OSSERVATORIO
*** Ferrara e l'Altrove ***
ANNO VII – NN. 33/34
LUGLIO-AGOSTO/SETTEMBRE-OTTOBRE 2003 FERRARA
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L'ECO & RIFLESSIONI ossia FORUM AUCTORIS
10 giugno 1943:
60 ANNI FA NASCE LA BIRO
Sul portale «Virgilio» si seguente breve articolo è apparso:
«Doveva
essere un giornalista meticoloso l'ungherese László
József Bíró, inventore
della penna a sfera per amore dell'ordine e della precisione. Indispettito dalle
brutte macchie che spesso si
producevano sui fogli a causa della tradizionale stilografica, László decise di
cambiare inchiostro. L'idea gli
venne dalle rotative utilizzate per la stampa di riviste e quotidiani che
impiegano un tipo di sostanza inchiostrante resistente e praticamente
indelebile. Applicare lo stesso tipo di inchiostro allo strumento di scrittura
era la via da percorrere. Ma c'era un problema: la densità del liquido rendeva
difficoltosa e poco fluida la scrittura. Per aggirare l'ostacolo Bíró ebbe
un'idea semplice e geniale, cioè inserire una
piccola pallina metallica all'interno della punta. Il brillante
stratagemma permetteva la distribuzione omogenea dell'inchiostro e la penna a sfera
era nata. Fu brevettata in Argentina, dove il giornalista era stato costretto a
rifugiarsi per sfuggire alle leggi razziali. Battezzata con il nome del suo
inventore, la biro fu inizialmente impiegata presso l'esercito. Il primo
cliente fu l'esercito britannico che ne acquistò una dotazione per la sua
flotta aerea (RAF). La nuova penna era infatti immune da sbalzi di pressione e
la scrittura impermeabile alla pioggia. Contrariamente a quanto si possa
pensare, inizialmente la penna a sfera fu un fallimento commerciale e Bíró,
caduto in miseria, cedette il brevetto alla società americana Parker. Pochi
anni dopo, un altro imprenditore contribuì in modo decisivo al successo
commerciale della penna a sfera: il francese Marcel Bich, che, colpito dalla
bassa qualità e dal costo troppo elevato delle penne a sfera decise di
perfezionare la biro migliorandone la qualità e abbassandone il costo. Nel 1952
nasce così la nuova penna a sfera: la Bic.»
Sicuramente la maggior parte degli Italiani non sapeva l'origine della
parola «biro» che usa quotidianamente invece della «penna», e ancora meno
conosciuto quel fatto che l'inventore era uno scienziato ungherese, come la
maggioranza non sanno neanche quello, che il famoso premio giornalistico
Pulitzer degli Stati Uniti fu fondato dal re dell'editoria l'ungherese Joseph
(József) Pulitzer.
László
József Bíró nacque il 29 settembre
1899 a Budapest. Suo padre, Mátyás (Mattia) Bíró fu dentista che lui stesso
sistematicamente modernizzò i suoi
strumenti dentistici e l'ambulatorio, e, fu anche l'inventore della penna
stilografica con la nuova soluzione tecnica: si doveva soltanto versare dentro
dell'acqua. Sua madre è ricordata dalle biografie coma una donna silenziosa,
saggia. Il fratello György (Giorgio)
si ditinse nel campo delle scienze teciniche, dando suo contributo alla
modernizzazione dell'inchiostro della penna a sfera, detta biro.
László
József (Ladislao Giuseppe) Bíró, durante
la prima guerra mondiale, ancora prima di compiere i suoi dociotto anni
fu arruolato ma assiema ai suoi
amici scappò e si nascose a Budapest. Dopo la guerra si iscrisse a Medicina poi
l'abbandonò presto. Dopo gli studi di medicina si interessò degli studi
d'ipnosi fino al quando divenne
pericoloso, perciò abbandonò anche questo territorio. La famiglia ritenne più adatta la carriera
d'impiegato però egli non fu
attratto da questa prospettiva.
Avendo tanti interessi ed attitudini adatti in varie sfere
della vita provò di tutto. Lavorò nelle compagnie assicurative, poi fu
funzionario doganale presso un'azienda petrolifero. Accumulando un capitale
notevole in quest'ultimo posto di lavoro acquistò una macchina da corsa di
marca Bugatti con la quale vinse anche una gara a Svábhegy. Durante i questi
lavori accumulò notevoli esperienze tecniche che utilizzò nella progettazione
del cambio automatico.
Fu
esperto anche nell'arte, sistematicamente dipinse quadri e fece delle sculture.
