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  Ultimo aggiornamento: 19-01-04

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Referendum del 15 Giugno Le posizioni della Margherita

10-06-03

REFERENDUM POPOLARE PER L’ABOLIZIONE DELL'ARTICOLO 18

La Margherita sin dal mese di gennaio ha espresso la sua contrarietà alle ragioni del referendum che mira ad estendere l’articolo 18 dello statuto dei lavoratori alle imprese con meno di 15 dipendenti.
E’ sbagliato considerare alla stessa stregua il piccolo artigiano con 3 dipendenti e la grande impresa con centinaia di dipendenti.
La Margherita chiede agli elettori di boicottare il referendum  perché non utile alla creazione di quelle garanzie e tutele necessarie per il lavoro e le persone che lavorano.
Chi ha un lavoro precario ha diritto alla pensione, ha diritto ad una indennità se perde il lavoro, ha diritto ad una formazione continua che non lo escluda dai circuiti produttivi. A questi problemi il referendum non da alcuna risposta anzi se passasse il Si i problemi sarebbero accentuati.

REFERENDUM PER L’ABOLIZIONE DELLA SERVITU’ COATTIVA DI ELETTRODOTTO

Il referendum per l’abrogazione delle servitù coattive di elettrodotto ha lo scopo di abrogare due norme: l’articolo 119 del Testo Unico sulle acque e gli impianti elettrici  e l’articolo 1056 del Codice Civile, che impongono ai proprietari  l’obbligo di “dare passaggio” sui propri terreni alle condutture aeree e sotterranee di energia elettrica.

I promotori sostengono che con l’approvazione di tale referendum si restituisce “ai cittadini ed agli enti locali un potere contrattuale nei confronti delle società che trasportano energia elettrica le quali  a seguito della liberalizzazione in atto procederanno alla costruzione di  centinaia di nuove centrali”, l’approvazione del quesito referendario, sostengono i promotori, “aiuta la difesa del diritto alla salute e alla proprietà privata e determina maggiori garanzie per i cittadini di esercitare un freno al dilagare di fonti di inquinamento elettromagnetico”.

Tale posizione è contestabile sotto diversi profili. Le norme sottoposte  a referendum abrogativo riguardano qualunque conduttura elettrica quindi anche quelle che trasportino l’energia prodotta da fonti rinnovabili o destinata a comunità disagiate. Sul territorio nazionale non esistono “corridoi” pubblici e la proprietà fondiaria è estremamente frammentata. L’inevitabile aumento dei costi derivante dall’estenuante trattativa con i privati per l’acquisto dei terreni renderebbe insostenibile per qualunque società la realizzazione di tali infrastrutture, che hanno una funzione ambientale e sociale rilevantissima. Il quesito referendario a causa della sua genericità non colpisce l’inquinamento elettromagnetico provocato dagli impianti a bassa frequenza (gli elettrodotti), ma il sistema elettrico nel suo insieme, producendo, ove fosse accolto, effetti opposti a quelli sperati dai proponenti: si pensi alla rilocalizzazione di linee elettriche realizzate in aree in seguito assoggettate a vincolo ambientale o divenute troppo urbanizzate. Si bloccherebbe tutto. In tale circostanza sta la similitudine con il referendum sull’articolo 18: si è individuato lo strumento sbagliato per raggiungere una finalità giusta. L’inquinamento elettromagnetico è prodotto dalla servitù di elettrodotto o dalla fissazione di limiti alle emissioni assolutamente inadatti a proteggere efficacemente la salute, come quelli recentemente fissati dai decreti del Governo, fino a venti volte superiori ai limiti proposti da Bordon quando era  Ministro dell’ ambiente dell’Ulivo.

                                                                          Il coordinamento

 

 

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