Rimini 150. In poche parole
19. Antefatti dimenticati del 1831


Dopo la fallita "rivoluzione del 1831" e dopo la battaglia delle Celle del 25 marzo, a Rimini, come scriveva il can. Zeffirino Gambetti (trad. di I. Pascucci), il 5 giugno c'è un "gran tumulto" di liberali al grido di "Morte al Papa, ai Cardinali e Preti".
Le manifestazioni proseguono per quel mese: "tutta la città era presa da nuovi timori e da nuove angustie". Il 10 luglio ci scappa un morto tra i liberali.
Il cronista Filippo Giangi (commerciante e maestro di canto, figlio di Nicola che nel 1782 aveva iniziato a raccogliere notizie sui fatti locali) racconta: "quattro ne rimasero feriti lievemente ed uno mortalmente che è un giovane Federici figlio di pescivendolo. Gli altri sono: P. Bagli di Pellegrino, Pagliarani di Fortunato, Patrignani Fabbro ed un altro che è noto".
Il Federici colpito mortalmente, si chiama Cesare e defunge quaranta giorni dopo, il 21 agosto, come troviamo scritto nelle carte del bibliotecario gambalunghiano Antonio Bianchi.
In una pagina Bianchi annota che il 10 luglio restano feriti in tre, "uno de' quali morì 40 giorni dopo".
In altro suo testo si dà per morto (appunto il 21 agosto) il "Federici garzone di pittore ferito mortalmente". Questi sarebbe dunque quel "figlio di pescivendolo" di cui si legge in Giangi.
La descrizione della rivoluzione di Rimini del 1831 è nel cit. testo di Zeffirino Gambetti.
La sua cronaca è importate perché da essa apprendiamo il nome di questo Federici, Cesare.
Alla data del 10 luglio, Gambetti indica il giovane soltanto con il cognome, dicendo che cadde colpito da ferita mortale.
Il 20 agosto registra: "Cesare Federici che il giorno 10 luglio di quest'anno aveva ricevuto una ferita nella sommossa tentata contro Bentivoglio, fu trasportato dall'ospedale a casa sua e il giorno dopo morì".
(I due passi sono nell'ed. a stampa in "Rimini 1831. La battaglia delle Celle", Rimini s. d. ma 1981, pp. 26, 28.)
Nel 1883 David Silvagni pubblica "La corte e la società romana nei secoli XVIII e XIX", dove il morto del 10 luglio si chiama non Cesare ma Giosuè Federici.
Dagli atti ufficiali pubblicati nel 1940, apprendiamo che un Giosuè Federici di Monte Scudo fu arrestato nel 1832 per "canti e beffe contro il papa".
Sui temi qui presentati, si veda in questa pagina speciale:
21. Antefatti dimenticati. Analisi
Rimini prima dell'Unità d'Italia.
Delitti politici, contadini violenti, preti conniventi, un vescovo pacificatore.


Indice Rimini 150

Antonio Montanari

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