Il suo primo dipinto ebbe un grande successo alla mostra del Salone Nazionale
di cui il quotidiano Esti Kurir/Corriere di
Sera così commentò positiva-mente: «Tra le tante opere della mostra d'arte è particolarmente
interessante l'opera con
l'originale effetto lirico del giovane pittore László József Bíró.»
Anche la vita
matrimoniale di Bíró fu caratterizzata dalle sorprese impreviste. Conobbe sua
moglie - che gli rimase accanto tutta la sua vita - come mediatrice tra lui ed
una donna amata da "conquistare". L'incontro con la donna desiderata potè avvenire soltanto
con la presenza della futura moglie. Però la donna prescelta a casua della
malattia del marito abbandonò la loro compagnia e così cessò «l'ostacolo» per l'attrazione nascente verso la
futura moglie. Si sposò con lei nel 1931 e nonostante la separazione forzata la
vita di Bíró era felice fino alla fine della sua vita.
Dal
1932 l''incaricarono presso la redazione del periodico d'arte «Hongri-Magyarország-Hungary» fondato per la divulgazione dell'arte.
Dopo questo impegno fu redattore dell'«Enciclopedia
Politica», poi collaboratore del settimanale «Avanti».
Dopo
la nascita dell'unica figlia, a causa dell'instabilità della situazione
politica fu costretto a fuggire
dall'Ungheria. Nel 1938 prese la
valigia ed il documento del brevetto, staccandosi dalla famiglia lasciò l'Ungheria.
È
importante prestare attenzione ai fatti importanti nella sua vita, come al
divieto del 31 dicembre 1938 che
proibì portare i prodotti intellettuali oltre confine.
Quando
egli scappò dall'Ungheria il suo scopo principale fu lo sviluppo delle ricerche e la costruzione di un
fabbrica che producesse le penne a sfera. Per questo scopo a Parigi ebbe
trattamenti significativi per la
realizzazione della sua invenzione. Però
la tragedia della guerra non
risparmiò neanche la Francia.
L'industria bellica volle utilizzare la vasta conoscenza
tecnico-scientifica del Bíró affidando il progetto di realizzazione di un
«materiale combustibile che non potesse essere spento dall'acqua. Compì il suo
lavoro con risultato, ma a causa dell'invasione tedesca di nuovo fu costretto a
scappare, attraverso la Spagna in Argentina.
Scelse
con consapevolezza la sua nuova patria. Questa sua scelta venne favorita da una
storia interessante: Nel 1938 lavorò come reporter in un locale balneare della Jugoslavia
in cui redigeva un telegramma con
il prototipo della penna a sfera costruita da lui stesso. Questo fu notato da
un turista che s'interessava di tecnica e lo invitò nella sua stanza. Durante
il colloquio il signore sconosciuto apprezzò la sua invenzione e lo invitò in
Argentina per un lavoro di ricercatore. Alla fine gli consegnò un biglietto da
visita con scritto sopra il nome di ed il titolo: «Agustín P. Justo -
Presidente» Soltanto il giorno successivo scoprì che quel signore con cui
piacevolmente chiacchierò non era il presidente di una ditta, ma addirittura il
Presidente della Repubblica d'Argentina! Questo biglietto da visita gli
facilitò la sua entrata nel Paese e divenne in Argentina uno scienziato riconosciuto ed anche
uno stimato uomo pubblico. Ricevette tutto quanto gli serviva per continuare le
sue ricerche. Per riconoscere i suoi meriti gli offrirono il ruolo di direttore
della fabbrica Sylvapen, e nel suo giardino dopo la sua morte fi eretta in suo
onore una statua. Anche il Presidente delgli Stati Uniti più volte tentò di
invitarlo ma egli rimase fedele alla patria d'adozione scelta da lui stesso e
lì visse fino alla sua morte il 24 novembre 1985. In Argentia László József
Bíró è considerato il più grande inventore del paese ed il giorno del suo
compleanno, il 29 settembre fu
considerato «Giorno degli
inventori» e per riconoscenza di questo giorno in onore suo è stata edita una serie di francobolli con le
immagini degli studiosi argentini iniziando questa serie con la sua immagine.
Melinda Tamás-Tarr
- Ferrara -
SORPRESE
Penso che
tutti gradiscano le sorprese, esattamente quelle gradevoli. Anch'io. Mi piace
quando mi sorprendono inaspettatamente ed anch'io lo faccio volentieri alla
gente. Quest'ultimo lo gradisco particolarmente: per me è una grande gioia
vedere gli altri essere contenti, felici a causa della sorpresa riuscita.
Però neanche
da buttare la bella sorpresa ricevuta la quale è stata donata proprio a me…
naturalmente, ora, rimaniamo soltanto dalle sorprese positive dato che delle
cose negative inaspettate ne abbiamo in abbondanza nella nostra vita.
