Comune di Cinquefrondi

 

Abitanti: 6.489

Pro-loco tel.: 0966949388

Storia: Secondo quanto riferito da alcuni autorevoli storici locali del passato, Cinquefrondi sarebbe stata fondata dai Locresi intorno al IV-V sec. A.C.. I Locresi, nel tracciare nuove vie di collegamento che favorissero l’espansione territoriale e la comunicazione interna tra le sub-colonie e la Madrepatria, avrebbero sostato lungo le rive del fiume Sciarapotamo (o Ierepotamo – dal greco “fiume ombroso”), in territorio di Cinquefrondi, là dove, probabilmente, si mescolarono con le popolazioni indigene. A tal proposito si narra che proprio in prossimità di questo luogo essi avrebbero edificato una piccola fortezza all’interno della quale era compreso un tempietto dedicato alle Muse privo però di oracoli, per paura che venissero disertati quelli custoditi presso il più grande tempio dedicato a Proserpina di Locri. Esiste ancora oggi una zone prospiciente il fiume Sciarapotamo conosciuta nel dialetto locale come Musucampu (campo delle muse) o Musappe (luogo adatto alle Muse), il cui significato appare palese e sembra suffragare l’ipotesi di un’origine del paese dovuta proprio agli antichi Greci. Ciò che, al contrario, appare indiscutibilmente certo è la testimonianza materiale di alcune presenze storiche successive: di epoca romana (resti di una villa patrizia con mosaici, vasche e ninfèo in C.da Mafalda) e di epoca bizantina (gli imponenti ruderi del monastero brasiliano S. Filippo in C.da Trachè). Quinquefrondibus è il nome con cui la città viene identificata, per la prima volta, in una missiva spedita l’anno 1394 da S. Pietro in Roma ed indirizzata al vescovo di Gerace, allo scopo di conferire incarico di corriere ad un tale Domenico, laico della città di Quinquefrondibus. Nello specifico, Cinquefrondi si sarebbe sviluppato, durante il corso del XIV sec., sotto la Signoria di Antonio Caracciolo, Signore di Gerace, in seguito all’acquisizione da parte di quest’ultimo, con il benestare della regina Giovanna I, dei casali di Mossuto e Capperano da Giordano D’Arena. Lo stesso Antonio Caracciolo si sarebbe poi prodigato a favorire la fusione e l’integrazione degli abitanti dei due casali con le genti del luogo. Il toponimo di Cinquefrondi farebbe riferimento ai cinque villaggi dalla cui unione sarebbe sorto l’attuale paese: S. Lorenzo, S. Pantaleone, S. Elia, S. Demetrio e S. Leonardo a cui va sicuramente aggiunto un sesto, quello di S. Maria, così denominato per la presenza al suo interno di un antico monastero, detto Santa Maria delle Grazie della Ferrera, fondato dai padri osservanti sul finire del XVI sec. su espressa volontà del D. Fabrizio Giffone. Secondo altri storici il nome Cinquefrondi non farebbe riferimento al numero dei villaggi ma bensì al numero delle torri (cinque) poste agli apici delle antiche mura di cinta, o ancora al numero delle torrette che ne adornavano il castello. Attraverso i secoli Cinquefrondi fu variamente: Contea, Baronia, Marchesato ed appartenne alle famiglie ed ai casati più prestigiosi dell’intera Italia Meridionale: i Caracciolo di Gerace, i Correale di Sorrento, i Giffone di Aragona ed i Pescara Diano duchi di Calvizzano. Il suo progressivo sviluppo storico subisce tuttavia una brutale battuta d’arresto in seguito al terremoto del febbraio 1783, allorquando la città venne rasa completamente al suolo, e qualsiasi testimonianza tangibile del suo passato andò completamente distrutta. Durante il decennio francese (1806 – 1815), in seguito alla riforma generale dello stato e della suddivisione amministrativa del territorio, Cinquefrondi, già facente parte del Cantone di Seminara, entra a far parte, quale Luogo (o Universitas), del governo di Polistena e poi successivamente di quello di Galatro. Tra il finire del 1800 ed i primi decenni del 1900, prende avvio la costruzione delle grandi opere pubbliche: dall’imponente complesso della scuola elementare “Francesco Della Scala” al Palazzo degli Uffici Pubblici, dalla Regia Pretura cittadina, oggi sede della Mediateca comunale, alle Carceri Giudiziarie, dal Campo Sportivo alla linea ferroviaria che tutt’oggi collega Cinquefrondi agli altri paesi della piana, dalla Villa comunale alle grandi opere per l’incalanamento di corsi d’acqua sotterranei e il rinnovo del vecchio sistema fognario, fino alla costruzione di nuove intere vie, quali il Viale Rimembranze e la Via Regina Elena. Cinquefrondi ha dato i natali ad importanti personalità che si sono mirabilmente distinte nei vari campi dello scibile umano. Tra questi vanno sicuramente ricordati, in campo religioso: Fra Nicolò da Cinquefrondi, laico morto nel 1570 in odore di santità, Fra Giovanni da Cinqueforndi, il gesuita Salvatore Verrone, studioso di vulcanologia ed autore di una Istoria del Monte Vesuvio del 1631, il teologo e religioso Bernardo Condò, il teologo e filosofo Francesco Saverio Panetta, autore di una raccolta de sermoni e panegirici intitolata “La montaga mistica” (1859), l’Arciprete Francesco Maria Ascone. In ambito musicale vanno ricordati, fra gli altri: D. Filippo Zerbi, il cappellano Luigi Ferrari ed il Maestro Carlo Creazzo. Tra la classe dei medici: il luminare Vincenzo Mammola. Tra i  personaggi politici: Luigi dei Marchesi Aiossa, ministro durante il regno di Ferdinando II di Borbone ed il podestà Francesco Della Scala. Tra i militari il valoroso Francesco Pepe. Tra la classe dei letterati: il latinista D. Giacomo Ferrari, gesuita, ed il poeta e storico Pasquale Creazzo.

