Gruppo di lavoro:
Docenti: Caravaggi Daniela, Ferrigno Filomena.
Studenti: Bazzica Laura, Mencarelli Valentina, Montanari Damiano, Cruciani Matteo, Poggiani Chiara, Cecchetti Davide, Isa Mattia, Mosca Elisa, Peluso Luigi, Scorsoni Arianna.

 INTRODUZIONE
AI CASTELLI DEL CONTADO

Le cinque porte della città di Perugia, descrizioni e curiosità.

 Le cinque porte principali di epoca etrusco-romana determinarono la suddivisione della città e, in epoca comunale, anche del contado circostante in cinque rioni,che presero appunto il nome di “Porte”. I documenti riferiti a questa divisione sono scarsi, ma sembra che verso la metà del sec.XI tutti cinque i borghi dovessero essere stati costruiti. La divisione della città in zone, che potevano essere definite come: quartieri, sestrieri, porte, rioni, contrade…vennero adottate nel Medio Evo. Ma originariamente era stata adottata dall’imperatore Augusto per ripartire la città di Roma. La divisione della città in più zone aveva la sua ragione strategica dovendo ogni Rione difendere la sua Porta e in oltre facilitavano il governo della città.

In Perugia ogni Porta ebbe i propri rappresentanti nel governo del Comune. Ogni Rione aveva un proprio colore e un proprio simbolo di insegna. Del colore si è perso nel tempo il significato più profondo, per il simbolo venivano utilizzati animali, tranne il rione di Porta Sole che ha sempre avuto il sole,  un santo o un attributo di questo ed  infine un oggetto relativo ad una caratteristica del rione. Ogni rione era costituito dal gruppo di parrocchie più prossime alla porta da cui prendeva il nome, aveva come “spina dorsale” una strada regale che, partendo dal nucleo della città, la Piazza Grande, e uscendo dalla loro porta principale si inoltrava in ognuna delle distinte parti del contado per collegarsi al grande sistema viario.

Le cinque porte sono: Porta Sole, Porta S.Pietro, Porta Eburnea, Porta S.Susanna e Porta S.Angelo. Quest’ultima, rappresentata da un cavallo e da S.Michele Arcangelo con la spada alta,  è la porta che corrispondeva al contado di cui fa parte la Bruna, ad essa corrispondeva il colore rosso, colore del fuoco, della regalità, dell’amore, del matrimonio, della passione, dell’energia, e della collera.

La strada regale che usciva dalla porta è quella verso Gubbio in direzione Nord.

Attraverso un’osservazione attenta e capillare del territorio, ci si è resi conto che il tratto fluviale oggetto di studio, offre delle importanti testimonianze sulla storia del contado Perugino.

Si è deciso quindi, di alzare la nostra lente d’ingrandimento verso le colline prospicienti, il fiume. 

Ciò che caratterizza l’epoca Comunale è il legame che si stabilisce tra possesso del territorio ed esercizio del potere: i diritti di natura pubblica sono ceduti al Comune o comunque da esso rivendicati. Il territorio umbro diviene campagna della città: le piccole comunità rurali esprimono magistrature che sono segno di un autogoverno locale.

Le sottomissioni compiute al Comune di Perugia da signori locali laici o ecclesiastici; risultano fondamentali per delineare anche geograficamente il quadro del controllo perugino sul territorio con le sottomissioni relative a tre grandi distretti signorili esistenti nel contado di Perugia:

- La zona del castello di Castiglion del Lago;
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 La zona a nord di Perugia tra il corso del Tevere, Montacuto e Monte Tezio (sottomessa a Perugia da Ugolino marchese nel 1189) che segna il confine settentrionale del contado, dal Trasimeno al Tevere, nonché una serie di castelli, quasi tutti strategicamente in coppia l’uno di fronte all’altro;
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 La zona cuscinetto tra i contadi di Perugia ed Assisi.

I castelli medioevali oggi sono oggetto di differenti utilizzazioni: spesso vengono restaurati e valorizzati, possono diventare eleganti residenze d'èlite oppure ancora sedi di comunità. La distribuzione degli insediamenti umani del territorio perugino, in modo particolare dei castelli, non è omogenea e, comunque, risponde a diverse motivazioni secondo i periodi storici. 