Ora,
guardiamo un po' il significato della parola. Il dizionario Illustrato della
Lingua Ungherese così definisce la parola «sorpresa»:
1) lo stato in cui qualcuno è sorpreso;
2) un evento sorprendente;
3) un regalo, dono inaspettato, qc. provocante sorpresa.
E sì, tutti queste tre definizioni mi riguardano! Quanto non c'è
due senza tre, ecco i tre esempi, i tre messaggi e-mail:
Il 10 giugno
2002 ricevetti una lettera di richiesta dal caporedattore, Attila Komlós del
periodico linguistico «La nostra lingua e cultura» della
Società Internazionale della Lingua Ungherese e Cultura (http://www.hungaricus.org/):
«Egregia
Signora Direttrice,
… con grand'interesse
leggo il suo articolo di resoconto sui giorni del Congresso Accademico
Linguistico sulle pagine del sito internet dell'EPMSz e sul Vs. stesso sito.
La
prego cortesemente di darci il suo consenso alla pubblicazione del suo scritto
sul nostro periodico (in cambio d'onorario modesto). Sono certo che tutti gli
intellettuali ungheresi disparati nel mondo leggeranno con tanto interesse il
suo resoconto.
Aspettando
un suo gentile riscontro, anche se non la conosco di persona la saluto con
grade stima,
Attila
Komlós»
Che grande gioia sentii! Anche perché, segretamente ho
sempre sperato che qualcuno cercando i veri valori fosse interessato dei miei
lavori pubblicati sull'internet. Così per una volta si è esaudito questo mio
desiderio nascosto nel profondo della mia anima. Ma poi…
Dopo gli scambi di lettere arrivò un
grande silenzio e di conseguenza
non vi ho più pensato fino al momento quando la segreteria della società mi ha
avvertito dell'arrivo della copia omaggio della rivista e dell'onorario.
Poi circa alla metà del marzo scorso
è arrivata la seconda sopresa: la comunicazione dell'arrivo della seconda copia
omaggio della rivista «La nostra madrelingua
e cultura» e dell'onorario dovuto. Infatti, i miei commenti assieme ai testi di
tutti i partecipanti al Virtuale Congresso Letterario Internazionale on-line
intitolato «Vízumköteles irodalom?»/«Letteratura con l'obbligo di visto?» erano
stati pubblicati: infatti il fascicolo è stato dedicato all'intera conferenza
virtuale.
Ho concluso circa così il mio intervento:
«… Quali opere narrative o liriche
sono meritevoli per l'attenzione? Naturalmente quelle che sono scritte bene, con buono stile, con un linguaggio
ricercato e gradevole e non quelle in cui pullulano la negligenza nella
scrittura e la vasta scala delle parole volgari e pornografiche ( in cui volano
le espressioni triviali sessuali ed i nomi triviali degli organi sessuali
maschili e femminili) come è oggi
di moda ovunque. Questi tipi di opere io non li considero letteratura (in senso
delle belle lettere). Ma non li considero neanche come letteratura d'immondizia
ma soltanto semplici rifiuti, prodotti di luridezza, stagno di fango, marciume,
depravazione… Purtroppo, durante la navigazione in internet si può incappare
sempre di più in tale immondizia gigante. E la cosa più sorprendente è che
anche gli scritti critici hanno assunto — salvo le eccezioni — lo stesso stile
triviale. È preoccupante che questo tipo di stile triviale dilaghi a una
velocità supersonica. Chi ha un po' di buon senso gli viene il voltastomaco…
manca veramente il buon senso…
Se questo tipo di letteratura è l'ufficiale
letteratura ungherese della madre
patria, grazie io non vorrei
spartire niente con essa a
nessun titolo… In questo caso non desidero appartenere all'elenco ufficialmente
quotato né con né senza visto!
Piuttosto scelgo l'anonimato da qui ed oltre frontiera, anche al di là
degli Oceani…»
Questo mio intervento è stato un riferimento accanto
ai fenomeni generali, anche una reazione esplicita in risposta della relazione
del signor Szúnyogh… A proposito di questa relazione nel foro smidollati
anonimi cercavano di rendermi ridicola con le loro reazioni offensive prive di
rispetto, prive di moralità.
No miei cari Lettori, non io
sono uscita di senno, ma il mondo in cui viviamo si è disgustosamente
rovesciato: il legittimo è diventato illegittimo, la lealtà slealtà, il peccato
virtú, etc… tutto è sotto sopra in questo nostro stolto mondo all'inizio
del XXI!…
Melinda Tamás-Tarr
- Ferrara -
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