 

Prodotti tipici: Il territorio di Cinquefrondi è famoso per: le piante dell’ulivo, delle leguminose e degli ortaggi, per la produzione di origano e dell’asparago. Il dolce tradizionale è la “nacatola”.

 

 Feste: domenica dopo 8 maggio San Michele Arcangelo; 3° domenica di settembre San Rocco; 3° domenica di ottobre S.S. Cosma e Damiano; 8 dicembre e 31 maggio Immacolata; 16 luglio Madonna del Carmelo; 1 novembre Madonna del Rosario.

Musei

Indirizzo

Telefono

Fondo Musicale “Carlo Creazzo”

C/o Mediateca comunale “Pasquale Creazzo” – via Vittorio Veneto, 52

0966940472

 

Monumento

Indirizzo

Autore

Monumento ai caduti

C/o Villa comunale – via Vittorio Veneto

Giuseppe Niglia

 

Ristorante, pizzeria, pub

Indirizzo

Telefono

La lanterna

Viale Europa, 1

0966931215

Il fungo

Via Vittorio Veneto, 95

0966943548

Gian’s pub

Via F. Magellano, 17

0966949883

The Dorian Gray

C.da Grecà

0966932042

Il genio

Via Vittorio Veneto, 53

0966949647

Paradise

Viale Sandro Pertini

0966931154

 

Chiesa

Indirizzo

Note

Chiesa matrice

L.go Duomo

La chiesa, a tre navate, custodisce, tra l’altro, la statua lignea di San Michele Arcangelo, patrono di Cinquefrondi, opera dello scultore serrese Vincenzo Scrivo. Una statua marmorea di Santo Stefano, proveniente da monastero brasiliano di San Filippo, attribuita ad un autore di scuola napoletana del XVI sec., un antico crocefisso ligneo, di pregiatissima fattura, posto al centro dell’altare. Nella sacrestia della chiesa sono conservati importanti dipinti risalenti al XVII, XVIII e XIX secolo.

Chiesa del Carmine

Via Vittorio Emanuele

La chiesa del Carmine sorge nei pressi del luogo dove aveva sede una persistente cappella intitolata a San Sebastiano. L’edificio a tre navate, è arricchito lungo le pareti da pregevoli fregi e decorazioni nonché da dipinti a muro lungo il soffitto e le quattro pareti che fanno da base alla cupola (la Vergine del Carmelo, i quattro Evangelisti), opera del pittore oppidese Domenico Mazzullo. Essa conserva fra l’altro: un crocefisso ligneo del XVII sec., già dichiarato monumento nazionale, una tela raffigurante San Rocco, sul soffitto della navata sinistra, opera del pittore palmese Domenico Augimeri, una tela raffigurante il martirio di San Sebastiano, sul soffitto della navata destra, proveniente forse dall’omonima cappella. Tra le statue che vi si conservano meritano indubbiamente di essere ricordate quella del veneratissimo San Rocco, opera dello scultore Antonio Regio (1776), e quella della Madonna del Carmine, opera del serrese Vincenzo Scrivo datata 1798.

Chiesa del Rosario

Via Indipendenza

La chiesa, a navata unica, sorge in prossimità del luogo dove un tempo esisteva un’antica cappella dedicata a San Leonardo, Santo di cui la chiesa conserva una preziosa reliquia, autenticata con il decreto del 1817. L’altare principale è dominato dal ricco complesso scultoreo degli artisti polistenesi Morani raffigurante la Gloria dell’Eterno, al di sotto del quale è deposta la statua della Vergine del Rosario, opera dello scultore serrese Raffaele Salerno. Sulle pareti laterali della navata si distinguono quattro tondi, databili intorno al XVII sec., raffiguranti il Buon Pastore, Gesù e i fanciulli, La guarigione del lebbroso e Il buon Samaritano.

Chiesa di San Francesco

Via Cavour

La chiesa di San Francesco è un grazioso edificio dedicato a San Francesco da Paola, di cui si conserva una statua ed una tela risalente al XVIII sec.. Dell’edificio, la cui costruzione risale probabilmente alla fine del XVII sec., si hanno notizie già a partire dai primi anni del 1700.

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