Shiva e, l’aspetto grazioso, delicato e incantevole, “Lasya”, esposto
dalla sua consorte Parvati”.
“Brahma mise l’accento sul valore educativo del teatro-danza con finalità
di armonia nell’ordine cosmico : quest’arte di spettacolo - disse -
insegna la rettitudine a chi cerca le regole etiche, dà godimento a chi
attende ai piaceri dell’amore, dona il dominio di se stessi agli
indisciplinati, sapienza alle persone colte”
In generale, la danza indiana propone azioni che si riferiscono a
comportamenti sia umani, sia divini proposti con i relativi stati d’animo
(“Rasa”). Essa, inoltre nutre i sentimenti (”Bava”) e sviluppa il piacere
estetico.
Si ha ragione di ritenere, inoltre, che sia stata utilizzata anche come
mezzo di diffusione dei principi vedici e induisti. Originariamente era
presentata nei luoghi sacri dalle “Devadasis”, danzatrici dei templi, e
l’esposizione degli episodi era affidata alla mimica del viso e alle
molteplici posizioni delle mani (“Mudra”), che costituivano un preciso
linguaggio, oggi ben codificato e sistematizzato. Le Mani ed i piedi delle
danzatrici sono tinti di rosso proprio per rendere scenicamente più
visibili le estremità, in particolare le dita della mano che svolgono un
ruolo importante nella narrazione mimata. Infatti : “dove le mani vanno,
lo sguardo segue, lì dove va lo sguardo, si dirige lo spirito, dove si
posa lo spirito, si manifesta uno stato d’animo, dove si intensifica uno
stato d’animo, nasce la gioia suprema”. Nelle fotografie, la danzatrice
“Surya” propone alcuni passi della danza classica Bharata Natyam
originaria del sud India. Questo tipo di danza è considerato lo stile
madre dei sei stili di danza classica indiana, il quale, circa un secolo
fa, fu strutturato in una tecnica ben precisa da alcuni maestri chiamati
Nattuvanares. Dopo la sua rinascita ed affermazione negli anni trenta, si
è così sviluppata, fino a divenire una delle forme di danza più complete e
significative del mondo. Questa disciplina può divenire una via per
elevati stati di consapevolezza, uno Yoga che richiede anni di
preparazione e di studio per allenare il corpo e la mente a fondersi nella
“Bhakti” o devozione.
Uno spettacolo di danza indiana, in generale, con i suoi meravigliosi
costumi e l’incanto dell’atmosfera diviene una esperienza emotiva di
altissimo livello : “fiori di loto sbocciano nelle
mani della danzatrice e uccelli prendono il volo dalle sue dita. Il suo
corpo si muove ora orgoglioso, ora sensuale, ora manifestando devozione.
Il viso si trasforma in continuazione mimando sentimenti ed emozioni. Gli
occhi e le sopracciglia, in particolare, esprimono ora l’amore, ora il
disprezzo, il sospetto, la compassione, il disgusto, l’orrore.
Quest’arte vive nel suo semplice splendore da 3.000 anni.
Nello Siva Sutra, antico testo indiano in sanscrito si legge : “Nartaka
Atma” - il sé è il danzatore -, “Rango (a)Nt(a) Ratma” - il palco è il sé
interiore -, “Preksakani Indryani” - gli spettatori sono i sensi,
“Dhivasat Sattva Siddhih” - la sensibilità estatica è raggiunta con
l’intuito -.
|