Gli insediamenti nel contado sono connessi alla possibilità del territorio di farli prosperare anche se non mancano quelli creati per motivi strategici o difensivi. La maggior parte degli insediamenti rurali perugini ha origine tra l’XI e il XIII sec., quando, in tutta l’Italia centro settentrionale, si ha un forte incremento demografico e quindi la formazione di nuovi nuclei urbani che si contrappongono alle arcaiche strutture feudali. Le colline attorno al fiume Tevere sono caratterizzate da insediamenti rurali dell’età comunale che, il più delle volte, si innestano su preesistenti strutture risalenti all’età romana e preromana. 

A prescindere dall'origine ciò che costituisce un evento comune a tutti, è il fatto che, tra l’VIII e il X secolo si era verificato un fenomeno che comportava la tendenza ad abbandonare gli insediamenti di pianura e a fortificare i villaggi collinari non murati già esistenti. Questo fenomeno, noto come “incastellamento”, aveva inoltre comportato la trasformazione del paesaggio rurale in un ambiente connotato da siti abitativi abbandonati, nonché da borghi fortificati di poggio, di pendio e di montagna.

Così, si abbandonano molti centri poco difesi e resi inabitabili dalle gravi condizioni ambientali (impaludamento, malaria ecc.) connesse con il disordine delle acque nelle zone pianeggianti; ciò comportò, inoltre, l'abbandono di attività agricole intensive in pianura e la diffusione in alternativa, delle attività di pastorizia. Più tardi, con la ripresa delle attività agricole, il territorio collinare permetterà un felice incremento della produttività, favorendo la cerealicoltura, la viticoltura e l'olivicoltura, a nord di Perugia tra il corso del Tevere, Motacuto e Monte Tezio. Osservando oggi il territorio perugino non si notano considerevoli modificazioni a livello morfologico, mentre estremamente mutato è il paesaggio antropomorfico.

Lungo il percorso dei castelli si può osservare il rudere di un oratorio chiamato “Il Carmine”. Questo oratorio è lontano circa un chilometro dalla piazza di La Bruna in direzione Castiglion Ugolino. Molto interessante è il modo in cui siamo è giunti ad avere le informazioni sull’oratorio: alcuni alunni, grazie all’aiuto dell’archivista, la Dottoressa Isabella Farinelli e del geometra Gianni Rondinini, hanno provato a ricostruire la storia di questo oratorio. 

La ricerca si è tenuta all’Archivio storico diocesano di Perugia (ADPg) e si è avvalsa principalmente delle visite pastorali tenute dai vescovi e dai loro delegati dall’anno 1564 all’anno 1857. Durante queste visite,che venivano fatte circa ogni quattro anni, il vescovo e i suoi delegati  avevano il compito di trascrivere su un quaderno le notizie di un dato territorio secondo delle domande raccolte in un libretto il “ Bollettino ecclesiastico per la archidiocesi di Perugia “ (Questionario per la Sacra visita pastorale).

Le visite pastorali in cui si sono trovate notizie dell’oratorio del Carmine sono quelle effettuate nella Parrocchia di Sant’Orfeto.

Dopo averne analizzate alcune della prima metà del Novecento senza riscontri positivi, abbiamo proceduto a ritroso: finalmente nelle visite pastorali effettuate dall’arcivescovo Federico Foschi  (in carica dal 1880 al 1895) negli anni 1883, 1886 e 1891 abbiamo rinvenuto notizie sull’oratorio del Carmine.

Tuttavia la ricerca si è arricchita di dettagli ulteriori analizzando altre visite pastorali in latino relative agli anni 1820 e 1763.

ARCHIVIO STORICO DIOCESANO DI PERUGIA ADPg, visite pastorali, busta XLIX

VISITA: Vescovo Mario Vianello (1943-1955)*

Non esistono oratori né pubblici né privati.

ARCHIVIO STORICO DIOCESANO DI PERUGIA ADPg, visite pastorali, busta XLIV

VISITA: Arcivescovo Federico Foschi (1880-1895)*

1883 Prima visita: La Madonna del Carmine era della famiglia Binucci ed ora della famiglia Bazzarri. Il Bazzarri ottenne della Curia la facoltà di convertirla ad uso profano con promessa di farne un’altra in altro sito, ma sinora non ha mantenuto la promessa.

