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Lettera d'amore: L'addio

Di: Nadina Spaggiari Ascari

Nadina Spaggiari Ascari nasce a Soliera, si diploma alla scuola d’arte «Florentia» di Modena. Dal 1970 al 1974, lavora per Krizia come modella, ed ha la possibilità di visitare le più belle città d’Italia ed alcuni paesi esteri.

Quest’esperienza l’arricchisce e la entusiasma a nuove emozioni facendo nascere in lei il desiderio di imprimere sulla tela i suoi stati d’animo; e sulla carta i pensieri.

La sua inclinazione per il disegno e la comunicazione visiva la coinvolgono in diverse esperienze lavorative nel campo della grafica pubblicitaria e del design d’immagine.

Collabora con Franco Bonvicini (in arte Bonvi) e Mondadori (illustrando le copertine di alcuni romanzi), fino a raggiungere la maturità professionale che le permetterà di creare, nel 1976, un’agenzia di grafica ed illustrazione pubblicitaria. Nel 1996 decide di abbandonare la grafica per dedicarsi a tempo pieno alla pittura, sua prima grande passione e fonte inesauribile di calore. In questo modo si sente realizzata perché il cuore e l‘anima parlano attraverso la pittura, esprimendo ogni turbamento provocato dal vivere quotidiano.

Nadine Spaggiari come pittrice è realizzata e nota, perché ha presentato le sue opere a:

Banca del Tempo mostra permanente, città di Carpi (Mo). Biennale nazionale di pittura, città di Soliera (Mo). Club del Corso-sala gialla, città di Carpi (Mo).Chiostro della Cattedrale di S. Antimo, città di Piombino (Li). Galleria Politeama, città di Correggio (R.E.) "Immagina" (Mostra Mercato di Arte Contemporanea) ArteFiera (R.E.) Galleria Degas, Ostia (Roma) Galleria Corarte, Latina; Espone su «Art Week» (artisti nei luoghi digitali di Netillustra). E’ registrata nell’Art Archive di Netillustra, progetto telematico sull’arte contemporanea realizzato da M. Pirolli di Roma.

Nel 1999 diventa socio del Centro d’Arte e Cultura «Torre Strozzi» località Parlesca (Perugia) e città di Modena. Fa parte del Circolo degli Artisti del Centro Studi L. A. Muratori di Modena.

Le sue opere (disegni, illustrazioni, arte grafica pubblicitaria e dipinti) figurano in collezioni private a New York, Izmir (Turchia), Trento, Milano, Modena, Bologna, Palermo, Bari, Firenze, Roma e in altre numerose città italiane.

«eccomi, con questa nostalgia di te che mi stringe la gola.

eccomi qua, di nuovo a scriverti il mio amore, che brucia,

brucia dentro come la lingua di un drago»,

Una poesia d’amore può apparire come una cosa scontata, superata, perché le parole sono sempre le stesse, cambia lo stile; alcune hanno sentimento altre sono fredde e inutili. Se così fosse non avremmo avuto poesie del genere di Nazim Hikmet, Pablo Neruda e dello stesso Dante.

La poesia d’amore è un pensiero dominante di gusto pirandelliano: l’amore è sempre quello e sempre diverso, a seconda di chi lo vive e come lo vive. In poche parole è come avere davanti tante carte aperte a ventaglio nella sinistra, e tutte con una stessa figura sempre quella e quella mai. «… con questa nostalgia di te che mi stringe la gola» La potenzialità dell’amore soffoca a volte, e non servono parole o lacrime per ridimensionare il respiro, ché la macchina corporea e i sensi si trovano in un super organismo incantevole e mostruoso nello stesso tempo, che calza stivali di luce per muoversi, che scruta nell’abbagliante luce dell’amore le più piccole ombre facendo di granelli di sabbia montagne altissime e invalicabili. Così l'infinitamente piccolo e l'infinitamente lontano, che la gelosia faceva vedere attraverso il corpo opaco di un telescopio, gioca a scalare i pianeti e a lanciare messaggi, che immobilizzano la mente e il pensiero dominante diventa dolorosissimo e soffocante: «stringe la gola».

Ma nell'atto stesso in cui da diverse parti si manifesta il fallimento dell’amore e il prevalere delle scienze positive come unica vera conoscenza, ecco la poesia che non è più, come afferma Croce «una parvenza fissata da un nome», «sentinella del nulla» scrive Heidegger, «destinato naufrago» predica Jaspers, «inutile passione» come la definisce Sartre.

Sono forse le conclusioni disordinatamente fallimentari di alcuni pensatori, che non riescono ad orientarsi nel disorientamento mondo contemporaneo e traggono il loro bilancio sull'amore nella poesia, mentre quello vero, dell’uomo per intenderci, si adopera per farsi rendere sempre più sicuro e senza reticence paurose che possa essere un sentimento che appartiene solo a qualche «alieno».

