Corazzate classe Cavour

Conte di Cavour

Caio Giulio Cesare

(dopo la ricostruzione del 1937)

Unità      Conte di Cavour   1 aprile 1915
.      Giulio Cesare   14 maggio 1914
Dislocamento a vuoto      23.619 tonn
Dislocamento standard      26.140 tonn
Dislocamento massimo      29.100 tonn
Dimensioni l x l x p      186.4 m x 28 m x 10.35 m
Apparato motore      8 caldaie Yarrow, 2 turbine Belluzzo, 93.000 hp, 2 eliche
Velocità massima      28 nodi
Carburante      2.250 tonn
Autonomia      3.100 miglia nautiche @ 20 nodi
Armamento

    

AN      10 x 320/44
AN

     12 x 120/50

AN / AA

       8 x 100/47

AA      16 x 37/54
AA      12 x 20/65
Corazzatura massima    
verticale      250 mm
orizzontale      100 mm
torrette      280 mm
barbette      305 mm
torrione      260 mm
Aerei      No
Equipaggio      36 ufficiali, 1.400 sottufficiali e comuni

Le due corazzate della Classe Cavour, la Conte di Cavour e la Giulio Cesare, rappresentano il primo tentativo da parte italiana di ottenere due navi da battaglia, comunque dal dubbio valore bellico, rimodernando, anche se il termine esatto sarebbe ricostruendo, due corazzate risalenti alla Prima Guerra Mondiale.
L'operazione venne decisa in quanto non erano disponibili risorse sufficienti per la costruzione in tempi brevi di navi più moderne, ed essendo la principale marina antagonista dell'Italia, storicamente, quella francese, si decise di seguire l'esempio della marina britannica.
Questa operazione generò anche e soprattutto in seguito molte perplessità relativamente alla sua utilità, non va comunque dimenticato che all'epoca la marina francese disponeva di vecchie corazzate classe Lorraine che non avevano alcun valore bellico, mentre le nuove Dunkerque, pur essendo ovviamente migliori delle Cavour, non erano comunque navi molto superiori, con l'armamento principale di 330 mm ed una protezione paragonabile.   Le vecchie unità inglesi invece erano decisamente più potenti, con 6 oppure 8 cannoni da 381 mm, ma molto lente e giudicate non in grado di impegnare le Doria qualora si fosse deciso da parte italiana il disimpegno.

Armamento

La versione originale, risalente al 1914/1915, delle due unità prevedeva un armamento principale basato su 13 cannoni da 305/46, disposti in due torri, una trinata ed una sopraelevata binata, a prora ed a poppa, ed una torre trinata posta a centronave.
Il calibro di tali cannoni venne giudicato insufficiente e si provvide, insieme con l'eliminazione della torre a centro nave, a modificarne il calibro portandolo a 320 mm, con una lunghezza di 44 calibri.
L'armamento principale risultò quindi essere costituito da 10 cannoni da 320/44 disposti in due torri trinate, una a prua ed una a poppa, e due torri binate sopraelevate, anch'esse una a prua ed una a poppa.

Questi cannoni avevano una gittata massima di 28.600 metri all'elevazione di 27 gradi, e lanciavano proiettili del peso massimo di 525 kg.   Il peso di una bordata completa risultava quindi essere pari a 5.250 kg, contro i 4.480 di una bordata delle francesi Dunkerque, principali antagoniste, almeno al momento della loro realizzazione.
Erano installati in torri Modello 1934 del peso di 539 tonnellate in versione binata e 733 tonnellate in versione trinata, con una velocità di brandeggio di 5 gradi al secondo.
Infine avevano un rateo di fuoco pari a 2 salve al minuto e la durata delle canne era di circa 150 tiri, piuttosto pochi, come al solito per i cannoni di grosso calibro italiani.

L'armamento secondario era costituito da 12 cannoni da 120/50, gli stessi installati a bordo dei più recenti cacciatorpediniere.
Si trattava di cannoni progettati a partire dal 1926 e costantemente aggiornati, e quelli installati a bordo delle corazzate risalivano al 1933.   Erano presenti in numero totale di 12 in 6 torrette binate, tre per lato.
Tali cannoni sparavano un proiettile da 23,15 kg alla distanza di 22.000 metri, alla massima elevazione di 45 gradi.  
Erano installate come detto in torri binate Modello OTO 1933 del peso ciascuna di 33,46 tonnellate.

Per l'armamento antiaerei principale venne scelto il cannone da 100/47, installato anche a bordo degli incrociatori pesanti, presente in numero di 8, 4 armi per ogni lato della nave, in postazioni singole.   
Erano un'arma risalente al 1924, e derivata dal più vecchio 100/50 Skoda del 1910 utilizzato dall'Impero Austro-Ungarico durante la Prima Guerra Mondiale.
Tale cannone sparava un proiettile del peso di 13,8 kg all'altezza di 10.000 metri.   In funzione antinave il proiettile veniva sparato alla massima distanza di 15.240 metri con un'elevazione massima della canna di 45 gradi.
Erano installate come detto in torrette singole, a bordo delle Cavour, del peso di 14,8 tonnellate.

Completavano l'armamento antiaereo 16 armi da 37/54 e 12 da 20/65, ottime armi sviluppate autonomamente dall'Italia.
Quella da 37 mm in particolare aveva una cadenza di tiro di 120 colpi al minuto, e sparava un proiettile del peso di 1,63 kg alla quota di 5.000 metri.

Non erano presenti impianti lanciasiluri né catapulte per idrovolanti imbarcati.

Corazzatura

Queste navi avevano una corazzatura decisamente migliorata rispetto alla versione originale, ed anche se non era certo in grado di competere con i 381 inglesi, tuttavia conferiva buone possibilità nel caso di scontro con le navi francesi.

La corazzatura verticale arrivava ad un massimo di 250 mm, mentre quella orizzontale arrivava ad un massimo di 100 mm.   Le torri di grosso calibro avevano una corazzatura frontale di 280 mm, e le barbette erano spesse 305 mm.   Infine, la torre di comando aveva una corazzatura di 260 mm, come per le Littorio.

Decisamente interessante era la protezione subacquea, denominata "cilindri assorbitori modello Pugliese" dall'ingegnere navale che la ideò.  
Si trattava di due lunghi cilindri deformabili, posti lungo la murata, posti all'interno di una paratia piena, con il compito di assorbire la forza dell'onda d'urto provocata dall'esplosione di un siluro o di una mina.   
Questo sistema, oltre che provocare l'esplosione contro il cilindro e non contro la paratia, dava la possibilità di disperdere la forza dell'esplosione lungo l'interno del cilindro.
L'efficacia di tale sistema rimane comunque piuttosto controversa e non é confermata, né peraltro smentita, dalle vicende belliche.
Furono le prime unità ad essere dotate di tale sistema.

 

 


La corazzata Conte di Cavour durante i giorni di Punta Stilo


La corazzata Giulio Cesare

 

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