12 ottobre 1886 Seconda visita:Bizzarri non ha ancora fatta la nuova chiesuola. Gli si scriverà.

19 maggio 1891 Terza visita: Bazzarri  non ha costruito la cappella. Gli si progetterà di fare invece un offerta alla Chiesa, anzi alla compagnia del Ss.mo Sagram. Che non trovasi in buona condizione economica, e di cui lo stesso Bizzarri è depositario premuroso. 

ARCHIVIO STORICO DIOCESANO DI PERUGIA ADPg, visite pastorali, fascicolo XXXV

VISITA: Arcivescovo Carlo Filesio Cittadini (1818-1845)*
Carta 393-verso
Mercoledì 11 ottobre 1820

TRADUZIONE: Procede quindi lo stesso reverendo convisitatore all’altra Chiesa da visitare negli stessi confini: La Beata Vergine Maria del Carmelo. Di competenza di famiglia Binucci, durante la visita sospese l’uso del calice finché non fosse dorato. Comandò che si affiggessero nella sede confessionale i casi riservati nella diocesi. Queste cose riferite, i sopraddetti decreti di cui volle demandare l’esecuzione furono approvate da sua signoria illustrissima. Pranzò nella casa parrocchiale della sopraddetta S.Orfeto completato il pasto ritornò nella Pievania di Chieli e passò la notte in palazzo Danzetta.

ARCHIVIO STORICO DIOCESANO DI PERUGIA ADPg, visite pastorali, registro XXVIII

VISITA: Vescovo Filippo Amadei (1762-1776)*

23 Maggio 1763 

 *Anni di episcopato

TRADUZIONE:  23 Maggio 1763

Di competenza il Signor Conte Almerighi che del pari (S. Vincenzo Ferreri) la trovò fatiscente a causa dell’umidità. Perciò decretò di restaurare le pareti interne e che fosse scavato un fossato all’esterno. Per il resto lodò tutto. Dopo queste cose nella vicina casa dal detto Conte ritornò e qui rimase per la notte.

ARCHIVIO STORICO DIOCESANO DI PERUGIA ADPg, visite pastorali, registro XX

VISITA: Vescovo Orazio Monadi (1643-1658)*

Questa Chiesa non è menzionata

ANTOGNOLLA

 Antognolla è un magnifico fortilizio trecentesco situato alle pendici di Monte Tezio, in posizione dominante là dove il torrente Nese confluisce con il Tevere.
Nell'area castellana risiedono attualmente tre famiglie; l'abitato, restaurato, presenta qualche struttura originale ancora visibile.
La storia ci tramanda l’esistenza in questo luogo già dal 1174 di un monastero benedettino retto dall’abate Azione. Nei primi del 1300 divenne feudo degli Antognolla importante famiglia perugina che abitava in Porta Susanna.
Nel 1398 Bonifacio IX con decreto pontifico, per i servizi resi da Ruggero di Antognolla, ammise la contea sotto il controllo dello Stato pontificio, separandola da Perugia. Bonifacio IX dichiara il castello
"feudo di Santa Chiesa et lo fa libero immune et essente".
Successivamente, nel 1404, il castello è occupato dai fuoriusciti capeggiati da Giacomo degli Arcipreti. Nel 1480 il castello fu occupato dai Baglioni. Infine dal 1488 al 1836 il castello appartenne alla famiglia Oddi Baglioni, quando insieme a Valenzina fu venduto al marchese Guglielmi di Roma. Nel 1939 fu acquistato dall’IFI, finanziaria del gruppo Fiat di Torino, che acquistò anche l’eremo di Monte Corona dal tenore Beniamino Gigli. Successivamente la famiglia Agnelli vendette la proprietà alla SAI Agricola SpA; attualmente appartiene alla Holding Castello di Antognolla srl, che vi ha costruito un campo da golf di livello internazionale. La chiesa attuale che sovrasta l’antica cripta in cui erano sepolti i resti di S’Ercolano trasportati a Perugia nel 1378 nella cattedrale di S.Lorenzo, è dedicata a S.Agata.
 