Quest’aspetto contraddittorio della nostra età si direbbe caratterizzato da un sentimento di grande orgoglio e nello stesso tempo angosciante, data la celebrazione dell'uomo. Ma questo stato da la possibilità di manifestare sempre con più frequenza le parole d’amore dette e ridette ma pur  eterne e desiderate, perché sanno dare quella sicurezza che basta alla scoperta delle regole del meccanismo psichico per correggere tecnicamente lo stesso disordine morale dell'uomo, che a sua volta fa della propria storia un susseguirsi di azioni degne di un ubriaco.

«come un'astinenza forzata.

non posso raggiungerti, ho ascoltato il silenzio, ma non ci sei,

ti ho chiamato nei canali aperti al tormento e non ci sei,

ti ho cercato nell'acqua,

nel vento che frusta il prato senza un briciolo di ragione»,

«Come un’astinenza forzata» e «con questa nostalgia di te che mi stringe la gola» sono due aspetti, due realtà, due stati d'animo; orgoglio e angoscia vanno, a braccetto e si mescolano in combinazioni impensate, si richiamano e si respingono, si danno risalto e si negano, si completano e si distruggono, esasperando e complicando problemi antichi quanto l'uomo, ma che ci si presentano in una dimensione nuova, come a racchiudere in sé tutti gli altri, come somma in cui sono presenti tutti gli innamorati messi in colonna come seme da cui ha principio amore e gelosia. Il problema della cultura, al quale è legata la legge fondamentale dell'umanità, il cui sviluppo integrale e la costruzione della sua esistenza è al di là del momento presente. Orgoglio e angoscia sono figli e padre e madre dell’amore fortemente sentito; perciò sono capaci di partorire e nello stesso tempo generare confusione, dalla negazione e dal disprezzo pratico dei valori dello spirito, falsando in tal modo la vita.

Il valore dell’amore è questa realtà empirica che dominiamo, quest'attivismo,questo concepire il progresso come sfruttamento sempre più intenso delle risorse, questa capacità di fare proprio (afferma Goffredo in «Crisi dei valori»), «ciò a cui lo spirito umano riconosce un pregio intrinseco e in cui ravvisa una norma ideale alla quale gli atti umani sono portati a informarsi e ispirarsi?».

«ma non ci sei,

non rispondi nemmeno al mio grido verso il tramonto,

che spegne la luce negl'occhi e privo di compassione

porta la notte nel cuore, così, lasciandomi senza di te,

perché tu non rispondi, tu non ci sei».

Amore eterno nel senso di affermazione orgogliosa e di dominio. Orgoglio e angoscia: l'insipienza e l'irrazionalità di questa tragica coppia insidiano e compromettono la realizzazione dell’amore in fatto concreto sul piano universale e della persona sul piano individuale.

Il canto che il poeta da alla vita e all'amore, il verso perfettamente strutturato e definito, la testimonianza di un originale processo creativo, la ricchezza espressiva che chiaramente annuncia la singolarità lirica del canto stesso.

L'amore è per Nadine fonte di dolore; anzi, esiste proprio perché è veicolo attraverso il quale si esprime il dolore radicale. Nel corpo dell’uomo, che la donna desidera con lo spirito non meno che con i sensi, si manifesta la straziante amarezza dell'inappagato, di ciò che sembra raggiunto e si rivela irraggiungibile, di ciò che è attuale e presente proprio perché trascorso o solo intraveduto. Unica presenza reale è il ricordo, presenza che lacera continuamente nell'intimo. L'amore sta unicamente nel ricordo deluso; la condizione è di un solitario, teso a percepire il senso di una realtà sentimentale che è tormento di desiderio, anelito a concretare in forma reale l'oggetto su cui il dolore si riversa e fa mancare il respiro.

«ti ho cercato nella luce del cuore e si è schiuso un sussurro,

come un piccolo abbraccio,

un soffio d'angelo, un bisbigliare sommesso,

che diventa presto uragano e mi catapulta sul mio desiderio

e mi dice che devo lasciarmi guidare, fuori da te».

L'amore da idee che si trasformano in una cosa reale, in un organismo vivo. Se è vero che le esigenze caratterizzano il volto del mondo moderno, e che attraversano e inquietano tutti i piani dell'attività umana, ci stimolano a non imprigionare l'amore nella sola esperienza individuale, e neanche nella sola esperienza razionale.

Orgoglio e angoscia ho detto all’inizio, perché sono in noi. Il dramma è sempre dramma dell'uomo, ed ha un solo scenario, la sua anima. È su questa che per prima agisce nella sua rivoluzione perenne. Il movimento di crescita dell'uomo moderno non può essere considerato solo come aspirazione alla giustizia sociale; v'è in esso anche un problema di maggiorità che fra l'altro consiste nel maturare l'idea in una tecnica del dominio e del possesso in quella di una tecnica che aiutandoci a scoprire nel caos il cosmo, e a decifrare un ordine essenziale, nel quale ci muoviamo e siamo, amando e amandoci, ci apre all’idea che l'universo è un grande pensiero, è anch'esso un'attività dello spirito, chiamato ad aiutare l'uomo nella conquista della libertà di espansione, che soprattutto consiste nel fiorire della vita morale e razionale: che è AMORE.

Reno Bromuro

 

 

 

 

 

 

 

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