CASTIGLION UGOLINO

Fu uno dei feudi del marchese Ugolino già dal 1189 quando fece atto di sottomissione a Perugia.  Nel 1282 come castrum era sotto la giurisdizione del contado di porta S’Angelo e contava ben 65 fuochi, pari a 325 abitanti. La suddivisione del contado perugino in fuochi serviva a stabilire la tassa che ogni località doveva inviare a Perugia per soddisfare il salario del capitano del comune. Nel 1370 Ludovico di Taddeo e suo figlio Bartolomeo si ribellarono a Perugia, passando sotto la protezione del Papa. I magistrati perugini assalirono il castello, difeso strenuamente dai suoi abitanti che, dopo alcuni giorni si dovettero arrendere per mancanza d’acqua e vettovaglie. Nel 1373, i nobili di Castiglione Ugolino si allearono con quelli d’Ascagnano e Poggiomanente per contrastare l’egemonia di Perugia. Perugia inviò allora, un contingente di soldati regolari che presero il castello, mentre gli insorti insieme con alcuni nobili, furono incarcerati. Nel 1383, per ordine dei magistrati il castello fu demolito.

 Oggi l’antico castello è completamente distrutto; a pochi metri si possono ammirare una costruzione fortificata con torre d’avvistamento sulla valle del Tevere e un complesso privato recentemente ristrutturato, che ingloba la chiesa di San Rocco.  

VALENZINA o VALENZINO

Situato lungo la provinciale che collega Pierantonio a Corciano, a breve distanza dal castello di Antognolla, Valenzina è oggi una raffinata residenza turistica. Appartenne al contado di porta S.Angelo. Nel 1416 fu abbandonato a causa di guerre e carestie.  Nel 1600 fu riadattato e fortificato da messer Nicolò di Gregorio Antognolla condividendo, dora in poi, le vicende del vicino castello di Antognolla. Nel 1836 fu venduto insieme alla tenuta di Atognolla a Giovanni Battista Guglielmi di Roma. Nel 1921 fu acquistato dall'ing. Clemente II de Fonseca Pimentel. I Pimentel, oriundi portoghesi, si erano trasferiti a Roma e poi a Napoli. Prima castello, poi centro agricolo con funzione di ricovero del bestiame, è formato da un importante corpo abitativo con un'unica torre circolare. 

MIGIANA DI MONTE TEZIO:

Sembra che il nome di Migiana derivi dalla posizione mediana rispetto al monte, alto 961m., dalla caratteristica forma a dirigibile, dedicato nell'antichità alla dea Tedite.
La località appartenne al contado di porta Sant'Angelo.  Nel 1259 esisteva nel luogo un eremo di Agostiniani, detto il Tegliaro, poi abbandonato, oggi chiesa parrocchiale di San Pietro. La fortezza di Procopio, fu eretta nel XII secolo per volontà di Federico Barbarossa con lo scopo di controllare gran parte della fertile valle del Tevere. Dal 1410 al 1438-39 è chiamato villa, dopo il 1496 castrum,  abitato da 11 famiglie. Il castello nel 1418 ospitò una compagnia di soldati e il 9 luglio 1473 ottenne il beneficio di 30 fiorini d'oro dal comune di Perugia per compensare gli operai che avevano provveduto al rifacimento delle mura, gravemente danneggiate dal terremoto che aveva colpito la zona. Non avendo ancora portato a termine l'opera, ottennero altri 25 fiorini nel 1480 e nel 1481. Posto sopra un colle, circondato da una ricca vegetazione, il castello di Migiana si presenta, pur con tutta la sua imponenza, in  pessimo stato di conservazione, ma potenzialmente recuperabile; è a forma di quadrilatero con torri angolari rotonde dotate alla base di controscarpa e casamatta.  

S. GIULIANO

Questo è ciò che resta del Castello di S. Giuliano, ruderi interamente ricoperti da una fitta vegetazione.

Dal Castello di S. Giuliano, posizionato circa 260 m più in alto del livello del fiume, è possibile godere di un bellissimo panorama.

Bibliografia:

 Annibale Mariotti: Memorie istoriche de Castelli e ville del Territorio di Perugina;
Giovanna Bastianelli Moscati: "Note sulla viabilità Medioevale in Umbria";
Cfr. G. Riganelli: " Da Totila a Rachi………";
H. Desplanques: "Campagne Umbre" ;
C. Maria Del Giudice: "I castelli del Territorio Perugino";
Daniele Amoni: " Castelli, fortezze e rocche dell'Umbria";
Pompeo Pellini: “Dell’Historia di Perugia” parte prima, libro nono.